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Perché Super Mario Galaxy è il più bel regalo per il compleanno di Mario

Super Mario Galaxy rimane il miglior esempio di quello che Mario ha rappresentato per Nintendo negli ultimi 40 anni. Leggi il nostro speciale!

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Avatar di Andrea Maiellano

a cura di Andrea Maiellano

Senior Editor

Pubblicato il 13/09/2025 alle 09:55

Quando si pensa alla storia di Mario, si ripercorre inevitabilmente un cammino che non appartiene soltanto allo storico, quanto immortale, personaggio di Nintendo, ma all’intera evoluzione del videogioco.

Ogni suo compleanno, così come l'arrivo di un nuovo titolo sul mercato, diventa un’occasione per riflettere non tanto su una singola opera, ma su ciò che l’idraulico baffuto ha rappresentato sia per diverse generazioni di giocatori, che, soprattutto, per quell'industria che salvò nel lontano 1985.

Eppure, per quanto la mia carta d'identità segni lo stesso anno dell'idraulico di Nintendo e ogni titolo a lui dedicato abbia segnato una parte della mia vita, se mi chiedessero quale sia il gioco che meglio incarna il senso di celebrazione, quello che racchiude l’anima di Mario come un dono eterno e senza tempo, risponderei senza esitazione: Super Mario Galaxy (che è in dirittura d'arrivo anche su Switch 2).

La ragione di questa scelta non nasce da motivazioni puramente sentimentali (basti pensare che Galaxy lo comprai al day one ma lo giocai solamente anni dopo per ragioni che non avrebbe senso raccontarvi qua), ma da un confronto sia con i suoi predecessori diretti, che con il suo successore.

In alto fino alle stelle

Super Mario 64 fu il battesimo del fuoco. Il momento in cui Mario si affacciò alle tre dimensioni mostrando al mondo che i videogiochi potevano reinventarsi in una nuova dimensione.

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Lo stile era sicuramente al top, oggi come ieri.

Non fu il primo esponente del genere in 3D ma fu rivoluzionario, sperimentale, ambizioso, a volte imperfetto, ma irripetibile nella sua audacia. Quel castello da esplorare, con i suoi quadri che si trasformavano in porte verso nuovi mondi liberamente esplorabili, aveva un fascino unico e quasi metafisico.

Quei movimenti così perfetti, eleganti per certi versi, che per la prima volta permettevano ai giocatori di muoversi in maniera "realmente libera" in un'ambiente tridimensionale, furono un terremoto per l'intera industria che, come da tradizione già per quegli anni, si fermò per un'istante e cominciò a inseguire il Colosso di Kyoto.

Prodotto in caricamento

Era un titolo che viveva del senso di scoperta, di quella libertà che nessun altra produzione in tre dimensioni riusciva a offrire in quegli anni e che, inevitabilmente, dettò una serie di dogmi che tutti gli altri iniziarono a seguire pedissequamente.

Super Mario Sunshine, invece, rappresentò un capitolo più sperimentale e, per certi versi, frainteso, ma che a distanza di anni ha assunto il valore di un piccolo cult e di un manifesto di una Nintendo che non ha paura di rischiare anche con le sue IP più importanti.

Fu un momento in cui Nintendo provò a riscrivere le regole non dell'industria, ma di se stessa. Mostrandosi coì tanto coraggiosa da affidare a Luigi il lancio dell'ultima console "votata alla potenza" di Nintendo e provando a offrire un capitolo di Mario più concreto, meno fantastico e, per certi versi, spaventosamente umano.

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Si parte, Yoshi!

Sunshine introdusse lo SPLACC 3000, un bizzarro zaino capace di sparare getti d'acqua in diverse direzioni e che rivoluzionava l'iconico moveset di Mario, stravolgendo l'esplorazione verticale in virtù di provare a espandere la libertà di movimento offerta in Super Mario 64.

Quel getto d’acqua apriva possibilità inedite: planare sopra i tetti, lavare via lo sporco che contaminava l’isola, risolvere enigmi basati sulla pressione e sul tempo di ricarica. Allo stesso tempo, però, spezzava l’immediatezza dei movimenti tipici di Mario, creando una frattura che non tutti i giocatori accolsero con entusiasmo.

Eppure Sunshine aveva una sua coerenza interna fortissima. L’ambientazione di Isola Delfino, una trama umana dove Mario finiva in prigione nei primi momenti di gioco, una trama lineare, coerente e compatta, meno vario inter mini di ambientazioni rispetto a Mario 64 a per la sola volontà di offrire un'esperienza coerente dall'inizio alla fine ai giocatori.

Al punto che i rari momenti in cui Mario si trovava privato del suo SPLAC 3000, erano degli episodi che facevano di tutto per sradicare il giocatore da quell'ambientazione tropicale, quasi come a voler dire che quelle qualità di Mario non facevano parte dell'universo narrativo di Sunshine.

Il capitolo per GameCube, però, oscillò costantemente tra l'essere un'opera coraggiosa, e sperimentale, e l’essere percepito come “eccessivamente diverso”. Se a questo si aggiungono alcune imperfezioni in quel sistema di controlo che da sempre era la punta di diamante di Nintendo, viene da se che per quanto rimanga un "mostro sacro"del genere, fu il Mario in tre dimensioni che rivoluzionò di meno i platform.

Ed è proprio alla luce di dell'esperienza di Sunshine che l’arrivo di Super Mario Galaxy assunse un valore diverso. Non era semplicemente un nuovo capitolo in tre dimensioni della saga, ma la sintesi e la sublimazione di ciò che Mario era stato fino a quel momento.

La galassia che cambiò tutto

Galaxy entrò in scena con la grazia di chi non vuole soltanto sorprendere, ma di chi ha deciso, nuovamente, di ridefinire il concetto stesso di platform, non scendendo a compromessi e piegando l'hardware dell'epoca alla volontà della visione dei suoi creatori.

Laddove Mario 64 aveva mostrato le possibilità offerte dal 3D, Galaxy fece un balzo cosmico: prese la libertà di 64, la coerenza visiva di Sunshine e le fuse in qualcosa di più grande e capace di stravolgere nuovamente le regole del gioco.

La prima volta che si accende Galaxy si percepisce immediatamente che si sta entrando in un’altra dimensione... e non solamente perché il tema principale è lo spazio.

Non c’è più un regno dei funghi, un castello da esplorare o un’isola da ripulire: c’è un intero universo fatto di pianeti sospesi, orbite gravitazionali e spazi siderali che sembrano usciti da un sogno visionario. 

Una vera e propria dichiarazione d'intenti che, fin dalle prime fasi di gioco, vuole raccontare al mondo intero che le tre dimensioni possono garantire ancora più libertà di quella che si era sfruttata fino a quel momento.

Quell'universo, tanto infinito all'apparenza quanto squisitamente intimo quando lo si inizia a vivere, era la scusa perfetta per poter giustificare il fatto che Mario si poteva muovere in ogni direzione, piegando al suo volere persino la gravità in virtù di emozionare i giocatori.

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Super Mario Odyssey viene ricordato per meriti diversi.

Ogni pianeta, ogni livello, diventa una piccola storia a sé, un microcosmo con le sue leggi fisiche e una sua estetica ben definita. Le regole del gioco vengono costantemente ribaltate con una coerenza di fondo impressionante: ciò che prima era orizzontale ora diventa verticale, il soffitto può trasformarsi in pavimento, e il senso di meraviglia avvolge il giocatore a ogni salto, ogni rotazione, ogni atterraggio.

Se Mario 64 mostrava le sbavature tipiche di un'opera prima, e Sunshine aveva faticato a bilanciare la sua curva di apprendimento, Galaxy mostrò un equilibrio quasi perfetto.

Ogni livello è una lezione di game design a 360° (nel vero senso della parola), costruita per insegnare all'intera industria, senza proferire una parola, ma semplicemente introducendo una meccanica, variandola, esasperandola e poi lasciandola andare prima che diventi ripetitiva.

In questo modo la sfida risultava sempre comprensibile, incredibilmente bilanciata, e grazie all'estrema varietà, mai opprimente.

Il cuore pulsante, però, resta il movimento di Mario. In Galaxy, nonostante le gravità multiple, i controlli rimangono incredibilmente precisi. Il Wiimote, odiatissimo da molti giocatori "hardcore" di quegli anni (me compreso), in Galaxy diventava una naturale estensione del proprio corpo.

Se devo pensare al compleanno di Mario, non immagino rappresentanti migliori dei due Super Mario Galaxy.
Lo strumento con il quale rendere infinita quella danza fatta di salti e giravolte, attraverso dei movimenti che realmente risultavano naturali per il giocatore. Volendo trovare un'analogia efficace, si potrebbe dire che giocare a Super Mario Galaxy con i controlli di movimento, restituisce la sensazione di essere un coreografo che dirige il suo ballerino di punta durante la sua performance più importante. Se poi si pensa alla storia, così intima, fiabesca, capace di restituire emozioni agrodolci e con una malinconia di fondo che difficilmente riesce a lasciare impassibili. 

E mentre i pianeti scorrevano sotto i piedi di Mario, e i giocatori si innamoravano di Rosalina e pregavano di trovare un Luma da coccolare, la musica avvolgeva l'intera esperienza con il suo abbraccio sinfonico.

Quasi tutte le colonne sonore dei giochi di Mario sono entrate nella storia per i loro temi dannatamente orecchiabili, ma Super Mario Galaxy ha fatto scuola a se. Al netto di sinfonie immortali come "Luma", ogni composizione presente nella colonna sonora di Galaxy non vuole essere un solamente un Jingle orecchiabile, ma vuole essere parte attiva di un'insieme. 

Ogni brano non è solo splendidamente composto ma è totalmente al servizio delle immagini a schermo, mostrando chiaramente come mai Super Mario Galaxy tocchi delle vette di eccellenza che solleticano la perfezione. 

Ogni aspetto del gioco, dal più importante al più infinitesimale, funge come un elemento d'orchestra che, seppur incredibilmente dotato, si limita a compiere il suo senza eccedere, per la sola ragione di essere una parte, imprescindibile e bellissima, di un'insieme che non funzionerebbe alla stessa maniera senza di lui.

Non sorprende quindi che, a distanza di anni, Galaxy sia ancora considerato uno dei vertici assoluti della saga, nonché uno dei più grandi videogiochi mai realizzati (e badate bene che non ho detto platform di proposito).

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Senza contare che un film su Galaxy è in arrivo.

Il suo impatto sul mercato, e all'interno della stessa Nintendo, fu così imponente da portare l'azienda a realizzare un secondo capitolo (episodio fino a oggi unico per le iterazioni in tre dimensioni della serie) nato dall'abbondanza di idee che non erano state introdotte nel primo capitolo per mancanza di tempo.

Un secondo capitolo che riuscì ad ampliare la formula di Galaxy, espandendola in tutte le direzioni e introducendo una serie di trovate geniali che non fecero perdere un briciolo di freschezza, e genialità, a Galaxy.

Un secondo capitolo che fu anche una silenziosa dichiarazione di intenti: Nintendo aveva raggiunto una vetta di eccellenza tanto difficile da superare, quanto da emulare, motivo per il quale, fino all'arrivo di Super Mario Odyssey, le produzioni in tre dimensioni dell'idraulico divennero più conservative, pur mantenendo le loro enormi qualità.

Rispetto a Mario 64 e Sunshine, Galaxy segnava un punto d'arrivo realmente complesso da eguagliare. Dove Sunshine si era talvolta perso in meccaniche ingombranti, Galaxy riusciva a integrare innovazione e accessibilità con un’eleganza rara. Dove Mario 64 aveva introdotto la terza dimensione, Galaxy ne ridefiniva le leggi, piegando lo spazio e il tempo per trasformare un'intero genere in qualcosa di mai visto prima.

Se vi state chiedendo come mai Super Mario Odyssey non fu così importante, il motivo è molto semplice: se parliamo di platform tridimensionali, Odyssey è uno degli esponenti più importanti del genere, un'opera che tutti dovrebbero giocare per la sua immediatezza, originalità, varietà e, soprattutto, per uno degli impianti di gioco più precisi, oliati e reattivi dell'intera industria.

Ha osato meno? No, assolutamente. Super Mario Odyssey ha fatto esattamente quello che fece Mario 64, a suo tempo , all'interno di Nintendo, ovvero tracciare una linea. 

Concludendo

Laddove 64 definì le regole dei titoli in tre dimensioni, che vennero poi espanse in direzioni incredibili proprio da Galaxy, Odyssey sta chiaramente gettando le basi per un corso che, come visto dal successivo esperimento fatto con Bowser Fury, punta a trasportare tutto quello che Mario è stato in questi 40 anni.

In un contesto open world, che non abbia più limiti di stage, scenari, biomi e micromondi, andando a offrire un'esperienza che, come Galaxy fino a oggi, potenzialmente ridefinirà nuovamente le regole del genere e, forse, dell'intera industria.

Al momento però, se devo pensare al compleanno di Mario, non immagino rappresentanti migliori dei due Super Mario Galaxy, una coppia di titoli che non ne vuole sapere di invecchiare e che rimane luminoso come le stelle che ci invita a esplorare (con tanto di film in arrivo). 

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