La console war è morta: ha vinto il compromesso

Con l'annuncio dell'arrivo di Gears of War: Reloaded anche su PS5, Microsoft ha definitivamente abbattuto un altro pilastro del concetto di esclusiva.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

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C'è stato un tempo in cui bastava nominare un titolo per associarlo immediatamente a una console. Era un automatismo, un riflesso condizionato costruito nel tempo: se dicevi Halo, pensavi a Xbox. Se dicevi Uncharted, era PlayStation. Se pronunciavi Zelda, l'immaginario correva dritto a Nintendo. Le esclusive erano più di semplici giochi limitati a una piattaforma.

Erano bandiere. Simboli. Manifesti identitari.

Oggi, quell'epoca sembra sempre più lontana. Con l'annuncio dell'arrivo di Gears of War: Reloaded anche su PS5, Microsoft ha definitivamente abbattuto un altro pilastro del concetto di esclusiva.

Un tempo bastione di difesa della propria identità, ora il brand Xbox sembra voler scardinare il proprio passato per abbracciare un futuro in cui tutto è condivisibile, replicabile, vendibile.

Ma a quale prezzo?

Il lento declino dell'esclusiva

Le avvisaglie c'erano tutte. La strategia multipiattaforma di Xbox ha cominciato a farsi sempre più presente negli ultimi anni. Prima con i giochi "Play Anywhere", poi con l'espansione su PC, infine con i primi esperimenti su console rivali (pensiamo a titoli come Minecraft e Ori and the Blind Forest, arrivati molto presto su Nintendo Switch). Ma l'approdo di Gears of War su PlayStation non è un semplice passo avanti: è uno spartiacque.

Perché Gears of War non è solo un franchise qualsiasi. È, insieme a Halo e Forza (anch'esso sbarcato su console PlayStation, con notevole successo), uno dei tre pilastri storici dell'identità Xbox.

Portarlo sulla console "rivale" è una scelta che grida discontinuità, che rompe definitivamente con il passato. Non si tratta più di un'operazione strategica: è una dichiarazione ideologica.

Questa svolta arriva peraltro in un momento cruciale per l'intero settore. Il mercato dei videogiochi sta affrontando una transizione non solo tecnologica, ma culturale. Cloud gaming, servizi in abbonamento, intelligenza artificiale nei processi produttivi: ogni tassello di questo nuovo ecosistema spinge verso una smaterializzazione del concetto di console come "luogo fisico" dell'esperienza.

Un tempo, scegliere una console era come scegliere una squadra, un ideale.
. In questo contesto, le esclusive sembrano un fardello del passato. Un limite. Eppure, proprio in un'epoca così liquida, forse servirebbero ancora più ancore, più punti fermi.

Questa decisione è l'ultimo passo verso un mondo videoludico sempre più omologato, dove le differenze tra ecosistemi vengono sistematicamente smussate in nome di un accesso totale.

L'idea è chiara: tutti devono poter giocare tutto, dovunque. Un'idea nobile in apparenza, democratica nel suo spirito, ma che nasconde un effetto collaterale pesante: la perdita di identità.

Se ogni console offre gli stessi giochi, con le stesse esperienze, con gli stessi controller simmetrici e le stesse UI clonate, allora perché scegliere una piattaforma piuttosto che un'altra? Diventa solo una questione di abitudine o di potenza hardware.

Ma non c'è più quel senso di appartenenza, quel legame emozionale che ha sempre distinto i giocatori PlayStation da quelli Xbox o Nintendo.

In questa nuova configurazione, il valore distintivo non è più la libreria esclusiva o l'ecosistema proprietario, ma piuttosto il "servizio". Xbox spinge su Game Pass (che trovate su Amazon, tra le altre cose). Sony ha risposto con i suoi tier di abbonamenti. Nintendo si àncora ai suoi classici e alla nostalgia.

Ma l'anima del videogioco come esperienza unica, irripetibile, contestualizzata in una piattaforma, è sempre più sbiadita.

Il gusto perduto della differenza

Un tempo, scegliere una console era come scegliere una squadra, una fazione, un ideale. Le esclusive erano parte integrante dell'offerta, ma anche della narrazione, della cultura videoludica. Non era solo questione di marketing: era identità.

Kratos non poteva stare su Xbox, così come Master Chief non sarebbe mai potuto apparire su PlayStation.

Era una distinzione che creava valore, dibattito, ma soprattutto attesa. Perché l'esclusiva, in quanto tale, generava desiderio. Alimentava le community, faceva crescere l'hype, aggiungeva un sapore speciale all'uscita di un titolo.

Oggi, invece, viviamo nell'era del tutto e subito, del tutto per tutti. Un'abbondanza quantitativa che, paradossalmente, impoverisce qualitativamente.

La saturazione del mercato, con titoli che escono su più piattaforme in contemporanea, toglie respiro alla narrazione. L'evento si annacqua. Il day-one perde significato. L'hype si consuma in fretta, come un contenuto social che dopo due scroll è già vecchio.

Quando tutto è ovunque, niente è davvero speciale.

La democratizzazione dell'accesso ha portato a una neutralità estetica, contenutistica e narrativa che rende l'offerta videoludica sempre più uniforme. E la decisione di Microsoft di portare Gears su PS5 è solo l'ultimo segnale di questa deriva.

Non si tratta di nostalgia fine a se stessa, né di un cieco conservatorismo – ma di una riflessione sul senso di ciò che stiamo perdendo. Inseguendo il mercato globale, si rischia di cancellare quelle piccole grandi differenze che rendevano il videogioco una forma d'intrattenimento variegata, plurale, divisiva ma affascinante.

È una dinamica che abbiamo già visto in altri ambiti. Pensiamo al cinema blockbuster: stesso cast, stessi effetti, stessi universi condivisi. Tutto riconoscibile, tutto standardizzato. Funziona? Sì. Ma emoziona ancora?

Nel mondo dei videogiochi, il rischio è lo stesso. Gears of War su PS5 potrebbe vendere milioni di copie, certo. Ma quale storia ci racconterà, se non più quella della sua appartenenza?

L'identità, nel gaming, non è mai stata solo un'etichetta. Era una narrazione implicita. Era lo stile grafico di Nintendo, la narrazione cinematografica di PlayStation, la ruvidità di Xbox. Ogni ecosistema raccontava il suo mondo. Con Gears su PS5, quella narrazione viene rimescolata. E rischia di annullarsi.

Gears era la voce roca di Marcus Fenix, l'estetica sporca e muscolare di una guerra disperata. Era un gameplay che non avrebbe potuto essere altro che Xbox, un DNA specifico, codificato nell'immaginario del giocatore.

Vederlo sbarcare su una console diversa genera un cortocircuito simbolico. Non per la qualità del gioco, ma per l'impatto culturale.

Una scelta legittima, ma non indolore

Gears of War su PS5 è una scelta comprensibile dal punto di vista economico. Più pubblico, più vendite, più numeri. Ma ogni numero in più, oggi, è un pezzo di identità in meno. Il confine tra strategia e tradimento, tra apertura e perdita, è sottile. E Microsoft, con questa mossa, ha deciso di oltrepassarlo.

Cosa resterà, fra dieci anni, delle console war? Forse solo i meme. Forse nemmeno quelli. Ma nel frattempo, mentre tutto diventa servizio, algoritmo e accesso universale, vale la pena domandarsi cosa ci stiamo lasciando indietro.

Le console erano molto più che macchine. Erano bandiere. Portatrici di visioni diverse. Di linguaggi, culture, stili. Spegnerle dentro un'industria tutta uguale significa perdere pezzi di storia. E forse, anche un po' di noi.

Chissà se davvero volevamo questo. Chissà se scambiando il sacro fuoco dell’identità per il freddo algoritmo della quantità ci stiamo migliorando, o solo spegnendo. Stiamo davvero evolvendo, o stiamo semplicemente rinunciando? Perché dietro alla parola “accessibilità” si nasconde, in questi casi, spesso una resa, un compromesso.

Forse un giorno giocheremo a The Last of Us o God of War su Nintendo Switch 2, o vedremo un Super Mario Bros. o The Legend of Zelda su Game Pass. Magari lo accetteremo, magari ne godremo. Ma qualcosa, nel frattempo, sarà andato irrimediabilmente perduto.

E il gaming non sarà più lo stesso. E no, secondo me non sarà necessariamente un bene.

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20 Commenti

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Compromesso?
Sono andati in direzione dei soldi.
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scusate ma il Game Pass in pratica funziona come netflix? giochi quello che ti mettono nel catalogo e quando vogliono senza preavviso lo tolgono?
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1
"Regalare" i titoli al day1 sul servizio di abbonamento non paga abbastanza, sopratutto perché hai abituato la tua utenza all'idea che i tuoi giochi non si pagano mai. E un utente che ha abbonamenti pagati 6 euro per 3 anni coi punti ecc. non ce la fai più a chiedergli di sborsare 80 euro per i giochi AAA. Più che la sconfitta delle console a mio parere è più una sconfitta del modello abbonamento: evidententemente non è un business model così sostenibile come sostengono da anni.
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"Regalare" i titoli al day1 sul servizio di abbonamento non paga abbastanza, sopratutto perché hai abituato la tua utenza all'idea che i tuoi giochi non si pagano mai. E un utente che ha abbonamenti pagati 6 euro per 3 anni coi punti ecc. non ce la fai più a chiedergli di sborsare 80 euro per i giochi AAA. Più che la sconfitta delle console a mio parere è più una sconfitta del modello abbonamento: evidententemente non è un business model così sostenibile come sostengono da anni.
Arriveranno a mettere la pubblicità nei videogiochi così come fanno Netflix e Amazon.
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Altro che console war! Quando il game pass non varrà più la candela (per Microsoft ovviamente), dovremo preoccuparci dei nostri portafogli!
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Veramente è solo xbox che si è sputtanata, le altre le esclusive se le tengono strette.
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Altro che console war! Quando il game pass non varrà più la candela (per Microsoft ovviamente), dovremo preoccuparci dei nostri portafogli!
Non vedo l'ora. Sono serio.
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È finita dunque la console war? Purtroppo continua quella tra console e PC, alimentata guardacaso dai giocatori su quest'ultima piattaforma.
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Veramente è solo xbox che si è sputtanata, le altre le esclusive se le tengono strette.
Per ora.
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scusate ma il Game Pass in pratica funziona come netflix? giochi quello che ti mettono nel catalogo e quando vogliono senza preavviso lo tolgono?
"senza preavviso" sì sì come no.
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Mercato alla deriva più totale!!! Xbox meriterebbe di fallire e via.
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scusate ma il Game Pass in pratica funziona come netflix? giochi quello che ti mettono nel catalogo e quando vogliono senza preavviso lo tolgono?
Più o meno è così.
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Veramente è solo xbox che si è sputtanata, le altre le esclusive se le tengono strette.
L'unica a tenersi strette le esclusive è Nintendo.
Sony ormai pubblica anche su PC, seppur un paio d'anni dopo, quindi tolti GT e (forse) Astro Bot esclusive non ne ha.
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È finita dunque la console war? Purtroppo continua quella tra console e PC, alimentata guardacaso dai giocatori su quest'ultima piattaforma.
Il PC non è una console, ed è sempre stata "aperta". Non vedo quella gran rivalità.
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È finita dunque la console war? Purtroppo continua quella tra console e PC, alimentata guardacaso dai giocatori su quest'ultima piattaforma.
Ma no non è un discorso di console war è un discorso di identità. Qua Xbox si è totalmente venduta al dio denaro, oltre che il cervello di Spencer e co. Il mercato ha bisogno di elementi distintivi che offrano anche concorrenza per essere da stimolo a fare meglio e offrire sempre il meglio a noi videogiocatori.

Il futuro che si prospetta è di una Sony ancora più monopolista che porterà ps6 a 999 euro sicuro con i giochi che potrebbero davvero costare 100 euro!!!
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Ma no non è un discorso di console war è un discorso di identità. Qua Xbox si è totalmente venduta al dio denaro, oltre che il cervello di Spencer e co. Il mercato ha bisogno di elementi distintivi che offrano anche concorrenza per essere da stimolo a fare meglio e offrire sempre il meglio a noi videogiocatori. Il futuro che si prospetta è di una Sony ancora più monopolista che porterà ps6 a 999 euro sicuro con i giochi che potrebbero davvero costare 100 euro!!!
È quello che tanta gente non capisce. Quando pensi a Xbox ora come ora a cosa pensi? Non pensi ad una console vera a propria, ad un ecosistema unico nel suo genere, dove ci sono giochi unici nel suo genere (oltre al game pass per carità nel bene e nel male)... Xbox ha palesemente perso la sua identità, e anche la sua presenza sul mercato
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La console war finché esisterà Nintendo con le sue esclusive esisterà eccome
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Il PC non è una console, ed è sempre stata "aperta". Non vedo quella gran rivalità.
Non direi proprio a giudicare dal veleno di certe comunità di pc gamer, basta fare un giro su multiplayer per rendersene conto.
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Nono ragazzi, non è morte per niente. Ossia si, è morta, ma con un vincitore (non ho console, sia chiaro). Come ho detto ironicamente da tempo, e oggi per flammare, per pochi.... Una PS può essere una XBX. Una XBX non può essere una PS. Tutto Microsoft è ovunque da sempre, gsmepass fruibile anche sui tostapane, clouding, e altre console e ora tutto arriva su Sony. Ogni singola esclusiva Sony e parliamo di almeno 20 all'anno non sono mai state portate e per ora mai lo saranno su Microsoft. Praticamente Sony ha retto, Microsoft ha ceduto, per vendere i suoi prodotti (investimenti software) li ha dovuti distribuire sulla concorrenza per ricavarci, agevolando ancora di più la vendita delle console nemiche, non rientrando neanche con l'esclusività del gamespass che tanto osannano. Indi per cui Microsoft sinè tagliata fuori dall' hardware ammettendo le basse vendite e l'impossibilità di fare numeri col software, Sony ha venduto più del doppio e vendere ancora di più grazie a questa scelta di Microsoft che potrà giusto raccimolare qualche spiccioli ormai dalla vendita dei giochi, ed infatti da più di un anno si sa che Microsoft ha come unica possibilità di univocità e sopravvivenza quella di esser la prima e più avanti ad offrire SERVIZI, Xbox come marchio, noi console, ovunque, su steam deck, su PlayStation, su PC, sulle TV... E differenziarsi sull hardware proponendo una via di mezzo, una console portatile, una Xbox nuova magari, ma non potrà più rivaleggiare con un eventuale PlayStation 6, non potrà neanche lontanamente avvicinarsi e chi dice il contrario è un fan boy che non sa analizzare neanche il suo conto corrente. Praticamente è finita la console war, si, ma perché Microsoft è virtualmente morta nelle console. Se hai una PS ora giochi tutto (parlo di console, non PC) e le cavolate di confronto di potenza coi video fanno ridere, così come i confronti dei servizi che sono PERSONALI, a te piace il pass per 4 esclusive al day One? A me non serve, mi piace il plus per giocare i giochini ps1 e PS2 magari... I servizi sono una battaglia a parte e personalissima. Il punto è che ora che Microsoft punterà solo su servizi, sul marchio e sul gamepass, con la potenza di mercato che ha Sony basta che alla prossima gen si inventa il suo servizio e Microsoft non ha avrà niente di particolare neanche in questa nuova fascia di mercato dove tuttavia ha pensato di arrivarci per prima.
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