-
Pro
- Storia appassionante e piena di spunti di riflessione.
- Combat system e stealth migliorati sotto ogni punto di vista.
- Anche le consegne ora avranno molte più opzioni.
- Sistema di progressione nuovo e molto ben calcolato.
- Visivamente incredibile.
-
Contro
- Le boss battle viste erano troppo simili al primo capitolo.
- Qualche menu rimane ancora troppo macchinoso.
Conclusioni Finali di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Kojima Productions
- Produttore: Sony Interactive Entertainment
- Distributore: Sony Interactive Entertainment
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PS5
- Generi: Avventura , Azione , Gestionale
- Data di uscita: 26 giugno 2025
TOKYO - Il sole risplende in un cielo di un naturale colore azzurro, con qualche nuvola bianca qua e là che pennella l’orizzonte. Una visione che per molti può sembrare ovvia non lo è, in un mondo sull’orlo dell’estinzione – e Sam lo sa bene, mentre guarda e conforta la piccola Lou, ormai cresciuta e libera di respirare l’aria fresca senza bisogno di essere confinata in una prigione di vetro, a metà tra questo mondo e l’aldilà.
Il profilo montuoso si stende davanti a Sam, un panorama incredibile che solo la natura poteva plasmare. Il suo sguardo è attratto da un punto tra le montagne, la meta è casa, e con la sua dolce bambina si mette in viaggio. Mentre guidiamo i passi del nostro protagonista, interpretato da Norman Reedus, anche noi ci sentiamo parte di questo ritorno: sulle note di una canzone di Woodkid, in quei pochi attimi richiamiamo alla mente le emozioni che il primo Death Stranding ha lasciato in noi e in Sam.
Questo è l’evocativo inizio di Death Stranding 2: On the Beach, il nuovo videogioco di Hideo Kojima che, dopo quasi sei anni dal debutto del primo capitolo, ci riporta nel mondo da lui creato – uno dove un terribile cataclisma ha distrutto le barriere tra la realtà dei vivi e quella dei morti.
Noi abbiamo avuto modo di provare il nuovo titolo in una location più unica che rara: direttamente a Tokyo, negli studi di Kojima Productions, dove ci siamo immersi nel mondo di Death Stranding 2 in anteprima, per ben 30 ore, sviscerandolo in profondità. Ed è proprio da questa location straordinaria che inizia il nostro viaggio per portarvi dentro le visioni che Kojima e il suo staff hanno plasmato per i giocatori.
Connettere il mondo
Sam si diletta in cucina, mentre la piccola Lou gioca a fare il corriere con un carrellino di legno. L’armonia della vita, fatta delle piccole cose quotidiane, si respira nella nuova casa di padre e figlia. Sono passati ormai 11 mesi dall’ultima missione di Sam, quella in cui lui avrebbe dovuto disfarsi del suo BB. Il destino aveva però dei piani molto diversi per entrambi e così Sam, nonostante fosse considerato un eroe per aver riunificato le UCA, ha fatto perdere completamente le sue tracce, rifugiandosi in una casa sperduta ai confini con il Messico.
D’un tratto un misterioso visitatore elude il sistema di sorveglianza della casa, entrando dentro il bunker sotterraneo. Sam è pronto ad accoglierlo, tenendo in mano una padella come arma: avrebbe potuto optare per qualcosa di più minaccioso, ma non vuole spaventare la sua bambina. La tensione che serra Sam si allenta però rapidamente quando riconosce il volto dell’inattesa presenza: con sua sorpresa è Fragile, un'amica perduta da tempo che finalmente è riuscita a rintracciarli.
Con l’arrivo di Fragile ci viene introdotta la situazione attuale del mondo di Death Stranding 2: dopo il faticoso lavoro svolto da Sam, le UCA ora sono riunite e completamente operative, ma Die-Hardman non è più il presidente delle città unite d’America e non si sa nemmeno che fine abbia fatto. La società privata chiamata APAC ha intanto preso il controllo delle spedizioni in tutto il Paese, ma non si affida più a corrieri umani, avendo automatizzato ogni processo.
Le parole di Fragile fanno intuire che la riunificazione delle città da parte di Sam non stia andando verso quel senso di connessione tra esseri umani che aveva spinto il nostro eroe a viaggiare da una costa all’altra dei vecchi Stati Uniti d’America – e la donna sembra indirettamente confermare questa impressione, quando ammette che non ha più molto lavoro da sbrigare all’interno delle UCA. Il che è poi il motivo per cui si è presentata alla porta di Sam.
I superstiti della razza umana non si trovano solo nelle UCA, seppur non sia chiara la situazione nel resto del mondo: è dato per certo che al di fuori degli ex USA esistano altri insediamenti umani, ad esempio in Messico. Fragile ha creato una nuova società chiamata Drawbridge, il cui compito è quello di riunire tramite la Rete Chirale anche altri Paesi, a cominciare proprio dal confinante Messico – e per questo motivo ha bisogno dell’aiuto di Sam, che è ormai considerato una leggenda tra i corrieri.
Sam non è molto entusiasta dell’idea, specialmente per il fatto che la stessa Fragile non sappia chi sia il finanziatore dietro Drawbridge, rimasto anonimo. Riluttante e probabilmente guidato soprattutto dal desiderio di creare un mondo migliore per Lou, Sam accetta di riconnettere il Messico così come aveva fatto con le UCA.
Fragile gli mostra dunque la Magellan, la nave in grado di viaggiare attraverso la sostanza simile a catrame originaria del mondo dei morti. Il mezzo, guidato da Tarman (personaggio con le fattezze del regista George Miller), è in grado di spostarsi a velocità incredibile proprio sfruttando l’abilità speciale del suo pilota, che riesce a leggere le correnti della nerissima sostanza.
Sam fa poi la conoscenza di Charlie, il manichino che simboleggia il misterioso finanziatore di Drawbridge, e scopre che la missione sarà condotta dall'APAC come ente privato. Questa scelta è motivata dalla necessità di evitare violazioni della sovranità degli altri Stati, cosa che accadrebbe se l'iniziativa fosse intrapresa a nome delle UCA.
Questo è, in linea generale, l'incipit narrativo delle intricate vicende che plasmeranno la narrazione di Death Stranding 2, a cui non vogliamo aggiungere altro, sebbene in 30 ore abbiamo visto molto di più.
Aggiungeremo soltanto che la parte ambientata in Messico è da considerarsi un po’ un grosso tutorial e che la vera narrazione inizierà alla fine di questa parte, quando, tramite la scoperta di una nuova ed enigmatica struttura chiamata Plate Gate, si arriverà in Australia. I Plate Gate sono delle sorta di portali che uniscono varie parti del mondo passando per la Spiaggia e così, dopo la riunificazione del Messico sotto la Rete Chirale, ora tocca all’Australia.
La domanda che sorge spontanea è: in 30 ore, quanto abbiamo visto della storia principale? Ovviamente è ciò che ci siamo chiesti anche noi, nell’ottica di comprendere quanto sarà vasto questo Death Stranding 2. Lo staff di Kojima Production ci ha confermato che abbiamo giocato a circa il 40% della storia completa. Precisiamo però che, delle 30 ore giocate, non tutte sono state dedicate ai contenuti principali, dato che siamo arrivati al limite di missioni principali consentito ben prima delle 30 ore, all’incirca intorno alle 24/25.
Ci possiamo dunque aspettare un titolo immenso per quanto riguarda la longevità: se la sola storia principale durerà ipoteticamente tra le 40 e le 50 ore, con i tantissimi contenuti secondari presenti si supereranno tranquillamente le 100 ore – perché dovete crederci quando vi diciamo che c’è davvero tanta carne al fuoco.
Oltre al Messico e all’Australia non escludiamo anche la presenza di una terza mappa, dato che quando ci siamo dovuti interrompere eravamo arrivati a grandi linee a oltre metà della mappa australiana, ma queste al momento sono solo nostre speculazioni.
Anche se, per evitare spoiler, non vi diremo altro riguardo alla storia, lasciateci sottolineare che quanto visto ci ha stupiti enormemente, e in positivo. Quando Death Stranding 2 era stato annunciato ci eravamo chiesti se avesse senso proseguire con la storia di Sam e dei suoi tanti compagni, ma sono bastate poche ore di gioco per farci comprendere quanto questo seguito fosse necessario.
Fin dalle sue prime fasi, Death Stranding 2: On the Beach si rivela un'opera intessuta di temi attuali, marchio distintivo delle opere di Kojima. Il titolo affronta infatti le pericolose influenze delle mega-corporazioni nelle questioni di Stato, la sostituzione del lavoro umano con l'automazione e l’IA, e soprattutto ci interroga sulla natura delle connessioni umane con la persistente domanda "ci saremmo dovuti connettere?", un quesito che nelle prime ore di gioco appare ancora dai contorni sfumati.
Kojima, durante la nostra intervista, ha confermato la centralità di questo dubbio, promettendoci che capiremo cosa intenda davvero con questa domanda solo una volta giunti ai titoli di coda – ed è un momento che, ovviamente, attendiamo con impazienza, per decifrare il messaggio che il visionario game designer ha voluto affidare a questa sua nuova opera.
Comunque, non vi preoccupate: nel gioco non mancano anche momenti più spensierati e persino alcuni di pura follia, cosa a cui il director ci ha abituato nelle sue produzioni.
E, come per il primo capitolo, anche il cuore di Death Stranding 2 sta soprattutto nei personaggi, magnificamente caratterizzati. Rincontrare Sam, Fragile e tutti gli altri comprimari è stato come ritrovare dei vecchi amici, che qui vediamo evolvere ulteriormente rispetto a come li avevamo lasciati alla fine del primo titolo.
I nuovi personaggi introdotti in Death Stranding 2, poi, ci hanno subito conquistato grazie alle loro storie e alle loro personalità, delineate in maniera magistrale dalla mente di Kojima. Dollman sarà un po’ la coscienza di Sam e un insospettabile compagno di avventura, rivelandosi utile anche a livello di gameplay (ci arriveremo dopo); Rainy, interpretata da Shioli Kutsuna, è una vera sorpresa che nasconde molto di più di quanto visto finora nei trailer, e anche Tomorrow, che ha le sembianze di Elle Fanning, si rivela un personaggio complesso e molto interessante di cui anche noi non abbiamo visto ancora tutto. Torna poi Higgs come splendido villain, più inquietante e pericoloso che mai.
Quanto visto in questo 40% della storia di Death Stranding 2: On the Beach ci ha entusiasmati e credeteci quando vi diciamo che per noi è una vera tortura dover aspettare giugno inoltrato per poter scoprire come la storia andrà avanti.
La componente narrativa è senza alcun dubbio una delle parti migliori dell’opera di Kojima Productions – e, se continuerà a crescere come quanto visto nella nostra prova, siamo convinti che ci troveremo di fronte a un nuovo capolavoro a firma Kojima.
Chiudiamo questa parte con una nota per chi fosse preoccupato di non ricordarsi molto della storia del primo capitolo: oltre a una sezione presente nel menu principale che riepiloga gli eventi del primo titolo, nel gioco troveremo anche una sorta di enciclopedia interna chiamata Corpus, che spiega in maniera cristallina praticamente ogni cosa presente nel titolo, dalle meccaniche di gioco ai personaggi, fino ai termini specifici utilizzati, rendendo così la comprensione delle parti più complicate molto più accessibile e immediata.
La forza di un corriere
Erano ormai innumerevoli le missioni svolte fino a quel momento da Sam, e ogni volta era la stessa storia: controllare l’equipaggiamento, sistemare il carico in modo che fosse stabile e non gli provocasse nessuno sbilanciamento anche in caso di terreni accidentati, preparare le armi nell’eventualità di brutti incontri e portarsi un paio di stivali di scorta. Non era bello camminare per chilometri con la suola rotta sulle rocce acuminate di una landa desolata, e lui lo sapeva bene. Questa volta, il leggendario corriere doveva affrontare una terra sconosciuta, le valli inesplorate del Messico, terre piagate da terremoti e imprevedibili esondazioni, ma, conscio dell’importanza del suo carico, si sentiva pronto ad affrontare qualsiasi intemperia.
Il trailer di marzo aveva mostrato ben poco del gameplay di Death Stranding 2 (trovate riassunte tutte le precedenti informazioni in questo articolo), quel tanto che bastava per stuzzicare la nostra immaginazione. Come molti di voi, ci siamo chiesti a lungo se la sua ossatura sarebbe stata la stessa del primo gioco, o se avrebbe subito una trasformazione completa. Ora abbiamo la risposta.
Death Stranding 2, nella sua struttura generale, è estremamente simile al suo predecessore: si andrà da una mappa all’altra con lo scopo di connettere le varie città e i vari Prepper alla Rete Chirale. Durante la nostra esperienza a Tokyo, abbiamo anche compreso perché ci volessero far giocare ben 30 ore.
Le prime ore, che coincidono grossomodo alla mappa del Messico, sono infatti una reintroduzione alle meccaniche di base del gioco, utile per far riabituare i veterani e per introdurre al sistema di spedizioni i novizi. In sostanza, la nostra anteprima sarebbe stata molto diversa analizzando solo le prime 3 o 4 ore di gioco.
Conclusa la parte in Messico, però, il gioco si apre enormemente e introduce grosse novità in ogni suo ambito. C’è tanto da raccontare e le novità principali sono legate soprattutto al sistema di combattimento e stealth, di cui parleremo dopo. Ora vogliamo invece concentrarci su quello che è sempre stato il fulcro della saga creata da Kojima, ossia il sistema di esplorazione e di consegne.
Di base, le consegne funzionano sostanzialmente nello stesso modo: accettata una missione, dovremo prima di tutto pianificare il percorso tramite una mappa virtuale, che ci mostrerà nel dettaglio i punti più ostici presenti sulla strada e l’eventuale presenza di nemici umani o di BT.
Dovremo quindi prendere il carico e portarlo da un punto all’altro della mappa, stando attenti a non danneggiarlo – visto che, come nel capitolo precedente, verremo valutati in base a quanto questo resterà intatto. Per affrontare i terreni più impervi potremo portare con noi diverse attrezzature utili, come le sempreverdi scale e corde, oppure costruire strutture più complesse come ponti e teleferiche.
Torna anche il sistema di multiplayer asincrono, per cui potremo utilizzare strutture e oggetti lasciati dagli altri giocatori e premiarli con dei Like, oppure contribuire a creare strade e altre strutture, con le nostre risorse, per rendere la vita più facile agli altri corrieri sparsi per il mondo.
Il sistema di consegne è probabilmente l’aspetto che ha subìto meno cambiamenti rispetto al precedente capitolo, anche perché era l’elemento di gameplay più profondo e articolato già nel primo Death Stranding. Non pensate però che sia rimasto uguale, perché le aggiunte sono davvero parecchie.
Innanzitutto, ora Sam dovrà affrontare molti più ostacoli e imprevisti, spesso dovuti a vari eventi naturali, tra cui calamità come terremoti improvvisi, che rischieranno di fargli perdere l’equilibrio, o tempeste di sabbia e di vento – che, oltre a destabilizzarlo, limiteranno enormemente la visibilità.
Avremo poi fiumi che straripano, distruggendo i ponti nelle vicinanze e rendendo la traversata estremamente difficile, se non impossibile, e persino incendi improvvisi nelle aree boschive, che diventano così molto pericolose da attraversare. Questo sistema dinamico di fenomeni naturali rende ogni consegna molto più imprevedibile e avvincente.
Per il resto, il sistema è stato ottimizzato e snellito in ogni suo aspetto, con molte aggiunte alla quality of life generale. Ora nella pianificazione potremo disporre il carico in maniera più semplice e veloce, potendo prendere più pezzi alla volta da inserire sulle spalle di Sam o su eventuali mezzi di trasporto. Restano però ancora un po di menu ostici da navigare soprattutto nelle prime fasi, e anche quando bisogna selezionare un'arma o uno strumento bisogna sempre aprire una ruota che in battaglia spezza un po' il ritmo.
Ci sono poi molte più strutture da creare, oltre al ritorno delle torri di guardia, che ci permetteranno di individuare più facilmente i nemici presenti in una base o eventuali carichi dispersi nella zona. È poi presente una nuova monorotaia che consentirà di portare carichi molto pesanti e persino i nostri mezzi di trasporto (!) da un punto all’altro della mappa. Questa struttura al momento ci è sembrata limitata ad alcune aree della mappa australiana e non sappiamo ancora se ed eventualmente come sarà disponibile anche in altre aree.
Abbiamo poi notato che già nelle fasi iniziali del gioco sarà possibile ottenere equipaggiamenti che semplificano e velocizzano le consegne, come carrelli, mezzi di trasporto o esoscheletri, in grado di potenziare la velocità e la forza di Sam.
In definitiva, sin da subito si avranno moltissime opzioni per pianificare il trasporto di un carico, opzioni che andranno poi ad aumentare esponenzialmente nel prosieguo del gioco, rendendo ancor più strategica la pianificazione di ogni consegna.
La Magellan poi velocizzerà gli spostamenti, permettendoci di teletrasportarci in ogni luogo già connesso alla Rete Chirale. Sarà presente poi anche una nuova struttura costruibile dai giocatori che ci consentirà di piazzare dei punti di teletrasporto dove più ci aggrada. Questi sistemi, però, non potranno essere sfruttati per evitare i viaggi per le consegne, ma serviranno per semplificare gli spostamenti nelle mappe.
Potremo portare un carico direttamente con la Magellan, ma riceveremo una valutazione speciale, chiamata appunto “Magellan”, che ci darà pochissimi punti. Quando invece useremo i teletrasporti costruiti da noi, il carico trasportato verrà depositato negli armadietti del punto di teletrasporto utilizzato, un po’ come succedeva nel primo quando si “saltava” passando per la Spiaggia di Fragile.
Chi ha amato il primo Death Stranding per i momenti rilassanti che offriva nel viaggiare da un punto all’altro della mappa, mettendosi magari a costruire intere reti di zipline o di autostrade, ritroverà questo elemento anche in questo secondo capitolo, stavolta migliorato e con la possibilità di avere molte più opzioni durante gli spostamenti. Dove il gioco però sorprende è in tutti quegli aspetti da molti ritenuti un po’ sottotono nel primo capitolo – ossia i combattimenti, lo stealth e il sistema di progressione.
L’era dei Bastoni
Sam guardava con odio il suo più acerrimo nemico, Higgs. Nessuno sapeva come avesse fatto a ritornare dalla Spiaggia, ma tutto quello che il corriere sapeva è che ora era lì, al comando di un esercito di soldati meccanici che lo avevano immobilizzato. Higgs, dopo aver esordito con una delle sue sgradevoli battute, guardò l’arma di Sam e disse:
“Sembra che per questa volta tu abbia deciso di sostituire la corda con un bastone. Beh, suppongo che anche un corriere debba premere il grilletto di tanto in tanto.”
Dopodiché la prese e la buttò via, lasciando Sam disarmato.
Il primo Death Stranding era un titolo focalizzato soprattutto sulla meccanica delle consegne, base del suo gameplay. Altre componenti, come lo shooting e lo stealth, erano presenti, ma sembravano piuttosto acerbe rispetto agli altri elementi del gioco.
Molti ad esempio ricordano quanto fosse macchinoso scegliere armi e, soprattutto, proiettili per i diversi tipi di nemici, stando attenti a portare munizioni o granate create con il sangue di Sam per le CA e proiettili non letali per gli umani, dato che ucciderne uno voleva dire poi fare una sfacchinata fino all’inceneritore più vicino per evitare un’esplosione in grado di cancellare una porzione della mappa.
Ed è proprio su questi punti che Death Stranding 2 è migliorato incredibilmente. Il sistema è stato snellito: ora in pratica non esistono più proiettili letali e ogni arma si adatta automaticamente ai nemici che si hanno di fronte, permettendoci quindi di portare lo stesso fucile d’assalto per combattere sia umani che CA. Non solo, ora sono presenti molti più tipi di armi.
Oltre ad avere alcune varianti di pistole, fucili d’assalto e fucili a pompa, già presenti nel vecchio gioco, ora avremo a disposizione anche mitragliatori pesanti, fucili da cecchino, pistole lanciagranate e molto altro. Tornano anche alcune armi pensate principalmente per essere non letali, come la Maser Gun e la Bola Gun, entrambe rivisitate e ora più efficaci e precise.
Gran parte di queste armi funziona contro tutti i nemici, anche se esistono ancora alcune armi pensate per essere più efficaci contro alcuni tipi specifici di avversari, come le già presenti granate di sangue o il nuovissimo boomerang di sangue, in grado di tranciare i fili che ancorano le CA al mondo dei vivi. Ovviamente questo è solo un elenco parziale delle armi presenti nel gioco, ma già nel punto in cui eravamo arrivati erano molte di più rispetto all’intero primo Death Stranding.
Per sfruttare tutto questo arsenale vengono introdotti anche molti nuovi nemici. Gli umani ora sono molto più organizzati e troveremo avversari corazzati e armati di tutto punto, alcuni anche con armi letali. È stata inoltre introdotta una meccanica per cui, se si ignora un accampamento nemico troppo a lungo, questo si espanderà e diventerà più difficile da espugnare per via di nemici più potenti e numerosi.
Le CA presentano poi nuovi tipi, come una sentinella in grado di vedere Sam (sì, vedere) a brevi distanze, cosa che le rende ancora più pericolose, dato che non basterà fare silenzio per aggirarle. Dal canto suo, ora Sam ha potenziato la sua abilità di percepire le CA: nel gioco infatti dice proprio, ironicamente, che la sua capacità DOOMS ha subito un level up e ora può vederne le sagome senza usare un BB.
In questo capitolo vengono poi introdotti altri due tipi di nemici. I primi sono degli avversari minori, almeno da quanto abbiamo visto: si tratta delle bestie chirali, degli animali mutati che attaccano Sam in grandi branchi se si avvicina troppo, infliggendo danni a lui e al suo carico.
Ne abbiamo potuti vedere due: alcuni simili a ragni neri fatti di catrame, altri simili a pipistrelli che si muovono come un unico sciame. Gli altri nemici scovati, invece, sono quella sorta di macchine viste anche nei trailer, come quelle controllate da Higgs. Questi avversari robotici si presentano in diversi tipi di unità: alcuni formati da semplici soldati, altri più agili e votati al combattimento corpo a corpo, con alcune piccole unità simili a dei cani e in grado di autodistruggersi.
Non basta però l’aggiunta in massa di armi e nemici per migliorare un combat system, e gli sviluppatori di Kojima Productions lo sanno bene. Le sparatorie ora sono molto più coinvolgenti rispetto a quelle del primo capitolo: Sam è più preciso nell'usare le armi e più agile a schivare e a nascondersi dietro possibili coperture, mentre i nemici sono più agguerriti e intelligenti rispetto al passato: quando saranno in gruppo, infatti, proveranno a colpire il nostro protagonista da più lati.
Ci saranno poi diverse nuove abilità e strumenti che renderanno il combattimento molto più vario e soddisfacente. Ad esempio, potremo usare il fidato Dollman come nostro ricognitore semplicemente lanciandolo verso un punto: sarà così possibile osservare l’area con gli occhi del pupazzo per scoprire la posizione dei nemici (un po’ come abbiamo fatto con il MK II in Metal Gear Solid 4). Non preoccupatevi del doverlo recuperare: il nostro Dollman è infatti in grado di tornare automaticamente da Sam grazie alle sue capacità di bambola senziente.
Forse l’elemento che è rimasto troppo simile al primo capitolo sono invece le boss battle. Ne abbiamo affrontate tre della trama, più una opzionale contro una CA. Proprio questi scontri contro le gigantesche creature dell’aldilà non hanno subito grossi cambiamenti: ci muoveremo in un’arena avvolta dal catrame, tra oggetti rigurgitati dalla melma nera, a volte utili come copertura, raccogliendo le armi e le munizioni rilasciate dalle altre versioni di Sam, mentre scarichiamo tutto il nostro arsenale contro la CA.
Abbiamo poi affrontato un gigantesco robot simile a una piovra, apparso anche nei recenti trailer: qui l’unica differenza è che dovevamo colpirne i punti deboli per metterlo fuori gioco mentre continuavamo a schivarne gli attacchi.
L’ultima boss battle degna di nota tra quelle da noi provate coincide anche con la prima apparizione del personaggio di Luca Marinelli.
Questo scontro ci ha ricordato moltissimo quelli contro Cliff del primo gioco, stavolta in un’ambientazione messicana ispirata ai Dias de los muertos e visivamente incredibile, tanto che ci siamo fermati per ammirarla per almeno un minuto.
Come nel primo gioco, dovevamo attaccare il personaggio di Marinelli (chiamato Neil) mentre guidava dei soldati scheletrici contro di noi. Le migliorie in questo caso sono legate a un’arena più articolata, che si sviluppa in verticale ed è composta da più punti da utilizzare come coperture o per tendere un agguato ai nemici. Anche i soldati sono più coordinati e pericolosi rispetto all’originale.
Se dunque con il primo Death Stranding avevate sofferto per la mancanza di azione, sappiate che nel secondo capitolo questo aspetto è stato migliorato sotto ogni aspetto.
La cosa che però ci ha più sorpresi del gioco è la completa libertà di scelta lasciata al giocatore sul come affrontare gran parte delle situazioni. Ci sono infatti missioni che ci obbligano a liberare aree dai nemici, ma non dovremo per forza affrontarli ad armi spianate.
Anche la componente stealth è migliorata moltissimo: oltre alla maggior selezione di armi per mettere a tacere silenziosamente i nemici, ora le aree sono pensate per offrire molte più coperture (cosa che invece nel precedente capitolo mancava in alcuni punti) e Sam avrà diverse abilità che gli permetteranno di individuare più facilmente gli avversari, soprattutto tramite l’utilizzo del suo radar. Anche qui i nemici ci potranno identificare anche da grandi distanze, ma sarà più semplice pianificare una strategia di successo in modo da ripulire un’intera base senza essere visti.
Se invece volete combattere, sappiate che anche in questo caso la parola d’ordine sarà varietà: oltre alle tante armi utilizzabili in combattimento, potrete persino creare per Sam una build completamente corpo a corpo, equipaggiandolo con un esoscheletro che ne aumenta la potenza fisica, stivali da combattimento e dei nuovi guanti in grado di generare scariche elettriche a ogni colpo, persino con una finisher in grado di elettrificare più nemici in una volta sola.
Come se non bastasse, il gioco vi permette di provare ogni strategia possibile nelle missioni VR, qui ereditate dalla Director’s Cut, che saranno accessibili dalla stanza di Sam – gradito ritorno dal titolo precedente, che darà al nostro protagonista la possibilità di compiere diverse azioni, come mangiare, lavarsi e gestire il suo equipaggiamento, oltre che parlare con Dollman.
L’azione e lo stealth dunque sono stati completamente rinnovati in questo secondo capitolo, offrendo al giocatore i mezzi per giocare come preferisce, che è una parola chiave dell’esperienza: scegliete voi l’approccio ideale all’esperienza che volete avere.
Sappiate che, anche dopo 30 ore di gioco, abbiamo continuato a scoprire nuove armi o equipaggiamenti interessanti da usare in battaglia; ad esempio solo alla fine della prova abbiamo scoperto un tipo di arma in grado di uccidere effettivamente i nemici umani, cosa che pensavamo fosse stata eliminata anche per motivi di background narrativo, e siamo sicuri che ci sia ancora tanto da scoprire.
Un nuovo senso di progressione
L’incendio dilagava alle spalle del leggendario corriere. Anche se nelle UCA non aveva mai affrontato nulla di simile, l’esperienza maturata da Sam in tutte le sue missioni gli aveva permesso di superare anche quel nuovo ostacolo. Ogni consegna eseguita perfettamente, ogni intemperia superata e ogni nemico sconfitto o aggirato gli avevano dato gli strumenti necessari a superare qualsiasi avversità.
Quello che rende il sistema di combattimento e il sistema stealth molto più efficace di quelli del primo titolo è un incredibile sistema di progressione, totalmente nuovo, che rende ogni azione del giocatore significativa e in grado di cambiare l’esperienza di gioco.
Come nel primo Death Stranding, ogni volta che finiremo una consegna ci verranno assegnati dei punti che rispecchiano il nostro stile di gioco, facendo aumentare il nostro livello da corriere. Questi punti però non saranno fini a loro stessi come nel primo capitolo, ma andranno a influenzare un sistema di abilità inedito.
In base al nostro stile di gioco potremo aumentare i valori legati al combattimento, allo stealth e più in generale alla nostra abilità di corriere. Ogni volta che uno di questi singoli valori aumenterà di livello, ci sarà la possibilità di sbloccare nuove abilità in uno skill tree che si evolve adattandosi al modo di giocare degli utenti. Dunque, se prediligeremo per esempio un approccio più diretto, vedremo ampliarsi molto più velocemente lo skill tree dedicato al combattimento rispetto a quello dello stealth.
Le abilità andranno poi comprate con dei punti ottenibili concludendo le varie missioni e daranno a Sam grandi vantaggi; potremo, ad esempio, ottenere la cancellazione del rumore dei suoi passi per renderlo ancora più silenzioso, o il miglioramento del sensore Odradek – che si potrà utilizzare più di frequente e con una maggior portata. Se siete più tipi da combattimento, sarà possibile anche aumentare la cadenza di fuoco, mostrare le aree d’impatto delle granate nemiche e così via.
A queste abilità si aggiunge anche un nuovo sistema di miglioramento legato alle azioni di Sam. Ogni volta che il nostro corriere compirà un’azione, questa andrà a migliorare degli attributi quali resistenza, agilità o forza, e di conseguenza lo vedremo pian piano diventare più resistente alle ferite, in grado di portare più peso o più stabile mentre corre.
Lo stesso discorso si applicherà anche alle armi e al combattimento corpo a corpo. Utilizzando le varie tipologie di armi, si migliorerà ad esempio la precisione della mira, mentre sconfiggendo corpo a corpo i nemici si aumenterà il numero di colpi consecutivi che è possibile sferrare.
A questo aggiungete anche un’enorme possibilità di personalizzazione, non soltanto dello zaino, con batterie o munizioni extra, ma anche dei veicoli, come ad esempio il furgone, che potrà essere dotato di una mitragliatrice automatica o di uno Sticky Cannon, in grado di catturare i carichi abbandonati senza che si debba ogni volta scendere per recuperarli in prima persona.
Avremo poi una grande quantità di missioni secondarie, che continueranno a sbloccare equipaggiamento o abilità di vario tipo, fondamentali per evolvere il proprio stile di gioco.
Tra le missioni secondarie più interessanti da noi viste ve ne sono due tipologie totalmente nuove: in una dovremo trovare dei punti da cui sgorgano delle sorgenti termali e ricostruirle, in un’altra invece dovremo catturare diversi animali e portarli a un rifugio per preservarli. Potremo così vedere il nostro Sam placcare dei canguri o dei koala per poi trasportarli a destinazione (!).
In pratica, qualsiasi attività si faccia, che sia principale o secondaria, si avvertirà un costante senso di progressione che darà ai giocatori la voglia di continuare a impegnarsi per vedere quale nuova interessante ricompensa si potrà ricevere – aspetto, questo, di cui si sentiva molto la mancanza nel primo capitolo.
Meraviglie tecniche
Nonostante la distruzione e la desolazione portata dal Death Stranding, il mondo era ancora in grado di offrire dei paesaggi mozzafiato. La natura infatti riusciva sempre a trovare un modo per sopravvivere e questo fece riflettere Sam su quanto era accaduto in passato sulla Spiaggia.
Death Stranding 2: On the Beach utilizza ancora una volta il motore Decima Engine di Guerrilla Games, che già aveva stupito per la sua incredibile qualità grafica con il recente Horizon: Forbidden West.
L’esclusività per PS5 permette al titolo di sfruttare al massimo la potenza del motore grafico e questo si vede nei suoi paesaggi naturali mozzafiato, che siamo sicuri saranno una gioia per gli amanti della modalità fotografica.
Nonostante ci sia stato detto che la versione da noi giocata non fosse una build definitiva, non abbiamo trovato né bug vistosi né altri problemi tecnici. Il frame rate era stabile, giocato in modalità Qualità su PS5 base, e le animazioni dei personaggi erano fluide e ottimamente realizzate.
In alcune sequenze siamo rimasti stupiti per l’attenzione ai dettagli o agli effetti speciali. Passando con il nostro furgone in mezzo a un incendio, per esempio, abbiamo visto il veicolo annerirsi e ricoprirsi di cenere in tempo reale, mentre la scena in cui si affronta per la prima volta Neil, il personaggio di Luca Marinelli, era stupefacente per l’utilizzo di splendidi effetti di luci e ombre.
Ovviamente, come avrete già intuito dai trailer vari, la colonna sonora di Death Stranding 2 è incredibile: le canzoni ascoltate fino ad adesso sono solo una minima parte di quelle che già noi abbiamo potuto sentire nelle nostre 30 ore, e vi assicuriamo che la qualità è altissima. Kojima è poi un maestro nello scegliere il pezzo giusto da inserire al momento giusto, e rispetto al primo capitolo saranno ancora di più i momenti in cui, mentre ci spostiamo da un punto all’altro della mappa, verrà riprodotta una canzone per creare l’atmosfera più adatta.
Sarà poi finalmente presente un lettore musicale che ci permetterà di creare la nostra playlist preferita scegliendo tra le canzoni del primo e del secondo capitolo. Trovata molto intelligente, in quanto la musica non si interromperà nemmeno nel passaggio tra i menu del gioco, rendendo l’ascolto meno soggetto a fastidiose interruzioni. Queste si avranno soltanto in caso di nemici nelle vicinanze o se si uscirà dalle zone coperte dalla Rete Chirale.
Questo commento è stato nascosto automaticamente. Vuoi comunque leggerlo?