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Recensione

The Bookwalker: Thief of Tales | Recensione - Il mistero tra le righe

Tuffarsi nella narrazione? Nei videogiochi lo facciamo, ma cosa vuol dire entrare tra le pagine di un libro? Vediamolo nella recensione di The Bookwalker.

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a cura di Pia Colucci

Redattrice

In sintesi

  • Un'avventura narrativa in cui l'eroe può entrare nei libri
  • Atmosfera e concept di grande pregio, a cui però manca il mordente nei ritmi

Informazioni sul prodotto

Immagine di The Bookwalker: Thief of Tales
The Bookwalker: Thief of Tales
  • Sviluppatore: DO MY BEST
  • Produttore: tinyBuild
  • Distributore: tinyBuild
  • Testato su: XSX
  • Piattaforme: PC , PS4 , PS5 , XSX , XONE
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 22 giugno 2023

La cosa più bella dei libri quella di essere di veri e proprio “portali” verso mondi alternativi, fantastici, estranei da noi. Sarà capitato almeno una volta nella vita di sentirsi completamente rapiti da un racconto, e – grazie alla nostra immaginazione e all’abilità dello scrittore – di muoversi al suo interno, come se fossimo spettatori non paganti, onniscienti.

The Bookwalker: Thief of Tales ci permette di vivere in prima persona un libro e il portale non è solo una metafora per indicare la nostra forte immedesimazione in un racconto, bensì diventa realtà.

Etienne Quist, protagonista del videogioco sviluppato da Do My Best è un’anima creativa condannata dall’incubo più grande per ogni professionista che usa carta e penna, ovvero il blocco dello scrittore. Tuttavia, non è solo questo ciò che è successo ad Etienne.

Il mondo di The Bookwalker un po’ ricorda quello di uno dei più grandi libri pubblicati nell’Novecento: 1984 di George Orwell; nel grande classico dello scrittore inglese la vita dei cittadini era sotto l’estenuante controllo della psicopolizia; nel videogioco creato da Do My Best, esiste una similare forza di polizia che tiene sotto strenuo controllo coloro che scrivono libri. Esistono leggi che controllano, sia dal punto di vista narrativo che creativo, qualsiasi opera scritta su carta stampata.

Etienne si trova ad essere soggiogato dalla polizia per via di un grave crimine commesso, la cui natura non viene espressa; tuttavia, siamo portati a pensare che sia sicuramente collegato ad una sua opera narrativa. Cosa ha comportato tutto questo? Il fatto più debilitante, almeno fisicamente, sono delle grosse catene ai polsi che gli impediscono in qualsiasi modo di impugnare la penna per scrivere.

Inoltre, subita la perdita del lavoro e di tutti i suoi averi, Etienne – la cui età è imprecisata – si trova a vivere in un angusto appartamento in cui viene evitato dai suoi vicini di casa, sicuramente per via della sua fedina penale sporca.

Tuttavia, non solo Etienne Quist avrà scritto probabilmente qualcosa di sbagliato o scomodo: il ragazzo ha la capacità di viaggiare nei libri, di catapultarsi come se questi fossero portali fantastici.

La penna ferisce più della spada

Il gioco inizia con il nostro protagonista che viene contattato per telefono da personaggi dei quali non si conosce l’identità, che vogliono sfruttare la sua straordinaria capacità a loro vantaggio. Ci troviamo quindi a tu per tu con il primo incarico di questi loschi figuri, che ci lasceranno sull’uscio una grande valigia.

Una volta aperta, questa conterrà alcune indicazioni dell’autore, che riguardano l’oggetto da trafugare, uno strano scompartimento metallico in cui inserire degli oggetti e infine il libro nel quale dovremmo “tuffarci”.

Nell'universo di The Bookwalker, i mondi dei libri e quello reale sono intrinsecamente collegati – gli oggetti del mondo reale possono essere portati nei libri e, come pre-requisito per rubare i libri, qualsiasi cosa all'interno dei volumi può essere riportata nel mondo reale. Sembra che le azioni del Bookwalker influenzino la stampa scritta e che il furto di questi oggetti influisca effettivamente sul contenuto e sulle conclusioni del libro.

Questa premessa è interessante, la prima volta che entriamo in un libro è sicuramente un momento affascinante. Etienne si troverà trasportato in una sorta di prigione medievale, con gabbie, barili e teschi di poveri prigionieri. La prima domanda che ci siamo posti è stata proprio questa: «perché ci troviamo qui? Dobbiamo cercare di evadere?».

Lì troveremo il narratore che ci guiderà per tutta l’avventura, ma ad un certo punto la prigione sarà un semplice palcoscenico di un futuristico laboratorio; questa realtà nella finzione non ha fatto altro che riportarci alla mente il film cult The Truman Show per un certo verso, in cui tutto ciò che sembra reale non lo è – eppure realtà e finzione finiscono per mescolarsi ed influenzarsi inevitabilmente.

The Bookwalker è composto da ben sette novelle in cui ci addentreremo per compiere i nostri crimini e questa è solo la prima; tuttavia, non saremo gli unici ospiti e saremo di tanto in tanto attaccati da temibili nemici pronti a metterci i bastoni tra le ruote.

Non giudicare un libro dalla copertina

Il gameplay del gioco si presenta come molto semplice e basilare.

È diviso in due parti separate: il mondo reale e il mondo dei libri. Nel mondo reale, il gioco si svolge in prima persona. Qui i giocatori possono interagire con gli oggetti , leggere le note e parlare con altri personaggi, come i vicini di casa.

Una volta varcata la copertina del libro, il gioco passa a una prospettiva isometrica dall'alto che ci ha ricordato – a grandi linee – lo stile adottato dallo splendido Disco Elysium.

Si esplorano i luoghi in cui è ambientata la storia del libro, vivendo la trama, con l'obiettivo di trovare e rubare l'oggetto richiesto dal gruppo che ci ha incaricati in questa impresa.

Ogni mondo ha un proprio tema e spesso presenta un'ambientazione completamente diversa dalle precedenti – e questo è sicuramente un pregio, in quanto si possono esplorare diversi ambienti e tematiche, con una diversità che spinge il giocatore ad incuriosirsi e a scoprire cosa c’è “oltre”.

Tuttavia, con rammarico dobbiamo dire che questo “oltre” arriva ma non lascia l’impatto sperato; spesso i racconti ci portano ad un bivio importante che può sembrarci estremamente vitale dal punto di vista della trama: possiamo rubare quell’oggetto oppure no? Dobbiamo salvare il protagonista del libro oppure lasciarlo al suo destino, pur sapendo che per questo ci sarà una ripercussione nel mondo reale?

La scelta sta a noi ma la differenza tangibile nell'esito è quasi nulla, a parte qualche diversa linea di dialogo, non ci sono delle vere e proprie conseguenze durature e ogni racconto si chiude per poi fare spazio ad un altro, come se la narrazione all’interno di The Bookwalker fosse parte di una serie TV con diversi episodi autoconclusivi. 

Il gioco propone delle opzioni di scelta, ma il nostro impatto nella realtà dei fatti è davvero minimo.
All’interno delle fasi ambientate nei libri, in ogni caso possiamo interagire con oggetti, si possono creare strumenti con le risorse raccolte nel gioco in appositi “banchi di lavoro” e si possono risolvere enigmi ambientali per progredire nel gioco. In qualità di Bookwalker, il giocatore ha anche la possibilità di utilizzare la risorsa mistica ma limitata chiamata inchiostro, per ottenere potere su un particolare oggetto o luogo, consentendogli di piegare il mondo alla sua volontà.

Tuttavia, gli enigmi presenti non riescono a mettere alla prova il giocatore, il gioco ha una difficoltà relativamente facile e il supporto del narratore Roderick non sempre è vincente – anzi, ci dà consigli un po’ confusi che difficilmente riusciamo a seguire.

Non a caso, qualche volta ci siamo sentiti un po’ spaesati; per andare avanti ci serve un oggetto abbastanza specifico, dobbiamo crearlo con le nostre risorse oppure è necessario curiosare nel mondo reale per trovarlo? Questo aspetto ci ha fatto un po’ girare a vuoto nelle prime ore di gioco, complice un design non sempre a fuoco.

Malgrado l’ambientazione fosse particolarmente ispirata, alcuni legnosi movimenti del protagonista ci hanno portato alla frustrazione, Etienne a volte sembra “incastrato” in barriere che in realtà non esistono, i suoi movimenti sono lenti e sgraziati.

Sicuramente, per vista della sua natura punta-e-clicca, sarebbe stato semplice usare mouse e tastiera ma il gioco – purtroppo – soprattutto nelle sessioni “librarie” non riesce a raggiungere la fluidità e la naturalezza nei movimenti che gli avrebbe giovato. 

Infine, The Bookwalker ha un sistema di combattimento che non aggiunge nulla di significativo. Viene dipinto come un sistema di combattimento RPG a turni, ma non ha alcuna profondità o importanza nella narrazione del gioco: la sensazione che rimane è, piuttosto, quella che gli sviluppatori abbiano provato ad aggiungere una meccanica che potesse arricchire l'esperienza, senza però riuscirci. 

Letture impegnate

La direzione artistica di The Bookwalker è un fiore all’occhiello: il mondo all’interno dei libri presenta una grafica molto ispirata, che ricorda un po’ i disegni ad acquerello, e vengono fedelmente rappresentati i “toni” del racconto.

Anche i protagonisti dei libri sembrano interessanti, seppur non molto profondi psicologicamente, e sorreggono le basi della storia in cui Etienne si muove; il mondo dei libri è sicuramente quello più affascinante, non solo dal punto di vista narrativo ma soprattutto da quello visivo. La vita reale – a contrasto – risulta spenta, rigida, lineare e senza particolari “orpelli”.

Nota di merito va al sonoro, con un buon doppiaggio in inglese; la colonna sonora è cupa, avvolgente e ben curata. Per quanto riguarda la localizzazione, il titolo è tradotto in inglese e russo, e non è presente la nostra lingua italiana; tuttavia, – soprattutto l’inglese – non sembra essere di difficile comprensione e l’avventura è sicuramente godibile anche a chi mastica poco la lingua anglosassone.

Il lato curioso è che questo sembra limitarsi al gioco su Xbox, dato che sulla versione PC i testi dovrebbero essere anche nella nostra lingua. Che sia solo questione di aspettare una patch che porti le altre lingue anche su console?

Non abbiamo sperimentato potenziali bug o altro, se non la legnosità e la poca fluidità nei movimenti del personaggio, la versione su Xbox Series S è particolarmente buona e ben curata.

Il gioco sviluppato da Do My Best non è particolarmente longevo, occorrono dalle cinque alle sei ore per il completamento della storia.

Ogni racconto può essere completato in circa un’ora se si è va abbastanza spediti; dando uno sguardo agli Achievement, abbiamo notato la presenza di alcuni obiettivi che possono essere completati scegliendo l’opzione alternativa rispetto a quella fatta nella prima run. Per i collezionisti questo può essere “allettante”, in quanto si potranno vedere diverse linee di dialogo; tuttavia, come detto già in precedenza, non c’è un vero e proprio outcome finale che premi la scelta fatta.

Tiriamo le somme

Forse l'aspetto più deludente di The Bookwalker è che ha un'ottima premessa e riesce a “legarti” alla sedia nelle prime ore, ma la brevità del gioco ha fatto sì che il ritmo delle storie fosse un po’ confusionario.

Questo ha reso difficile relazionarsi e interessarsi ai personaggi incontrati nel gioco, soprattutto per via del fatto che le loro vite “fittizie” sono irrilevanti per il mondo reale.

Sarebbe stato forse meglio, per gli sviluppatori, creare collegamenti tra il mondo reale e quello dei libri, facendo in modo che le cose che si fanno nei libri abbiano conseguenze più concrete nella vita reale.

Tuttavia, questo aspetto non è mai stato esplorato nel gioco e quindi è facile ignorare chiunque si trovi all'interno dei libri, poiché ciò che accade nella vita reale ha logicamente la precedenza. In questo modo, il gioco perde la sua sostanza narrativa e concettuale, come se fosse un libro effettivamente ben curato all’esterno ma povero al suo interno. E per un'opera che verte sulla potenza delle storie, questo è un peccato non di poco conto.

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Voto Recensione di The Bookwalker | Recensione


6.5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Direzione artistica ispirata

  • Le prime fasi di gioco catapultano il videogiocatore nella narrazione

  • Ottimi spunti ma...

Contro

  • ... scarsa realizzazione

  • Movimenti particolarmente legnosi

  • Le scelte non hanno ripercussioni "tangibili"

Commento

Do My Best, come suggerisce il nome, ha fatto veramente del suo meglio con The Bookwalker. L’idea di entrare all’interno di un’opera narrativa è sicuramente affasciante e crediamo che sia stato un po’ il desiderio di molti; spesso ad alcuni di noi sarà capitato di voler abbracciare l’io narrante di un libro con il quale siamo entrati in particolare affinità. È una delle magie che si realizzano quando ci si trova di fronte a qualcosa di ben scritto – ma è una cosa che, paradossalmente, non è riuscita bene agli sviluppatori. Con il loro gioco, infatti, hanno gettato delle basi interessanti per l’identità (volutamente misteriosa e fugace) di Etienne Quist, ma anche questa non ha goduto di una crescita degna di nota. Ne emerge quindi un'esperienza dalla direzione artistica ispirata e dalla longevità ragionevole, che non riesce però a tenere fede a tutte le sue premesse e a sfruttare del tutto il potenziale delle sue idee.
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