Evidentemente non bastava «credere nelle generazioni» per non avere più bisogno di PS4

Sony e Microsoft hanno assunto atteggiamenti opposti circa la produzione di PS4 e Xbox One nell'epoca di PS5 e Series X: perché?

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Era novembre 2020, quando abbiamo voltato la pagina delle generazioni videoludiche per tuffarci nella nuova. Nello stesso mese, a pochi giorni di distanza, abbiamo infatti accolto Xbox Series X (e Xbox Series S) e PlayStation 5, le due nuove ammiraglie dei maggiori platform holder di quest'epoca – con Nintendo, che però come sua abitudine gioca in un campionato a parte.

Siamo arrivati a quel novembre 2020 con due strade tracciate in modo sensibilmente diverso. Da un lato, Microsoft scatenò addirittura delle polemiche quando disse, con assoluta sincerità, che per almeno due anni la sua nuova console non avrebbe avuto sue specifiche esclusive, poiché tutte le produzioni sarebbero state cross-generazionali.

Dall'altro, Sony rimarcò di «di credere nelle generazioni» e, per questo motivo, di essere intenzionata a voltare pagina in modo più massiccio: è iniziata l'epoca di PS5, PS4 sarà lasciata indietro come sembra naturale che sia, e i nostri nuovi videogiochi si concentreranno sullo sfruttare pienamente le nuove tecnologie come l'SSD, per raggiungere risultati tecnici prima impossibili.

Due strategie praticamente opposte e che, nel 2022, scopriamo essere ancora l'una lo zenit e l'altra il nadir del pianeta videoludico. Perché nel 2022 Microsoft, quella che ha lavorato sulla cross-generazionalità, ha ufficialmente interrotto la produzione di Xbox One. E Sony, quella che crede nelle generazioni e nel taglio netto, ha ricominciato a produrre PS4 (starebbe solo proseguendo, secondo le sue dichiarazioni, ndr) in modo più massivo e si aspetta di farlo per tutto il 2022.

E la cosa ha senso.

Una strategia che non dipende dalla console

Partiamo da Microsoft, perché nelle dichiarazioni in cui si sottolineava che non ci sarebbe stato bisogno di avere una nuova Xbox a tutti i costi, per giocare i nuovi titoli, era riassunta effettivamente l'intera strategia del gigante di Redmond. Il focus di Phil Spencer e dei suoi è far abbonare gli utenti a Xbox Game Pass, non vendere il nuovo hardware.

Una volta portato a casa l'abbonamento – e garantita quindi un'entrata mensile persistente alla compagnia – sceglierete voi dove giocare: sulle nuove Xbox, sulle vecchie, sul vostro telefonino in cloud. Di recente, potete addirittura giocare titoli usciti solo su next-gen come The Medium anche su Xbox One, proprio grazie alla possibilità offerta dalla riproduzione in cloud.

E a tutto questo si somma la possibilità di giocare su Windows, attraverso PC Game Pass: sia con un PC sufficientemente potente, sia con un PC da battaglia che si avvalga a sua volta del cloud.

Ecco perché, nella strategia di Microsoft, è molto sensato salutare Xbox One: chi vuole avvicinarsi a Xbox Game Pass non ha bisogno di portare a casa per forza una delle console e non serve concentrarsi sulla vecchia, dato che la nuova non si trova. Al di là del fatto che Xbox Series S risulti molto più facile da trovare rispetto a Xbox Series X, e che quindi sugli scaffali spesso e volentieri la possibilità di entrare nell'universo Xbox senza troppi patemi ci sia eccome.

Diverso, invece, il discorso legato a PlayStation.

Una console spalla in attesa dell'ammiraglia

PlayStation 5 non ha una sua Xbox Series S. Questo significa che con la penuria di PS5 nei negozi non c'è, in soldoni (letteralmente) modo di entrare nell'ecosistema di gioco di casa Sony. PS5 Standard e PS5 Digital sono ugualmente esaurite, un anno e rotti dopo ancora vediamo prezzi venire sparati dai bagarini e in diversi casi accontentati dai consumatori affamati di novità next-gen.

Il risultato è che quest'anno siamo prossimi all'uscita dei giochi cross-gen Horizon: Forbidden WestGran Turismo 7 (e vedremo anche God of War: Ragnarok), ma chi non ha trovato una PS5 non potrà giocarci al massimo delle loro possibilità, e chi fosse interessato a recuperarli almeno su PS4... non trova più nemmeno quella.

Circa un anno fa, infatti, Sony aveva confermato di aver interrotto la linea produttiva della sua vecchia console, proprio per concentrare il massimo dei suoi sforzi sui nuovi hardware, tenendo attiva solo una blanda produzione di PS4 base.

Questo, tuttavia, ha fatto in modo che perfino PS4 diventasse difficile da trovare. Il risultato è che un giocatore che fosse interessato a una delle nuove esclusive e stesse pensando magari di acquistare una PlayStation per godersele, non troverebbe in questo momento né la vecchia piattaforma, né la più recente.

Per rispondere al problema, Sony sta provando a porre PS4 come la sua Xbox Series S: un'alternativa più economica ma affidabile a PS5, che rimane complicata da trovare – e più complicata da rifornire, per via della crisi dei semiconduttori e dei costi di produzione.

Si tratta di una strategia reattiva, molto più che proattiva, di fronte alle difficoltà del mercato, che fa suonare ancora più curioso quel we believe in generations che i giocatori non possono dimenticare. Nei tempi recenti, il gigante nipponico del gaming ha infatti mostrato più di una volta dei cambiamenti di direzione, con il caso dell'upgrade gratuito/a pagamento di Forbidden West di qualche mese fa che rappresentò il culmine della confusione tra gli appassionati.

Oggi, quindi, per far fronte alle difficoltà di far trovare una PS5 e per evitare che chi fosse interessato ai giochi in arrivo ne rimanesse tagliato completamente fuori, ecco una nuova giovinezza per PS4, con una produzione più massiccia di suoi nuovi esemplari, secondo Bloomberg. Solo una prosecuzione anche per tutto il 2022, secondo invece Sony. Il fatto non cambia: PS4 rimane strategica.

Una console che non aveva senso, francamente, abbandonare su due piedi – non con quella base installata, di certo – e che sarebbe stato utile tenere dentro la propria equazione fin dall'inizio, senza proclama che invocavano un prima e un dopo, un cambiamento epocale che nel passaggio a PS5, naturale evoluzione della piattaforma precedente, di fatto non c'è (ancora) stato.

Idee agli antipodi con forniture imprevedibili

Ancora una volta, insomma, Xbox e PlayStation hanno imboccato sentieri praticamente agli antipodi. Mentre aspettiamo di scoprire di più sul rumoreggiato servizio Spartacus, che dovrebbe avvicinare il mondo Sony a un modello in abbonamento più solido rispetto agli attualmente confusionario PlayStation Plus e PlayStation Now, la compagnia nipponica non può rispondere a chi volesse entrare nel suo ecosistema, in vista dei nuovi giochi, che non si trovano né PS4 né PS5.

Avendo un modello fortemente basato sulle basi installate delle sue console, era quindi necessaria una manovra che permettesse almeno un punto di approdo – anche se questo punto di approdo è sempre più in contraddizione con le dichiarazioni della prima ora, che a questo punto probabilmente sarebbe meglio lasciare nel dimenticatoio.

Di contro, Xbox continua nella sua strategia service-oriented in cui la proposta per l'entrata nell'ecosistema è quella di Xbox Series S, ma quello che conta è portare il videogiocatore ad abbonarsi a Game Pass, seducendolo con una proposta ludica esagerata che anche a gennaio non si è risparmiata. Con il cloud, per entrare nell'ecosistema basta letteralmente uno smartphone.

Aveva senso che Sony dichiarasse di voler credere nelle generazioni, sebbene poi abbia iniziato a snocciolare giochi cross-gen che avrebbe in realtà dovuto ammettere fin da subito, considerando la diffusione capillare di PS4.

Il modello Xbox basato su abbonamento e cloud, però, nel frattempo è riuscito a tenersi molto più lineare nella sua strategia iniziale – nonostante un mondo ribaltato da una pandemia e componenti da cercare con il lumicino. E chissà se, tra qualche anno, quando si vocifererà di PlayStation 6 e di eventuali eredi di queste Xbox Series, avrà ancora senso anche solo parlare di generazioni in cui credere.

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