The Witcher 3: Wild Hunt è uno di quei titoli che ormai risuonano familiari a chiunque ami i videogiochi.
Ma cosa sarebbe successo se il celebre action RPG di CD Projekt Red (che trovate su Amazon) avesse avuto un nome completamente diverso?
Perché, sì, a quanto pare l’iconico sottotitolo "Wild Hunt" non è stato affatto la prima scelta del team di sviluppo polacco.
A rivelarlo è Michał Platkow-Gilewski, vicepresidente della comunicazione e PR di CD Projekt Red, in una nuova intervista concessa a Eurogamer in occasione del decimo anniversario del gioco:
«Mi piaceva Northern Lights. Per un momento si chiamava The Witcher 3: Northern Lights. Non è mai arrivato neppure alla fase di concept per il logo, ma sulla lavagna c’è stato, per un po’.»
Un altro titolo preso seriamente in considerazione fu "A Time of Axe and Sword", che Platkow-Gilewski ricorda come una delle opzioni più vicine alla versione finale:
«Sì! Per un po’ di tempo sembrava dovesse essere quello il titolo. Ma era uno scioglilingua… è per questo che è morto in fretta. Ricordo che avevo preparato un documento con quel nome come definitivo, e con alcuni colleghi scommettevamo su quanto sarebbe durato. Non è durato molto.»
La svolta è arrivata con l’adozione del nome definitivo: "Wild Hunt". Una scelta che si è rivelata perfetta da più punti di vista. Non solo il nome fa riferimento diretto all’antagonista principale del gioco – la Caccia Selvaggia che insegue Ciri in ogni angolo del mondo –, ma risulta anche immediatamente evocativo, capace di catturare l’immaginazione di chi non conosce la saga.
«Nel momento in cui ci è venuto in mente Wild Hunt, abbiamo capito che era quello giusto.»
All’epoca, nel 2013, il franchise non era ancora un fenomeno globale. I primi due giochi avevano venduto circa 5 milioni di copie complessive, una cifra lontanissima dai 60 milioni raggiunti oggi da The Witcher 3.
Non esisteva alcuna serie TV su Netflix e i romanzi di Andrzej Sapkowski non erano ancora diventati best seller internazionali.
E proprio per questo motivo, il team temeva che il numero "3" nel titolo potesse spaventare i nuovi arrivati. La soluzione fu quella di trasformare il numero in tre graffi simili a quelli dell’elmo di Eredin, l’antagonista principale, inseriti nel logo.
Ma è interessante pensare a come un semplice titolo avrebbe potuto influenzare la percezione – e forse anche il successo – di un’opera che ha definito un’intera generazione di RPG occidentali.