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Pro
- Idea originale e coraggiosa
- Citazioni e fanservice ben riusciti
- Buon entry point per il genere
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Contro
- Gameplay poco rifinito
- PACC poco necessario
- Difficoltà poco bilanciata
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Bandai Namco
- Produttore: Bandai Namco
- Testato su: PS5
- Piattaforme: SWITCH , SWITCH2 , PC , PS5 , XSX
- Generi: Platform , Azione
- Data di uscita: 18 luglio 2025
Se mi avessero detto che nel 2025 avrei giocato a un metroidvania con protagonista Pac-Man, non ci avrei creduto. Per quanto l’iconico personaggio di Bandai Namco abbia avuto innumerevoli declinazioni videoludiche nel corso della sua lunga carriera, questa era davvero l’ultima che mi sarei aspettato di vedere.
A ben vedere, però, eravamo già stati preparati dall’episodio di Secret Level dedicato a PACC (potete vederla su Prime Video), una sorta di prologo a Shadow Labyrinth: un cortometraggio che cercava di inserire la sorridente pallina gialla in un contesto più dark e cupo — non senza suscitare qualche perplessità tra i fan di lunga data.
Nel corso dei suoi quarantacinque anni di carriera ci siamo abituati a vedere Pac-Man in tante vesti, ma quasi sempre fedeli, almeno nello spirito, ai colori accesi e alla spensieratezza del classico arcade. È quindi strano — e in parte dissonante — pensare a Pac-Man in un contesto così violento e oscuro.
Eppure, Bandai Namco ci ha creduto al punto da realizzare non solo un corto dedicato, ma anche un intero videogioco. E non finisce qui: Shadow Labyrinth trova addirittura un posto ufficiale nella timeline dell’universo condiviso dei titoli arcade della casa.
Un multiverso oscuro
Su questo aspetto non mi soffermerò troppo: ammetto di aver scoperto l’esistenza di tale universo narrativo proprio con Shadow Labyrinth. Ho appreso, ad esempio, che titoli come Galaga e simili sono legati da un filo conduttore piuttosto articolato, difficile da ricostruire qui. Basti sapere che questo gioco ne fa parte, e lo dichiara apertamente con eventi narrativi importanti — come la sconfitta del generale dei Galaga sul pianeta in cui è ambientato il gioco.
Tuttavia, l’universo narrativo è solo uno sfondo, una serie di citazioni che faranno felici i nostalgici. Il cuore del gioco è la sua scrittura, che — pur con qualche altalenanza — riesce a dare vita a personaggi sorprendenti e, in certi casi, persino memorabili.
Sorprende davvero scoprire questa nuova personalità di PACC, che gli dona una dimensione narrativa mai raggiunta prima. Tuttavia, rimane il dubbio: il gioco avrebbe funzionato anche con un altro protagonista? Purtroppo, la risposta è sì. L’idea è interessante, il contesto funziona, ma Pac-Man non è davvero essenziale al risultato finale.
Tralasciando la trama — piena di colpi di scena che è giusto non rovinare — concentriamoci sul gameplay, vero pilastro del genere metroidvania.
Come già emerso nell’anteprima, il gioco non reinventa nulla. Anzi, prende ispirazione a piene mani da Hollow Knight e Nine Sols. Sommando gli elementi chiave di questi due titoli, si ottiene il gameplay di Shadow Labyrinth. Certo, cambiano i nomi di amuleti e abilità, ma i pilastri su cui poggia l’esperienza sono quelli.
Detto questo, esistono anche idee originali, per fortuna. Due modalità sono chiaramente ispirate alla natura arcade di Pac-Man: i labirinti e i percorsi nei “tubi speciali” in cui si controlla direttamente PACC.
In queste sezioni, il nostro protagonista spadaccino viene assorbito da PACC, che si muove al posto suo. Il giocatore può liberarlo temporaneamente per colpire i nemici presenti sul percorso. Se nell’anteprima avevo segnalato una certa confusione in queste fasi, posso dire che il tutorial presente nella versione finale è riuscito a chiarire molti dubbi. Resta però una gestione un po’ macchinosa, soprattutto quando il platforming e i combattimenti si fanno più frenetici.
I labirinti, invece, rivisitano in chiave moderna il gameplay classico: usando le abilità di salto e movimento di PACC, bisogna mangiare quanti più fantasmini possibile per sbloccare il boss finale. Il punteggio finale e le ricompense variano in base alla nostra bravura. L’idea è ottima, ma cozza con alcune criticità strutturali del gioco.
E qui arriviamo ai problemi principali. Shadow Labyrinth è confuso nella gestione delle distanze: è difficile capire quando si subisce danno, quanto siamo vicini al nemico, o quanto spazio serve per colpire. Dopo le prime dieci ore, diventa complicato anche calibrare i salti con i ganci.
Insomma, per quanto tragga ispirazione da ottimi giochi, Shadow Labyrinth non riesce a raggiungere la stessa pulizia, risultando molto altalenante sia nella qualità sia nella difficoltà. Alcune sezioni sono eccessivamente facili, altre inspiegabilmente difficili, senza un senso di progressione coerente.
Una difficoltà poco bilanciata
Le cause sono molteplici: spawn poco intelligenti (nemici invisibili o che si incastrano da soli), collisioni imprecise, e un generale squilibrio nella struttura delle mappe. Il gioco alterna momenti di grande design — con scorciatoie ben studiate — a sezioni vuote e noiose, che sembrano solo allungare il brodo.
Non esiste una via di mezzo: o qualcosa è fatto benissimo, oppure malissimo. Questo rende Shadow Labyrinth difficile da giudicare nel suo complesso.
Certo, riesce comunque a divertire e rappresenta un buon entry level per chi si avvicina al genere. Inoltre, è una tappa interessante per chi segue con curiosità la continuity arcade di Bandai.
Sì, la scelta del genere è ruffiana, e le ispirazioni sono evidenti. Ma dopotutto, se devi copiare… meglio farlo dai migliori, no?