La rabbia verso Microsoft – e in particolare verso la divisione Xbox – non è solo rumorosa: è viscerale, profonda, alimentata da una sensazione crescente di tradimento.
I recenti licenziamenti di massa, avvenuti nonostante profitti record e trimestri finanziari brillanti, sono stati solo l’ultima goccia in un vaso che traboccava da tempo.
Il movimento di protesta con disdette a Game Pass (che trovate comunque su Amazon), vendite di console e perfino il passaggio da Windows a Linux ne è il riflesso più evidente.
Molti utenti non stanno solo criticando una singola decisione, ma un’intera visione strategica.
L’impressione dominante è che Microsoft stia smantellando la propria identità per inseguire un futuro fatto di AI, abbonamenti e servizi cloud, allontanandosi dai prodotti tangibili e "di proprietà" che l’avevano resa popolare tra i videogiocatori e i creativi.
Su ResetEra si legge, in un thread chiamato "Disdite Game Pass": «Il mio abbonamento scade il 30 ottobre e non ho intenzione di rinnovarlo, peccato che perderò l’accesso ai miei giochi GWG, ma tant’è.»
«Smettete di usare prodotti Windows, se potete. Ci sono diversi bei thread qui su come configurare Linux.»
Questa sensazione di "svuotamento", unita all’apparente disinteresse verso la cultura del gioco classico e alla chiusura di studi amati, ha rotto un patto di fiducia.
In molti non si riconoscono più in questa Microsoft, e quindi scelgono di uscire dal sistema: cancellare Game Pass, smettere di usare Windows, vendere Xbox. Non è più solo una questione di giocare o no a Starfield, ma di principio.
Ma c’è anche una voce contraria importante: boicottare il sistema rischia di danneggiare prima i creatori e i team di sviluppo, già colpiti dai tagli, piuttosto che chi ha preso le decisioni ai piani alti. È una protesta che colpisce anche chi non ha colpa.
Il punto cruciale? Microsoft oggi dà la sensazione di essere una nave in cerca di rotta, e la sua identità – soprattutto in ambito videoludico – è in crisi.
La rabbia dei fan è legittima. Ma forse, più che abbandonare il campo, la vera sfida sarà capire se e come questa azienda potrà riconquistare la fiducia perduta (e per ora non sembra essere così).