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Pro
- Qualità tecnica eccezionale su PS5.
- Interpretazione di Melina Juergens intensa e credibile.
- Esperienza narrativa coesa e priva di riempitivi.
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Contro
- Durata limitata e struttura eccessivamente lineare.
- Minore impatto emotivo rispetto al primo capitolo.
Il Verdetto di SpazioGames
Rimane un’esperienza imprescindibile per chi ama i videogiochi come medium narrativo e sensoriale (oltre al fatto che la versione PS5 è tecnicamente ineccepibile), ma non il pugno nello stomaco che fu il primo capitolo.
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Ninja Theory
- Produttore: Xbox Game Studios
- Distributore: Microsoft
- Piattaforme: XSX , PC , PS5
- Generi: Azione , Avventura
- Data di uscita: 21 maggio 2024
C’è un momento, giocando a Senua’s Saga: Hellblade II Enhanced su PlayStation 5, in cui il confine tra videogioco e opera audiovisiva smette di essere una linea netta e si trasforma in un’ombra sfumata.
È quel momento in cui Senua, ferma su una scogliera battuta dal vento, ascolta le voci che la inseguono dentro la mente mentre davanti a lei si apre l’orizzonte livido dell’Islanda.
Non è un’immagine “bella” nel senso comune del termine. È un’immagine vera, viscerale, quasi disturbante nella sua fedeltà. Il gioco di Ninja Theory, già nella sua incarnazione originale (che trovate a poco prezzo su Amazon, se vi va di recuperarla), era riuscito a costruire un rapporto intimo e inquietante tra giocatore e protagonista.
Con questa edizione Enhanced su PS5 e PS5 Pro (la versione originale Xbox l'abbiamo recensita qui), quel legame diventa ancora più stretto, complice un comparto tecnico rifinito, una fluidità visiva a 60 fotogrammi al secondo e un’attenzione ossessiva al dettaglio che rischia di far sembrare il resto del mercato improvvisamente datato.
Il ritorno di Senua
Hellblade II non è mai stato un’esperienza per tutti. E in questa versione PlayStation non fa sconti. La struttura narrativa è ferrea, quasi teatrale nella sua messa in scena, priva di deviazioni o di quell’illusione di libertà che molti titoli cercano di regalare per allungare il brodo.
Qui non c’è brodo. C’è carne viva, nervi esposti, silenzi carichi di rumore interiore. L’avventura dura poche ore, ma sono ore in cui il tempo perde di significato. L’obiettivo non è “vincere” o “finire” nel senso ludico del termine. È sopravvivere, insieme a Senua, a una discesa nei propri demoni interiori, accompagnati da paesaggi che sembrano respirare.
Graficamente, l’Islanda di Hellblade II è un atto d’amore e di ossessione. Non si limita a essere un fondale, ma diventa un personaggio a sé, con le sue montagne minacciose, i suoi mari inquieti, i suoi cieli che sembrano mutare insieme allo stato emotivo della protagonista.
Unreal Engine 5 qui è utilizzato come scalpello da scultore: non c’è una roccia, una colata lavica o una piega della pelle di Senua che non sembri catturata dal reale. E non è un realismo freddo: è un realismo sporco, imperfetto, vivo, che si percepisce persino nelle imperfezioni della pelle o nella tensione delle mani strette attorno all’elsa di una spada.
Melina Juergens, nuovamente nei panni di Senua, è un fenomeno di intensità recitativa, e il motion capture di questa edizione raggiunge un livello tale da farti dimenticare che stai guardando un personaggio digitale. E chi aveva giocato il titolo su Xbox e PC mesi fa aveva sicuramente già colto questa cosa.
L’audio, poi, è il vero conduttore della follia lucida di Senua. Giocare con le cuffie non è un consiglio: è un obbligo morale. Le voci sussurrano alle orecchie, cambiano posizione, intensità, a volte ti accusano, altre ti incoraggiano, altre ancora ti confondono.
È un flusso ininterrotto che non lascia mai il giocatore solo, e che nella versione Enhanced sembra ancora più stratificato e opprimente. Non si tratta di semplice sound design: è un dispositivo narrativo, uno strumento di immedesimazione totale che ricorda al giocatore, in ogni momento, che la mente di Senua non è un luogo sicuro.
Gli enigmi ambientali, ancora una volta, non vogliono essere prove di intelligenza, ma pause di respiro tra un carico emotivo e l’altro, momenti per osservare, ascoltare, cercare un senso nelle forme e nei simboli che emergono dal mondo circostante.
Quello che invece sorprende, e che in questa edizione su PS5 si percepisce con ancora più forza, è la coerenza della messa in scena. Hellblade II non è mai “solo” un gioco: è un’opera a tema unico, un tunnel sensoriale da cui non si può uscire finché non si raggiunge l’altra estremità.
Non ci sono missioni secondarie, non ci sono menù da spulciare o mappe da riempire di icone. C’è una linea narrativa che ti afferra alla gola e ti trascina fino ai titoli di coda. Questa purezza formale, in un’industria ossessionata dal “fare di più” e “durare di più”, suona quasi come un atto di ribellione.
La modalità Performance a 60 fps cambia la percezione dell’opera, regalando una fluidità che amplifica il senso di presenza, in maniera ancora più marcata su PS5 Pro. Gli scontri risultano più reattivi, i movimenti più credibili, le espressioni facciali ancora più eloquenti.
Le nuove aggiunte, come la modalità Dark Rot (in cui avremo sole 4 possibilità di fallimento, dopo le quali dovremo ricominciare il gioco daccapo), il photo mode migliorato e il commento degli sviluppatori, sono chicche che non tradiscono la visione originale ma la arricchiscono per chi vuole scavare oltre la superficie.
E il feedback aptico di DualSense è un'aggiunta non da poco per l'immersività.
Un viaggio nella mente
Eppure, nonostante la perfezione tecnica e la potenza espressiva, Hellblade II resta un titolo divisivo. Perché chiede molto e restituisce in modo non convenzionale. Non ti premia con armi più potenti o nuovi poteri.
Ti lascia con il peso di ciò che hai visto e sentito, e non sempre è un peso piacevole. È un’esperienza che può lasciare svuotati, quasi esausti, e che proprio per questo si imprime nella memoria.
Personalmente, trovo che questa edizione Enhanced per PS5 sia la forma più compiuta e consapevole dell’opera. Non perché offra più contenuti o più ore di gioco, ma perché esprime con la massima precisione quello che Ninja Theory voleva dire sin dal primo Hellblade: che il videogioco può essere un atto emotivo, capace di scavare nella mente e nel cuore del giocatore con la stessa intensità di un film o di un romanzo.
Non è un’esperienza che consiglio a cuor leggero, perché va incontro a chi è disposto a farsi ferire per poi ricomporre i pezzi.
Insomma, in un panorama videoludico che spesso confonde il valore con la quantità, Senua’s Saga: Hellblade II Enhanced per PlayStation 5 è un promemoria scomodo: a volte bastano poche ore per lasciare un segno più profondo di cento.
Vero anche che Senua’s Saga: Hellblade II Enhanced non riesce ad eguagliare il primo capitolo in termini di impatto emotivo e concettuale. Il motivo non è tanto legato alla qualità tecnica, anzi: su quel fronte il sequel surclassa l’originale.
Il problema è che il primo Hellblade aveva il vantaggio irripetibile della sorpresa, di un linguaggio narrativo e audiovisivo che arrivava come un fulmine a ciel sereno in un panorama videoludico impreparato a riceverlo.
Ad ogni modo, limiti a parte, il nuovo titolo dei Ninja Theory è un’opera imperfetta che non ti accompagna fuori dall’oscurità, ma che ti insegna a guardarla in faccia.
E forse, in questo, Senua’s Saga: Hellblade II Enhanced è uno dei pochi videogiochi che ci riesce senza scadere nella mediocrità.