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Pro
- L'online appare solido e con il giusto numero di contenuti.
- Le componenti ludiche fondamentali funzionano molto bene.
- Tecnicamente e graficamente solidissimo.
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Contro
- Campagna mediocre, soprattutto in termini produttivi.
- Il design delle mappe potrebbe scontentare qualcuno.
- Alcune imperfezioni sul gameplay ancora da limare.
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: DICE
- Produttore: Electronic Arts
- Piattaforme: PS5 , XSX , PC
- Generi: Sparatutto
- Data di uscita: 10 ottobre 2025
Quanto amiamo sentire il fischio di un jet che sfreccia a bassa quota, il rombo sordo di un carro armato che emerge da una nuvola di polvere o il crepitio secco di un fucile da cecchino seguito dal silenzio di un nemico abbattuto a un chilometro di distanza?
Tanto e tutto questo lo possiamo avvertire solo in Battlefield, una sinfonia di guerra su larga scala che, per anni, ha praticamente definito un genere. Ma onestamente ultimi tempi, questa "sinfonia" si era un po' affievolita, quasi soffocata dal peso di scelte controverse e lanci problematici.
La fiducia della community, come inevitabilmente succede, è stata ai minimi storici dopo Battlefield 2042, lasciando il posto a uno scetticismo disilluso durato anni.
Per fortuna, l'annuncio di Battlefield 6 è stato accolto con un sussulto carico di speranza: può un gigante ferito rialzarsi e dire nuovamente la sua sul mercato?
Una campagna da dimenticare
Dopo aver trascorso innumerevoli ore tra le esplosioni dei suoi nuovi campi di battaglia, possiamo affermare che Battlefield è decisamente tornato.
Non è ancora lo scattante sovrano di un tempo, ma il suo cuore (il multiplayer) batte con una forza e una convinzione che non sentivamo da quasi dieci anni. Battlefield 6 è il ritorno che i fan chiedevano, un'opera di redenzione costruita su fondamenta solidissime, che pur inciampando rovinosamente nel single player, riesce a trionfare nell'altra.
Affrontiamo immediatamente l'elefante nella stanza, o meglio, la voragine che deturpa il paesaggio di questa altrimenti lodevole produzione.
La campagna per giocatore singolo di Battlefield 6 non è semplicemente un'occasione mancata; è un fallimento su quasi tutta la linea, un'esperienza talmente sciatta e qualitativamente deludente da risultare quasi offensiva.
Le travagliate vicende del suo sviluppo, culminate con lo smantellamento del team guidato da Marcus Lehto, traspaiono in ogni momento, rivelando la natura di un contenuto assemblato in fretta e furia, senza una visione chiara e, soprattutto, senza un'anima.
La premessa narrativa è il primo sintomo di questa debolezza congenita. Nel tentativo di aggirare le complessità e le potenziali polemiche del nostro scacchiere geopolitico, gli sceneggiatori hanno partorito "Pax Armata", una compagnia militare privata che, dopo aver attratto a sé diverse nazioni fuoriuscite dalla NATO, si rivolta contro gli Stati Uniti.
Una che scelta che da un lato evita di pestare piedi sensibili, dall'altro però svuota il conflitto di ogni significato e peso storico. Combattere un esercito mercenario senza volto e senza ideologia non ha lo stesso impatto viscerale che aveva fronteggiare le forze russe o cinesi nei capitoli passati.
Il risultato è una storia sterile che non va a parare da nessuna parte. I personaggi che la popolano sono gusci vuoti, archetipi ambulanti che scambiano battute dimenticabili, incapaci di generare la minima empatia. Per non parlare dell'antagonista, fulcro di ogni buona storia di guerra, che si mostra talmente blando da risultare quasi trasparente.
Sul piano ludico, quantomeno, qualcosa che funzione c'è. La campagna, che si attesta su una durata esigua di 5-6 ore, tenta di variare la formula, proponendo un susseguirsi di missioni che spaziano da fasi stealth a sezioni a bordo di veicoli, fino a scenari più ampi che strizzano l'occhio a una struttura sandbox.
Il vero problema è però è meramente produttivo. La discrepanza tra la fedeltà grafica degli ambienti, ereditata dal motore del multiplayer, e la povertà delle scene d'intermezzo è stridente. I dialoghi in-game sono imbarazzanti, con personaggi dagli occhi vitrei che parlano senza muovere un muscolo facciale, privi di motion capture e di qualsiasi parvenza di regia.
L'intelligenza artificiale dei nemici è altrettanto deludente: i soldati di Pax Armata si limitano a correre verso il giocatore o a rimanere immobili dietro coperture inadeguate, trasformando ogni scontro a fuoco in un tiro al bersaglio.
Paragonare questa campagna non solo alle eccezionali "Storie di Guerra" di Battlefield 1, ma persino alle oneste seppur imperfette campagne di BF3 e BF4, risulta impietoso.
È semplicemente un contenuto che non doveva esistere in questa forma, un'aggiunta che, invece di arricchire l'offerta, la svaluta.
Il cuore pulsante del campo di battaglia
Fortunatamente, archiviata la delusione cocente del single player, Battlefield 6 svela il suo vero volto nel comparto online. Qui, DICE dimostra di aver ascoltato, imparato e agito.
L'esperienza è un deciso e graditissimo ritorno alle origini, una purificazione dagli eccessi che avevano minato l'identità di Battlefield 2042.
Si torna alla guerra totale, cruda e tattica, abbandonando le mappe dispersive e gli Operatori stravaganti in favore di un'estetica più realistica e del ripristino del sistema di classi che ha fatto la storia del franchise.
Il roster di modalità offre un mix di certezze e novità. I pilastri come Conquista e Corsa sono presenti e funzionano alla perfezione, ma è la nuova modalità, Escalation, a rubare la scena.
Concettualmente è una variante più dinamica e aggressiva di Conquista: l'obiettivo è mantenere il controllo della maggioranza delle bandiere per far scattare un timer che, una volta esaurito, assegna un punto cruciale.
Dopo ogni punto, l'area di gioco si restringe, i punti di controllo si riducono e la battaglia si fa progressivamente più intensa e claustrofobica. È una trovata brillante che incentiva il gioco di squadra e un'azione costante, eliminando i tempi morti.
Le nove mappe disponibili al lancio, invece, rappresentano una delle scelte di design più importanti. Abbandonate le lande desolate e sconfinate di 2042, DICE ha optato per arene di medie dimensioni, studiate per favorire la densità degli scontri.
Onestamente non tutti gradiranno la decisione, ma pensiamo sia stata ben pensata: l'azione è incessante, si è sempre al centro della battaglia e la frustrazione di essere eliminati da un nemico invisibile dopo minuti di corsa a vuoto è solo un lontano ricordo.
L'unica critica che ci sentiamo di muovere è una certa monotonia tematica, con una netta predominanza di ambientazioni urbane.
Se da un lato questo permette al motore Frostbite di sfoggiare la sua incredibile capacità distruttiva, dall'altro limita la varietà strategica, specialmente per quanto riguarda il combattimento con i veicoli.
Mezzi corazzati e velivoli, infatti, risultano estremamente vulnerabili tra i palazzi, facile preda di fanteria armata di lanciarazzi appostata sui tetti. Su questo fronte, il bilanciamento richiederà ulteriori aggiustamenti.
Il feeling delle armi e il ritmo di gioco segnano un'altra netta evoluzione rispetto al passato. Il Time-to-Kill (TTK) è stato notevolmente abbassato, rendendo gli scontri a fuoco drasticamente più immediati.
L'intera mobilità del soldato è più fluida e veloce, con l'inclusione di movimenti agili come la scivolata o la possibilità di correre da abbassati. L'effetto complessivo è quello di un'esperienza che si avvicina sensibilmente al feeling di Call of Duty, pur mantenendo la scala epica di Battlefield.
Sappiamo benissimo che questa scelta potrebbe essere criticati dai fan più accaniti, ma è chiaramente mirata ad attrarre un pubblico più vasto, è destinata a dividere i veterani.
Chi amava la balistica più pesante e il passo più ragionato dei vecchi capitoli potrebbe percepire questa accelerazione come una semplificazione. Tuttavia, è innegabile che il gunplay sia reattivo, preciso e incredibilmente soddisfacente.
A fare da contrapposizione a questa deriva arcade, troviamo il ritorno di una forte enfasi sulla tattica di squadra. Le classi (Assalto, Geniere, Supporto e Ricognitore) sono di nuovo centrali, e nuove meccaniche promuovono la collaborazione.
Su tutte spicca la possibilità di trascinare un compagno a terra dietro una copertura prima di iniziare la rianimazione: una piccola aggiunta che cambia radicalmente le dinamiche di sopravvivenza di una squadra sotto pressione.
A ciò si aggiungono gadget come scale da corda per creare punti di accesso verticali e barriere mobili per fortificare una posizione, che arricchiscono ulteriormente il ventaglio di opzioni strategiche.
Al di sopra di tutto, però, regna sovrano il motore Frostbite, che torna a essere un elemento di gameplay attivo e non solo un orpello estetico. La distruttibilità ambientale, infatti, oltre a raggiungere nuove vette di spettacolarità, diventa anche fondamentale a livello tattico.
Non si tratta più solo di abbattere un muro con del C4; stiamo parlando della possibilità di far crollare la facciata di un intero palazzo per seppellire un carro armato nemico, di demolire un ponte per tagliare una via di fuga o di radere al suolo le coperture di una bandiera per esporre i difensori.
Possiamo assicurarvi che vedere la mappa trasformarsi dinamicamente sotto i colpi dell'artiglieria, con edifici che si sbriciolano e detriti che piovono dal cielo, non è solo visivamente mozzafiato, ma diventa il cuore pulsante dell'esperienza di Battlefield.
Solido come la roccia
Sul piano tecnico, il lavoro svolto dai Battlefield Studios è a dir poco encomiabile. La versione PC da noi testata si è dimostrata un piccolo miracolo di ottimizzazione.
Con una configurazione di fascia media (RTX 3070 Ti), il gioco ha mantenuto un frame rate stabile e superiore ai 60fps in Quad HD con impostazioni massime e DLSS attivo, anche nelle situazioni più caotiche.
Questa solidità è il risultato di un probabile, leggero compromesso sulla definizione di alcune texture ambientali, che appaiono un gradino sotto lo splendore visivo di 2042, ma è un prezzo che paghiamo volentieri in cambio di una fluidità impeccabile e di una distruttibilità su vasta scala.
Ciò che però abbiamo amato alla follia in Battlefield 6 è certamente il sound design: semplicemente eccezionale, nonché un nuovo punto di riferimento per il genere. Se decidete di giocare con un impianto audio di livello o cuffie top di gamma, vi assicuriamo che l'esperienza cambia radicalmente.
Ogni arma ha un suono unico e riconoscibile, le esplosioni hanno un peso e una profondità che sembra davvero di vivere la battaglia e il sistema audio posizionale permette di identificare con precisione la provenienza di ogni colpo e passo dei nemici.
Il sibilo di un proiettile che sfiora il casco, il rombo di un'esplosione che si propaga in modo diverso all'aperto o all'interno di un edificio, le comunicazioni radio che si sovrappongono alle urla concitate: è una sinfonia di guerra che garantisce un'immersione totale.