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Crisis Core e quella responsabilità di monetizzare la nostalgia

Square Enix da tempo porta avanti una operazione nostalgia con grandi alti e bassi: è la gestione migliore possibile di queste IP storiche? Dopotutto, la nostalgia è anche una grande responsabilità.

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 04/01/2023 alle 11:09

In un pezzo di qualche mese fa, su queste pagine, la collega Pia Colucci si augurava che Square Enix aprisse il suo vault di primizie d'annata, tra JRPG mai pubblicati in Occidente, strategici a turni che più oscuri non si può e prodotti che hanno solcato l'oceano Pacifico ma non quello Atlantico.

La casa di Tokyo sembra aver in parte ascoltato, vista l'operazione di recupero di vecchi classici in atto da almeno un lustro, ma gli esiti altalenanti della "campagna nostalgia" meritano un'analisi più approfondita: Square Enix avrà davvero capito come sfruttare la sua storia o ci aspettano anni di rimasterizzazioni pigre?

Monetizzare la nostalgia

A dispetto del titolo, non lo diciamo affatto in tono dispregiativo ed è bene chiarirlo subito, per evitare fraintendimenti: a patto che essa sia affrontata con la reale intenzione di riportare in vita brand dimenticati e far appassionare le nuove generazioni a titoli (perlopiù di ruolo) che hanno letteralmente fatto la storia del genere, quella che abbiamo ribattezzato "campagna nostalgia" ci sta benissimo.

Square Enix può vantare una pletora di proprietà intellettuali poco sfruttate, sottovalutate, confinate al solo suolo giapponese o comunque mai giunte ufficialmente in Europa, e noi, al suo posto, utilizzeremmo il know how accumulato negli anni e le decine di mondi e personaggi creati dai suoi team per riempire il mercato di titoli di qualità.

Qui uno Zack Fair che supplica Square Enix di fare le cose per bene

Personalmente, non siamo quindi affatto contrari alla corrente interna di Square che sembra spingere per pubblicare sempre più remake e rimasterizzazioni – e, anzi, non passa giorno che non ci auguriamo (invano, purtroppo) che anche altri publisher nipponici facciano lo stesso, da Konami in giù.

Il nodo cruciale della questione è rappresentato dal budget che deve obbligatoriamente accompagnare queste produzioni se le si vuole ammantare di qualsivoglia pretesa di credibilità – valuta fondamentale oggi, con internet a vigilare sul mercato.

Affidare IP storiche, o comunque molto amate, a team giovani e poco esperti, peraltro vincolandone la creatività stanziando cifre davvero minime per la realizzazione del prodotto, non può che portare a fallimenti annunciati, che, oltre che un danno economico e d'immagine per Square, inducono le masse (e la Rete, di nuovo) a condannare aprioristicamente la ripubblicazione di vecchie proprietà intellettuali.

La casa dei Chocobo continua ad alternare buone prove, che lascerebbero ben sperare per il futuro, a passi falsi inspiegabili, che gettano invece un'ombra inquietante sulla sorte di personaggi amati dai giocatori meno giovani: basta analizzare quanto uscito sul mercato negli ultimi anni per ritrovarsi su un costante saliscendi di emozioni (e di voti).

Remake divino, di cui trovate la recensione sulle nostre pagine

Quando Cloud indossa l'abito buono...

Gli ultimi in ordine di tempo, recensiti sulle nostre pagine rispettivamente dal vostro e dal sempre puntuale Domenico Musicò, sono stati Tactics Ogre Reborn e Final Fantasy VII Crisis Core Reunion (che potete recuperare su Amazon in sconto) – ma anche a partire dall'ottimo remake di Final Fantasy VII, che ha fatto storcere qualche naso solo per la scelta di rendere episodica la serie, Square Enix sembra(va) aver imboccato la strada giusta.

Ecco che, allora, sono state trattate con rispetto proprietà intellettuali storiche che, come i giochi appena citati, si ponevano spesso al vertice dei rispettivi generi di appartenenza, e le si è riproposte al pubblico moderno con grafica, gameplay e user experience aggiornati, come nel caso dei due titoli citati poc'anzi.

La ricetta non è poi così difficile, in fondo, ma al netto di un budget sostanziale, è importante non sbagliare anche la scelta dello sviluppatore, perché non sempre il publisher giapponese ha le risorse per gestire tutto internamente: siamo però sicuri che non è solamente per l'improbabile pettinatura di Zack Fair prima e Cloud Strife poi che milioni di videogiocatori in tutto il mondo, e non solo over trenta, aspettano con ansia Final Fantasy VII Rebirth.

Ad onor del vero, mamma Square ha sempre (o quasi) trattato con i guanti la sua serie principe: pur limitando la nostra analisi agli ultimi cinque o sei anni, tra le uscite accolte favorevolmente tanto dalla stampa quanto dal pubblico ci sono anche Final Fantasy XII the Zodiac Age, apparso in ottima forma anche su Switch, e World of Final Fantasy, che pur non essendo tecnicamente una riproposizione di un vecchio titolo, è di fatto una celebrazione di tutto ciò che è stato e sarà il franchise più iconico del publisher giapponese.

Scusate, ho qualcosa nell'occhio...

L'unico ad aver fatto alzare qualche sopracciglio, perché ripreso di peso dal porting mobile, è stato allora Final Fantasy IX, uno dei capitoli migliori della serie per chi vi scrive, a cui però non è stato riservato il trattamento regale di cui ha invece beneficiato il settimo capitolo.

Ma non di sola Fantasia Finale si vive: due dei capitoli della trilogia dei Mana hanno saputo stupire anche le nuove generazioni, anche se in modi differenti.Legend of Mana è tornato dal passato con una rimasterizzazione fedele all'originale, che ne ha preservato tanto la stranezza quanto l'unicità, laddove Trials of Mana, con un motore nuovo di zecca ed una sensibilità moderna, ha fatto avvicinare al franchise schiere di nuovi giocatori, magari scoraggiati dallo stile molto old school della pur buona Collection of Mana.

Nel calderone delle opere ben realizzate non può mancare Live a Live, che non abbiamo esitato a premiare con un ottimo voto su queste pagine solo qualche mese fa, e, in misura minore, anche la riproposizione su Switch del classico per DS che risponde al nome di The world ends with you, di cui abbiamo giocato ad apprezzato anche il seguito.

Insomma, quando Square Enix decide di fare le cose per bene, è ancora capace di far emozionare le masse e di sfornare giochi di ruolo di primissima qualità, come evidenziato dai titoli fin qui menzionati.

Quando ripescheranno questo sarà sempre troppo tardi

...e quando vince la Shinra

Quando, invece, si è puntato al risparmio, limitando gli sforzi produttivi e chiamando in causa team di sviluppo troppo inesperti (quando non semplicemente inadeguati), le cose non sono andate altrettanto bene, anche se, ad onor del vero, questo è avvenuto quasi sempre con proprietà intellettuali che ai piani alti di Tokyo devono essere reputate secondarie.

Se non abbiamo menzionato poco sopra il secondo, e più famoso capitolo della trilogia dei Mana è perché il remake di Secret of Mana rimane ad oggi una delle delusioni più grandi degli ultimi anni, con un prodotto scialbo e senza coraggio, lontano dalla grandezza del titolo originale su Super Nintendo.

Anche ai Chocobo, mascotte della serie Final Fantasy, non è andata benissimo: se Chocobo Mystery Dungeon già non aveva entusiasmato, Chocobo GP, seguito diretto di quel Chocobo Racing che si fece apprezzare sulla prima PlayStation, ha lasciato indifferenti moltissimi utenti Switch e anche la nostra Stefania Sperandio che lo ha recensito (che è decisamente fan del gioco precedente, invece), fino a terminare la sua breve corsa nel dimenticatoio.

Guarda su

Su queste pagine ci siamo poi occupati di titoli meno famosi, ma che, se ben realizzati (Live a Live ne è l'esempio lampante) avrebbero potuto rivelarsi della piacevoli sorprese per giocatori appassionati di titoli ruolistici nipponici: da SaGa Frontier Remastered a Saga Scarlet Grace, passando dal più recente del lotto, il timido remake del primo episodio del franchise Front Mission, l'impegno e i fondi profusi nella realizzazione non sono stati all'altezza delle aspettative e, con essi, come spesso accade, la risposta del pubblico.

Difficile, quindi, dire che rivedremo queste IP nel futuro prossimo sul mercato, con la sola eccezione del secondo e terzo episodio di Front Mission, già annunciati e si spera migliori del predecessore diretto.

A questo punto del guado, allora, e con la nostalgia che continua a rivelarsi un'arma a doppio taglio, Square Enix deve decidere da che parte stare e come e dove investire gli ingenti guadagni provenienti dalle IP di punta.

C'è un mare di prodotti che potrebbero essere pescati dall'oblio e rivelarsi dei successi ancora oggi, se sottoposti allo stesso trattamento riservato a Cloud, Barret, Tifa e compagnia: da Parasite Eve a Xenogears, da Terranigma a Vagrant Story, passando per Ehrgeiz, la casa dei Chocobo siede letteralmente su una montagna di potenziali milioni, nonché di migliaia di ricordi dorati per tantissimi videogiocatori sparsi per tutto il mondo.

Qui si poteva (doveva?) fare molto meglio

In conclusione

Nessuno come Square Enix ha saputo far sognare gli appassionati di giochi di ruolo giapponesi, e nessuno come il publisher nipponico può disporre di un serbatoio talmente vasto di proprietà intellettuali di qualità, che hanno scritto la storia del genere.

Ma, proprio come disse lo zio Ben in Spiderman, «da grandi poteri derivano grandi responsabilità» e pubblicare rimasterizzazioni scialbe o remake poco curati potrebbe invece danneggiare enormemente non solo le casse ma anche l'immagine del gigante giapponese. La strada, comunque, è tracciata: Crisis Core Final Fantasy VII Reunion ha confermato il buono stato di forma di Square e lascia ben sperare non solo per le future operazioni commerciali della compagnia, ma anche, e soprattutto, per il prosieguo della storia allargata del settimo capitolo di una delle saghe più amate di tutti i tempi.

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