The Last of Us Part II, un anno dopo nulla è come prima

Il 19 giugno 2020 usciva il secondo capitolo della saga Naughty Dog e il videogioco non sarebbe stato più lo stesso.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Attenzione: il seguente articolo contiene un gran numero di spoiler relativi a The Last of Us Part II, incluso ovviamente il finale del gioco e il destino dei vari personaggi. Procedete quindi nella lettura solo ed esclusivamente se avete vissuto per intero l'avventura Naughty Dog.

Quando The Last of Us Part II fu annunciato davanti al mondo intero, in occasione della PlayStation Experience nell'ormai lontano 3 dicembre 2016, furono in molti a domandarsi quanto e in che modo Naughty Dog avrebbe portato avanti la storia di Joel ed Ellie.

Dopotutto, bissare il successo di uno dei capisaldi dell'era PlayStation 3 non era impresa facile, specie per il carico emotivo che l'originale The Last of Us portava con sé. Il director Neil Druckmann sembrava però avere le idee piuttosto chiare, ossia portare all'attenzione del pubblico un gioco che riuscisse in un certo qual modo a far fare un ulteriore passo in avanti al videogioco cosiddetto «narrativo», senza sacrificare neppure un sistema di gioco corretto e ampliato sotto ogni punto di vista rispetto al predecessore.

Nei primi mesi dello scorso anno - in concomitanza con l'arrivo dell'emergenza sanitaria che ha cambiato le nostre vite e il mondo dei videogiochi per sempre - The Last of Us Part II venne ufficialmente rimandato a data da destinarsi. L'uscita, prevista inizialmente per la fine di maggio, subì infatti un posticipo dovuto in primis alla pandemia che travolse senza preavviso l'industry e non solo.

L’ultima fatica di Naughty Dog non avrebbe dunque più visto la luce il 29 maggio come da programma, cosa questa che creò parecchia confusione (e preoccupazione) sia tra gli addetti ai lavori che tra i possessori di PlayStation 4, specie dopo che alcune porzioni del titolo erano finite online giorni prima (con spoiler annessi), nonostante Sony fosse subito riuscita a identificare i responsabili. Fortuna volle che non dovette passare poi troppo tempo prima di scoprire che la nuova data di uscita del gioco era stata fissata al 19 giugno 2020, ossia meno di un mese rispetto alla tabella di marcia iniziale.

L'azienda statunitense con sede nella città di Santa Monica era infatti riuscita a portare a termine un mezzo miracolo, ossia distribuire nei negozi (e nei consueti canali digitali) il prodotto fatto e finito, senza ulteriori cambi in corsa o rallentamenti dovuti all'emergenza sanitaria.

Come da programma, quindi, The Last of Us Part II uscì in esclusiva assoluta su console PlayStation 4 nella data stabilita, cambiando di fatto il mercato del videogioco sin dalle fondamenta. Del resto, nella nostra recensione noi di SpazioGames ve lo abbiamo spiegato a chiare lettere proprio nei giorni in cui l'avventura di Ellie e Abby vedeva la luce, ossia che il titolo Naughty Dog «abbraccia lo sdoganamento totale di temi sociali delicati, la truce rappresentazione della violenza mai fine a se stessa, il realismo di un mondo per nulla dissimile da quello reale».

Ed è proprio questo il motivo per cui, a un anno dall'uscita del gioco sugli scaffali di tutto il mondo, The Last of Us Part II è e resta ancora un titolo seminale amato da centinaia di migliaia di giocatori, andando ben oltre il metro di valutazione del classico «bello/brutto» e toccando di fatto corde emozionali che quasi nessun titolo era riuscito a sfiorare prima (ad eccezione forse di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, ma per motivi diametralmente opposti).

Questo perché l'odissea di Abby ed Ellie non è solamente una struggente storia di sangue e vendetta, ma anche un racconto che spiega come il perdono possa rappresentare una vera e propria riscoperta della propria coscienza, spesso sepolta sotto strati di odio e ingiustizie.

La storia di The Last of Us Part II ha luogo pochi anni dopo le vicende viste nel primo capitolo, un lasso di tempo necessario a mostrare una Ellie ormai diciannovenne che ha perso l'innocenza di una bambina, intenta ora a scoprire anche il proprio corpo e la propria sessualità. Joel è ora un uomo affranto dal senso di colpa, dopo aver scelto di tradire tutto e tutti (anche se stesso) per il suo estremo egoismo, scegliendo di non sacrificare quella che a tutti gli effetti è diventata la sua figlia adottiva.

La morte di Ellie per mano delle Luci avrebbe infatti permesso alla razza umana di sopravvivere al virus che ha quasi del tutto estinto la popolazione mondiale, essendo lei immune al parassita e quindi di fatto una cura vivente da cui avrebbero potuto sintetizzare un vaccino.

In un mondo che ha perso ogni punto di riferimento, ogni stralcio di umanità, un mondo in cui la moneta di scambio spesso è la vita di un essere umano, Ellie e Joel vivono gli ultimi istanti insieme mentre Abby compie la sua vendetta ai danni di quest'ultimo, prima torturandolo e poi uccidendolo in maniera brutale e sanguinosa sotto gli occhi della ragazza che aveva giurato di proteggere.

L'omicidio compiuto da Abby, figlia del medico ucciso proprio da Joel e che avrebbe dovuto mettere fine alla vita di Ellie per il bene della collettività, è l'inizio di un racconto di vita vissuta, un'epopea post apocalittica che scandaglia la vita e la personalità dei protagonisti e anche quella del giocatore al di là dello schermo, un viaggio formativo sotto una miriade di punti di vista, pad alla mano, in grado di travolgere con un turbinio di emozioni ed eventi in cui tutto viene messo in discussione, sempre.

Bene e male non esistono nel mondo di The Last of Us Part II, tanto che è spesso difficile - per non dire impossibile - provare empatia per una ragazza che decide di uccidere a sangue freddo una donna incinta, solo perché appartenente alla fazione "nemica".

Ed è proprio per questo che, a un anno esatto di distanza, l'esperienza targata Naughty Dog non ha perso un grammo del suo fascino originale: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e questo vale anche e soprattutto per il sistema di gioco messo in piedi da Druckmann e soci, un gameplay che non solo si lega a doppio filo agli eventi a schermo ma è anche e soprattutto stato capace di fare evolvere il genere degli action adventure verso nuove e inaspettate vette di eccellenza: che siano le varie armi a disposizione, l'estremo realismo dei combattimenti corpo a corpo, le sezioni stealth e le animazioni perfette durante le varie fasi esplorative sono solo alcune delle caratteristiche che rendono il gioco il migliore della passata generazione.

Del resto, ve lo avevamo spiegato a chiare lettere anche in un nostro speciale pubblicato diversi mesi fa, del perché dopo aver giocato The Last of Us Part II ogni gioco sembrerà più brutto. Ed è ancora così, a un anno esatto dalla sua uscita.

Un anno dopo l'uscita di The Last of Us Part II vi sono però anche alcune ferite che non sono ancora guarite del tutto: il fenomeno del review bombing è una piaga presente e costante, in grado di macchiare videogiochi straordinari per il solo desiderio della massa di detrattori di vedere un titolo affossato, perché sì. Per non parlare delle vili minacce di morte alla doppiatrice di Abby (Laura Bailey) e al direttore creativo del gioco (Neil Druckmann), messaggi irripetibili ricevuti sui loro profili social, epiteti pieni d'odio e intrisi di omofobia, transfobia e antisemitismo, i quali dimostrano che di acqua sotto i ponti ne dovrà ancora passare parecchia prima che le cose possano dirsi cambiate per davvero.

Oggi, però, preferiamo parlare d'altro. Preferiamo festeggiare il primo anniversario di un gioco che è stato - ed è - una delle più belle e sincere dichiarazioni d’amore verso il videogioco, nonostante non risparmi diversi pugni nello stomaco, tanto che una seconda run è davvero molto difficile da vivere con lo stesso spirito indomito. Con un finale in cui Ellie e Abby capiscono il vero significato del perdono, lasciando però aperta la porta a un eventuale prosieguo della loro storia in una eventuale Part III (che, lo ricordiamo, sarebbe già stata messa nero su bianco), visto che gli addii non piacciono a nessuno.

Quindi, ci resta da dire solo una cosa: auguri, Ellie. E che la vendetta ti sia lieve.

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