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Pro
- Roguelite con elementi narrativi importanti da scoprire...
- Scontri e missioni tanto variegate quanto impegnative
- Personalizzazione di spade e magie ben studiata
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Contro
- ...ma alcuni momenti più leggeri nel villaggio sono fin troppo prolissi.
- Un po' troppo caos durante gli scontri per la gestione del secondo guerriero.
Il Verdetto di SpazioGames
Quando mi sono imbattuto per la prima volta in Towa And The Guardians Of The Sacred Tree non avevo chissà quali aspettative. Il genere di riferimento, ovvero il mondo dei roguelite, è pieno di progetti validi, ma non eccelsi, troppo simili nelle loro meccaniche per riuscire davvero ad emergere oltre una certa soglia qualitativa.
Durante l’anteprima, però, mi sono dovuto ricredere e fin dalle prime ore di gioco ho notato una luce particolare che avvolge l’intero progetto, qualcosa di unico che mi sorprendeva e coinvolgeva di partita in partita.
Adesso che ho messo le mani su una versione definitiva del progetto del team giapponese Brownies – con il pieno supporto di Bandai Namco – posso confermarvi la bontà del lavoro finale, merito di alcune chicche scoperte in modo progressivo durante tutta l’avventura che mi hanno tenuto incollato allo schermo con una certa astuzia.
Al netto di qualche limite strutturale e compromesso, in sostanza, le ore di gioco si accumulavano con sorprendente facilità, mentre ripetevo livelli tanto impegnativi nel gameplay quanto curati dal punto di vista estetico.
Guardiano del tempo
Se durante il test preliminare poteva essere solo una sensazione, adesso diventa una conferma sostanziale: il comparto narrativo è uno dei punti focali di Towa And The Guardians Of The Sacred Tree.
Dimenticatevi i roguelite che danno priorità esclusivamente alle meccaniche di gameplay, lasciando alla narrazione un mero ruolo di contorno, se non per rari compromessi e con una lore accessibile solo per i più bravi attraverso collezionabili e segreti di ogni sorta.
In questo caso, invece, viene presentata una vera storia scandita in modo netto tra inizio, colpi di scena ed evoluzioni rocambolesche, arrivando fino ad un finale chiaro e completo. Impersonando la sacerdotessa Towa, alla guida di otto incredibili guardiani sacri, l’utente viene catapultato in un mondo fantasy che trae tantissima ispirazione dal folklore giapponese.
Nello specifico, si parte dal villaggio di Shinju, considerato come ultimo baluardo per la difesa del mondo conosciuto dall’invasione di creature demoniache provenienti da un altro mondo.
La trama di Towa And The Guardians Of The Sacred Tree non sembra particolarmente ispirata per le tematiche iniziali viste in molteplici JRPG più blasonati, e anzi se appassionati del mondo di anime e manga giapponesi i riferimenti non mancano di certo, ma la sua evoluzione riesce a tenere incollati i giocatori.
Merito di una caratterizzazione importante per i guerrieri e i vari dialoghi che li coinvolgono, assieme ad altri personaggi chiave presenti nel villaggio.
Il ritmo della narrazione, ad essere più trasparente e severo, rimane un po’ troppo altalenante, con certi scambi di battute eccessivamente prolissi per un gioco che dovrebbe essere ideale anche per partite mordi e fuggi.
Nell’insieme rimane un aspetto positivo e unico proprio per il genere di riferimento, sia chiaro, ma la mole di linee di dialogo (così ricche di elementi secondari o totalmente velleitari) può far storcere il naso.
Tra spade, rituali e sacrifici
In riferimento al gameplay di Towa And The Guardians Of The Sacred Tree, ritroviamo una formula sotto molti aspetti blasonata e che nel suo insieme convince senza prendersi troppi rischi. Dall’hub centrale (il villaggio menzionato) è possibile intraprendere dei viaggi considerabili vere e proprie missioni, suddivise in aree piene di ostacoli da superare in successione e sfruttando vari potenziamenti equipaggiabili a seconda dell’occasione.
Ogni missione presenta più fasi, suddivise a loro volta in sei o più aree, alternando arene piene di trappole e ondate di nemici, ad altre con negozi o momenti per ricaricare la salute, fino ai boss di fine stage (intermedi) e senza dimenticare il boss di fine missione che ne decreta il completamento effettivo.
La peculiarità dei vari combattimenti riguarda la necessità di scegliere per ogni missione solo due guardiani (oppure utilizzare anche la stessa Towa quando la storia lo permette), uno per maneggiare le due lame e le rispettive tecniche (chiamate Tsurugi) ed uno per utilizzare il bastone magico con relative abilità ad ampio raggio (dal nome Kagura).
Rispetto al test preliminare, abbiamo approfondito con maggior interesse le opzioni date dalle varie combinazioni dei guerrieri possibili e considerando i differenti parametri e tipologie di attacchi per spade e magie non posso che ritenermi soddisfatto. Al netto di alcune scelte obbligate dal procedere dalla trama, si ha sempre completa libertà su quale guerriero utilizzare e sarà impossibile non avere delle preferenze.
Al netto di ciò, però, alcuni guerrieri mi sono sembrati molti più efficaci di altri soprattutto con l’utilizzo delle lame, vincolando un minimo la decisione per evitare di accumulare troppi game over, soprattutto nella seconda metà dell’avventura.
Menzionando in positivo la varietà estetica e dei moveset tanto dei nemici semplici quando dei vari boss (contraddistinti anche da più fasi), si sottolinea una difficoltà gestita non sempre al meglio, con picchi improvvisi e a volte tediosi.
Complice una gestione del compagno durante gli spostamenti non proprio precisa: il secondo guerriero ci segue in completa autonomia a una distanza di sicurezza variabile a seconda della situazione, solo lo scatto si attiva per entrambi gli eroi e questi comandi risultano un po’ macchinosi delle situazioni più caotiche, dove diventa impossibile non subire danni.
Da elogiare all’unanimità, invece, il sistema di progressione delle varie aree di Towa And The Guardians Of The Sacred Tree, tra varie tipologie di carte definite “Grazie” utilizzabili per bonus di ogni sorta durante gli scontri e la possibilità di sfruttare l’hub del villaggio per potenziare eroi e spade. Il tutto, confermando la qualità intrinseca del minigioco dedicato proprio alla forgiatura di nuove lame a seconda dei materiali ottenuti.
La frenesia e l’adrenalina dei numerosi scontri in successione che si affrontano durante le missioni, si alterna ai momenti più distesi e rilassati durante le pause al villaggio, confermando il dualismo roguelite e cozy game estremamente piacevole e peculiare.
Per quanto riguarda il comparto tecnico e artistico di Towa And The Guardians Of The Sacred Tree, ci tengo a sottolineare l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori, senza bug o rallentamenti di sorta riscontrati durante l’intera avventura. Risultato positivo valorizzato da un design ispiratissimo per personaggi, creature ed ambientazioni, con quest’ultime enfatizzate come veri e propri quadri durante alcuni specifici passaggi tra le varie missioni.