Kojima su Death Stranding e COVID: non sono un profeta, o avrei fatto un gioco che avrebbe venduto di più

Per qualche motivo, alcuni si sono domandati se Kojima si aspettasse la pandemia da COVID-19, quando ha lanciato Death Stranding. Il director ha risposto a modo suo

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a cura di Stefania Sperandio

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Quando abbiamo visto, qualche mese fa, le persone chiudersi nelle loro case, venire invitate a non lasciare il proprio comune di residenza e le spedizioni verso le nostre dimore ridursi il più possibile ai beni di prima necessità, abbiamo tutti avuto un po’ la sensazione di essere finiti dentro Death Stranding.

Il distopico videogioco di Kojima Productions racconta di un’America divisa in cui le persone vivono separatamente o in città confinate dal resto del mondo, in cui salire su un aereo per spostarsi da un’altra parte del pianeta è pura visione e in cui avventurarsi all’infuori delle aree sicure può essere pericoloso per la vita. Tutti concetti con i quali abbiamo dovuto confrontarci nei mesi scorsi, e che hanno portato alcuni, tra il serio e il faceto, a dirsi «ma Kojima lo sapeva?».

Qualche tempo fa, in un’intervista il game director aveva dichiarato di non avere nessuna palla di vetro per riuscire ad anticipare i fatti che poi si verificano nel mondo reale, come fu nei casi di Metal Gear Solid 2Metal Gear Solid 4, ma di limitarsi a osservare il mondo «poiché il futuro si raggiunge per accumulo.»

Il tema gli è stato riproposto in queste ore durante il suo intervento alla Summer Game Fest di Geoff Keighley, dove, in compagnia del talentuoso art director Yoji Shinkawa, Kojima ha ribadito ancora una volta – a modo suo – di non essere «un profeta.»

Quando gli stato chiesto se abbia o no previsto la pandemia, Kojima ha risposto, ridendo:

Mi è stato domandato se io non sia un profeta, perché anche nei miei vecchi giochi sono capitate esperienze simili e le persone mi domandavano ‘ma come hai predetto questo?’. E di nuovo ribadisco: non sono un profeta. Se lo fossi stato, avrei probabilmente realizzato un gioco che avrebbe venduto di più.

Queste dichiarazioni si sommano alle precedenti in cui, tuttavia, il director di Kojima Productions faceva sapere che il gioco è comunque «ampiamente in profitto» – il che significa che è rientrato dei costi di produzione ed è in guadagno rispetto al budget che gli era stato dato per la realizzazione. Il che non cambia che, come suggerimmo fin dalla nostra recensione l’1 novembre 2019, si tratti di una produzione AAA che ha il piglio e la stravaganza artistica di un progetto indipendente, e che per questo sia da considerarsi per un pubblico di nicchia.

Tuttavia, né Shinkawa né Kojima si lasceranno scoraggiare per i loro futuri lavori: in passato, avevano già ribadito di voler realizzare opere ben più strambe dell’avventura di Sam Porter Bridges.

Vi ricordiamo che Death Stranding è disponibile su PS4 e in uscita il 14 luglio su PC. Per la recensione specifica su computer, fate riferimento a questo indirizzo.

Fonte: Twitter

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