Dragon Age the Veilguard continua a generare riflessioni anche dopo tanto tempo dalla sua uscita, perchè è evidente che si tratta di un caso studio importante per quanto riguarda la comunicazione nei videogiochi, e il modo in cui gli stessi vengono raccontati dagli studi e recepiti dal pubblico.
C'è stata una fortissima campagna denigratoria verso l'ultimo capitolo della saga di BioWare. In parte generata da un comprensibile scetticismo da parte dei fan a partire dalle prime immagini e dai trailer, e in parte da una inaccettabile frangia mossa dai gruppi di estrema destra che hanno attaccato la produzione unicamente per le sue tematiche.
Giusto ieri avevamo parlato del commento di un'attrice presente anche in Dragon Age the Veilguard, ovvero Alix Wilton Regan, che a usato parole abbastanza dure nei confronti di una parte della community.
E ora gli fa eco David Geider, ex-scrittore di BioWare, che ha parlato di quelli che lui definisce "anti-fan".
L'autore, che è stato in forze in BioWare per titoli come Baldur's Gate 2 e per i primi Dragon Age, ha parlato del temadurante un'intervista con GamesRadar (tramite PC Gamer), evidenziando come gruppi di giocatori e creatori di contenuti si impegnino attivamente per sabotare il lancio di videogiochi che non rispecchiano le loro aspettative.
«La difficoltà nasce quando improvvisamente ti ritrovi con degli anti-fan», spiega Gaider:
«Mentre i fan normali diffonderebbero spontaneamente informazioni positive sul tuo gioco, gli anti-fan fanno esattamente l'opposto. Sono estremamente determinati a vedere il fallimento del tuo prodotto, come se fosse una lezione da impartire a chiunque osi realizzare giochi simili.»
Secondo Gaider, alla radice del problema c'è un'evoluzione preoccupante della cultura dei fan, che identificano sé stessi attraverso i loro prodotti preferiti e si sentono colpiti personalmente dalle aziende:
«Sempre più appassionati stanno rendendo i prodotti che amano parte integrante della propria identità. Quando qualcosa è così intimamente connesso alla tua identità, qualsiasi elemento che lo influenzi o lo "insulti" viene percepito come un attacco personale. Questo li porta a investire personalmente nel fallimento del prodotto o nella "punizione" degli sviluppatori che hanno preso decisioni non gradite.»
Un discorso molto interessante che condivido pienamente, come detto a seguito delle dichiarazioni di Regan.
La speranza è che il pubblico possa crescere una volta per tutte, farsi un'idea propria senza sentirsi chiamato in causa per l'affetto riposto in un videogioco. Non credo accadrà mai, ma è bello almeno pensarlo.
I detrattori saranno contenti in ogni caso perché, come aveva già detto Geider in un'altra occasione, sembra che Dragon Age sia destinato a scomparire per sempre in favore di Mass Effect, che è la saga BioWare ed Electronic Arts preferiscono.
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