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Chiusura sale LAN, perché è successo e cosa accadrà? L'opinione dell'avvocato

Vediamo cosa suggerisce la legge sulla questione della chiusura delle sale LAN, secondo l'opinione dell'avvocato Giuseppe Croari.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Pubblicato il 04/05/2022 alle 18:12 - Aggiornato il 05/05/2022 alle 10:05

La notizia ha colpito il settore nel corso dello scorso weekend: come vi abbiamo riferito sulle pagine di SpazioGames.it, in seguito a un esposto alcuni locali destinati all'eSport e le loro sale LAN – tra cui l'eSport Palace di Bergamo – avevano visto arrivare i sigilli dello Stato.

Il motivo? Un esposto avanzato dalla compagnia Led S.r.l e dal suo AD Sergio Milesi, secondo il quale lo Stato, e in particolar modo l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dovrebbe accertarsi che queste aree ricreative rispettino la normativa vigente. Secondo l'esposto, infatti, la presenza di apparecchiature elettroniche per il gioco, a detta del signor Milesi molto simili a quelle presenti anche nelle sue attività, sarebbe «un'elusione delle normative vigenti».

Questo, secondo Led S.r.l., rappresenterebbe un esempio di concorrenza sleale: da qui è quindi partita la segnalazione e, in seguito a quest'ultima, sono arrivati i sigilli, in attesa di ulteriori verifiche. Ma quanto tempo sarà necessario affinché la situazione si sblocchi? Cosa possiamo aspettarci nelle prossime settimane e perché alcune attività sono state immediatamente colpite dall'esposto e altre no?

Andrea Ferrario, da molti anni attivo nei suoi approfondimenti legati al mondo della tecnologia, direttore editoriale di 3Labs Srl e di SpazioGames.it, lo ha chiesto all'avvocato Giuseppe Croari dello studio FC Lex e di eSport Service, legale specializzato proprio nel diritto inerente le discipline sportive elettroniche.

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Perché i sigilli?

In merito al fatto che, in seguito all'esposto, siano arrivati i sigilli delle autorità preposte, l'avvocato Croari evidenzia che in questo caso parliamo di un iter che è abituale per esposti di qualsiasi natura.

«Ci sono delle competenze suddivise per settore: in questo caso si sono mossi direttamente i Monopoli» spiega Croari, «e sono andati a fare quello che hanno ritenuto corretto secondo la normativa vigente». I Monopoli, di solito, agiscono in questo modo per «prevenire chi voglia evadere o chi voglia in qualche modo fare un'attività delittuosa, non corretta secondo le procedure vigenti», sottolinea l'avvocato.

Il punto chiave della questione, insomma, non è perché sia proceduto a mettere i sigilli, ma su cosa si basi l'esposto presentato che ha portato a quegli stessi sigilli.

Viene fatta chiarezza anche sul perché al momento l'intervento abbia riguardato tre sale LAN in tutta Italia, sebbene sul nostro territorio i locali che svolgono lo stesso tipo di attività siano molto più numerosi:

«Per quanto riguarda eSport Palace, a mio avviso parliamo della sala LAN più importante d'Italia, con caratteristiche uniche – dal punto di vista tecnico giuridico. Avendo caratteristiche che la rendono tale, deve essere trattata come elemento unico.

Non so quale sia stata la scelta di tipo operativo: a volte delle operazioni durano alcuni mesi, delle volte sono strutturate su più fasi. Non è detto che non ci siano altre operazioni simili domani, o dopodomani, altrove e nei confronti di altri soggetti».

Potrebbe essere stata, insomma, più che altro una questione di burocrazia a fare in modo che ora come ora solo alcuni locali siano stati interessati dal provvedimento. Per capire cose potrebbe accadere, però, bisogna andare al nocciolo legale della questione.

La messa dei sigilli è una procedura standard in seguito a un esposto

Quali sono gli step dopo l'esposto?

«Per coloro che hanno subito il sequestro» spiega l'avvocato Croari, in merito a cosa possiamo aspettarci nelle prossime settimane, «vi è un termine per poter fare ricorso amministrativo. È quello che in gergo viene chiamato 'ricorso di dissequestro'. Sono termini brevissimi, parliamo di dieci giorni».

Entro questo tempo, le parti colpite dall'esposto dovranno quindi muoversi per far valere le proprie ragioni. Come ci spiega l'avvocato:

«Sono dieci giorni in cui bisogna agire formalmente, se la persona che ha subito il sequestro ritiene che siano stati in qualche modo violati i suoi diritti».

Al di là di questi termini, i tempi dell'intera procedura avviata dell'esposto potrebbero essere (proverbialmente, purtroppo) lunghi, oppure no.

«Sì, i tempi potrebbero andare per le lunghe» conferma Croari. «Anche a seconda di quello che succederà. Ci sono delle sanzioni che sono oggetto di valutazione: bisogna capire se saranno applicate, se sarà concesso il dissequestro o se verrà negato. Le possibilità sono così numerose che è possibile pensare a una soluzione in tempi rapidi, anche se voglio essere veramente positivo perché, entrando nel merito, ci sono diverse cose da dire».

Cose da dire che riguardano principalmente la legittimità o meno delle motivazioni dietro l'esposto, su cui l'avvocato Croari ha un'idea piuttosto chiara.

Chi è stato colpito dall'esposto per le sue apparecchiature da gaming ha dieci giorni di tempo per fare un ricorso amministrativo

La questione dell'omologazione e il buco normativo

In questi giorni, in seguito alla chiusura delle sale LAN, molti hanno storto il naso affermando che, in questo modo, gli ambienti dedicati al gaming stessero venendo messi sullo stesso piano normativo delle sale da VLT (videolottery). Non è, però, quello che sta accadendo, come sottolinea nell'intervista anche l'avvocato Croari.

Anzi, è proprio la differenza tra le postazioni per videogiochi e altre attività da sala ludica a rappresentare il nodo da sciogliere.

«L'aspetto particolare è la difficoltà nell'andare a procedere a una omologa di dispositivi che non sono dei flipper, non sono dei biliardini. Questa è la difficoltà particolare: se parliamo di un PC, di un software di terze parti, c'è un problema connesso proprio alla procedura di omologazione, una procedura molto molto specifica».

Ma non è possibile, spiega l'avvocato, aspettarsi che delle sale che ospitano videogiochi possano seguire lo stesso iter di quelle dedicate al gioco ritenuto «lecito» dalla normativa vigente, poiché in quei casi per l'omologazione è richiesta la consegna del codice sorgente del programma su cui si svolge il gioco. Va da sé che non si tratta di una procedura che si potrebbe seguire con i videogiochi, dove nessun publisher e nessuna software house fornirebbero mai il codice sorgente a un'attività italiana per poter "ospitare" il proprio titolo in una sala LAN o per attività di eSport.

La consegna del codice sorgente per l'omologazione di un videogioco in una sala LAN sarebbe fuori discussione

«E c'è anche un problema di successivi aggiornamenti tecnici» aggiunge Croari. «Il software deve avere determinate caratteristiche, deve essere quello. Vale anche per gli altri strumenti che subiscono una omologa: non è che da remoto posso collegarmi e stravolgere il software».

Appare sempre più chiaro, insomma, che le regolamentazioni che vigono per giochi elettronici di altra natura siano del tutto inattuabili per il videogioco. Ed è per questo che si evidenzia quello che l'avvocato definisce come un buco normativo:

«A mio avviso c'è proprio un buco normativo. Per chi conosce bene il settore degli eSport e della sala LAN intesa come gaming, come le attività dell'eSport Palace, diventa chiaro che c'è un buco normativo.

Facciamo finta che magari i gestori si sarebbero dovuti muovere prima e andare a richiedere una omologazione: sarebbe stata una prova diabolica, perché quello che loro forniscono è un supporto, quasi come un internet bar, per poter accedere a qualche cosa che il consumatore ha già a casa o può comprare al centro commerciale».

Ora cosa potrebbe succedere?

Nel suo video in cui segnalava quanto accaduto, l'eSport Palace di Bergamo esprimeva la preoccupazione anche per le fiere dedicate al mondo dei videogiochi, considerando che anche in queste occasioni sono presenti sale con PC e console da gioco accessibili ai visitatori – che a loro volta potrebbero ricadere in questo buco normativo.

Con il post sul suo profilo Instagram, l'eSport Palace aveva così profetizzato un possibile addio alle fiere di settore così come le conosciamo, ma l'avvocato Croari è molto più cauto nello sbilanciarsi.

L'avv. Giuseppe Croari e Andrea Ferrario

«Si è mosso anche il legislatore, inteso come il parlamento, l'assemblea legislativa, che si sta interrogando sulla bontà di questo tipo di norma. Ci sono diverse interpretazioni, tra queste c'è anche quella data dall'intenzione del legislatore: quando il legislatore ha scritto quella norma pensava di andare a normare anche questo tipo di attività, quella videoludica?» ragiona l'avvocato, durante l'intervista.

«Dal momento che c'è un elenco puntato di esempi e viene scritto 'e similari', qui si apre un mondo. Difficilmente è possibile pensare che un legislatore così attento, che ha fatto precisazioni molto specifiche, si sia dimenticato di un settore come questo».

Quindi, a meno che chi ha messo insieme la legge citata dall'esposto non si sia dimenticato di mettere in elenco i videogiochi, le misure potrebbero effettivamente non riguardarli, dal momento che mancano riferimenti diretti ai videogame.

I tempi delle procedure e il futuro delle sale LAN

Lo sblocco della situazione, però, potrebbe non essere immediato: «il rischio in questo momento è, per chi ha una sala LAN, di continuare a svolgere l'attività che faceva prima, con i computer, e di vedersi arrivare i Monopoli. Questo è il rischio: finché non ci sarà una interpretazione autentica, purtroppo è un rischio che ci sarà e non è facile prevederlo».

Il fatto, però, che in tantissimi si siano attivati per portare sotto i riflettori il disagio che le sale LAN stanno vivendo, incastrate in questo limbo, potrebbe dare una spinta per arrivare quanto prima all'interpretazione chiara e univoca delle intenzioni del legislatore, è qualcosa che «mi fa auspicare fiducia», afferma l'avvocato.

E chissà che questa vicenda non possa, a suo modo, segnare in modo evidente un prima e un dopo per le attività in Italia legate alle sale LAN e al mondo degli eSport, come spiega Croari:

«Spero che questa sia l'occasione per l'Italia, per il nostro andamento, di una crescita. Crescita per un settore che non era stato ben organizzato in precedenza: ho visto che molti imprenditori hanno fatto rete, come gestori di sale LAN, a livello italiano».

È auspicabile che una discussione più consapevole e più sinergica sugli imprenditori dell'eSport, anche in Italia, apra ulteriori porte per il futuro. Alcune, ad esempio, si sono già aperte a San Marino:

«Potrebbe essere una grande occasione, anche perché ci sono anche altri ordinamenti: sono stato coinvolto nella redazione del primo codice eSport al mondo, dello Stato della Repubblica di San Marino, dove grazie al Ministro del lavoro e dello sport è in prima lettura. Non è stato emanato, ma ne stanno discutendo».

Niente paura, però, perché l'avvocato è certo: «non è la fine delle sale LAN. È un nuovo inizio». Nell'attesa, certo, che le autorità facciano il loro corso.

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