Alla fine della nostra lunga prova di Death Stranding 2: On the Beach, di cui potete leggere ogni dettaglio in questo articolo, abbiamo avuto la possibilità di parlare direttamente con il creatore della saga: stiamo ovviamente parlando del leggendario Hideo Kojima.
Il game designer ha parlato con noi e con gli altri colleghi provenienti da tutto il mondo per circa un’ora, rispondendo a tutte le domande dei presenti – comprese le nostre.
Kojima ha offerto una panoramica ricca di spunti, spaziando dalle dinamiche dello sviluppo e dall'impatto della pandemia sulla creazione di Death Stranding 2 al suo prezioso rapporto con il cast, con un'attenzione particolare a Luca Marinelli, fino a stuzzicare la nostra curiosità con alcune rivelazioni sul futuro della saga.
Passiamo dunque a scoprire tutte le curiosità dietro Death Stranding 2 raccontate direttamente dalla voce di Hideo Kojima.

Così per MGS2, sapevo che le persone ormai capivano meglio il concetto, quindi ho reso le armi più accessibili. Si poteva persino mirare a specifiche parti del corpo dei nemici. Per Death Stranding 2: On the Beach ho usato lo stesso approccio.





Vedendo quanto fatto con Death Stranding 2: On the Beach è certamente una possibilità, ma chissà se alla fine della storia di questo secondo capitolo ci saranno porte lasciate aperte per un eventuale proseguimento...


Resta poi la grande curiosità di comprendere fino in fondo l'affermazione legata al "non ci saremmo dovuti connettere", toccata solo in parte nelle mie 30 ore di gioco – ma anche io non posso (e non voglio!) aggiungere altro per evitare spoiler.









Puoi evitare i nemici facendo un giro più lungo sulla mappa, oppure passando velocemente con un veicolo o una moto in un accampamento, oppure puoi affrontarli; volevo che la scelta spettasse al giocatore. In caso questi scelga il combattimento, abbiamo dovuto modificare il design delle armi per renderle più facili da usare.








Arriva da un luogo molto intimo, da pensieri come il senso di solitudine, il mistero di dove vadano i morti, o il dolore di non aver avuto un vero addio con qualcuno che abbiamo perso.



«Come dicevo prima, questo è un gioco sulla connessione tra le persone. Al di là del fatto che avremmo dovuto connetterci o meno, sono felice di aver potuto incontrarvi tutti. Mi dispiace non aver potuto parlare con ognuno di voi più a lungo. Questa connessione non sparirà. Oggi ci siamo connessi. E possiamo rafforzare ancora questo legame. Ora avete vissuto sia questo evento dal vivo che l’esperienza virtuale di Death Stranding 2: On the Beach.
Godetevi questo momento di comunicazione reale, dal vivo!
Grazie di cuore».
Parole perfettamente in linea con il senso di Death Stranding, un gioco che – come affermato da Kojima stesso in più occasioni – è nato proprio dalle sue connessioni con le altre persone. E ulteriori connessioni tra esseri umani – non "sviluppatori" e "redattori", esseri umani e basta – sono nate proprio in questo evento, e non nego di essermi molto emozionato nel sentire queste parole da parte della persona che con i suoi giochi ha influito enormemente nella mia vita.
Ringrazio dunque anche io di cuore Hideo Kojima e tutto il suo staff per il tempo dedicato a farmi e farci scoprire Death Stranding 2.