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Immagine di Observation Recensione | Voyeurismo spaziale
Recensione

Observation Recensione | Voyeurismo spaziale

Immersi nell'assordante silenzio del vuoto cosmico di Observation

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 21/05/2019 alle 16:47 - Aggiornato il 01/07/2019 alle 11:07
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  • Pro
    • Mantiene un senso costante di inquietudine
    • La stazione spaziale è perfetta in ogni dettaglio
    • Puzzle ben integrati nella narrazione...
    • Ottimo comparto audio
    • E ottimo stile visivo
  • Contro
    • Le animazioni facciali sono piuttosto grezze
    • Si fatica a giustificare il paradosso Emma
    • ... Ma introdotti in modo troppo approssimativo

Il Verdetto di SpazioGames

8
Alle volte basta un singolo espediente narrativo per coinvolgere il giocatore e in Observation il team di No Code ha trovato questa soluzione rovesciando i rapporti tra intelligenza artificiale ed essere umano, mettendo il giocatore nei panni del primo soggetto. Attorno a questo cardine sono state create in modo sapienti delle meccaniche di gioco allo stesso tempo semplici e funzionali, fatte di puzzle e interazioni che sfruttano proprio l'inusuale prospettiva. Il tutto è immerso in uno scenario tanto spaventoso quanto affascinante, uno spazio siderale capace di per sé di generare ansia senza scadere in facili banalismi. Observation è un'ottima avventura, su cui però aleggia un forte determinismo che svuota alcuni passaggi e una discrepanza tra i momenti clou e il resto del racconto.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Observation
Observation
  • Sviluppatore: No Code
  • Produttore: Devolver Digital
  • Piattaforme: PC , PS4
  • Generi: Avventura grafica
  • Data di uscita: 21 maggio 2019

“Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare”. Avrei voluto rubare le parole di HAL e ripeterle ad alta voce ad Emma Fisher. Sono il Systems Administration and Maintenance, S.A.M.per gli amici, l’intelligenza artificiale della stazione spaziale L.O.S.S., quella che in teoria sa tutto, si interfaccia con i computer e monitora le funzioni vitali dell’equipaggio: un’Alexa sotto steroidi. Ad oltre 100 chilometri dalla terra le cose però non vanno affatto bene, c’è stato un black out, ho perso buona parte delle informazioni contenute nella mia memoria e un suono metallico continua a ripetermi: “Portamela”. Non so cosa sia e immersi nell’assordante silenzio del vuoto cosmico siamo finiti pericolosamente vicini a Saturno.

Observation, un’avventura sci-fi dai toni thriller sviluppata da No Code – gli stessi dell’interessantissimo Stories Untold – e pubblicata da Devolver Digital, non ci mette molto ad entrare nella testa e rompe sin da subito uno dei classici cliché della letteratura fantascientifica: l’IA senziente e che prende coscienza non è la minaccia da cui fuggire, ma siamo proprio noi, attori non protagonisti di un racconto di cui siamo testimoni e allo stesso tempo complici. La rottura è forte e oltrepassa la mera sequenza di puzzle ed enigmi che scandisce la discesa di Emma verso un mistero inquietante. Vestiamo i panni di un freddo computer, un insieme di ingranaggi e circuiti al servizio dell’uomo e siamo costretti a fare quello che ci viene ordinato, però siamo anche una mente pensante, condividiamo le paure dei membri di una spedizione alla deriva e proviamo la medesima frustrazione quando non riusciamo a trovare la chiave di lettura per sistemare un pannello di accesso.

La prospettiva è così ribaltata, possiamo gestire le telecamere, azionare i portelli e guidare delle sfere per attraversare i sinistri anfratti della stazione; non siamo osservatori passivi eppure la dottoressa Fisher sfugge al nostro diretto controllo, vorremmo uscire dagli schermi per cercare di mettere assieme i tasselli di un puzzle che si fa via via più criptico, ma siamo solo un essere senza corpo. C’è quasi una strana sensazione di piacevole voyeurismo e il pericolo diventa un’affascinante prospettiva che passa attraverso una magistrale gestione della regia, fatta da telecamere fisse, sequenze, tagli e inquadrature volte a valorizzare i particolari e preziosismi fatti di filtri, sinistre interferenze e segnali che mancano. Senza la stessa dinamicità, le riprese ricordano lo stile adottato in film come The Blair Witch Project, in un’attesa crescente di qualcosa che non arriva mai. Questo contribuisce a generare una costante tensione in un quadro carico di pathos, una presenza da cui è impossibile liberarsi ma che soprattutto non sfrutta inutili espedienti tanto di moda oggi, come i vuoti jump scare o visioni splatter utili solo per ottenere una manciata di view in più su Twitch.

Observation è soprattutto un titolo che vive sull’atmosfera e sul senso di impotenza che si prova nell’essere ignari spettatori: la narrazione è volutamente criptica e porta a volerne sempre di più, a ricercare i messaggi audio e i log dell’equipaggio per capire quello che è successo sulla stazione e anche cosa si nascondeva fra gli stessi membri dell’equipaggio. Si tratta di una profonda discrepanza che viene generata dall’essere allo stesso tempo un’intelligenza artificiale mera esecutrice e un essere umano in carne ed ossa, spinto dalla curiosità e dalla voglia di rifiutare gli ordini imposti per trovare nuovi indizi e informazioni nascoste.

La stessa base orbitante L.O.S.S. è uno dei fattori principali di questa equazione: le sue architetture non provengono da un futuro lontano, ma sono state sapientemente ricreate utilizzando come fonte di ispirazione l’ISS e le stesse tecnologie presenti a bordo ricalcano la loro controparte reale. Non sorprende che la cura per ogni minimo dettaglio porti la firma di Jon McKellan, fondatore di No Code e ai tempi Lead UI Artist nella realizzazione di Alien: Isolation.

Questa simil-fedeltà contestualizza con sapienza l’azione e la rende perfettamente credibile, in un aperto e affascinante contrasto con gli elementi sovrannaturali. I laptop che ruotano in assenza gravità, i bocchettoni lasciati aperti, le tute abbandonate: tutto è sospeso in un vuoto senza spiegazioni e gli effetti audio contribuiscono a generare questa sensazione di costante minaccia perennemente rimandata. Lo spazio che circonda la base alla deriva è lo sfondo perfetto, dove si sente con forza l’opprimente pressione della solitudine, spezzata dalle rare apparizioni e dai suoni metallici di un’oscura presenza. Audio e video sono in perfetto connubio e le scelte estetiche si sposano alla perfezione con il racconto, anche se le espressioni facciali di Emma e un lip sync fuori fase tradiscono i limiti di budget e hanno un effetto quasi comico che frena la tensione. Inoltre, va segnalata la presenza di passaggi contraddistinti da forti luci ad intermittenza a cui si sommano fragorosi acuti stridenti, effetti che potrebbero dare fastidio a chi soffre di determinate patologie.

Observation vuole raccontare il rapporto uomo-macchina con un punto di vista ribaltato: i toni di Emma non sono sempre concilianti e gli errori commessi nella gestione dei puzzle o nei momenti critici portano la protagonista a rivolgersi in modo quasi brutale nei confronti di S.A.M. La stessa intelligenza artificiale nasconde dei segreti, in un continuo intreccio di fiducia e paura. Purtroppo questo rapporto è però imbrigliato in binari da cui è impossibile uscire e che rendono Observation un percorso già deciso a priori. Giusto un esempio: la risposta data al riconoscimento vocale della scienziata non ha alcun valore e la storia procede lungo la sua imperturbabile strada sia che venga accettata o respinta la richiesta di accesso.

Non si tratta di un caso isolato: Observation fatica a mantenere sullo stesso piano il cosa e il come. Questa contrapposizione spezza il legame tra gioco e giocatore, a cui viene richiesta una sospensione dell’incredulità forzata. La tensione sale, gli abitanti della stazione sono svaniti nel nulla e un’inquietante presenza aleggia fra laboratori e stanze: un attimo prima Emma è in preda al panico, quasi disperata e ad un passo dalla follia; un secondo dopo la si trova calma e serafica, pronta ad impartire ordini quasi come se si trattasse di un capo-officina alle prese con lavori di semplice routine. C’è insomma un’evidente incongruenza fra la situazione in cui si trova suo malgrado coinvolta la protagonista e il suo atteggiamento.

Le tinte da thriller fantascientifico vengono diluite anche dalla struttura ludica, ma in modo funzionale: presi di per sé, i puzzle necessari per bypassare i portelloni, per aggiustare la stessa stazione, per trovare le coordinate o, ancora, per attivare le fonti di energia, vivono nella giusta via di mezzo tra l’impegnativo e il non frustrante e propongono un livello di sfida adeguato. C’è anche una difficoltà crescente dettata dal pieno recupero delle doti di S.A.M e dall’accesso a sezioni sempre nuove della base. Questa calma piatta rende ancora più incisivi i pochi ma ben calibrati colpi di scena, che irrompono con prepotenza anche quando meno ce lo si aspetta.

Il problema risiede però nella presentazione degli enigmi e il come ci si arriva. In Observation non ci sono aiuti o elementi extra-diegetici – anche se siamo un AI, quindi tutto sommato potevano pure essere inseriti – ad indirizzare l’azione: niente puntatori o segnali sull’UI. Le stesse indicazioni di Emma, e dunque gli obiettivi, sono però difficili da inquadrare e spesso la sensazione è quella di cercare l’ago in un pagliaio. Un secondo esempio: nelle prime battute bisogna ricercare una sopravvissuta all’esterno della base, ma non si sa dove e non c’è nessuna informazione a riguardo. La conseguenza è stata una decina di minuti abbondanti persi a vagare lentamente nello spazio scandagliando per tentativi ogni anfratto. Il ritmo viene così compromesso da questa scelta di design in aperto contrasto con i riferimenti moderni: non si pretende che venga indicata la soluzione degli enigmi, ma almeno avere qualche indizio in più sì.

In tal modo la minaccia senza volto viene dispersa su uno sfondo, mentre in primo piano resta una lunga sequenza di azioni meccaniche fatte di pannelli da interpretare e codici da decifrare. Observation nasconde il suo mistero dietro svariati strati quasi monotoni ma è anche questo centellinare le fasi salienti che ne valorizza la repentina apparsa sulla scena, con elementi che riprendono a piene mani da quel filone letterario a cui No Code si è ispirata – i rimandi a 2001: Odissea nello spazio sono fin troppo chiari – fatto di un misticismo fantascientifico e AI senzienti.

+ Mantiene un senso costante di inquietudine

+ La stazione spaziale è perfetta in ogni dettaglio

+ Puzzle ben integrati nella narrazione...

+ Ottimo comparto audio

+ E ottimo stile visivo

- Le animazioni facciali sono piuttosto grezze

- Si fatica a giustificare il paradosso Emma

- ... Ma introdotti in modo troppo approssimativo

8.0

Alle volte basta un singolo espediente narrativo per coinvolgere il giocatore e in Observation il team di No Code ha trovato questa soluzione rovesciando i rapporti tra intelligenza artificiale ed essere umano, mettendo il giocatore nei panni del primo soggetto. Attorno a questo cardine sono state create in modo sapienti delle meccaniche di gioco allo stesso tempo semplici e funzionali, fatte di puzzle e interazioni che sfruttano proprio l’inusuale prospettiva. Il tutto è immerso in uno scenario tanto spaventoso quanto affascinante, uno spazio siderale capace di per sé di generare ansia senza scadere in facili banalismi. Observation è un’ottima avventura, su cui però aleggia un forte determinismo che svuota alcuni passaggi e una discrepanza tra i momenti clou e il resto del racconto.

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