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Loop8: Summer of Gods | Recensione - Un gran peccato

Pronti a trasferirvi in un paesino della campagna giapponese? Vorreste rivivere gli iconici anni '80 in un loop e salvare il mondo?

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a cura di Pia Colucci

Redattrice

In sintesi

  • Un videogioco che affonda le radici della sua atmosfera nel folklore giapponese
  • Incontreremo gli abitanti della cittadina di Ashihara, nel tentativo di salvarli
  • Un mix tra un JRPG, una visual novel e un roguelike che non trova la giusta formula

Informazioni sul prodotto

Immagine di Loop8: Summer of Gods
Loop8: Summer of Gods
  • Sviluppatore: Marvelous Inc.
  • Produttore: XSEED, Marvelous
  • Distributore: XSEED, Marvelous
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH , XONE
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 06 giugno 2023

La ruralità ha il suo fascino, si sa. Paesini bucolici, immersi nella natura, in cui poche anime vivono e si conoscono. La storia cinematografica ne è piena: dalle sinistre lande desolate dello stato di Washington nel lynchiano Twin Peaks alle risaie sudcoreane teatro di efferati omicidi in Memorie di un Assassinio del celebrato regista di Parasite, Joon Bong-Ho. 

I videogiochi non si sono sottratti a questo emblematico fascino che coinvolge la cultura di ogni angolo del mondo – e molti titoli hanno trovato nei paesini rurali la loro dimensione ideale.

La campagna giapponese è spesso scenario di tantissimi titoli, dagli horror ai giochi di ruolo. Quest'oggi tratteremo un JRPG ambientato nella bucolica campagna giapponese negli anni '80, precisamente in un afoso mese di agosto: stiamo parlando del criptico Loop8 di Marvelous Games.

A blast from the past

Loop8 parte con una premessa incredibilmente allettante: ci troviamo negli indimenticati anni '80, precisamente nel 1983, e vestiamo i panni di un adolescente che risponde al nome di Nini. Il ragazzo, nonostante un background simile a quello di qualsiasi "ordinary guy" giapponese, non proviene dall'arcipelago del Sol Levante. 

Nel futuro di Loop8, i terrestri si sono trasferiti in colonie spaziali in cui vivono una vita finalmente serena, dopo un estenuante conflitto terrestre contro un'entità misteriosa chiamata Kegai – esseri soprannaturali il cui obiettivo è quello di sterminare la razza umana. 

Dalla sua stazione spaziale, Nini compie un viaggio a ritroso – fino agli '80, appunto – nel paesino di Ashihara, il quale non è stato ancora colpito dai nemici e pare essere l'epicentro di tutto il cataclisma.

Tuttavia, il nostro Nini ha solo un mese di tempo per impedire l'invasione dei Kegai e avvisare tutte le persone con cui entrerà in contatto. Questo è davvero il caso di dire: «ce la faranno i nostri eroi?». Beh, in alcune cose sì. In altre un po' meno.

Perpetua manifestazione divina 

La prima parola che sarà venuta in mente a Marvelous è stata probabilmente la seguente: osare.

Loop8 si presenta in una inedita veste di JRPG a turni con elementi roguelike; un esperimento che sulla carta sembra interessante ma che tuttavia perde i pezzi nel momento in cui si vive in prima persona la storia di Nini, costretto a ripetere il suo mese di permanenza nella città di Ashihara.

Il mix tra JRPG e roguelike perde pezzi via via che ci si avventura nel gioco.
Ovviamente prendiamo il termine "roguelike" con le pinze, dimentichiamoci subito la frenesia di Hades: in Loop8 il centro focale è proprio la ripetizione di giornate e combattimenti. Tutto quello che ci portiamo nel loop successivo sono i nostri progressi nelle skill e nei rapporti sociali, che ci saranno utili per strutturare il nostro ricco party di comprimari che ci affiancherà in battaglia.

Una nota dolente è quella dei lunghi dialoghi che strizzano l'occhio alle visual novel e che diventano particolarmente tediosi loop dopo loop, in cui molto spesso ci ritroveremo a "skippare" come se fossimo zombie con il joypad in mano, poco investiti emotivamente nelle dinamiche narrative che si susseguono.

In più, benché la struttura fosse interessante, il titolo manca di personalità su tutti i fronti, diventando una sorta di "clone" del ben più fortunato (e perfetto) Persona.

I personaggi con cui stringeremo i rapporti ci seguiranno man mano durante la gestione delle battaglie a turni – le quali, purtroppo, risultano almeno all'inizio essere abbastanza confusionarie.

In primo luogo, il nostro eroe ha un'attività speciale, il Demon Sight, che gli permette di vedere manifestazioni soprannaturali invisibili agli occhi dei "comuni mortali"; in più, sarà l'unico personaggio che gestiremo direttamente in battaglia, mentre gli altri membri del roster saranno gestiti dalla CPU.

I ritmi rimangono confusionari, c'è una gran dose di casualità negli incontri e i bonus ottenuti nel nostro lungo "corteggiamento" con i personaggi che popolano la città non danno effetti immediati in battaglia. Ci siamo trovati spesso a fare tentativi alla cieca per vedere cosa andasse o non andasse a segno, con il gioco che finisce per incoraggiare (e in qualche modo premiare) approcci che spazzano via qualsiasi tipo di pensiero tattico.

Big in Japan 

Il contorno alla storia, superficiale e confusa, è l'unica cosa che "innalza" questo titolo dalla caduta nell'oblio tra i tanti titoli del genere. 

Come detto anche durante l'incipit di questa nostra recensione, l'affascinante Giappone rurale fa da padrone in lungo e in largo; gli sfondi sono estremamente curati e gli scenari, malgrado siano piccoli – come la via principale del paese, la spiaggia o l'edificio scolastico – sono in grado di catapultare in maniera efficace il videogiocatore in quel preciso contesto socio-culturale.

Anche la massiccia presenza di riferimenti alla mitologia e agli artefatti shinto (dei, yokai, amuleti magatama) sono interessanti e strizzano l'occhio agli amanti della cultura del Sol Levante. 

La cosa che ci ha lasciato un po' perplessi è la modalità di movimento del personaggio principale, una scelta stilistica discutibile da parte degli sviluppatori, che mostra il nostro Nini camminare andando un po', come dire, "a scatti", senza la possibilità di correre o raggiungere altri ambienti di gioco con maggiore fluidità.

Si osservano alcuni cali di frame rate, testando il gioco su PS5, durante fasi concitate della battaglia, prima del lancio di alcuni incantesimi. 

La colonna sonora è ben curata e anche il doppiaggio è ben fatto – e abbiamo provato la lingua giapponese per avere una esperienza immersiva tout court. Una nota dolente è relativa alla mancanza della lingua italiana: i testi sono in inglese.

Quindi?

Loop8 si presenta come un titolo che con coraggio cerca di amalgamare diversi elementi videoludici ma fallisce miseramente. Il risultato, malgrado fosse ben confezionato, è un grande minestrone di molte cose diverse: un gioco di ruolo a turni, un dating sim? Un roguelike in cui è necessario perdere durante i primi cicli temporali per “farmare” le varie statistiche del nostro protagonista?

Verrebbe quasi da dire che chi troppo vuole, nulla stringe, perché Loop8 vaga un po’ come uno spiritello giapponese nel tempo in cerca di una propria identità che tuttavia risulta fugace, diventando l’ennesimo clone di un titolo come Persona – che cerca di imitarlo senza tuttavia riuscire a duplicarne la bellezza e il divertimento.

Ci siamo trovati spesso a sbuffare durante le lunghe sequenze di dialogo e, malgrado alcuni personaggi possano portare storie interessanti, altri invece risultano soltanto abbozzati, piatti e ricchi di stereotipi. Insomma, una vacanza in un bucolico villaggio giapponese sì, ma non nel loop di Loop8.

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Voto Recensione di Loop8: Summer of Gods | Recensione


5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Scenari e ambientazioni sono molto curati

  • Buon doppiaggio e ottima colonna sonora

Contro

  • Un calderone di diverse idee, alcune solo abbozzate

  • Struttura da dating sim piena di dialoghi che alla lunga stancano perché privi di mordente e impatto emotivo

  • Nei combattimenti a turni non si può controllare tutto il party e questo li penalizza

Commento

Loop8 è interessante ma, come spesso dicono i docenti a scuola, “non si applica abbastanza” – o meglio, si applica fin troppo creando dei contenuti innovativi ma senza mordente. Sappiamo bene che l’utilizzo di un tropo narrativo come quello del loop può andar bene – vedi il divertente Deathloop – oppure fallire miseramente nonostante i grandi nomi – sto parlando di te, 12 Minutes. Loop8 ingrana bene, regalandoci un contesto sicuramente interessante e ben allineato, misterioso e onirico, per poi incartarsi nel suo stesso infinito cerchio narrativo – in cui ripropone gli stessi dialoghi e situazioni, spingendo il giocatore a saltare interi blocchi di testo dimenticabili e infilati per allungare il brodo.
Inoltre, la mancanza di controllo sul party nei combattimenti fa sentire vittime del caso e rende molto meno tattico l'approccio.
Sarebbe stato bello sentirsi effettivamente parte integrante della storia di Nini, che tuttavia si finisce a osservare un po’ defilati, come un piccolo yokai giapponese che guarda di nascosto la scena, senza sentirsi pienamente coinvolto nel circolo degli eventi. E questo, per un videogioco, è un grande peccato.
***

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