Oggi, Final Fantasy ha una doppia anima - e me lo ha fatto notare Hironobu Sakaguchi

L'intervento di Sakaguchi insieme a Naoki Yoshida durante l'ultimo Tokyo Game Show mette in evidenza quanto ormai esistano due diverse scuole di pensiero su Final Fantasy all'interno di Square Enix.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Chi come me segue su Twitter l’account di Hironobu Sakaguchi, storico padre della saga di Final Fantasy, si sarà accorto che da un mese a questa parte l’autore posta esclusivamente contenuti legati a Final Fantasy XIV. Come Stefania aveva fatto notare in questo articolo, Sakaguchi è completamente rapito dal MMORPG di Square Enix, tanto da perderci il sonno.

Quest’anno l'autore ha fatto uscire in esclusiva su Apple Arcade il suo nuovo e interessante RPG Fantasian, di cui sempre Stefania aveva parlato al tempo dell’uscita. Stando a quanto dichiarato da Sakaguchi stesso, Fantasian potrebbe essere il suo ultimo gioco, dato che sembra voglia godersi una meritata pensione, a patto che qualcosa o qualcuno non gli faccia cambiare idea. Nel frattempo, però, come si può notare sempre dal suo storico di Twitter, i post legati alla promozione di Fantasian sono iniziati a diminuire da fine settembre fino a scomparire totalmente.

Precisamente dal 27 settembre, Sakaguchi ha iniziato la sua avventura nel mondo di Final Fantasy XIV, e da allora ogni giorno posta esclusivamente screenshot tratti da questa esperienza, documentando con grande dedizione l’epopea che sta vivendo all’interno del MMORPG. Soltanto il matrimonio della figlia e poco altro hanno trovato spazio sul Twitter dell’autore, in un mese in cui sembra essersi dedicato anima e corpo al titolo in questione.

«Questo è il tipo di gioco per cui rinuncio al sonno, pur di continuare a giocare. Ciò detto, ora è il momento che vada a riposare!». Queste le parole scritte dallo stesso Sakaguchi in un tweet, e non si fa fatica a credergli. In un solo mese il papà dei Final Fantasy ha finito la storia del gioco base A Realm Reborn, ha poi completato l’espansione Heavensward in soli due giorni, passando poi alla seconda espansione Stormblood, e attualmente ha quasi finito anche Shadowbringers, l’ultima espansione uscita, nell’attesa di Endwalker in arrivo questo novembre.

Il personaggio di Sakaguchi è un Lalafell, una razza che ricorda molto gli gnomi presente nel mondo di Eorzea, ed è ormai quasi al level cap di 80. Molti giocatori veterani di Final Fantasy XIV hanno commentato le gesta di Sakaguchi come incredibili, dato che diversi di loro avevano raggiunto questi risultati soltanto in moltissimi mesi di gioco.

La cosa più interessante nel seguire l’avventura di Sakaguchi nel mondo di Final Fantasy XIV su Twitter è vedere come lo storico game designer rimanga sorpreso dalla cura che il team dietro il MMORPG ha messo nel creare quest, raid e luoghi.

Questi infatti spesso omaggiano i primi Final Fantasy, con l'inserimento di boss battle o ambientazioni prese dalla storica saga o addirittura da altri titoli dell’allora Squaresoft, come la serie Seiken Densetsu. Questi dettagli vengono evidenziati da Sakaguchi paragonando lo screenshot preso da Final Fantasy XIV e quello del titolo a cui fa riferimento, con anche qualche riga di spiegazione.

Due giorni dopo l’inizio dell’avventura di Sakaguchi in FFXIV, il 29 settembre, al Tokyo Game Show c’è stato un panel in cui il padre di Final Fantasy ha fatto una chiacchierata con Naoki Yoshida, l’uomo che ha fatto il miracolo salvando Final Fantasy XIV dal suo disastroso stato iniziale fino a renderlo quello che è oggi.

I due si sono confrontati sul futuro degli RPG e sul loro metodo di lavoro, e c’è stato anche un momento in cui Sakaguchi ha chiesto dello stato di Final Fantasy XVI. Yoshida ha risposto aggiornandoci con alcune succose novità, al che, scherzosamente, Sakaguchi si è offerto di scrivere una sidequest per il gioco e Yoshida ha replicato che il titolo era ormai completo a livello narrativo, ma che sarebbe stato ben felice di far scrivere al padre della saga una quest per FFXIV.

Sakaguchi ridendo ha però detto di non volersi confrontare con altri grandi autori ospiti dell’RPG online come Yasumi Matsuno e Yoko Taro.

Nel frattempo, sempre al Tokyo Game Show di quest’anno, Nomura e il suo team hanno presentato il secondo trailer di Stranger of Paradise, titolo realizzato in collaborazione con Koei Tecmo e basato sulla trama del primo storico Final Fantasy creato da Sakaguchi stesso.

Come sappiamo il trailer ha avuto l’incredibile risultato di sfornare un altro meme ancor più di successo rispetto al “CHAOS” nato dal reveal del gioco avvenuto all’E3.  Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins dovrebbe essere il modo di Square Enix di festeggiare i 35 anni che l’anno prossimo compirà il primo capitolo, ma Sakaguchi ha preferito totalmente ignorare l’operato dei suoi ex colleghi sulla sua eredità per chiacchierare con Yoshida, che nell’azienda è arrivato dopo il suo addio.

Riflettendo su questi avvenimenti recenti mi sono reso conto di quanto, allo stato attuale, i team interni di Square Enix abbiano filosofie molto differenti tra loro sullo sviluppo dei titoli, nonostante entrambi si occupino della stessa saga.

I due team sembrano davvero essersi divisi nelle forze primordiali di Light e Chaos al centro delle storie di gran parte dei primi Final Fantasy, e non è un caso se questa distinzione sia stata messa in evidenza dall’uomo da cui tutto è iniziato: Hironobu Sakaguchi.

Darkness, darkness, Chaos

Dopo la riorganizzazione interna di Square Enix abbiamo ora due team che si occupano della saga di Final Fantasy: la Creative Business Unit I guidata da Yoshinori Kitase, storico director dell’originale FFVII e di altri grandi titoli, che si occupa solitamente dei Final Fantasy principali, degli spin-off e della saga di Kingdom Hearts.

C’è poi la Creative Business Unit III, guidata proprio da Naoki Yoshida, che si occupa dei MMORPG, in primis FFXIV, e più di recente ha ottenuto la possibilità di sviluppare anche Final Fantasy XVI.

Da questo schema sembra abbastanza chiaro che la Creative Business Unit I è teoricamente il cuore pulsante della saga di Final Fantasy, e non c’è dubbio al riguardo, dati i numerosi progetti attualmente in cantiere, ma basta una piccola analisi per capire che non c’è molto da stare allegri per il futuro.

Attualmente i progetti in sviluppo sono principalmente tre: la seconda parte di Final Fantasy VII Remake, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins e Final Fantasy VII: First Soldier. Nonostante Kitase sia alle redini del team, ultimamente sembra occuparsi maggiormente della supervisione dei progetti, in particolare del Remake di FFVII del cui primo capitolo è stato il producer.

Il resto è supervisionato principalmente da Tetsuya Nomura, nome di un altro veterano che è associato molto di più alla saga di Kingdom Hearts. Nomura ultimamente fa da portavoce per tutti e tre i progetti, come si evince dalle recenti interviste, anche se di recente ha annunciato che non si occuperà di dirigere la seconda parte del remake di FFVII.

Per toccarla piano, ritengo che questi tre progetti rischino di diventare il punto più basso che la saga abbia mai raggiunto e non ci vuole molto a capire perché. Se come me avete giocato Final Fantasy VII Remake e siete particolarmente legati all’originale, saprete benissimo quanto sia stata deludente la parte finale della storia, e la cosa che fa più rabbia è che, tolto il capitolo 18, per il resto è un gioco davvero ben fatto sotto tutti i punti di vista, tanto che ho trovato alcune parti, come quella del Wall Market, superiori anche di molto all’originale.

Chi conosce la storia dello sviluppo dell’originale Final Fantasy VII, saprà che fu un caso più unico che raro. Anche se il director era Yoshinori Kitase, che indubbiamente fu fondamentale per la riuscita del capitolo, FFVII si sviluppò come un progetto corale, alla cui riuscita contribuirono tutti i membri del team; ad esempio dallo stesso Nomura venne l’idea sul destino di Aerith, che, anche se ovvio, preferisco non spoilerare apertamente, mentre Sakaguchi diede il via al progetto e lo supervisionò in tutto il suo percorso.

Quanto visto nel capitolo 18 del Remake e nel finale del DLC INTERmission con protagonista Yuffie non può non far tremare i fan per quello che potrebbe accadere in futuro e la cosa che spaventa non è semplicemente una deviazione dalla storia originale, ma proprio la mancanza di rispetto verso i temi che hanno permesso di realizzare una storia simile. Senza fare spoiler, chi ha visto soprattutto la scena finale di INTERmission capirà.

È ancora presto però per fasciarci la testa sulla seconda parte di Final Fantasy VII Remake, ma per citare Dr. Strange in Avengers: Infinity War: «Ho visto 14 milioni di possibili futuri e soltanto in uno vinciamo». Basta infatti osservare quanto la scrittura del finale della prima parte del Remake sia completamente differente e inferiore al resto del gioco (tanto da sembrare una fanfiction scritta male) o soffermarsi sul fatto che i personaggi di Dirge of Cerberus siano stati inseriti nel canon, per avere ben poche speranze che nasca qualcosa di buono dalla seconda parte.

Nomura non sarà il director del prossimo capitolo del Remake, ma nulla toglie che possa aver già dato delle direttive sul prosieguo della storia o che continui a partecipare alla scrittura.

Passando a progetti più imminenti, a novembre verrà pubblicato Final Fantasy VII: First Soldier, il battle royale ambientato nel mondo di Final Fantasy VII. Per me già mettere vicine le parole Final Fantasy e battle royale è una blasfemia, semplicemente perché sono due concetti videoludici completamente all’opposto, troppo contrastanti per essere associati.

Si fosse trattato di un titolo che prendeva spunto vagamente dalla saga sarebbe stato leggermente più accettabile, ma Nomura, che è il producer del titolo, ha anche deciso di inserirci parti di storia dell’universo narrativo del settimo capitolo. Pare infatti che il titolo avrà una componente narrativa che spiegherà come sono nati i Soldier e che coinvolgerà tre personaggi conosciuti della saga.

Non c’è molto altro da aggiungere se non che questo titolo ha tutte le carte in regola per essere il classico progetto di dubbia qualità fatto principalmente per sfruttare un brand famoso e i suoi fan (non mancheranno infatti le microtransazioni cosmetiche).

Infine arriviamo a Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins, titolo realizzato in collaborazione con il Team Ninja che sarà il primo Final Fantasy in stile soulslike. Chi ha provato almeno una delle due demo già rilasciate si sarà accorto delle tante somiglianze con Nioh e si può dire che a livello ludico il titolo non sembra neanche male, anche se tecnicamente avrebbe bisogno di grossi miglioramenti.

La cosa però che ha reso virale Stranger of Paradise è la sua storia; o meglio, i meme generati dai due trailer finora mostrati. L’idea per questo titolo è nata originariamente sempre da Nomura, che aveva iniziato a concettualizzarla già dopo la fine dei lavori sull’ultimo Dissidia per PSP.

Il creatore di Kingdom Hearts si occuperà della produzione del titolo con un particolare focus sul lato artistico e ad accompagnarlo troveremo Kazushige Nojima, famoso e talentuoso sceneggiatore che ha collaborato ai più importanti FF del passato come il VII, l’VIII, il X e anche il remake.

C’è da dire che Nojima non ha solo fatto cose buone: suo è lo script di FF X-2, per esempio. Bisogna però dire che Nojima è un freelancer che non lavora direttamente per Square Enix (di recente, per esempio, è uscito un nuovo RPG chiamato Astria Ascending, scritto proprio da lui) e non è possibile capire quanto potere decisionale possa avere nelle scelte narrative.

I due trailer legati alla storia di Stranger of Paradise hanno generato una quantità enorme di meme e prese in giro nel web. Sembra che la storia ruoti intorno a tre personaggi e che questi siano stati trasportati dal nostro mondo a quello del primo Final Fantasy, anche se questo passaggio non è stato ancora completamente chiarito.

La cosa che tutti hanno però capito, dopo il reveal arrivato all’E3 di quest’anno, è che Jack, il protagonista, vuole uccidere Chaos. Lo dice talmente tante volte che non c’è quasi una frase senza che Chaos sia nominato nei pochi minuti di gioco mostrati. Ovviamente "l’internet" non ha perso tempo e ha sfornato una compilation di vari meme molto divertenti.

Il secondo trailer è arrivato, come già detto in precedenza, durante il Tokyo Game Show e, sembrava impossibile, ma c’è una scena talmente surreale da surclassare totalmente i meme precedenti. Chi ha visto il trailer sa di cosa sto parlando: a un certo punto il protagonista Jack e i suoi due compagni stanno ascoltando Neon, una ragazza che si spaccia per Chaos, e che, dopo essere stata sconfitta, racconta al gruppo le sue ragioni per essersi finta il malvagio essere.

Dopo averla ascoltata, Jack esclama un sonoro “Bullshit!”, prende il suo telefono, fa partire una canzone simil rock/metal e se ne va. La scena è così assurda da meritarsi subito l’etichetta di “so bad it’s so good”: è talmente inconcepibile da fare il giro e diventare bella.

Ma non è finita qui. Nello stesso trailer abbiamo anche scoperto che il vero nome di Jack è Jack Garland, ossia colui che diventerà il cattivo principale del primo Final Fantasy, almeno in questa versione della storia. Stando a Nomura, il mistero dietro l’identità di Jack doveva essere il fulcro della campagna marketing del gioco, ma Jin Fujiwara, altro producer del gioco, gli ha fatto sapere che gran parte del fandom aveva già capito chi fosse questo personaggio.

Per questo motivo ora la campagna marketing si è spostata sull’interessantissimo quesito di come Jack sia divenuto Garland. Onestamente, dopo tutto questo, l’unica curiosità che mi rimane del gioco è: se in soli due trailer sono arrivati così tanti meme, come sarà il gioco completo a livello narrativo?

Warriors of Light

Final Fantasy XIV è probabilmente il miracolo videoludico più incredibile avvenuto negli ultimi dieci anni. Uscito in uno stato disastroso nel 2010, il titolo venne ripreso da Naoki Yoshida, che in passato aveva lavorato alla serie Dragon Quest, e dal suo team. Nel 2013 uscì la seconda versione, chiamata A Realm Reborn, con ogni aspetto di quello che era il vecchio titolo migliorato. Dopo otto anni dall’uscita di questa versione 2.0,

Final Fantasy XIV ha 3 importanti espansioni all’attivo e una quarta in arrivo proprio questo novembre, con oltre due milioni di giocatori attivi in tutto il mondo, tanto che durante l’estate si era calcolato che il titolo avesse persino superato i giocatori attivi di World of Warcraft, da sempre il MMORPG numero uno.

Anche diversi streamer di successo, come Asmongold, il principale streamer di WOW, sono di recente passati al MMORPG di casa Square Enix, tessendone le lodi. Il 2021 è stato veramente un anno d’oro per il titolo ed è destinato a concludersi con il botto grazie all’espansione Endwalker cui abbiamo accennato prima.

Final Fantasy XIV è attualmente il progetto più remunerativo di Square Enix, ma non è soltanto una questione di soldi. Il titolo è così amato proprio per la cura che gli sviluppatori riservano a ogni suo aspetto, con un'attenzione effettiva ai feedback dei giocatori in modo da poterlo migliorare sempre più.

Oltre a un rodato gameplay, il fiore all’occhiello di FFXIV è indubbiamente la narrazione, che non è limitata solo alla storia principale, ma è presente anche in molte attività secondarie (solitamente trascurate da questo punto di vista) come i raid nei dungeon. La scrittura d’alto livello e le tantissime citazioni ai vecchi capitoli della saga hanno conquistato il cuore di molti appassionati di FF e anche tanti nuovi giocatori semplicemente amanti dei MMORPG.

Yoshida ha anche avuto l’idea geniale di creare delle quest speciali da inserire all’interno del gioco scritte da alcuni stimati autori, così da coinvolgerli come fossero guest star. Tra queste troviamo una quest cross-over con Nier Automata, scritta da Yoko Taro, e un'altra realizzata da Yasumi Matsuno, director di Final Fantasy Tactics, Vagrant Story e Final Fantasy XII (anche se poi dovette abbandonare per circostanze mai chiarite) e ambientata a Ivalice.

È chiaro come Yoshida si circondi principalmente di narratori e persone che apprezza e gli eventi organizzati per il fandom mostrano che il team di FFXIV è come una grande famiglia, cosa dimostrata anche dal fan festival dello scorso maggio. In quest’occasione, il compositore della colonna sonora Masayoshi Soken aveva annunciato di aver dovuto affrontare un cancro nel corso dell’anno precedente; Yoshida si è commosso sul palco, rivelando di essere contento di poter riavere il suo amico nuovamente lì con lui.

Questo inarrestabile successo è probabilmente il motivo per cui la direzione di Square Enix ha deciso di affidare al team di Yoshida il più importante progetto futuro: un capitolo ufficiale di Final Fantasy. Di Final Fantasy XVI abbiamo visto soltanto un trailer l’anno scorso, ma grazie al dialogo tra Yoshida e Sakaguchi sappiamo che i lavori sono a buon punto, dato che la main quest è completa, e sembrano mancare soltanto pochi accorgimenti prima dell’arrivo del gioco.

Sembra strano, per chi ama la serie, pensare che potremo vedere il nuovo titolo della saga teoricamente dopo soli due anni dal suo reveal, se effettivamente FFXVI arriverà nel 2022. Ricordo ancora l’infinita attesa per veder uscire, dopo anni e anni di sviluppo, il XIII e XV, per poi rimanere deluso dal prodotto finale. Proprio a questo proposito, la scorsa estate, durante un dialogo con Yoko Taro nel corso di un evento speciale, Yoshida ha rivelato che non avrebbe mostrato FFXVI al Tokyo Game Show perché vuole che la prossima presentazione sia quella definitiva, così che i giocatori lo possano sentire il più vicino possibile.

Che sia una frecciatina alle precedenti gestioni di questi titoli? Non lo sapremo mai, ma sicuramente il modo di fare di Yoshida mi dà molta più speranza.

Stando a tutti gli indizi rilasciati è dunque molto probabile che vedremo FFXVI nel 2022, o mal che vada nei primi mesi del 2023. Ho parlato principalmente di Yoshida, che è un po’ il frontman del team, ma non bisogna dimenticare che il director del sedicesimo capitolo della fantasia finale è Hiroshi Takai, da sempre braccio destro di Yoshi-P (come viene chiamato affettuosamente dai fan) in Final Fantasy XIV.

Takai, oltre a essere un membro fondamentale del team dietro il MMORPG, in passato ha lavorato molto alla serie SaGa e ha diretto anche l’RPG sperimentale The Last Remnant, cosa che fa di lui un veterano del settore.

Le premesse per avere un grande nuovo Final Fantasy, dunque, ci sono tutte, ma è chiaro che sarà un arduo compito, anche per il team di Yoshida, riportare ai fasti di un tempo la saga di RPG più amata in Occidente. Ma è ancora presto per parlarne; fino a quando non verranno rivelate nuove informazioni, possiamo solo sperare in un secondo miracolo dopo quello di FF XIV.

Light VS Chaos?

Dopo aver dato un’occhiata alla composizione e ai progetti dei due team principali di Square Enix legati alla saga di Final Fantasy, risulta evidente come le direzioni intraprese siano praticamente all’opposto. Da un lato abbiamo un team che punta a sfruttare il nome del “brand” così da ottenere guadagni facili associandolo alle mode del momento, come sta avvenendo proprio con il battle royale. Dall’altra abbiamo un team che invece punta maggiormente a dimostrare con i fatti di cosa sia capace, come è già avvenuto con il capitolo pensato per l’online.

Probabilmente, oltre a me, molti altri avranno notato questa dualità all’interno del colosso giapponese di videogiochi, ma è probabile che le azioni recenti dello stesso Sakaguchi abbiano sottolineato ancor di più questa differenza di visione su come portare avanti la saga nata dalla sua mente.

Non so quanto abbia senso parlare di un successore di Sakaguchi, dato che, nonostante lui ne sia il creatore, la saga è stata plasmata da tante menti nel corso degli anni, menti che hanno contribuito a renderla parte della storia dei videogiochi.

Final Fantasy è infatti una saga che ha sempre accolto le innovazioni ed è stata sempre pronta al cambiamento, anche con idee che apparivano in conflitto con quelle precedenti, a patto che il suo spirito rimanesse intatto.

Mi sembra però chiaro che dopo anni in cui questo spirito sembrava ormai scomparso, il team di Yoshida, come mentalità, è quello che più si avvicina alla visione passata di Sakaguchi, seppur con le dovute e giuste differenze. Quanto dimostrato con Final Fantasy XIV e quanto si è visto del XVI rendono chiaro il desiderio del team di scrivere una nuova pagina nella storia della saga rimanendo però rispettosi dello spirito che ha dato vita alla fantasia finale.

Dopo anni di storie travolte dal “Chaos”, è dunque bello sapere che la speranza di vivere di nuovo un vero Final Fantasy non sia ancora morta.

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