Telegram ancora bloccato in Russia, situazione di stallo tra le parti

Avatar

a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Avevamo anticipato, mesi fa, del blocco di Telegram in Russia, generato dal rifiuto del fondatore Pavel Durov di consentire alle autorità di accedere ai messaggi degli utenti. Per la Russia era una questione di sicurezza e controllo contro il terrorismo, per Durov una questione di principio per il rispetto della privacy di chi utilizza l’app di messaggistica.La diatriba finì in tribunale e si è arrivato al pasticcio del blocco dell’app, con gli IP coinvolti – che vengono ancora bloccati tutti i giorni – che hanno fatto saltare in aria anche servizi che non erano direttamente collegati a Telegram. Nelle scorse ore, il Roskomnadzor, organo russo che si occupa del caso, ha dichiarato di essere disposto a sospendere il blocco di Telegram, a patto che Durov accetti di fornire le chiavi di accesso ai messaggi, come richiesto. Una mossa che Durov non farà mai, o che almeno per ora non sembra intenzionato a fare: dopo aver aggiornato la normativa per la privacy in rispetto alla GDPR, Telegram dichiara che potrà fornire il vostro indirizzo IP e numero di telefono alle autorità se sarete segnalati per terrorismo, ma anticipa che “per ora non è mai successo”. Nessuna intenzione, invece, di fornire le chiavi per decriptare le conversazioni di chiunque.«Telegram in Russia è fuorilegge» ha ricordato Durov, nel gruppo ufficiale Telegram della Russia, «Ogni giorni, centinaia di indirizzi IP vengono bloccati, nel tentativo di bloccare l’app. A tal proposito, non teniamo in considerazione nessuna chiamata dai servizi russi e la nostra privacy policy non riguarda la situazione in Russia. Pertanto, continuiamo la nostra resistenza.»Vedremo se si troverà un punto d’accordo o se Telegram rimarrà bandito a vita nei territori russi.