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10 domande sul rinvio di The Last of Us Part II - Speciale

Rispondiamo ai vostri dubbi dopo la notizia dello slittamento dell'esclusiva PlayStation, che mette a rischio se stesso, Ghost of Tsushima e persino PS5

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a cura di Paolo Sirio

Informazioni sul prodotto

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The Last of Us: Part II
  • Sviluppatore: Naughty Dog
  • Produttore: Sony Interactive Entertainment
  • Distributore: Sony
  • Piattaforme: PS4
  • Generi: Action Adventure
  • Data di uscita: 19 giugno 2020

Era nell’aria: dopo una lunga attesa e per la seconda volta, The Last of Us Part II è stato rinviato. Stavolta, la causa scatenante non è stata la necessità di tempo addizionale per il team di sviluppo in Naughty Dog, e neanche un posizionamento strategico più adatto al prodotto nel calendario delle uscite di PS4 – non solo quello, almeno. La colpa, afferma Sony, è del maledetto COVID-19.

Sony era stata la prima tra i platform owner ad aprire alla possibilità di slittamenti per i propri titoli first-party, seguita a ruota da Microsoft, e quando abbiamo assistito un po’ amareggiati ai rinvii di Minecraft Dungeons (26 maggio) e Wasteland 3 (28 agosto), abbiamo avuto la conferma che anche The Last of Us Part II – insieme poi a Marvel’s Iron Man VR – sarebbe stato trasferito dalla sua data originale del 29 maggio.

Si tratta dell’ennesimo colpo subito da un’industria che fa della propria sfera pubblica un momento fondamentale nel processo di creazione e promozione dei videogiochi, e che ha già dovuto rinunciare al suo evento fondativo, l’E3, cancellato per la prima volta nella storia a causa della pandemia del nuovo coronavirus.

Le modalità dell’annuncio di PlayStation, nonché i suoi contenuti, lasciano però alcuni dubbi piuttosto importanti su quello che stia succedendo e succederà alla prossima avventura di Ellie e Joel. Abbiamo provato a chiarirli ponendoci 10 domande, e proponendovi altrettante risposte in questa FAQ.

1. È giusto rinviare a data da destinarsi?

Diversamente da Microsoft, che per Minecraft Dungeons ha parlato anticipato chiaramente la possibilità di un rinvio e lo ha poi ufficializzato con una nuova data già pronta (e lo stesso è accaduto con Wasteland 3 del suo studio inXile Entertainment, pubblicato però da Deep Silver), Sony ha optato per la formula del rinvio «fino a nuovi aggiornamenti».

Il rinvio era nell’aria e ha stupito davvero poco; la gestione della comunicazione di questa scelta è stata invece ancora una volta sorprendente, e in senso negativo. Come per PS5 e parte della sua lineup software della generazione corrente, PlayStation ha optato per un approccio estremamente cauto che ha lasciato gli appassionati con un pugno di mosche e tanti, troppi dubbi riguardo a quando potranno giocare The Last of Us Part II.

Vanno comprese le ragioni di un’azienda che rinvia un suo prodotto a causa del nuovo coronavirus, un’emergenza sanitaria senza precedenti che ha gettato il mondo in una situazione surreale nella quale è difficile formulare la benché minima previsione su un ritorno alla normalità; tuttavia, esattamente come successo per i titoli summenzionati (magari non Minecraft Dungeons, che è solo digitale, ma pensiamo a Wasteland 3 che avrà anche una release fisica), il dubbio è che si sarebbe potuto valutare prima l’entità del tempo aggiuntivo necessario e poi esprimersi pubblicamente per il rinvio con un linguaggio più trasparente.

2. Quanto c’entra la pandemia?

Su questo aspetto Sony è stata piuttosto chiara: la situazione è compromessa «da un punto di vista logistico», e quando parliamo di logistica nel mondo del gaming si deve pensare alla stampa delle copie fisiche e alla produzione delle confezioni (operazioni che seguono l’ingresso in fase Gold del gioco), ai materiali promozionali e agli eventi da organizzare per favorire l’esposizione mediatica necessaria ad un titolo tripla-A perché esprima pienamente i suoi valori produttivi.

Nel bel mezzo della tempesta del COVID-19, evidentemente, la casa giapponese potrebbe non aver reperito slot liberi negli impianti di produzione per soddisfare tutte le esigenze materiali di The Last of Us Part II; questo implica non soltanto le copie in senso stretto ma anche i pacchetti e i contenuti delle sontuose edizioni speciali, che già normalmente comportano difficoltà sotto un profilo qualitativo di non poco conto, figurarsi in questo momento storico.

Quand’anche questi ostacoli fossero stati aggirati, la nuova avventura di Ellie e Joel si sarebbe ritrovata ad affrontare condizioni avverse per quanto riguarda la distribuzione e la vendita delle copie fisiche; mentre alla fine di maggio l’Italia, un piccolo mercato, potrebbe cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel, paesi e mercati di gran lunga più estesi e remunerativi come gli Stati Uniti potrebbero stare passando i loro giorni più complicati.

Uscire in quel momento avrebbe potuto significare rinunciare ad un processo di vendita regolare, oltre che portare nelle case dei cittadini un prodotto post-apocalittico la cui storia è basata su una crisi sanitaria globale – qualcosa che non definiremmo di buon gusto, con tutta la passione che possiamo avere per i videogiochi.

3. Non poteva uscire solo in digitale?

Il gioco, come riferiscono fonti del giornalista di Kotaku Jason Schreier, era molto vicino al completamento – «on track for May», ce l’avrebbe fatta dunque a rispettare la data di lancio del 29 maggio. I fan più sfegatati, che fanno una comprensibile fatica a digerire la mossa di Sony, potrebbero stare chiedendosi: ma non poteva uscire solo in digitale?

All’ottobre 2019, Sony ha fatto sapere che il 61% delle sue entrate ha avuto una matrice digitale; ben più della metà degli introiti registrati dal platform owner sono dunque provenuti da spese su PlayStation Store, che fossero microtransazioni legate a titoli free-to-play o acquisti di titoli completi a pagamento.

Sebbene questo dato sembri confortante, il publisher potrebbe aver ritenuto che l’acquisto di titoli completi abbia costituito soltanto una percentuale irrisoria in quel computo e sarebbe stato pertanto un rischio non richiesto affidarsi esclusivamente al digitale; senza contare che la soluzione PlayStation Now non è in questo momento ritenuta credibile per il lancio dei first-party al day one, complice lo streaming a soli 720p, contrariamente a Xbox Game Pass.

Va compreso poi che le catene internazionali di negozi sono ritenute “partner” sia da Sony che da Microsoft e Nintendo; si sono spese affinché sia PS4 e Xbox One che PS5 e Xbox Series X avessero lettori ottici, e sono stati accontentati, così come hanno voluto rassicurazioni quando il summenzionato Xbox Game Pass ha preso piede e le hanno ricevute. In un anno che da opportunità di ripresa per GameStop si è invece trasformato in un autentico incubo, figurare uno sminuimento del ruolo se non del predominio sulla transazione nei punti vendita reali in favore dell’acquisto online sarebbe stato osteggiato duramente.

A queste condizioni, dunque, non si sarebbe potuto rinunciare a cuor leggero all’appoggio del commercio fisico. Né in un caso di uscita sfasata tra fisico e digitale, con quest’ultimo che avrebbe anticipato il primo come abbiamo visto per qualche giorno prospettarsi con Resident Evil 3 e sta succedendo all’inverso con Final Fantasy VII Remake, né in una prospettiva di rinuncia totale al fisico.

4. E Ghost of Tsushima?

Chiedersi che fine faccia in questo quadro abbastanza funesto un titolo come Ghost of Tsushima è tutt’altro che paranoia; l’open world a base di samurai ha visto finora le sue esibizioni pubbliche centellinate e, ora che aveva finalmente ricevuto una data, rischia di venire di nuovo messo a rischio dalle bizze del capolavoro annunciato di Naughty Dog.

The Last of Us Part II e il titolo di Sucker Punch sono legati a doppio filo, dal momento che quando l’action adventure con Ellie e Joel era previsto per febbraio l’uscita di Ghost of Tsushima sarebbe stata in programma per la primavera, salvo venire poi slittata all’estate per accomodare la data del 29 maggio del collega.

Per il 26 giugno, seguendo le tempistiche che abbiamo in questo momento a disposizione, stampa e distribuzione delle copie potrebbero avvenire in maniera relativamente tranquilla, mentre il mondo occidentale dovrebbe aver superato la fase più critica del COVID-19 ed essersi affacciato ad una parvenza di normalità. Non immaginiamo un’estate troppo semplice ad oggi, ma è plausibile che per allora le attività commerciali come i negozi di videogiochi abbiano riaperto e possano garantire, pur con tutte le prudenze del caso, la vendita.

5. Quando esce?

Queste due componenti dovrebbero essere abbastanza da tenere al sicuro al data del 26 giugno di Ghost of Tsushima, ma non possiamo decifrare le intenzioni di Sony da un punto di vista strategico: il nuovo The Last of Us uscirà tranquillamente dopo, oppure farà spostare più avanti il titolo del team di inFamous?

Ora come ora, le ossa più robuste per resistere all’affollata finestra autunnale le ha The Last of Us Part II. Sony ha già sperimentato la finestra di settembre per l’uscita di un’esclusiva PS4 fortissima come Marvel’s Spider-Man, con un successo forse persino oltre le aspettative commerciali sue e di Insomniac Games, e questo farebbe pensare ad un possibile bis.

Se giugno è da scartare appunto per non pestarsi i piedi con Sucker Punch, e luglio non è un mese testato per i grandi blockbuster, fine agosto o inizio settembre sembrano momenti propizi per un ritorno dell’esclusiva PS4; peraltro, non dimentichiamo che GTA V uscì il 17 settembre 2013, a console next-gen già presentate e appena due mesi dalla loro release. Sarebbe curioso, forse problematico per certi versi, ma tutt’altro che un unicum o una pregiudiziale per il successo del lancio.

6. È possibile che venga pubblicata una demo?

Considerando la natura story-driven di una produzione che si è mostrata pochissimo persino nei trailer, per evitare di sciupare le emozioni e le sorprese che vi saranno contenute, la prospettiva di una demo ci sembra abbastanza irrealistica, e forse non sarebbe consona ad una campagna promozionale – per quanto guastata dai molteplici rinvii – votata all’hype.

Tuttavia, siamo in una fase in cui l’eccezionale è diventato la norma, per cui un “change of heart”, per menzionare Persona 5 (che male non fa mai) di Naughty Dog non ci lascerebbe particolarmente di stucco; lo studio potrebbe pensare di lanciare una versione dimostrativa per lenire, per quanto possibile, le sofferenze dei videogiocatori, magari proponendola contestualmente alla comunicazione della nuova data di lancio.

L’ipotesi ci sembra francamente assai remota ma va detto che, contrariamente a quanto capita di solito con le demo per le quali serve lavoro aggiuntivo, Neil Druckmann e il suo team potrebbero avere già qualcosa di pronto – la demo del PAX East, dove The Last of Us Part II sarebbe stato per la prima volta giocabile in pubblico. Sony saltò l’evento per le preoccupazioni legate al COVID-19, chissà che non possa avallare il recupero di quella build per una pubblicazione digitale.

7. Naughty Dog aggiungerà qualcosa, come il multiplayer?

Se l’idea di una demo ci pare abbastanza remota, per quanto con un gesto di “bontà” non impossibile, le possibilità che Naughty Dog pensi di aggiungere qualcosa al The Last of Us Part II esistente sono pressoché pari allo zero. I tempi tecnici, al netto di quando cadrà la nuova data d’uscita, non paiono esserci affatto.

In questo momento, lo studio californiano si è riorganizzato perché i membri del suo staff lavorino da casa, operazione che già di per sé ha comportato un rallentato, pur minimo, dei lavori; lo sviluppo è quasi completo ma ci si sta ancora occupando di finire il titolo e soprattutto di testarlo, con l’area QA che lo sta giocando giorno e notte per assicurarsi che si presenti all’appuntamento col lancio nello stato che merita.

Per cui, pensare che qualcosa venga addirittura aggiunto non sembra fattibile in questo momento, tantomeno che venga recuperato il multiplayer, che era stato spuntato lo scorso anno dalla produzione principale per diventare un gioco a parte – evidentemente, da pubblicare presto o tardi su PlayStation 5.

8. Diventerà cross-gen?

Questa è forse la domanda più aperta di tutte: allo stato attuale delle cose non ci è dato sapere se The Last of Us Part II verrà pubblicato come cross-gen, ovvero sia su PlayStation 4 che su PS5, ma in questa fase ci sentiamo di rispondere negativamente. Il nodo più grosso è legato alla retrocompatibilità e al modo in cui verrà sfruttata realmente da Sony.

Recentemente, è stato chiarito come PlayStation 5 implementerà delle “legacy mode” che lasceranno intendere al software fatto girare sulla console next-gen di essere su un hardware nativo, in modo da sfruttarne appieno le risorse; questo potrebbe voler dire frame rate più elevati e risoluzioni maggiori senza bisogno di alcuna rimasterizzazione come l’abbiamo intesa finora, e forse persino neanche una patch se non una che possa comportare aggiustamenti relativamente minori e di compatibilità.

Chiaramente, siamo nell’alveo delle congetture o quasi fintanto che non vedremo qualcosa di concreto. Ciò, per giunta, non impedirebbe a Sony di pensare ad un riconfezionamento del prodotto in una versione “completa” con DLC, aggiornamenti e queste eventuali patch incluse su disco, da portare nei negozi fisici col logo della nuova console come fu per The Last of Us Remastered; così fosse, e questo ci pare tutt’altro che improbabile, non lo vediamo succedere prima di un anno dal day one originale.

sony ps5 playstation 5

9. PS5 rischia il rinvio?

Siamo stati abituati, specie su The Last of Us Part II, a cambiamenti repentini di fronte da parte di PlayStation, per cui non metteremo mai la mano sul fuoco su una finestra o data d’uscita e neanche su una intenzione promossa dal produttore giapponese.

Manca una presa di posizione netta come quella di Microsoft, che per bocca di Phil Spencer ha fatto sapere che Xbox Series X sarà disponibile alla fine del 2020, con o senza Halo Infinite – il suo The Last of Us Part II del lancio, si potrebbe dire. Anche per questi piccoli particolari la comunicazione di Xbox sta surclassando quella della concorrente diretta, perlomeno nell’avvicinamento alla nuova generazione (e nella chiusura dell’attuale).

Tuttavia, dobbiamo tener conto che soltanto poche settimane fa, a marzo, PS5 è stata riconfermata per il 2020. Per quanto sia stato aleatorio sinora l’atteggiamento di SIE, obiettivamente saremmo inclini a crederle, dal momento che non ci sono elementi per pensare ad un rinvio della console in questo momento: la produzione in Cina sta riprendendo, e se pure TLOU 2 dovesse uscire a settembre ci sarebbero comunque 2-3 mesi per celebrarlo degnamente e concentrarsi poi sulla next-gen, come fu appunto con GTA V qualche anno fa.

10. La serie HBO subirà ritardi?

Suonano quasi profetiche le parole di Craig Mazin, creatore di Chernobyl e co-sceneggiatore sul progetto, secondo le quali la produzione della serie TV di The Last of Us firmata PlayStation Productions e HBO sarebbe entrata a regime esclusivamente una volta consegnato nelle mani dei giocatori The Last of Us Part II.

I fan erano rimasti estasiati dalla notizia: con il gioco in rampa di lancio per la fine di maggio, Neil Druckmann e il suo inaspettato collega avrebbero avuto praticamente sette mesi quest’anno per concentrarsi sulla scrittura della serie, magari iniziare con le operazioni di casting e svelare i primi volti che l’avrebbero caratterizzata.

A quanto pare, però, le cose non andranno affatto così; come se non bastasse la scure del coronavirus su Hollywood, ci si è messo anche The Last of Us Part II a pasticciare la tabella di marcia. Adesso, servirà più tempo perché i lavori possano cominciare davvero o semplicemente si possano avere aggiornamenti: per il momento, dovremo accontentarci di sapere che sarà incentrata sul viaggio di Ellie e Joel, e che ci saranno personaggi secondari come Riley, Tess, Marlene e Maria.

Queste le 10 domande a cui abbiamo provato a dare risposta in seguito al rinvio di The Last of Us Part II, gioco simbolo di una generazione che aspetta e, sembra, si farà aspettare ancora per qualche altro mese. Il 2020 non è iniziato bene sotto punti di vista ben più seri ma pare proprio che voglia farsi ricordare come l’anno che più degli altri ha messo maggiormente alla prova la pazienza dei videogiocatori; se non altro, l’impressione, puntellata dalla visione degli ultimi screenshot giunti provvidenzialmente insieme al rinvio, è che ne varrà la pena.

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Queste le 10 domande a cui abbiamo provato a dare risposta in seguito al rinvio di The Last of Us Part II, gioco simbolo di una generazione che aspetta e, sembra, si farà aspettare ancora per qualche altro mese. Il 2020 non è iniziato bene sotto punti di vista ben più seri ma pare proprio che voglia farsi ricordare come l'anno che più degli altri ha messo maggiormente alla prova la pazienza dei videogiocatori; se non altro, l'impressione, puntellata dalla visione degli ultimi screenshot giunti provvidenzialmente insieme al rinvio, è che ne varrà la pena.