Fare gli sviluppatori di videogiochi non è una carriera sostenibile, rivela un sondaggio

Un sondaggio rivela una certa sfiducia negli sviluppatori dei videogiochi per la propria carriera, per via di un mercato instabile.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Il mondo dei videogiochi è altamente competitivo e a volte spietato, e in questo periodo storico gli sviluppatori di videogiochi non sembrano essere molto fiduciosi riguardo la loro carriera, stando ad un sondaggio.

Sebbene le vendite dei prodotti finali siano sempre stabili e, anzi, in aumento di anno in anno anche tramite store come Amazon, le carriere di chi i videogiochi li produce non sono altrettanto stabili.

Nel corso dell'anno vi abbiamo raccontato spesso di licenziamenti di massa in realtà anche molto importanti, tra cui Electronic Arts, CD Projekt Red, BioWare, e il team di The Callisto Protocol, giusto per citare alcuni casi.

In tutto questo si aggiunge il fatto che il settore videoludico non è protetto da sindacati per gli sviluppatori, la cui fondazione viene spesso ostacolata dai publisher e dalle aziende.

Per questo motivo l'International Alliance of Theatrical Stage Employees (IATSE), l'associazione che rappresenta tra gli altri anche i lavoratori del settore VFX dei Marvel Studios, sta affrontando il tema della mancanza di sindacati nell'industria dei videogiochi.

L'obiettivo dello IATSE è quello di aiutare gli sviluppatori a fondare sindacati in piena sicurezza, e nel farlo ha iniziato un sondaggio sulla qualità del lavoro (lo trovate qui) che ha portato risultati poco incoraggianti.

Secondo i risultati, riportato da IGN US, l'industria dei videogiochi è «sospesa in una realtà parallela rispetto ad altri settori dell'intrattenimento dove la rappresentanza sindacale è più comune».

Nonostante l'industria sia "cinque volte più redditizia" di altri settori dell'intrattenimento, i sindacati sono molto meno diffusi rispetto al cinema, per esempio. Settore in cui, per altro, non mancano senz'altro i problemi visti i recenti scioperi che stanno azzoppando la macchina dello show business.

Un altro dato non troppo edificante è il modo in cui gli sviluppatori stessi precepiscono la propria carriera, in alcune parti dell'esito del sondaggio:

«La maggior parte dei lavoratori dei videogiochi ha riferito che la loro carriera nel settore dei videogiochi è insostenibile o non sono sicuri che sia sostenibile, e meno della metà arriva al settimo anno di lavoro nel settore. Le disparità retributive ingiuste all'interno dei singoli titoli di lavoro, la mancanza di sicurezza pensionistica, la pressione a fare straordinari non retribuiti, i bassi salari, il burnout e l'esaurimento erano diffusi e comunemente segnalati.»

Inoltre, due intervistati su tre dichiarano di non credere di essere in grado di negoziare da soli soluzioni praticabili a questi problemi, proprio a causa dell'inesistenza di sindacati che proteggono la categoria.

Il crunch è proprio uno dei maggiori problemi che devono affrontare gli sviluppatori di videogiochi, come hanno riportato tantissimi studi di settore. Il 50% degli intervistati ha dichiarato di aver vissuto un periodo di crisi solo negli ultimi due anni, e la maggior parte dei lavoratori del settore videoludico che hanno risposto lavorano in media 40 ore settimanali, ma un quarto degli intervistati ha lavorato 41 ore o più, con la settimana lavorativa media più lunga segnalata che ammonta a 95 ore.

Inoltre il 45% dei lavoratori afferma che la loro retribuzione non tiene il passo con l’aumento del costo della vita, mentre quasi il 20% si dice incerto. Il 54,3% degli intervistati ha affermato di non essere stato in grado di negoziare un aumento su base individuale.

Una delle altre maggiori sfide che devono affrontare i lavoratori del settore dei videogiochi è la sicurezza pensionistica. Oltre il 36% degli intervistati ha affermato di non avere alcun tipo di piano pensionistico sponsorizzato dal datore di lavoro. Poiché il lavoro nei videogiochi è già pagato meno di lavori tecnologici comparabili, alcuni intervistati hanno affermato che la mancanza di piani pensionistici concreti può rendere “difficile giustificare la permanenza” nel settore.

La speranza è che la situazione possa cambiare presto anche con l'aiuto di organizzazioni come lo IATSE, visto che l'industria non si sta fermando ma, anzi, sta crescendo sempre di più.

Settore che dovrà affrontare numerose sfide in altri campi, come ha dichiarato Shawn Layden di recente, per non parlare degli standard sempre più alti e l'aggressività dei videogiocatori con le loro minacce.