PS Plus, Epic, Xbox Game Pass: perché leggete solo di giochi gratis?

Le abitudini dei lettori, e dei videogiocatori vecchi e nuovi, fanno riflettere

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a cura di Paolo Sirio

Ormai è un meme del web e redazionale, ma tant'è: la gente legge soltanto di morti e di giochi gratis. Ve ne ho parlato anch'io diverse volte nelle nostre dirette su Twitch, criticando questo costume non tanto per il fatto in sé – ci fa piacere che ci leggiate, a prescindere da quale sia la lettura in questione – ma per le conseguenze a cui porta.

Sentiamo spesso dire che i siti videoludici, italiani ed esteri ma soprattutto italiani, non siano all'altezza di uno standard di “giornalismo” stabilito arbitrariamente da un'elite di sommelier, e in parte mi sento di condividere questo ragionamento.

Il problema è che ogni realtà editoriale che abbia l'ambizione di durare più di un anno deve fare i conti con un concetto fondamentale, ovvero che la sua (vera) direzione editoriale è plasmata sui gusti dei lettori: un'ossatura sana ha nel suo DNA una visione decisa come la nostra, in cui vi proponiamo retrospettive documentate come questa o recensioni in anteprima italiana di libri sull'industria, ma le singole diramazioni vengono decretate da dove i lettori pensino di volerla portare con gli strumenti più sacri e inellutabili che abbiano – il click del loro mouse o il battere dei tasti sulle loro tastiere fluorescenti.

Questi strumenti oggi ci dicono spesso che più sono approfondite le nostre argomentazioni e più delicati sono i temi che tocchiamo, meno sono i giocatori disposti a leggerle. Su SpazioGames nella stragrande maggioranza dei casi ci possiamo restare male quei due o tre secondi, poi ce ne freghiamo e continuiamo a fornire quello che crediamo sia il miglior servizio possibile ai nostri lettori; capita che ci siano realtà in cui la tendenza sia piegarsi ciecamente ai bisogni più viscerali del pubblico e, per fare un esempio, assecondare la divulgazione di rumor non verificati o, peggio, verificati e pubblicati nella consapevolezza che siano delle fake news spudorate.

Ciò che vediamo dalle statistiche, con cui chiaramente tracciamo il benessere del sito e l'andamento del nostro lavoro, rema in una direzione opposta a confronto con quanto affermato recentemente dal CEO di Take-Two Interactive, secondo cui gli utenti sono adesso pronti a spendere 80 euro per un gioco.

I nostri dati sono ovviamente limitati e non possono costituire un campione attendibile, e le vendite di NBA 2K21 (primo gioco third-party a venire messo in vendita a quella cifra) confortano la stima del publisher. Francamente, però, il comportamento degli internauti – che a loro volta costituiscono una bolla, una nicchia nella nicchia dei famosi 3 miliardi di gamer a cui anelano i grandi player dell'industria – ci dice tutt'altro.

Per dovere di cronaca e per pura comunicazione di servizio, non possiamo e non vogliamo esimerci dal pubblicare degli “alert” sui giochi gratis, ovvero notizie di quando un titolo viene condiviso gratuitamente da una piattaforma o viene incluso come parte di un refresh mensile su una libreria on demand. E, dai dati in nostro possesso, notiamo che queste fattispecie hanno una risonanza molto più forte non solo rispetto (a buona parte) del resto dei contenuti che produciamo, ma persino rispetto all'annuncio stesso di un nuovo gioco.

Siamo in un momento storico in cui, insomma, ha più importanza quando un titolo viene reso gratis dell'istante in cui viene svelato al grande pubblico (tant'è che pure la vostra risposta agli eventi, sempre più sparuti di certo non per una coincidenza, è significativa). Dopo che questo fenomeno è diventato particolarmente marcato, abbiamo deciso, un po' per curiosità, un po' per voglia di confronto con voi, di provare a capire il perché, identificando alcuni degli indicatori e talune delle cause che sembrerebbero innescarli nel contesto videoludico attuale.

Basta che sia gratis

La sensazione che abbiamo è che, per attirarvi, l'importante è che un gioco sia gratis. Si potrebbe pensare che ci sia un legame con questa o con quella piattaforma, ma la realtà è che, come segnalato dal successo di una nostra news su un titolo fornito gratuitamente sotto Natale da GOG (distributore che di norma ha poco spazio nel flusso delle notizie ed è molto di nicchia, popolare specie tra i gamer che vogliono contenuti DRM-free o classici), basta che un prodotto sia gratuito per far scattare la scintilla.

È bene precisare che un contenuto segnalato come “gratis” tante volte non lo è neppure – PlayStation Plus e Xbox Game Pass o Games With Gold offrono titoli senza costi aggiuntivi ma questi costituiscono di fatto dei benefit rispetto all'abbonamento che pagate ogni mese -, e ciò rende ancora più interessante cercare di cogliere i “trigger” che innescano l'esplosione di ciascuna news che leggete come se non ci fosse un domani sul tema.

Il PC è l'unico posto dove i giochi vengono elargiti sul serio gratuitamente e non bloccati dietro il pagamento di un abbonamento – pensate alla trafila settimanale di Epic Games Store, che rappresenta ormai un appuntamento fisso del giovedì pomeriggio. Quali possono essere i grilletti, in questo caso, che fanno partire un determinato contenuto come “Epic Games Store, ecco i nuovi giochi gratis”?

Prima di tutto, l'oculatezza del PC gamer: i giocatori su PC sono abituati ad offerte molto, molto allettanti e sanno, con parecchia più precisione rispetto ai colleghi su console, quando cedere alla tentazione, dal momento che hanno ben chiaro il concetto di best price per un titolo – che spesso non è quello dei saldi degli store generalisti ma qualcosa di molto più vicino alla bancarella nel mercatino delle pulci.

Il summenzionato Epic Games Store coi suoi giochi gratis, e i giochi gratis in generale, ha mediaticamente occupato il posto che fu dei saldi di Steam, nel momento in cui questi hanno smesso di essere irrinunciabili su richiesta di sviluppatori ed editori che vedevano svalutati i propri prodotti; contrariamente poi a quello che si è soliti pensare, per via di una minoranza rumorosa, l'utente PC è in genere platform-agnostic, il che vuol dire che la menata di Epic vs Steam o uPlay o Origin, o quello che sia, ha in realtà un peso di gran lunga inferiore di quanto possiate immaginare.

Ad acuire la corsa al gioco gratis su PC potrebbe facilmente essere il momento di crisi economica che ampie fasce della popolazione stanno soffrendo e si ritrovano a fronteggiare, da un punto di vista ricreativo, così. PC in grado di gestire buona parte dei titoli disponibili (mancando un autentico salto generazionale, per ora, macchine per AA e indie costano ormai pochissimo, e chi sa accontentarsi può godersi produzioni a livello di dettagli pari a PS4 senza grossi grattacapi) sono diventati estremamente accessibili e la diffusione dello smart working sta facendo scoprire i piaceri del mondo digitale anche a consumatori che un tempo ignoravano il videogioco.

La corsa agli abbonamenti

E, a proposito di momenti storici, non possiamo non toccare il tasto della voglia di sorpresa che tiene sotto scacco i videogiocatori, a prescindere dalla piattaforma: il mondo fuori dalla finestra è sempre più grigio ed è così che aspettiamo ogni buona occasione per solleticare la nostra fantasia, in sostanza. L'appuntamento del giovedì alle ore 17:00 diventa rapidamente una priorità di quelle che fa fermare gli orologi, quindi, e lo stesso dicasi per l'ultimo mercoledì del mese, quando, alle 17:30, Sony toglie il velo ai titoli del PS Plus; un simile appuntamento non si è ancora creato con Xbox Game Pass, che in genere ha due finestre separate nel corso di un mese, ma vediamo comunque che ad ogni aggiornamento del suo catalogo l'attenzione dei lettori è tanta.

Tale desiderio di novità lascerà poi lo spazio all'oblio dei nuovi arrivati nei rispettivi servizi, che spesso e volentieri rimarranno belli impacchettati o al più esibiti come figurine nella gara a chi ce l'ha più lungo (quante volte avrete visto gente che si beava dell'innesto di Control, ad esempio, quando l'aveva già finito con la copia acquistata al day one?), ma questa è un'altra storia.

Nel contesto console, il discorso ha in ogni caso delle sfaccettature lievemente diverse rispetto a quelle che abbiamo trattato su PC. Il tema della noia, che abbiamo già trattato a proposito di PS5, è inscindibile dalle considerazioni sul perché i giochi gratuiti – o meglio, l'annuncio dei giochi gratuiti – abbiano un simile impatto sul pubblico: è come se, ingrigiti da una partenza generazionale a rilento, i gamer stessero cercando un appiglio su questo genere di notizie, e in particolare sulla “service war” inaugurata da Microsoft quando ha adottato come sua killer application per il lancio di Xbox Series X|S un servizio, appunto, anziché un gioco.

È così che PlayStation Plus ha lanciato una sua Collection e soprattutto ha stabilito di integrare un titolo PlayStation 5 fin dal day one ogni mese, aumentando il proprio appeal sia sui possessori (ancora relativamente pochi) della console, sia, in maniera più preponderante, sui lettori a caccia di chicche capaci di stuzzicarne il palato. In questo caso e trainata dall'esempio Xbox Game Pass, pertanto, l'attrattiva dei servizi premium – che hanno alzato sensibilmente l'aspettativa ad ogni aggiornamento, persino per quanto riguarda un Games With Gold dato per morto e ora “risorto” o quasi ai vostri occhi – è aumentata e con essa è cresciuta la speranza che una bomba sia in arrivo ad ogni inizio oppure fine mese a seconda dello schieramento.

Che l'aspettativa sia elevata è dato dal fatto che, specie per PS Plus (col Pass la luna di miele non finirà per un altro po'), vediamo sì un afflusso di lettori senza pari per altre tematiche o tipologie di contenuti, ma pure un numero di commenti delusi ogni volta “invidiabile” e una serie di storture difficili da capire. Perché i giochi non si riscattano da soli ma serve che un utente ricordi di fare login e premere il tastino dedicato ogni mese, bruciandosi così spesso chance per cui ha pagato? Perché non c'è maggiore chiarezza riguardo a cosa verrà introdotto o meno, evitandosi magari di elargire rimborsi ad abbonati delusi come fu per Maneater e tanti altri? Che è 'sta novità che adesso alcuni titoli sono solo PS4 e non possono essere aggiornati a PS5? Specialmente dal lato della barricata di Sony, dove sui servizi ci si sta adeguando solo ora, c'è forse un ultimo gradino da salire prima di arrivare alla consacrazione definitiva.

Va registrato, nel gioco delle parti, il grande apprezzamento per il modello Netflix adottato da Xbox Game Pass, per cui si è sempre pronti a saltare a bordo per una new entry che si ritenga di proprio gradimento. Per ora è un apprezzamento teorico perché il modello che propone non sta facendo altro che impastare e reimpastare produzioni progettate con la scorsa generazione in mente, alle quali si perdona un'ambizione relativamente contenuta e che frequentemente finiscono in un rinnovato backlog, ma più avanti – a gen inoltrata – dovremo tirare le somme sull'impatto del servizio sui videogiochi in toto.

Per il momento, la qualità e la quantità degli innesti mensili, rapportata alla spesa considerata dai più accettabile, ha generato un effetto curativo di non poco conto per l'immagine dell'intera piattaforma Microsoft, PC + console, al punto che persino un Games With Gold – per il quale avevamo notato un disinteresse più assoluto fino a pochi mesi fa – è tornato a costituire una proposta interessante per gli internauti.

PS Plus rimane però l'autentica hit quando si parla di giochi gratuiti o giù di lì, facendo letteralmente esplodere siti web che giocano battaglie sui minuti non appena tali titoli vengono annunciati ogni mese. Questo è dovuto al fatto che il servizio sia stato effettivamente pioneristico ai tempi del lancio, coadiuvato da novità come il cross-buy poi adottate quali standard, venendo associato – un po' come PlayStation sta a videogioco – ad un'occasione di risparmio irrinunciabile per tutti i giocatori in possesso di una PS4 o PS5.

Allo stesso modo, l'enorme base d'utenza di PlayStation 4, una delle console più vendute di sempre, e il sorprendente attach rate, tra numero di unità piazzate e quantitativo di abbonati hanno contribuito ad aumentare in maniera esponenziale la popolarità di un servizio sdoganato (per paradosso) anche dall'ampliamento della userbase dettato dalla gratuità dell'accesso al multiplayer dei free-to-play come Fortnite e Call of Duty Warzone – ad oggi, Xbox Live Gold è ancora obbligatorio per questi titoli, sebbene dei passi siano stati intrapresi e novità dovrebbero arrivare nel 2021. Se hai PS4 o PS5, insomma, ti abboni; e, viste quante console Sony sono state distribuite dal 2013 ad oggi, c'è un'elevatissima probabilità di successo per l'abbonamento grazie al richiamo dei titoli gratuiti.

I giochi free-to-play (e la loro seconda ascesa)

In questo discorso, chiaramente ma non quanto immaginereste, rientrano i titoli free-to-play, quelli che di base non richiedono alcun pagamento “upfront” (ma sono spesso imbottiti di microtransazioni). Di norma, l'associazione tra F2P e stampa specializzata non è immediata – si tende a pensare che i giochi gratuiti come Fortnite siano soltanto una moda coperta dalla generalista – eppure stiamo assistendo ad un fenomeno per cui molti dei prodotti che rientrano in tale categorizzazione stanno avendo un buon riscontro anche sulle nostre pagine. Come mai?

È bene sottolineare che in questo listone non figurano soltanto i giochi gratuiti fin da subito ma pure quei survival che hanno un'ampia gittata in termini di longevità. Questo potrebbe indicare in un certo senso che è la “sensation” causata su Internet a spingerli, non la loro gratuità: prodotti come Among Us e Rust, ad esempio, non sono gratis ma costano poco e durano un sacco, e hanno quale comune denominatore il fatto che sono stati resi popolari – anni dopo il loro lancio originale – da celebrità su Twitch.

Il successo di certe produzioni sta dunque assumendo una dimensione editoriale prima sconosciuta, tant'è che Call of Duty Warzone, che abbiamo sperimentato con un successo incredibile nel nostro palinsesto di dirette, sta avendo un seguito pure sulle pagine di SpazioGames - ed è questa la ragione per cui lo avete visto comparire timidamente nelle rotazioni delle nostre news: semplicemente, leggendone, ci dite che volete che ne scriviamo.

Al di là delle considerazioni su come nasca questa popolarità, ciò sembrerebbe il segno di un ampliamento dell'utenza videoludica nell'ultima generazione con gente che ha preso la console per i soliti noti (FIFA, magari pure Fortnite) e non ha il mindset per investire 80 euro per ogni singolo gioco da acquistare a parte – specie il giocatore casual che ha acquistato PS4 perché era ed è la console più popolare, e perché gli è stato detto che sulla console di Sony il multiplayer non è bloccato dietro un paywall “di stato”.

Probabilmente, ora quel giocatore si è appassionato al discorso non tanto videoludico quanto a quello legato al singolo titolo che segue, come può essere un Call of Duty Warzone, e ha cominciato a documentarsi al riguardo in rete, finendo in siti specializzati quali il nostro o sul canale Twitch di SpazioGames.

È uno degli aspetti di cui proviamo a parlarvi quando demonizzate Fortnite, il gioco su smartphone e affini: questo genere di prodotto può essere un viatico importante per il gaming hardcore di cui ci occupiamo tutti i giorni, e allo stesso modo quei giocatori che potrebbero un giorno avvicinarsi a quella sfera più concentrata stanno investendo in titoli di aziende che, è l'esempio di Epic Games, potranno reinvestire nel videogioco inteso quale mezzo a cui siamo più affezionati (dagli Ueda ai Remedy, per restare nell'attualità).

In conclusione

Quello che appare evidente è come ci sia stata, col tempo, una sorta di osmosi tra due mondi che una volta venivano considerati antitetici – casual e hardcore gaming. I siti di videogiochi specializzati, con le loro estensioni su YouTube, Twitch e simili, costituiscono il loro terreno di incontro a livello di informazione; i giochi gratuiti o “gratuiti” come quelli offerti da Epic Games Store, PlayStation Plus e Xbox Game Pass rappresentano invece l'ambito che, nel concreto, attira entrambe le sfere: una perché annoiata, affezionata o attirata dal valore next-gen di questi servizi, l'altra perché finita “invischiata” per via di mezzi nuovi nel più ampio ambito dei videogiochi.

È un'osmosi che richiede la pazienza di tutti: la vostra, quella di persone che vedono pagine di videogiochi inondate da offerte e suggerimenti su come risparmiare; la nostra, quella di addetti ai lavori che vedono tali contenuti, per ognuna delle ragioni che abbiamo esplorato in quest'articolo, spopolare molto più di quanto meriterebbero recensioni articolate e approfondimenti con gli attributi.

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