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Pro
- Combat system profondo e soddisfacente, accessibile anche ai giocatori più temerari.
- Level design e esplorazione di alta qualità, con mappa vasta e segreti intriganti.
- Storia ben raccontata e fruibile anche da chi non ha giocato Hollow Knight.
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Contro
- Curva di difficoltà ripida, soprattutto per i nuovi giocatori.
- Alcune quest opzionali risultano poco interessanti e sembrano filler.
- Libertà nella sequenza delle aree può rendere l’esperienza meno armoniosa rispetto al “golden path”.
Il Verdetto di SpazioGames
Questo però non vuol dire che sia il miglior metroidvania mai realizzato, o che Team Cherry sia il primo studio di sviluppo a compiere imprese del genere. Quello che è sicuro è che ci troviamo di fronte a uno dei titoli più belli, e importanti per mille ragioni diverse (non solamente ludiche) di questo sempre più affollato 2025.
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Team Cherry
- Produttore: Team Cherry
- Piattaforme: PC , SWITCH , PS5 , PS4 , XSX
- Generi: Azione , Avventura
- Data di uscita: 4 settembre 2025
Silksong è un manifesto che comunica all’intero settore, in maniera insindacabile, due messaggi molto importanti: il primo è la conferma che ci sarà sempre la giusta risonanza mediatica per le produzioni realizzate con cuore, passione e rispetto verso i giocatori; la seconda è che l’intera industria è ufficialmente “dentro fino al collo” in quella che sembra una rappresentazione videoludica degli anni d’oro di MTV.
Se del primo messaggio ne parleremo a lungo in questa recensione; per quanto riguarda il secondo vorrei solo farvi notare come, ciclicamente, ci si trova ad assistere a una vera e propria follia collettiva che anticipa, o segue per varie ragioni, l’uscita di quello che è “il gioco del momento”.
Si tratta di una maledizione che può colpire qualunque titolo, basta solo che se ne parli in maniera più massiccia del solito, che gli si ponga più attenzione in un periodo di tempo molto breve e il rituale è completo.
Quel titolo diventerà istantaneamente un “trend” arrivando a venire citato dalla stampa generalista, essere trattato da content creator di settori completamente diversi, fino al generare migliaia di “phantom fan” in tutto il mondo che, pur non sapendo neanche di cosa si tratti, ne sono letteralmente ossessionati esclusivamente per la paura di rimanere esclusi dalle conversazioni che invadono i “salotti culturali virtuali”.
Un fenomeno di massa
Ricordate Baldur’s Gate 3? Elden Ring? Il più recente Clair Obscur? Anche solo il primo Hollow Knight? Tutti fenomeni nati da quel connubio letale fra: ottime qualità e diffusione in canali atipici per questo genere di prodotti.
Se da un lato questo riconoscimento globale sarebbe più che meritato, vista la caratura dei titoli appena citati. L’aspetto negativo di questo “successo esplosivo” è l’arrivo di una schiera di nuovi acquirenti poco informati, che non ha la minima idea di cosa abbia acquistato e che, soprattutto, ha l’arroganza di pretendere che il loro nuovo gioco gli piaccia e li intrattenga… anche se a tutti gli effetti non è un prodotto per loro.
Perché farvi questo lungo cappello? Perché come da copione Silksong ha generato una follia collettiva al momento del suo annuncio ufficiale, conseguentemente ha fatto collassare i server di tutti gli store online (non importa se di Valve, Microsoft o Nintendo) il giorno del lancio e, come da pronostico, ha dato il via a una fiumana di critiche da parte di giocatori arrabbiati perché il “gioco è troppo difficile”, dispersivo, complesso, eccetera eccetera.
Dall’altra parte della barricata, invece, troviamo i fan del primo Hollow Knight, nonché tutti quei giocatori che stanno godendo appieno degli enormi meriti dell’ultimo lavoro di Team Cherry, che inneggiano in coro di essere di fronte “al miglior gioco della storia”, a “un’opera irrealizzabile in un contesto come quello in cui verte l’industria attualmente”, oltre che “al titolo che ha detronizzato Symphony Of The Night”. Come in moltissime di queste storie, però, la verità sta nel mezzo.
Chiariamo subito un paio di cose: Silksong non è il miglior metroidvania della storia; così come Team Cherry non è il primo studio di sviluppo, di piccole dimensioni, che punta tutto su un'idea e, mosso da una passione incredibile, decide di lavorarci per anni fino a che non è esattamente come la vogliono loro.
Sicuramente, però, Silksong, così come Hollow Knight prima di lui o Cuphead se vogliamo scomodare un altro team di assoluto talento, è una produzione che ribalta le convinzioni di un settore, quello videoludico, che da troppi anni preferisce non rischiare, puntando tutto su una quantità ossessiva, nel vano tentativo di fare cassa con i trend del momento.
Lo sviluppo di Silksong, difatti, inizia assieme ai contenuti aggiuntivi realizzati per Hollow Knight. Lo scopo di Team Cherry era quello di realizzare una espansione stand-alone che seguisse la storia di Hornet e si innestasse nel tessuto narrativo del titolo principale.
Quando provai il titolo per la prima volta nel 2019, sia Grottamuschio che Piattafonde (inclusa la boss fight presente in quell'area) erano già giocabili e, riguardando le capture fatte all'epoca, mi sono reso conto che non solo quelle aree sono cambiate poco in termini di planimetria ma, soprattutto, che quella dichiarazione di Team Cherry del voler creare un'espansione che mettesse alla prova chi aveva sviscerato ogni aspetto del titolo principale, era ancora presente.
Danni doppi (almeno fino all'arrivo della patch correttiva di cui vi parlerò fra poco), nemici sfidanti, moveset diverso rispetto a quello del Knight (con conseguente curva di apprendimento da intraprendere) e duelli all'arma bianca maggiormente nevrotici e il cui "core" si basa su posizionamenti rapidi, parry e salti precisi.
Insomma tutto quello che si poteva chiedere da un'espansione post-game, ma che forse avrebbe necessitato di essere rivisitata un minimo nel momento in cui Team Cherry ha deciso di rinviare Silksong per farlo diventare un vero e proprio nuovo titolo per il franchise.
Sia chiaro, Silksong non è un titolo di FromSoftware e non è nemmeno così difficile come tutti lo stanno dipingendo da una settimana a questa parte, però è sicuramente un titolo molto sfidante e, per quanto risulti dannatamente appagante, propone una curva molto più ripida del suo predecessore, proprio in virtù della sua natura originaria.
Questo non toglie però che il combat system sia il punto più alto dell'intera produzione. Team Cherry è stata in grado di realizzare delle fondamenta solidissime che riescono a sorreggersi perfettamente con una manciata di comandi (salto, attacco e attacco in salto).
Sia chiaro, Hornet (la protagonista) acquisirà tantissime abilità durante il suo viaggio atte a espandere ogni aspetto del suo moveset, ma è sorprendente come sia possibile, se si è abbastanza temerari, ignorare emblemi, salti doppi, planate, trappole, strumenti e schivate, e riuscire comunque a fronteggiare un boss poggiandosi solo sulle fondamenta del combat system.
Non piace l'attacco in salto diagonale? Si può cambiare applicando un emblema che modifica tutti i pattern di attacco di Hornet rendendoli più rapidi e veloci, modificando anche l'offensiva in salto, riportandola come nel titolo originale.
Questo, però, è solo uno dei decine di esempi che potrei farvi, fra sei emblemi che stravolgono il moveset di Hornet, decine di accessori da caccia, amuleti con bonus difensivi o passivi e attacchi speciali: ognuno potrà trovare un insieme di elementi che rappresentino al meglio il proprio stile di gioco.
Come si gioca?
Silksong, però, non offre solo un combat system incredibilmente stratificato, ma presenta anche una mappa che, per dimensioni e qualità dei contenuti al suo interno, fa impallidire quella del precedente episodio, oltre che quella di numerosissimi metroidvania attualmente in commercio.
Vastissima, ricca di cose da fare, ricolma di segreti e missioni secondarie, la mappa di Silksong è una vera e propria goduria da esplorare. Ogni ambiente è talmente tanto vivo e tangibile da spronare sempre il giocatore a cercare di interagirci.
È una sensazione difficile da descrivere a parole, ma ogni ambiente che si percorrerà con Hornet sembrerà respirare con la protagonista. Basta soffermarsi un secondo, senza correre, senza combattere, per notare come la perfetta miscela fra comparto sonoro e grafico riesca a restituire un'immersione che stupisce ogni volta.
Ovviamente, però, per quanto tutto sia bellissimo, ai giocatori interessa il level design. Niente di cui temere: ogni sezione di Silksong, se presa individualmente, è confezionata con una cura maniacale. Ogni salto, ogni piattaforma, ogni ostacolo, ogni segreto, è concepito per risultare sempre al posto giusto.
Le sfide più ostiche, per intenderci quelle composte da salti precisi e da una perfetta concatenazione delle abilità, sono sempre sfidanti, appaganti, a tratti frustranti, ma mai disoneste per il solo piacere di risultare difficili.
L'unico vero problema del level design di Silksong è dato dal fatto che Team Cherry ha voluto garantire la stessa libertà ai giocatori proposta con il precedente capitolo, permettendogli di cambiare il percorso predefinito e affrontare l’avventura seguendo un ordine diverso.
Il risultato però risulta meno armonioso che seguendo il golden path. Vuoi per un posizionamento dei checkpoint non perfetto, vuoi perché per tutto il primo atto succedono cose che non possono essere vissute in ordine diverso, se si devia da quell’ordine ottimale l’esperienza ne risente.
Anche a livello di contenuti, al netto di una trama principale estremamente corposa e di una serie di quest secondarie adornate da intrecci narrativi scritti con cura certosina, si palesano una serie di incarichi opzionali (qui chiamati “desideri”) poco interessanti e che sembrano stati inseriti come un riempitivo.
Andare in giro a cercare nemici che, una volta uccisi, forniscono oggetti da collezionare e, successivamente, consegnare, stona con l’armonia del comparto narrativo. Danno l’idea di contenuti preliminari lasciati lì come contentino per i completisti.
Si tratta comunque di sbavature in un’opera di dimensioni gargantuesche che potrebbe arrivare a richiedere oltre 50 ore per essere sviscerata. Team Cherry considera che un completamento al 100%, sapendo anticipatamente dove si trova tutto, richieda poco meno di 30 ore.
Sequel o prequel?
Come avrete notato qualche riga più su, non ho usato né il termine prequel, né il termine sequel per identificare Silksong. Questo perché Team Cherry, nel corso di tutti questi anni, potrebbe essersi incastrata da sola in un intreccio composto di dichiarazioni e idee cambiate in corso d'opera.
Nel 2019, Team Cherry dichiarò che tutti i finali di Hollow Knight erano canonici, in quanto facenti le veci dell'epilogo del viaggio del giocatore. Motivo per il quale Silksong sarebbe stata una corposa parte narrativa atta a raccontare il viaggio di Hornet prima e durante gli eventi di Hollow Knight.
Le cose, però, sono cambiate e, per quanto non vi faccia anticipazioni in merito alla storia, vi posso dire che i fan più sfegatati del primo capitolo potrebbero avere qualcosa da ridire su alcune scelte narrative.
Al netto di questo, chiunque non abbia giocato il primo capitolo può stare tranquillo. Silksong è completamente fruibile senza conoscere la storia di Hollow Knight e rispetto al primo episodio della serie, in questo nuovo titolo la narrazione risulta meno sibillina.
Hornet parla, prende appunti, tradisce emozioni e risulta caratterizzata molto meglio del Knight senza nome protagonista del primo capitolo. Ogni dialogo con i vari abitanti di Lungitela fornisce tasselli di un mosaico che, poco a poco, prende forma, arrivando a un climax, e a una conseguente discesa verso l'epilogo, che tocca vette narrative che normalmente ci si aspetterebbe da produzioni ben diverse da un metroidvania.
Insomma, la storia di Silksong è davvero convincente sotto ogni punto di vista, merita di essere giocata fino alla fine e assaporata in ogni suo aspetto anche quelli più celati e che si potrebbe rischiare di perdersi per strada, non vedendoli nemmeno una volta raggiunti i titoli di coda.
Per questo vi consiglio di non correre. Godetevelo, esploratelo, assaporatene ogni pixel e migliorate dai vostri sbagli, perché la storia narrata da Team Cherry ha tutte le carte in regola per entrarvi sottopelle e rimanerci a lungo.
Ma quindi è perfetto?
In conclusione, vorrei spendere due parole su tutto il circo mediatico che vede Silksong essere “il nuovo messia” (come Clair Obscur, Baldur's Gate 3, Elden Ring prima di lui).
Siamo indubbiamente di fronte a uno dei migliori metroidvania in commercio per quanto riguarda il combat system, il bilanciamento del golden path, la curva della sfida e il level design di molte aree (non tutte visto che una manciata di zone segrete necessiterebbero di una leggera limatura per non risultare “difficili per il gusto di esserlo”).
Molti checkpoint sono da rivedere, alcuni contenuti sembrano messi lì solo per fare numero, così come una serie di oggetti, emblemi e amuleti, danno l'idea di essere solo “delle buone idee non sviluppate al 100%”.
La difficoltà delle fasi iniziali è più alta del primo capitolo e, per quanto posso capire tutti i puristi del “Git Gud”, bisogna sempre ricordarsi che Silksong è un titolo stand-alone e come tale dovrebbe proporre una curva armoniosa come quella del predecessore. Dove la difficoltà elevata di alcune aree iniziali, veniva comunque ribilanciata da una serie di scelte atte a non frustrare eccessivamente il giocatore.
Indignarsi per la patch in uscita in questi giorni (che sistema alcuni bug, abbassa leggermente il danno di una manciata di nemici base e rende meno ostici due boss presenti nelle fasi iniziali dell’avventura) è da stolti.
Team Cherry non si è abbassata i pantaloni di fronte al successo, ma semplicemente si è resa conto di aver rilasciato una produzione che nelle fasi iniziali ragionava come espansione del gioco originale, mostrando una sfida più in linea con chi il primo Hollow Knight lo ha divorato, ma meno aperta a potenziali nuovi giocatori che si avvicineranno al franchise proprio con questo titolo.
Si tratta di difetti insormontabili? Assolutamente no. Il primo Hollow Knight uscì in uno stato molto meno rifinito e divenne l’opera celebrata ancora oggi dopo che Team Cherry ci ha speso anni sopra a limarlo, rimpolparlo di contenuti e continuare a supportare la community che gli diede fiducia.
Alla stessa maniera, incensare Team Cherry per aver lavorato anni ignorando le regole del mercato, mi sembra fin troppo stucchevole. Lo avrei capito per il primo capitolo, lo capivo quando si parlava degli sviluppatori di Cuphead che si pignorarono le case per portare a termine il gioco “come volevano loro”, lo capisco un po' meno di fronte a un gruppo piccolissimo di sviluppatori che, a fronte di 15 milioni di copie vendute del precedente gioco e di non so quanti incassi ottenuti dai prodotti in licenza, decide di non appoggiarsi a nessun publisher e fare le cose con calma.
Un atto d'amore encomiabile, che effettivamente stravolge le leggi di un mercato che anni fa vedeva solo le grandi aziende prendersi eoni di tempo, e conseguenti investimenti ingenti, per realizzare tripla A pomposi e mastodontici.
Team Cherry è indubbiamente un team che pensa prima di tutto a realizzare le opere che vuole, come le vuole e mettendo i giocatori e l’amore per il videogioco al primo posto... ma anche i Tool rilasciano un disco solo quando sono sicuri di averlo scritto come lo desiderano, noncuranti delle leggi di mercato e non rischiando in virtù dei soldi guadagnati in passato.