Quando InZOI è stato presentato nel 2023 con i suoi trailer realistici, molti fan dei life simulator hanno pensato: ecco il gioco che spodesterà The Sims. Tra cui io, che ho vissuto The Sims letteralmente come un capostipite della mia esperienza videoludica, essendo stato anche uno dei miei primi giochi su PS2.
L’idea di un rivale diretto, con una grafica più moderna e un’impostazione apparentemente più realistica, quindi, ha acceso l’entusiasmo di chi da anni desiderava un’alternativa credibile al titolo di Maxis. Qualcosa di nuovo perché, diciamocelo, dopo tanti anni di The Sims avvertivamo tutti l’ora di cambiare un po’ l’aria da un punto di vista creativo.
I titoli di EA nel tempo sono cambiati, è vero, ma l’anima e il fulcro - anche giustamente - è sempre stato molto simile. E l’idea di qualcosa di differente, con una lettura completamente nuova e moderna ha davvero mosso l’interesse di tutti.
Eppure, a distanza di tempo, nonostante le promesse e le aspettative, la realtà del confronto è diversa da quanto sperato: The Sims rimane ancora il punto di riferimento del genere e su questo c’è davvero poco da dire. O, meglio ancora, rimane la vera anima dei life simulator, senza essere stato minimamente scalfito da InZOI.
L’eredità di The Sims
Il fenomeno di InZOI ha mostrato le sue ambizioni ma non è riuscito – almeno per ora – a toccare minimamente il predominio di un franchise che da oltre vent’anni detta le regole in questo settore. E, seppur con tanti difetti, è innegabile che il trasporto videoludico rappresentato dal franchise di The Sims - dal primo fino al 4 compreso - abbia ancora tanto, tantissimo da insegnare a InZOI.
Per comprendere il confronto, bisogna partire da un dato fondamentale: The Sims non è solo un videogioco, è letteralmente un’istituzione culturale. Nato nel 2000 da un’idea di Will Wright, il franchise ha introdotto il concetto di simulare la vita quotidiana in un ambiente virtuale aperto, consentendo ai giocatori di creare case, gestire famiglie, esplorare aspirazioni e relazioni sociali. Qualcosa di unico, che avrebbe sconvolto il mondo dei videogiochi.
Nel tempo, la saga ha superato i 200 milioni di copie vendute in tutto il mondo, diventando una delle serie videoludiche più longeve e riconoscibili. Ogni generazione – da The Sims 1 fino a The Sims 4 – ha saputo conquistare il pubblico con nuovi strumenti creativi: dai codici di costruzione leggendari come motherlode e moveobjects on, alle espansioni che hanno ampliato il gameplay con viaggi, stagioni, carriere e creature soprannaturali.
Questa lunga storia ha creato un legame emotivo tra giocatori e franchise: per milioni di fan, The Sims non è solo un gioco, ma una parte della propria infanzia, adolescenza o vita adulta.
Un nuovo titolo come InZOI deve quindi competere non solo sul piano tecnico, ma anche con la memoria collettiva di chi è cresciuto con i Sims. E non vi nego che per me stessa, sradicare qualcosa di così presente nella mia vita e pensare di dover “passare avanti” non è stato facile. E infatti.
Quando il team coreano Krafton, già famoso per PUBG, ha svelato Inzoi, la reazione online è stata esplosiva. Il trailer mostrava personaggi estremamente realistici, ambienti urbani dettagliati e un sistema di illuminazione avanzato. L’idea di un life simulator che potesse finalmente offrire grafica di nuova generazione, letteralmente al passo con i trend e gusti dei nostri giorni e un mondo più credibile rispetto allo stile cartoonesco di The Sims 4 ha catturato l’attenzione di un pubblico desideroso di rinnovamento.
InZOI prometteva anche meccaniche sociali più profonde, con città dinamiche, routine quotidiane realistiche e un livello di personalizzazione del personaggio molto avanzato. Sembrava il titolo perfetto per superare i limiti storici di The Sims, spesso criticato per non aver innovato abbastanza sul piano tecnico ed essere rimasto decisamente poco realistico, salvo alcuni elementi e dinamiche aggiunte con DLC, espansioni e (non neghiamolo) mod che stravolgono addirittura il gioco.
Ma le promesse iniziali non sempre si traducono in realtà al lancio, e questo è il primo punto debole che ha pesato su Inzoi. La verità è che, forse sul filone di questo periodo in cui tutto è apparenza e veramente poco contenuto, abbiamo trovato InZOI più un bell’involucro che un mondo di gioco divertente e immersivo. E da qui, anche per me che scrivo questo articolo, è stata solo una grande delusione.
Il fattore contenuti
Uno dei motivi principali per cui The Sims continua a dominare è la quantità e varietà di contenuti disponibili, ufficiali e anche creati costantemente da una community che ha “fame” di fare e ottenere sempre di più in questa bolla magica che è The Sims.
Dopo anni di espansioni, pack e kit, The Sims 4 offre oggi migliaia di oggetti di costruzione, stili di arredamento, vestiti, scenari e interazioni sociali. Chi gioca a The Sims può già contare su una libreria sterminata di contenuti ufficiali e, soprattutto, su una community di modder e creatori di CC (Custom Content) che ha reso il gioco praticamente infinito. Io conto ormai oltre un migliaio di ore solo su The Sims 4.
Le mod vanno dalle acconciature realistiche ai nuovi tratti caratteriali, fino a intere carriere o eventi stagionali creati dai fan. InZOI, al contrario, ha sofferto sin dal lancio di un’offerta contenutistica limitata. Anche se la grafica è più moderna, i giocatori hanno trovato poche opzioni di arredo, interazioni ancora basilari e ambientazioni non abbastanza varie. Anche personalizzare i personaggi, per quanto belli, è un’amarissima delusione. Per un genere che vive di libertà creativa, la scarsità di scelta si traduce in un’esperienza di gioco che tende a esaurirsi davvero troppo presto.
Oltre ai contenuti estetici, ciò che rende The Sims irresistibile è la sua struttura di gameplay collaudata: un mix di bisogni da gestire, aspirazioni, drammi familiari e possibilità di raccontare storie. La simulazione della vita quotidiana, per quanto non perfetta, è stata affinata in vent’anni e permette ai giocatori di creare micro-drammi domestici o carriere epiche senza troppi ostacoli tecnici.
InZOI, pur volendo puntare sul realismo, non ha ancora raggiunto lo stesso livello di profondità nelle relazioni tra personaggi, negli eventi spontanei e nella gestione della progressione. Il realismo grafico da solo non basta se le interazioni restano rigide o ripetitive. Questa differenza si nota soprattutto nei dettagli: The Sims permette situazioni emergenti, come litigi improvvisi, gelosie, feste andate male, che rendono ogni partita imprevedibile ed estremamente divertente.
InZOI, al momento, non ha ancora quella varietà di eventi che crea un senso di “vita simulata” credibile e sorprendente. Tutto, seppur esteticamente realistico, è vuoto, privo di trasporto.
C’è poi un fattore intangibile ma potentissimo: la nostalgia e il peso del brand. The Sims, come accennavamo all'inizio di queso articolo, è parte della cultura pop: chiunque abbia mai giocato a videogiochi negli ultimi vent’anni conosce almeno di nome e fama il franchise. Questa familiarità crea un senso di fiducia che spinge i giocatori a tornare anche quando ci sono nuove alternative. E infatti, chissà come mai, continuo io stessa ad acquistare espansioni anche discutibili...
InZOI, pur avendo buone carte da giocare, è ancora un outsider. Deve costruire da zero una reputazione, conquistare il pubblico con aggiornamenti costanti e far dimenticare eventuali delusioni iniziali. Finché non riuscirà a stabilire un’identità forte e un legame emotivo con i giocatori, sarà difficile competere sul piano della fedeltà del pubblico.
Molti giocatori attratti da InZOI hanno visto nella grafica realistica il principale punto di vantaggio rispetto a The Sims. In primis, lo ammetto, io stessa. Convinta che quest'estetica mi avrebbe in qualche modo trasportato oltre qualsiasi mancanza. Tuttavia, il realismo visivo non è sempre sinonimo di miglior esperienza di gioco.
Lo stile più stilizzato di The Sims è risultato, negli anni, più versatile e immersivo: permette di creare espansioni fantasiose, creature soprannaturali, scenari stravaganti senza il peso di dover mantenere la coerenza con un mondo troppo realistico. E in più - senza alcun dubbio - è uno stile unico. InZOI, con il suo look realistico, potrebbe finire per limitare la creatività a favore della credibilità grafica. È una scelta estetica che può piacere, ma che non garantisce varietà a lungo termine.
Quindi, alla fine, chi vince?
Nell’insieme di fattori che vanno oltre il mero comparto tecnico: contenuti, gameplay collaudato, community attiva, nostalgia e supporto costante che rendono il gioco "vivo", The Sims insegna con grande maestria (e anche con i difetti che il franchise porta con sé). Forse è questa la vera differenza tra tutte, quella che davvero crea un divario enorme tra un gioco e l'altro.
InZOI rappresenta senza dubbio una ventata d’aria fresca e ha mostrato il potenziale per modernizzare il genere, ma deve ancora crescere e ampliare la sua offerta per diventare un rivale alla pari. L'anima vera del gioco, ancora non la vediamo.
Per ora, The Sims mantiene il trono dei life simulator non perché sia perfetto, ma perché ha costruito negli anni un ecosistema solido, capace di coinvolgere giocatori di tutte le età e mantenere viva la passione per crearci una piccola bolla virtuale, dove la quotidianità e la monotonia - paradossalmente - sembrano una vera liberazione.
Il futuro, tuttavia, resta aperto: se Krafton saprà ascoltare la community, ampliare i contenuti e migliorare le meccaniche di gioco, il divario potrebbe ridursi. E la sfida potrebbe diventare reale e interessante. Staremo a vedere!