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Activision Blizzard non ha «nessun gioco must have» per Microsoft, che la sta pagando $68,7 miliardi

Curiosa presa di posizione di Microsoft in Nuova Zelanda, davanti alle indagini sulla concorrenza per l'acquisizione di Activision Blizzard.

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a cura di Stefania Sperandio

Ex Editor-In-Chief

Pubblicato il 02/08/2022 alle 10:30

Da quando è stato annunciato l'accordo per l'acquisizione di Activision Blizzard da parte del gigante Microsoft, sappiamo che la transazione – per la quale aspettiamo le firme di rito – è finita sotto le lenti di ingrandimento di numerosi enti preposti, che volevano assicurarsi che questa manovra non istituisse un monopolio e che continuasse a garantire la concorrenza nel mercato dell'industria videoludica.

Tra queste troviamo anche la valutazione della Nuova Zelanda, dove la New Zealand Commerce Commission aveva preso in analisi il caso. È solo uno dei tanti esempi, considerando che anche in Regno Unito la Competition and Markets Authority aveva fatto lo stesso.

Tuttavia, in merito alla procedura in Nuova Zelanda è interessante notare come Microsoft abbia risposto alle paure di un'acquisizione che vada a costituire una concorrenza troppo sbilanciata: di fatto, sminuendo Activision Blizzard e la portata dei suoi giochi.

Call of Duty è uno degli oggetti delle analisi sull'acquisizione di Activision Blizzard

Come potete vedere in questo report (thanks Rock, Paper, Shotgun) a pagina 49, il gigante di Redmond afferma che nel ventaglio di giochi di Activision Blizzard non c'è nessun titolo che i giocatori sentano di dover avere a tutti i costi, tale da non garantire una sana concorrenza con altre console o con Steam, se diventasse proprietà di Microsoft.

Nelle parole della compagnia:

«Specificamente, in merito ai videogiochi di Activision Blizzard, non c'è niente di unico in merito ai videogiochi sviluppati e pubblicati da Activision Blizzard che li renda un 'must have' per i distributori rivali su PC e console, che potrebbe dare vita a preoccupazioni circa la loro preclusione».

In pratica, non c'è niente di così unico, secondo Microsoft, nei giochi di Activision Blizzard – o, almeno, di così unico da giustificare queste preoccupazioni. Tuttavia, c'è comunque qualcosa di così unico da investire $68,7 miliardi per acquisire gli studi e le proprietà intellettuali.

È anche vero che parliamo di giochi che hanno sicuramente delle alternative sul mercato, anche se non hanno la stessa attrattiva di quelle IP: pensiamo a quanti giochi esistono ispirati allo shooting in soggettiva à la Call of Duty (trovate Vanguard su Amazon, a proposito), ma anche a tutti i Diablo-like in giro per il mercato che, però, non sono affatto Diablo.

Si tratta indubbiamente di una risposta interessante, anche considerando che solo poche ore fa Sony aveva invece espresso le sue preoccupazioni in merito a Call of Duty, un gioco ritenuto capace di spostare la preferenza degli utenti da una console all'altra, considerando che parliamo di una saga che ha messo insieme $27 miliardi dal suo debutto nel 2003 a oggi.

In ogni caso, sappiamo che Microsoft valuterà gioco per gioco se rendere esclusive o meno le produzioni di Activision Blizzard, esattamente come aveva detto che avrebbe fatto con Bethesda. Non è detto, quindi, che una volta conclusa la transazione non si possano vedere i giochi degli autori di World of Warcraft e Call of Duty anche su tutte le altre piattaforme.

Anzi, nel report linkato viene ancora una volta ribadito che «Microsoft ha dimostrato che non intende cessare l'arrivo di contenuti su altre piattaforme, avendo fatto diverse dimostrazioni pubbliche per cui continuerà a rendere disponibili Call of Duty e altri titoli popolari di Activision Blizzard anche su PlayStation, seguendo quanto pattuito da qualsiasi accordo pre-esistente e anche oltre».

Viene anche aggiunto (pagina 50) che «Microsoft ha anche affermato pubblicamente di essere interessata a compiere passi simili anche in supporto alla piattaforma di Nintendo».

Il futuro di Activision Blizzard, insomma, potrebbe essere ancora multipiattaforma: vedremo quale sarà la situazione tra qualche anno.

Fonte dell'articolo: www.rockpapershotgun.com

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