Crunch in CD Projekt per Cyberpunk 2077, alcuni fan se la prendono... con i giornalisti che ne parlano

Jason Schreier, che ha raccolto la testimonianza degli sviluppatori polacchi in merito al crunch obbligatorio per Cyberpunk 2077, rivela di essere stato digitalmente aggredito dai fan per il suo articolo

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Capita sovente di assistere a reazioni curiose – per così dire – da parte del grande pubblico ai fenomeni più strampalati. Per rimanere nell'ambito del gaming, qualche giorno fa ad esempio abbiamo visto originarsi per nessun motivo apparente una campagna che è diventata top trend tra gli argomenti del giorno di Twitter, dove gli appassionati di videogiochi firmati Sony invocavano l'acquisizione di Konami (?) per rispondere alla manovra di Microsoft con ZeniMax Media e Bethesda Softworks.

Andando più a ritroso, abbiamo visto bullismo e violenze verbali di ogni genere scatenarsi contro Neil Druckmann e Halley Gross di Naughty Dog per i contenuti e le scelte compiute in The Last of Us - Part II – ossia, in un mondo virtuale popolato da personaggi virtuali – tra chi augurava loro i peggiori destini e chi, ancora più brillantemente, se la prendeva con le attrici interpreti di un dibattuto protagonista del gioco.

Oggi, invece, scopriamo che l'articolo di Jason Schreier, giornalista ex Kotaku e ora in Bloomberg specializzato nel denunciare il fenomeno del crunch nell'industria dei videogiochi, in cui parlava del caso CD Projekt su Cyberpunk 2077 , gli ha causato insulti e aggressioni sui social.

Il crunch, ricordiamo, è la pratica per cui – obbligatoriamente, o in modo sottinteso – le software house portano i dipendenti a lavorare fuori orario, spesso anche nel weekend, per completare una consegna in tempo. Alcuni lavoratori hanno spiegato di essersi trovati, a volte, perfino a dormire in ufficio, con il risultato che la salute delle persone può essere compromessa e alcuni talenti, come Cliff Bleszinski, per la normalizzazione di queste pratiche non vogliono nemmeno pensare a un ritorno nell'industria.

In merito a quanto accaduto per il caso Cyberpunk 2077, Schreier racconta:

Oggi ho dovuto bloccare un bel po' di giocatori arrabbiati. Continuerò a scrivere delle azioni delle compagnie che producono videogioco, non mi importa quanto amate siano, né quanti messaggi maligni mi mandino i giocatori.

Quando un lettore gli ha fatto notare l'assurdità del prendersela con un giornalista che fa il suo lavoro, denunciando pratiche scorrette, anziché con una compagnia che le mette in pratica, Schreier ha commentato con «i giocatori si fanno prendere dai sentimenti, quando si tratta di CD Projekt RED».

Sulla questione è intervenuta anche la stessa software house polacca, che non ha negato il crunch (confermato da mail inviate dai piani alti, che gli sviluppatori hanno fatto arrivare a Schreier), ma che ha fatto sapere che dividerà il 10% dei suoi profitti dell'anno con i membri del team. Le ore extra di queste settimane che porteranno al lancio di Cyberpunk 2077 saranno pagate, assicura CD Projekt RED – ma l'articolo di Schreier rivelava in realtà che ci sono membri del team che ormai da mesi non staccano nemmeno per il weekend e dormono in ufficio.

«Il crunch è una questione troppo complicata per parlarne su Twitter» ha commentato Schreier, quando alcuni lettori gli chiedevano di approfondire la questione, ritenendo il suo report privo di fondamento perché incentrato su straordinari obbligatori "solo" per qualche settimana. «Arriva in forme diverse e colpisce le persone in modi diversi. Si tratta di pressioni. Si tratta di cultura. Si tratta di persone che ti guardano storto perché non giochi di squadra, se te ne vai a casa dai tuoi figli.»

E la speranza di chi ama i videogiochi, e che è consapevole che non piovono dal cielo, ma sono realizzati da persone, è che siano sempre di più i report che concedano spazio alla problematica, garantendo una vita lavorativa più salutare, e di conseguenza più longeva, a chi rende possibili le esperienze ludiche che tanto ci appassionano.

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