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I miracoli di Natale #6 – Demon’s Souls e la remaster

Nuovo appuntamento del pre-Natale dedicato a Demon’s Souls, il “nonno scorbutico” di Dark Souls che invoca la remaster e nessuno pare ascoltarlo.

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Avatar di Adriano Di Medio

a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Pubblicato il 17/12/2019 alle 10:47
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Il Verdetto di SpazioGames

-
Caro Babbo Natale, quale destino può attendere il primo Soulslike della storia dei videogiochi? Ancora non possiamo saperlo; anzi gli indizi, seppur numerosi e di varia natura (compreso l’ipotetico appoggio proprio di Miyazaki) non fanno ancora una prova. Certo è che, seppur ne sia riconosciuta l’importanza storica, dietro a Demon’s Souls ci sia fin troppo silenzio insistito, oltre che un’obsolescenza così insensata da essere sospetta, da “c’è qualcosa sotto, adesso arriva”. Ed ecco quindi che, seppur ancora non dichiarato né tantomeno esistente, il remake-remastered ampliato di Demon’s Souls potrebbe essere nient’altro che un classico ma divertente “segreto di Pulcinella”.

Bentornati ai Miracoli di Natale, la rubrica quotidiana di “letterine” in vista sia del 25 dicembre che dell’incombente 2020. Dopo la trama ipotetica di God of War e l’ipotetico Bloodborne 2, rimaniamo se vogliamo “sul pezzo” per parlare di un suo illustre e scorbutico antenato: Demon’s Souls, il videogioco dark fantasy esclusiva PlayStation 3 su cui nessuno aveva fiducia. L’obiettivo della lettera: le possibilità di una remaster o di un rifacimento.

L’arrabbiatissimo nonno

Per semplicità, affermiamolo subito: Demon’s Souls è praticamente l’unico, tra i suoi contemporanei, a non aver avuto una remaster – e forse, tra tutti loro, è quello che più se la meriterebbe. Opera videoludica di rara fattura, nata dalle ceneri di King’s Field ma comunque con praticamente nessuna speranza dietro, si è poi caricata sulle spalle la responsabilità non da poco di aver fondato praticamente da sola un nuovo genere, i cosiddetti Soulslike. Un tipo di videogiochi complesso, difficile ma allo stesso tempo potente e ispirato, capace di raccontarsi anche senza dire una parola. Qualcosa che era troppo avanti persino per i suoi tempi (era il 2009, il 2010 per l’Europa), tanto che ai tempi si incassò la delusione tanto del pubblico quanto della dirigenza Sony. È rimasta infatti negli annali la magrissima performance del gioco al Tokyo Game Show del 2008, oltre che la sfiducia di Shuhei Yoshida. Yoshida si sarebbe poi pentito di quella considerazione troppo prematura: ciò avvenne quando grazie al passaparola degli utenti l’opera prima del neo-dark fantasy di FromSoftware raggiunse quasi il milione di copie in tutto il mondo.

Eppure, fu proprio quest’aura di “senza speranza” che contribuì a dare a Demon’s Souls quel tocco in più. Hidetaka Miyazaki avrebbe poi ammesso che, essendo un “fallimento annunciato”, non c’erano aspettative e pertanto se ne assunse la direzione, perché così avrebbe potuto creare letteralmente il videogioco dei suoi sogni. Contemporaneamente, però, la sua creatura ebbe la sua dose di fretta e di contenuti tagliati. Questi ultimi in particolare si sono dimostrati ben più sostanziosi del previsto, tanto che hanno continuato ad essere scoperti persino dieci anni dopo la pubblicazione. Tutto materiale che, per quanto inutilizzato, è rimasto su disco e che il data-mining dei fan ha lentamente riportato alla luce.

Una delle cose più grosse a essere emersa con questa ricerca è stata una vera e propria zona inedita, con tanto di nemici unici appositamente progettati e anche strutture apposite, tra cui una grossa costruzione gotica in rovina e una scialuppa – oltre che il modello di un cavaliere non utilizzato nel gioco ma con un’armatura a sua volta inedita, forse quindi un NPC.

Oltre alle stranezze, c’è un’altra ragione per cui una remaster-remake di Demon’s Souls potrebbe essere fatta o banalmente potrebbe essere già in lavorazione: il costante silenzio di Sony. Tecnicamente (come da accordo di esclusiva) la proprietà intellettuale di Demon’s è appunto della Sony, ma sono praticamente anni che la casa produttrice giapponese glissa o volutamente evita qualunque riferimento al gioco.

Se vogliamo, la scusante “ufficiale” è che si tratta di qualcosa di ormai remoto, ma se fosse stato veramente così lo avrebbe quantomeno salvato dall’obsolescenza quando ha lanciato il PlayStation Now all’inizio di quest’anno. Invece, a un anno da lancio del suddetto servizio, Demon’s continua a essere una delle più grosse “assenze eccellenti” del servizio Sony, nato tra le altre cose proprio per non “buttare” nel dimenticatoio la generazione PlayStation 3.

Infine, nei giorni precedenti sia allo State of Play che ai Game Awards di una settimana fa si rincorrevano le voci su un fantomatico “progetto segreto” dei BluePoint Games, ipotizzandone persino un’uscita su PlayStation 5. Dato che i BluePoint Games si sono fatti le ossa proprio con remaster e remake (sono stati loro a portare su generazioni moderne i God of War o le opere di Fumito Ueda, per poi passare ai remake veri e propri con appunto Shadow of the Colossus), la possibilità che stessero lavorando proprio a una remaster o a un rifacimento di Demon’s Souls è stata accarezzata praticamente da tutti.

Lettere da Boletaria

Se davvero, quindi, dovessimo scrivere una letterina per questa fantomatica remaster di Demon’s Souls in uscita proprio nel 2020, cosa vi vorremmo trovare dentro? Prima di tutto, il fatto che non dovrebbe limitarsi solamente a un porting con grafica up-scalata o “aggiustata” al 4K. Piuttosto, considerata appunto la grande quantità di materiali scartati scoperti nel corso degli anni, vorremmo l’inclusione della zona dei Giganti, con quindi il ripristino della relativa Arcipietra. Paradossalmente non ci sarebbe bisogno neanche di modificare i dialoghi col rischio di dover richiamare il cast vocale oppure di riscriverli da capo: come detto, i dialoghi hanno sempre parlato di sei arcipietre, malgrado poi una non fosse accessibile.

In realtà, oltre all’aggiunta di contenuti e alla correzione degli errori di programmazione fin troppo vistosi, l’inclusione di una nuova macrozona potrebbe implicare un rimaneggiamento di quelle già esistenti. È un punto abbastanza delicato, in quanto nonostante il gran lavoro di bilanciamento generale, il sistema di Demon’s Souls era sì spietato, ma per certi versi anche troppo “aperto”. Non mancano, infatti, le strategie elaborate dai fan che permettono di avere troppo presto armi troppo potenti e quindi di “rompere” il sistema di progressione. Oltre a ciò, un altro punto controverso (ma di sicura audacia) sarebbe quello di rimettere mano anche ad alcuni elementi di game design che, per quanto di valore “storico”, non sono usciti immuni dai dieci anni di invecchiamento.

La più grossa di queste è forse il dimezzamento della barra della salute quando si è in forma spiritica, che per quanto sia sorprendentemente accurato per rappresentare appunto la perdita del corpo fisico, era fin troppo debilitante per il giocatore. La decisione di rendere la forma fisica ripristinabile solo sconfiggendo un boss o con alcuni oggetti abbastanza rari condannava il giocatore al trascorrere un buon novanta percento di Demon’s Souls con una barra accorciata.

Inoltre, certe bossfight (una su tutte, il Dio Drago) ancora danno segno di inesperienza, in quanto sono piuttosto sleali – esattamente come lo era la Culla del Caos nel primo Dark Souls. Al meccanismo di recupero della forma fisica è infine ricollegato anche quello della Tendenza, che forse è l’aspetto che più di tutti necessiterebbe di una revisione, essendo sia criptico nel funzionamento che fin troppo penalizzante (più la zona è difficile più muori, e più muori in forma fisica più la zona diventa difficile, in una sorta di circolo vizioso).

E infine, anche la traduzione in italiano meriterebbe una revisione, essendo ai tempi incappata in equivoci piuttosto vistosi (“light weapon”, incantesimo che potenzia l’arma di offesa con la luce, fu tradotto in “arma leggera”).

Caro Babbo Natale, quale destino può attendere il primo Soulslike della storia dei videogiochi? Ancora non possiamo saperlo; anzi gli indizi, seppur numerosi e di varia natura (compreso l’ipotetico appoggio proprio di Miyazaki) non fanno ancora una prova. Certo è che, seppur ne sia riconosciuta l’importanza storica, dietro a Demon’s Souls ci sia fin troppo silenzio insistito, oltre che un’obsolescenza così insensata da essere sospetta, da “c’è qualcosa sotto, adesso arriva”. Ed ecco quindi che, seppur ancora non dichiarato né tantomeno esistente, il remake-remastered ampliato di Demon’s Souls potrebbe essere nient’altro che un classico ma divertente “segreto di Pulcinella”.

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