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Sono un videogiocatore del 1998 e mi sono svegliato nel 2024

Cosa accadrebbe se un giocatore del 1998 si svegliasse nel 2024, catapultato in un'era dove i videogiochi sono un'altra cosa rispetto al passato?

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a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 29/04/2024 alle 12:50

Sono ancora incredulo mentre scrivo queste righe. Perché lo dico? Perché sono un videogiocatore del 1998, e mi ritrovo catapultato in un futuro che sembra fantascienza, ma che a conti fatti è il mio nuovo presente.

Ero lì, intento inserire un CD nella mia PlayStation comprata da qualche settimana, quando improvvisamente mi ritrovo in una stanza che non è la mia, circondato da monitor e schermi enormi che riflettono come specchi e da dispositivi che non riconosco.

Il panico mi assale: dove mi trovo? Cosa è successo alla mia collezione di videogiochi? Man mano che ho iniziato a esplorare questo nuovo "mondo", ho scoperto che il futuro dei videogame è completamente diverso dal presente che ho conosciuto.

Sbircio la mensola della mia "nuova" camera: vedo due console, una di dimensioni generose di colore bianco e una nera, simile a un monolite e altrettanto possente. Leggo: PlayStation 5 e Xbox Series X.

Come sarebbe a dire "5"? State forse dicendo che ci sono state altre console Sony dopo la PlayStation, fino ad arrivare a questo enorme impianto da gioco dal design bizzarro? E poi, perché è stata messa in verticale e non in orizzontale? Posso comunque adagiarla su un fianco oppure rischio di spaccare la mensola e tutto il resto? 

Di questa Xbox, invece, non so proprio nulla. Scopro che è Microsoft a produrla, e che in realtà è anch'essa un ultimo modello dopo svariate versioni uscite nel corso degli anni. Leggo Xbox, 360, One, One X: Microsoft, quella dei PC Windows, si è lanciata nel mercato delle console? Cosa mi sono perso?

Mi accorgo anche di un terzo dispositivo, più piccolo e con uno schermo che sembra quello di un Game Boy, ma diverse volte più grande. Leggo: Nintendo Switch. Nintendo, esiste ancora! Dopotutto, con Nintendo 64 aveva dimostrato di voler superare PlayStation in quanto a potenza, chissà quanta strada ha fatto da allora.

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Lara è fotorealistica, o no?

Tra Game Boy Advance, DS, 3DS, GameCube, Wii e Wii U, scopro che la storia della Casa di Mario è lastricata di successi e qualche fallimento, ma che a quanto pare ora Nintendo gioca in un campionato tutto suo.

E SEGA? Ricordo che il Saturn stava rivaleggiando con PlayStation, ma scelsi di non comprarlo a favore di quest'ultima, cosa che hanno fatto molti miei amici. Come dite? SEGA ha smesso di produrre console dopo una certa Dreamcast? E come sarebbe a dire che Mario e Sonic si sono incontrati come protagonisti di uno e più videogiochi crossover? È proprio vero che i tempi cambiano e non bisogna fare affidamento sulle certezze di una vita...

Mi rendo che il mondo dei videogiochi è diventato un luogo di connessione e competizione.
Un altro shock è questa cosa chiamata Game Pass: quasi trent'anni fa, l'idea di avere accesso illimitato a una vasta libreria di giochi sembrava fantascienza. E invece, eccoci qui, con la possibilità di accedere a centinaia di titoli con un abbonamento mensile.

Come riescono però i giocatori di oggi a districarsi con tutti questi titoli ogni mese, "scaricandoli" sulla propria console come fossero file di un computer, senza tra l'altro avere il disco fisico?

Già, il supporto fisico: vedo infatti che la gente compra sempre meno videogiochi su disco o cartuccia, e la cosa mi spaventa. Speriamo che tra altri trent'anni circa i videogiochi non siano solo scaricabili, sarebbe un bel guaio per tutti i collezionisti a cui il videogame piace anche e soprattutto in collezione, senza contare che la preservazione può essere un bel problema, dopotutto.

Poi c'è quest'altra cosa chiamata PlayStation Plus, che è uguale ma a suo modo ancora più complessa (e che è possibile comprare su un portale chiamato Amazon, che vende di tutto), visto che senza questo servizio non è possibile poter prendere parte a sfide in Rete. Nel 1998, l'idea di giocare su Internet con altre persone non era di certo alla portata di tutti, ma nel 2024 pare essere una realtà quotidiana. 

Mi rendo conto che il mondo dei videogiochi non è più una cosa solitaria. È diventato un luogo di connessione e competizione, dove le amicizie possono nascere e finire a chilometri di distanza, senza mai incontrarsi. Quindi, giocare sulla stessa console tra amici, in split screen, non è più possibile? Il dubbio mi assale.

Fortuna che anche i giochi single player esistono ancora, anche se sono molto diversi da come li ricordavo: scopro serie come The Last of Us e Uncharted, praticamente dei giri sulle montagne russe, con una trama e dei personaggi così reali da fare spavento. Anche le storie sembrano aver guadagnato molto più spessore e importanza, rivaleggiando con alcune produzioni hollywoodiane.

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Guarda, sembra un film.

Ai miei tempi ci si accontentava di una manciata di poligoni che sembravano chissà che, ma qui il livello di coinvolgimento (così come la grafica pura e semplice) è fuori scala. "Boomer", mi sento chiamare. Un appellativo ironico e in parte spregiativo, attribuito a una persona che mostra atteggiamenti e modi di pensare ritenuti ormai superati dalle nuove generazioni.

Mentre mi adatto a questo nuovo mondo, non posso fare a meno di notare le crepe nella facciata, qualcosa che mi fa scorrere un brivido lungo la schiena. Scopro infatti che in questo 2024 il mercato dei videogiochi è in una situazione difficile. Mentre il cosiddetto Game Pass offre un'abbondanza di scelta, molti sviluppatori lottano per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo.

Scopro che alcune uscite recenti di questo secolo riguardano proprio i videogiochi dei miei tempi: Metal Gear, Tomb Raider, Crash, Final Fantasy VII.
Alcuni dei miei giochi preferiti sembrano essere scomparsi nel nulla, sostituiti da titoli che sembrano puntare più alla monetizzazione che all'esperienza di gioco. Il mercato dei videogiochi è sottoposto a pressioni sempre maggiori, le controversie su queste strane cose chiamate "microtransazioni" e su alcune pratiche commerciali dominano le discussioni su Internet.

Scopro però con gioia che molte delle uscite recenti di questo secolo riguardano proprio i giochi dei miei tempi: Metal Gear Solid, Tomb Raider, Crash Bandicoot, Final Fantasy VII. Ci sono (quasi) tutti i titoli che andavano per la maggiore ai miei tempi, e la gente sembra andare matta per queste riproposizioni (quasi) 1:1.

Capisco quindi che per i giocatori di oggi aggrapparsi alla nostalgia dei temi che furono è quasi terapeutico: è così brutto il periodo storico che stanno vivendo?

Sì, perché ora i giocatori si danno appuntamento su dei portali online chiamati social network, simili ai forum di un tempo ma allo stesso tempo profondamente diversi, anche se la mole di odio riversato tra quelle pagine è davvero pericolosa.

È come se il fascino e l'innocenza dei videogiochi del mio tempo si siano persi in mezzo a questa frenesia commerciale e di opinioni, in cui chiunque si sente in diritto e in dovere di dire la sua, anche se a volte aggressiva e profondamente sbagliata. 

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Una grafica che sembra quella di un cartone animato.

E se questi problemi tratteggiano un mercato in difficoltà, non posso fare a meno di essere entusiasta di quello che vedo. Ci sono ancora gioielli nascosti da scoprire, esperienze che catturano la fantasia e l'immaginazione tanto quanto i videogiochi del mio passato, anche se rivolti a un pubblico più disattento, che magari non ama più la sfida come un tempo e a cui spesso piace essere preso per mano e accompagnato alla fine dei titoli di coda. 

E mentre inizio a capire sempre più questo nuovo modo di intendere il videogioco, mi rendo conto che, nonostante le sfide e le difficoltà, l'amore per il gaming (così come lo chiamano le nuove generazioni) è senza tempo. Sì, questi anni '20, complici tanti problemi reali fuori dallo schermo – dalle crisi economiche alle pandemie mondiali – si stanno rivelando un decennio difficile, difficilissimo. E da quello che vedo ancora non è chiaro né come né quando se ne uscirà del tutto.

Forse, però, grazie alla passione che accomuna tanto i boomer come me che i giocatori di oggi, possiamo ancora vivere quantomeno la magia nei videogiochi, anche in quest'epoca in cui il domani è tutto da scrivere, tra dubbi e paure. Sperando vada tutto per il meglio.

Ora, però, mi dovete scusare: torno a giocare alla mia cara e vecchia PlayStation 1.

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