Hideo Kojima ha dichiarato di non voler mai più di 150 persone a lavorare su un singolo gioco, come Death Stranding 2, e la motivazione è tanto affascinante quanto bizzarra.
Un consiglio ricevuto da George Miller, il regista di Mad Max. Miller, che apparirà anche in Death Stranding 2 (il primo lo trovate su Amazon) come Tarman (doppiato e interpretato da Marty Rhone), gli ha parlato delle comunità nomadi di pastori, spiegando che questi non superano mai i 150 capi di bestiame, perché è il massimo numero che un essere umano riesce davvero a gestire e seguire.
Parlando con Edge (via GR+), Kojima ha raccontato: «Non ho mai voluto che il mio team superasse le 150 persone su un progetto».
Ha anche detto di averlo confidato a Miller: «Ho parlato con George l'anno scorso e si è complimentato con me per essere riuscito a tenere il team piccolo», ma poi ha ammesso scherzosamente: «In realtà ho superato un po’ i 150, e ci abbiamo riso su».
Nonostante Death Stranding 2 sia un progetto di enormi ambizioni, Kojima rimane fedele alla sua filosofia del “piccolo è meglio”, preferendo un team compatto per mantenere controllo creativo e coesione.
Con più giochi in cantiere, tra cui anche un progetto che pare mirato a PS6, il numero totale di impiegati di Kojima Productions (attualmente tra 200 e 500 secondo LinkedIn) potrebbe crescere, ma forse nessun singolo progetto supererà quel limite di 150. In fondo, anche i visionari hanno bisogno di confini per restare umani.
Parlando ancora di Death Stranding 2, il dolore dell’isolamento ha spinto Kojima verso mondi che ancora non esistono: ecco le parole dell'autore.
Ma non solo: Death Stranding 2: On the Beach sarà, per stessa ammissione di Hideo Kojima, molto simile in alcuni frangenti a Metal Gear Solid V. Ecco quello che sappiamo sulla cosa.