Ubisoft Montreal, l'intero team in rivolta per il ritorno forzato in ufficio

Un recente aggiornamento delle politiche di lavoro di Ubisoft Montreal ha scatenato delle forti reazioni da parte degli sviluppatori che ne fanno parte.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Ubisoft Montreal si sta ritrovando in queste ore a gestire una situazione decisamente calda, dopo che gli sviluppatori sono stati costretti a tornare a lavorare in ufficio dopo anni di smart working.

La sede di Montreal è una delle più importanti del publisher francofono, coinvolto e/o responsabile di una grandissima parte delle produzioni legate alle IP di Ubisoft come Assassin's Creed (trovate Valhalla su Amazon al miglior prezzo).

Una delle tanti sedi di Ubisoft nel mondo che produce i videogiochi su tutte le piattaforme, come Ubisoft London che era dedicato ai prodotti mobile e giusto ieri è stato smantellato definitivamente.

Ma, come riporta IGN US, Montreal è al momento al centro di un vero e proprio trambusto per il cambiamento delle politiche lavorative.

Lo scorso 11 settembre la maggior parte dei 4mila dipendenti di Ubisoft Montreal sono tornati in ufficio per la prima volta in tre anni. Una scelta che non ha reso felici i dipendenti, abituati ormai da anni a lavorare in remoto dopo la svolta obbligata dovuta alla pandemia da Covid-19.

Le reazioni infuriate hanno cominciato a diffondersi all'interno dello studio, spiegando come il ritorno forzato in ufficio non abbia creato altro che disagi. Tra una situazione lavorativa rumorosa, aumenti delle spese dovuti agli spostamenti e mancanza di attrezzature o alloggi adatti, la rabbia degli sviluppatori è montata velocemente.

Stando alle reazioni riportate da IGN US, gli sviluppatori segnalano che questo si tratta della proverbiale goccia che fa traboccare il vaso dell'indifferenza del management di Ubisoft nei confronti delle necessità dei lavoratori. Questi dichiarano infatti di essere stati rassicurati ripetutamente per due anni sul fatto che avrebbero potuto rimanere definitivamente in remoto, portando molti di essi a cambiare la propria vita di conseguenza.

In queste note, Ubisoft dichiarava che «il lavoro da remoto sarà possibile al 100% a seconda di vari criteri, come la produttività e l’impatto sul team, nonché la natura del lavoro svolto», ma questi criteri che avrebbero portato gli sviluppatori in sede non sono mai stati resi chiari.

Per questo motivo molti dipendenti insinuano che questo sia un modo subdolo da parte di Ubisoft per fare mobbing e "istigare" dei licenziamenti da parte degli sviluppatori.

In un commento alla vicenda, Ubisoft ha dichiarato di essere stata al contrario chiara nei confronti dei suoi dipendenti di Montreal:

«Annunciata per la prima volta all’inizio di giugno, la modalità ibrida entrerà in vigore lunedì 11 settembre e stiamo accompagnando i nostri colleghi attraverso questi cambiamenti, offrendo loro ulteriore flessibilità nelle prossime otto settimane o più per adattarsi. Sono attualmente in corso conversazioni aperte e continue, oltre ad ampie sistemazioni e accordi individuali, per facilitare questa transizione e l’impatto sul benessere di tutti, che rimane la nostra priorità per continuare a offrire grandi giochi.»

La vicenda è complicata e il tema del ritorno forzato in ufficio è diffuso all'interno di molte aziende nel mondo, che stanno riportando i propri lavoratori in sede dopo il periodo di pandemia.

Un altro motivo per cui fare gli sviluppatori di videogiochi è una carriera in bilico, come ha rivelato la stessa categoria in un sondaggio.