-
Pro
- Meccanica della luce e del buio originale e capace di creare tensione unica.
- Prezzo basso con Guest Pass che permette di giocare con amici senza costi aggiuntivi.
- Modalità Wildcards divertente e caotica, ideale per serate spensierate.
-
Contro
- Una sola mappa, troppo grande e presto ripetitiva.
- Matchmaking problematico, con abbandoni frequenti e poca varietà nelle modalità.
- Modalità PvE e contenuti per giocatore singolo deboli e poco curati.
Il Verdetto di SpazioGames
Rispetto ad altre produzioni pubblicate da PlayStation, Midnight Murder Club è passato sorprendentemente sotto silenzio. E dire che di motivi per destare curiosità ce ne sarebbero stati: uscito in accesso anticipato nei primi mesi dell’anno, il titolo firmato dagli sviluppatori indipendenti si distingue per due elementi ben precisi.
Da una parte, ci troviamo di fronte a un multiplayer online che rifiuta la classica impostazione da live service, ormai diventata la norma e spesso anche un peso.
Dall’altra, abbiamo un FPS ambientato in una villa oscura e inquietante, dove l’oscurità non è soltanto un vezzo estetico ma la vera protagonista della scena.
A fronte di queste due visioni, il gioco ne vale la pena? Scopriamolo.
Il buio questo sconosciuto
La cifra stilistica che definisce Midnight Murder Club è infatti il suo rapporto con la luce, o meglio, con la sua assenza. Ogni volta che i giocatori spengono le torce elettriche, la mappa piomba nel buio più fitto, costringendo tutti a scegliere tra due approcci: camminare con la torcia accesa, esponendosi inevitabilmente alla vista degli avversari, oppure spegnerla e scomparire tra le ombre, diventando a propria volta invisibili.
Una dinamica tanto semplice quanto efficace, che riesce a iniettare tensione in ogni singolo scontro. Non si tratta di un dettaglio marginale, perché qui basta un colpo per cadere a terra: ogni passo, ogni angolo, ogni rumore si trasforma in una fonte di paranoia. Non mancano neppure i momenti esilaranti, soprattutto se giocato in compagnia di amici pronti a ridere delle situazioni più assurde che inevitabilmente si creano.
E la buona notizia è che, pur non essendo un titolo free-to-play, Midnight Murder Club ha pensato proprio al gioco in compagnia. Con appena 9,99 euro, non solo si acquista il titolo completo, ma si ha anche la possibilità di invitare gratuitamente fino a cinque amici nella propria lobby.
Un vero e proprio Guest Pass illimitato, che rende possibile condividere l’esperienza senza costringere il gruppo a sborsare collettivamente per un titolo di cui magari si ignora la reale tenuta sul lungo periodo. Una mossa intelligente, che strizza l’occhio alla socialità e abbatte quella barriera di diffidenza che spesso stronca sul nascere i multiplayer a pagamento.
Il problema, però, è che una volta abbattuto quel muro iniziale ci si accorge di un limite evidente: Midnight Murder Club non ha abbastanza carne al fuoco per tenere incollati i giocatori. Dopo le prime partite, l’entusiasmo lascia spazio a una sensazione di vuoto, complice l’assenza di una progressione avvincente, una sola mappa disponibile e la condanna a doversi affidare a giocatori casuali tramite matchmaking – un’esperienza che si rivela spesso frustrante.
Il titolo soffre infatti di un male antico ma devastante: l’abbandono dei giocatori a partita in corso. In quasi ogni match online, almeno una persona decide di lasciare la lobby, squilibrando le squadre, rendendo ancora più difficile scovare i nemici nel buio e, di fatto, prosciugando ogni scintilla di divertimento. Una piaga che non si ricordava così presente da tempo, e che evidenzia una gestione del multiplayer non proprio accorta.
Probabilmente il problema nasce dal sistema di voto per le modalità: invece di scegliere da un menù classico, i giocatori si limitano a votare la tipologia di match preferita, e nella stragrande maggioranza dei casi a vincere è sempre la stessa modalità, Wildcards. Chi cerca varietà, insomma, deve mettersela via o sperare di avere abbastanza amici per organizzare un lobby privata.
Queste carte sono in grado di ribaltare gli equilibri in maniera imprevedibile: una rimpicciolisce tutti i personaggi riducendoli a bambole in miniatura, un’altra amplia i fasci di luce delle torce, un’altra ancora stravolge la fisica dei movimenti.
Una trovata che funziona perché introduce caos e comicità, due elementi che nel contesto di Midnight Murder Club trovano terreno fertile. Ma se la modalità è l’unica ad attrarre voti, tutte le altre finiscono inevitabilmente nell’ombra.
Le alternative non mancherebbero. Oltre al Free-for-All e al Team Deathmatch, ci sono modalità come Thief in the Night, in cui bisogna raccogliere tesori nascosti nella villa e metterli al sicuro, o Headhunters, incentrata sull’assalto e la difesa di totem. Idee valide, almeno sulla carta, ma che finiscono tutte per soffrire dello stesso peccato originale: la mappa.
Una villa, un orrore
Midnight Murder Club mette a disposizione una sola ambientazione, una villa troppo grande per ospitare scontri rapidi e dinamici. All’inizio la dimensione può anche affascinare, perché smarrirsi tra corridoi e stanze sconosciute contribuisce a rendere il gioco ansiogeno e grottesco, ma presto la grandezza diventa un fardello. Passare minuti interi a vagare nel buio alla ricerca di un avversario non è tensione, è noia pura.
A mitigare il problema ci sarebbe la chat vocale a prossimità, che aggiunge quel tocco di umorismo involontario ogni volta che ci si imbatte in uno sconosciuto urlante a due stanze di distanza, ma purtroppo la maggior parte dei giocatori non utilizza il microfono.
E se il PvP riesce a salvarsi grazie alle risate in compagnia, il discorso cambia completamente quando si passa alla modalità cooperativa contro l’IA. Graveyard Shift, pensata per due giocatori, è la vera zavorra del pacchetto. Ambientata ancora una volta nella stessa identica mappa, costringe i partecipanti a svolgere missioni ripetitive contro nemici controllati dal computer.
Tutti i limiti strutturali della villa – la dimensione eccessiva, la monotonia degli ambienti, la mancanza di varietà – vengono amplificati, restituendo un’esperienza piatta e incapace di intrattenere. Una modalità che, francamente, sembra inserita più per dovere che per reale convinzione.
Non va meglio sul fronte dei contenuti per giocatore singolo. A parte Graveyard Shift, l’unica modalità accessibile in solitaria è di nuovo Wildcards. Le altre, prive di bot, non permettono di colmare i vuoti con avversari gestiti dall’IA. Una scelta incomprensibile, che penalizza chi non ha un gruppo di sei persone sempre a disposizione.
Ancora più bizzarro è il fatto che il gioco consenta comunque di avviare queste modalità “vuote”, arrivando persino a concedere trofei senza fare nulla: basta avviare un Free-for-All da soli, lasciare che il tempo scorra e si ottiene il trofeo per la vittoria. Un paradosso che farà la gioia dei cacciatori di trofei, ma che mette in luce quanto Midnight Murder Club manchi di una struttura coerente.
Alla fine, il bilancio è chiaro: Midnight Murder Club è un titolo che vive e muore in base alle persone con cui lo si gioca. Con cinque amici fidati, può regalare serate divertenti, ricche di urla, risate e colpi di scena.
Con sconosciuti o, peggio ancora, da soli, mostra tutte le sue fragilità: matchmaking confuso, mancanza di contenuti, scarsa varietà di mappe e una modalità cooperativa che non regge il confronto.
L’idea di fondo, va detto, rimane brillante. L’oscurità come strumento di gioco è un’intuizione che meriterebbe di essere esplorata meglio e che dimostra quanto si possa ancora osare anche in un genere saturo come quello degli sparatutto.
Ma senza basi solide, senza un supporto costante e senza una progressione in grado di tenere agganciato il pubblico, Midnight Murder Club rischia di rimanere confinato a quell’etichetta poco lusinghiera: il classico party game da una sera, buono per ridere e dimenticare subito dopo.