I giochi lineari? Sono più facili da fare, parola dell'autore di The Last of Us

Bruce Straley, co-autore di Uncharted e The Last of Us quando lavorava per Naughty Dog, ha detto la sua sui videogiochi lineari.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Sappiamo che i videogiochi sono diventati sempre più grandi, con il tempo, un po' in tutti i sensi. Se c'era un tempo in cui le esperienze erano molto lineari e guidate, di recente abbiamo visto sempre più titoli puntare su un approccio più aperto, che spesso si è affiancato a dinamiche da sandbox e da vero e proprio open world.

Questo ha portato, in alcuni casi, a un estremo opposto: abbiamo visto tantissimi giochi puntare sull'open world, mentre magari sarebbero stati più gradevoli (e raccontati meglio) se si fossero tenuti su un modello lineare.

A dare una ulteriore prospettiva sul dibattito c'è anche l'intervento di Bruce Straley, veterano dell'industria che in passato ha lavorato soprattutto con Naughty Dog, da co-autore della saga di The Last of Us e di quella di Uncharted (che potete recuperare su Amazon).

Con un sintetico messaggio sul suo profilo Twitter, infatti, Straley ha affrontato la cosa dal punto di vista della difficoltà di realizzazione, scrivendo:

«I giochi lineari sono semplicemente più facili da fare.

Ecco. L'ho detto».

A seguire il messaggio dell'oggi leader di Wildflower Interactive c'è anche quello di Alex Hutchinson, veterano dell'industria (fu creative director di Assassin's Creed III e di Far Cry 4), che ha espresso un parere probabilmente impopolare.

Secondo Hutchinson, infatti, quanto detto da Straley sono «fatti», opinione a cui fa seguire che «e sono anche giochi meno interessanti, in generale», riferita proprio alle esperienze lineari rispetto a quelle più aperte.

Diversi giocatori si sono detti abbastanza perplessi dall'idea di Hutchinson, facendogli notare che si tratta di una generalizzazione e che il fatto che siano lineari non significa che siano meno interessanti – soprattutto se pensiamo che a volte gli open world sono così grandi da risultare tristemente vuoti (e ne sappiamo qualcosa).

In passato, Hutchinson aveva fatto discutere gli appassionati anche per il suo parere sullo streaming di videogiochi, espresso mentre lavorava per Stadia Games and Entertainment.

Diversi anni fa, Straley aveva anche rilasciato delle interessanti dichiarazioni sulla dissonanza ludonarrativa e il bisogno dei videogiochi AAA di coinvolgere fin dai primi secondi – il che spingeva gli autori ad avere delle scene incentrate sull'adrenalina e a far cominciare spesso le cose in medias res, a prescindere dalla storia che si voleva raccontare.

Oggi l'autore ha fondato un suo team e siamo in attesa di scoprire le prossime esperienze che il suo talento offrirà ai videogiocatori.