GTA V, la spirale del crimine e le feroci parodie di quello che siamo

Un viaggio diverso nella Los Santos di Grand Theft Auto V, sull’onda di un ribaltamento concettuale mai del tutto chiarito e compreso.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Si avvia al decennio di età, ma periodicamente si riprende il primo posto nelle classifiche di vendita mondiali, si adatta alle generazioni e fa crashare i negozi online. Ha abbattuto qualunque limite grazie a un team pronto a tutto, a un pizzico di follia e a una montagna di soldi, tanto da divenire uno dei prodotti di intrattenimento più redditizi della storia dell’umanità.

Ora, dopo la notizia che il gioco vedrà la luce anche su PlayStation 5, di recente ha battuto anche il record assoluto di copie vendute. Stiamo ovviamente parlando di Grand Theft Auto V, o più semplicemente GTA V. Ma sarebbe sbagliato ricondurre l'opera magna di Rockstar solo a un “simulatore di atti illeciti”. Questo videogioco nasconde infatti temi, idee e satira forse mai del tutto indagati: seguiteci a Los Santos per scoprirne qualcuno.

Los Santos is sand in a box

Rockstar Games ha più volte detto che per Grand Theft Auto V ha creato prima le ambientazioni e solo dopo la storia. È probabilmente a causa di questo che la Los Santos e il conseguente stato-isola di San Andreas assumono presto i tratti della presa in giro feroce del mondo reale, appunto di Los Angeles e della California. Ma allo stesso tempo ribadisce uno dei concetti base della parodia Rockstar: è un tipo di satira che odia ciò che rappresenta, e pertanto arriva a rappresentarlo in maniera pornografica, apposta per evidenziarne ogni minimo eccesso.

Il tutto seguendo indirettamente un vecchio adagio che diceva "raccontare il male non lo alimenta, bensì lo distrugge". La Los Santos di GTA V è forse il punto più alto di questo modus operandi. Una città ricreata in ogni dettaglio che finge di essere un simulatore quando in realtà è un sandbox, che attraverso la rinuncia di certe caratteristiche più “estreme” di personalizzazione fa divenire l’esperienza il più aperta e senza freni possibile.

Il concetto dei “senza freni” non è solo a livello di game design, ma anche nel contesto. Grand Theft Auto V diventa un modo per sputare sull’asfalto virtuale l’anima più orribile e folle della civiltà occidentale. Una società incredibilmente malata, dominata dal puro e semplice denaro e dove lo Stato non esiste al di fuori della componente repressiva. Componente tra l’altro pure estremizzata, in quanto non solo le forze dell’ordine sono insensatamente violente, ma sembrano così assuefatte al sistema che inseguono i criminali solo il minimo indispensabile, voltano le spalle ai regolamenti di conti e fanno finta di non vedere anche le ingerenze di multinazionali ed eserciti privati.

In qualche modo, è come se supponessero che nessuno è veramente innocente, un errore catastrofico che in realtà fa ammalare ancora di più la società. Tanto che pare letteralmente impossibile vivere a Los Santos senza approfittarsi dei deboli o finire in mezzo a un qualche tipo di malaffare.

Grand Theft Auto V, ovvero storia di tre sciolti

I tre protagonisti di Grand Theft Auto V sembrano pensati per essere una “summa” di tutto quello che la saga è stata fino a quel momento. Michael è una versione attempata di Tommy Vercetti (Vice City), Franklin è un CJ più giovane (San Andreas), Trevor una versione “marcia” di Claude, il muto protagonista di Grand Theft Auto III. Al di fuori di questo loro simbolico completarsi a vicenda, la sfaccettatura di ciascuno emerge con tempi più o meno dilatati. Michael è il mentore (si fa per dire), Franklin l’allievo e infine Trevor è semplicemente il folle che del crimine gode. Ma tralasciando quest’ultimo, la loro complementarietà sfuma presto in una corruzione morale che scoppia in follia diffusa.

I soldi vanno e vengono, eppure diventano per i tre un motivo di assuefazione, un buco nero dal quale più si tenta di uscire e più si sprofonda. Ed è una consapevolezza che viene solo con gli anni: Michael all’inizio cerca persino di dissuadere (blandamente) Franklin dall’intraprendere quella strada. L’età gli ha fatto comprendere l’insensatezza del crimine, ma allo stesso tempo lui per primo non esita a ricorrervi quando si trova nei guai.

Guai che vengono fuori soprattutto per i suoi terribili attacchi d’ira, in cui perde qualunque percezione delle proprie azioni. In tal senso Franklin è quello più “utilitaristico”, e forse anche per questo (oltre che per le sue scelte nel finale) molti lo considerano il protagonista "morale” di tutto Grand Theft Auto V.

Alla fine, Michael De Santa/Townley, Franklin Clinton e Trevor Philips sono di fondo tre “cani sciolti”. Il loro unico modo per “ribellarsi” a una società folle sta nel diventare ancora più folli, nel loro tentare e riuscire nell'accumulo di enormi fortune in una serie di ambiziose rapine a obiettivi sempre più grandi.

Di nuovo, siamo davanti al medesimo paradosso morale che si affacciava con la pirateria del Settecento: che pure se il contesto fa di tutto per farli quasi sembrare dei “vendicatori” della società contro sue grandi organizzazioni corrotte (mercenari, banche, multinazionali, speculatori finanziari), i criminali non producono ricchezza ma vivono arraffando quella altrui. Un’avidità che sfocia praticamente da subito in violenti litigi; all’inizio sono grotteschi, ma man mano che le missioni si susseguono diventano sempre più inutili e irosi.

La normalità dei volenterosi carnefici

Eppure l’illecito pare essere per i tre qualcosa di inevitabile, ai limiti della predisposizione genetica. L’uno vi ricorre perché pur conoscendone la pericolosità non sa fare altro (Michael), l’altro perché la vede come unica possibilità di soddisfare la propria ambizione sociale (Franklin) e infine c’è chi lo identifica come la via più breve per i suoi sogni di saccheggio (Trevor).

Quindi, pure se tra i protagonisti c’è di fatto un minimo di consapevolezza degli effetti distruttivi del crimine, è quando queste cose si “trasferiscono” che Grand Theft Auto V tira fuori la sua parte “peggiore”. Quella satira che ti fa vedere quello che non vorresti vedere e di cui si riesce a ridere solo finché qualcosa non risale su per l’esofago. Ad assurgere come simbolo di tutto ciò è la sequenza in cui Trevor, sotto costrizione degli agenti corrotti della FIB (controparte della reale FBI), deve torturare tale Ferdinand Kerimov (Mr. K) per farsi dare informazioni su un (vero o presunto) terrorista.

La sequenza è di una crudezza e di un realismo tali che fa venire la nausea. Specialmente quando contaminata dalla disturbante “normalità” degli agenti, che indifferenti alle sofferenze che stanno causando arrivano a gesti di “svago” come offrire a Michael un caffè al bar in attesa che la tortura estragga a Mr. K le informazioni che cercano.

La tematica dell’ordine costituito che ricorre ai criminali per ottenere un vantaggio e vincere la “guerra burocratica” è ugualmente qualcosa dal forte significato satirico. Un graffio che arriva al suo culmine quando si realizza che la FIB e la IAA ( quest'ultima una fusione della CIA e dell'NSA) stanno lottando per decidere chi otterrà un aumento dei fondi governativi, quindi di fatto stanno devastando la nazione per quattro spiccioli.

Da par suo, anche l’underground di Los Santos ha i suoi “coordinatori segreti”, che il videogioco Rockstar simboleggia nel personaggio di Lester Crest. Inizialmente costui pare un po’ troppo “cadere dal cielo” come vecchio amico di Michael, ma presto diventa evidente come egli sia prima di tutto una personificazione della vendetta.

La sua però è una vendetta puramente egoistica, dove il suo “mestiere” di ideatore e pianificatore di grandi colpi criminosi lo trasforma in una sorta di burattinaio fantasma. Un ragno tessitore mai sazio della rivincita su una società che lo ha sempre maltrattato, dal bullismo subito nell’infanzia (pesante seppur solo lasciato intendere) sino alla malattia che gli impedisce di camminare.

Non si può mangiare denaro?

La mannaia dei Rockstar si abbatte come al solito su tutti, e questo è terreno perfetto per tutte le parodie e le satire che da sempre caratterizzano le loro città virtuali. Essendo Grand Theft Auto V ambientato in una versione alternativa dello stato San Andreas, molte di queste sono state riprese dall’avventura di CJ GTA San Andreas, e non mancano le citazioni e gli easter egg a tema (dalla missione in una Groove Street alternativa ai ciclisti che ricordano CJ, Sweet e Big Smoke).

La parodia in questo caso si estende a ciò che nel 2004 non si poteva prendere in giro in quanto non abbastanza famoso. Ecco che quindi Twitter e Facebook nella virtualità diventano rispettivamente Bleeter e LifeInvader (il primo era già comparso nell’espansione di GTA IV The Ballad of Gay Tony), e viene più volte ribadita la componente di invasione della privacy e di appropriazione selvaggia di dati e informazioni personali dei loro utenti.

Pure i cellulari di ciascun protagonista divengono parodie dei più famosi marchi di smartphone, e uno di questi (iFruit, quello di Michael) oltre a essere evidente parodia dell'iPhone ha dato anche il nome alla reale companion app del gioco. Lo stesso internet simulato diventa un altro coacervo di parodie feroci. Dai siti di fast-food che mascherano insulti in spagnolo in frasi di cortesia fino alla metavideoludica, dove lo squallido videogioco Righteous Slaughter 7  è rappresentativo di tutti quei first-person shooter che ai tempi (2013) ogni anno spopolavano tra settima e ottava generazione.

Per chiudere il cerchio su Lester, possiamo immaginarlo come qualcuno decisamente consapevole anche della fragilità dell’esistenza, proprio per via della sua salute cagionevole. Il contrasto nasce più che altro con quello che di fatto diventerà il vero antagonista della vicenda, Devin Wenston. Questo miliardario e capitalista di ventura pare essere stato costruito da Rockstar come una summa di tutto quello che c’è di marcio nel mondo dei cosiddetti “colletti bianchi”.

Un miliardario viscido e arrogante che tratta tutti con sufficienza, che dopo essersi arricchito tramite la finanza usa i criminali come giocattoli ed è disposto a qualunque azione pur di aumentare il suo capitale. La stoccata di Rockstar sta nel fatto che questo tipo di persone spesso si crede onnipotente e al di sopra di ogni legge solamente perché ha i soldi.

Grand Theft Auto V: poco posto per la redenzione

Dove Trevor avrebbe dimostrato una grande lealtà nei confronti dei suoi amici, incarnando il paradosso in cui l’unico modo per far sopravvivere un’amicizia è essere letteralmente “pazzi”, è su Michael che ricade molta della tematica familiare. Di nuovo non si può parlare di redenzione, ma i rapporti con i suoi due figli Jimmy (personaggio-citazione a Canis Canem Edit) e Tracey riflettono anche i problemi esistenziali dei giovani contemporanei. In un certo senso i due fratelli sono una sorta di summa dei problemi, dei paradossi e delle tristezze della generazione dei millennials.

Jimmy è impigrito e codardo per la mancanza di figure di riferimento e per non essersi mai dovuto rimboccare le maniche, Tracey invece è disposta a vendersi (in maniera praticamente fisica) ai soliti talent show o all'industria pornografica.

La stessa moglie di Michael, Amanda, colma la sua esistenza annoiata con sport vari e comportamenti fedifraghi. Con tutto rimanendo che, pure se alla fine i De Santa/Townley decideranno di riprovarci, la questione rimane sostanzialmente irrisolta. A parte Jimmy – finalmente decisosi a uscire di casa, che tra l'altro ricompare in una sorta di cameo anche in Grand Theft Auto Online.

Per certi versi quindi, il percorso stesso di Michael, Trevor e Franklin in Grand Theft Auto V è positivo solo di facciata: l’ipocrisia continuerà a fare da padrona nelle loro vite. Pure se si assicureranno la tranquillità finanziaria, i venti milioni di dollari sui conti in banca di ciascuno non hanno risolto i loro problemi personali ed emotivi.

E tra chi sopporta questo disagio per quieto vivere e chi ci si crogiola, in mezzo c’è chi non ha ancora realizzato quanto tutto questo sarà effimero. E che è ancora troppo giovane per rendersi conto dell’insensatezza a cui sta andando incontro, e di come la sua lussuosa villa sulle colline di Vinewood col passare degli anni sarà sempre più vuota e fredda.

La satira feroce e l'immenso simulatore che fa da sfondo all'epopea criminale di Rockstar vi hanno affascinato? Allora siete pronti per tuffarvi in GTA Online!