Per quanto mi riguarda, sono passati troppi anni dall'ultima volta che abbiamo potuto impersonare il terrore in prima persona, vestendo i panni, dei "tre protagonisti" della guerra cosmica più affascinante della fantascienza.
Stiamo assistendo ormai da anni a un periodo dove abbiamo decine e decine di remastered, remake e franchise che non conoscono riposo. Eppure, nonostante questo, manca un nuovo, ambizioso capitolo di Aliens vs Predator. Una situazione che, onestamente, non mi piace per nulla.
Penso che sia uno di quei vuoti vuoto che, oggi più che mai, merita di essere colmato. E attenzione, non si tratta di un semplice desiderio nostalgico, ma di una constatazione lucida: il contesto tecnologico, le tendenze di mercato e la rinnovata vitalità dei due universi narrativi hanno potenzialmente creato la tempesta perfetta per il suo ritorno.
L'alchimia insuperata della trinità del terrore
Ma perché un gioco come AvP dovrebbe tornare alla ribalta? Dovrei raccontarvi dell'essenza di ciò che rendeva i capitoli classici, in particolare i giochi di Rebellion e Monolith, delle esperienze uniche ancora oggi.
Il loro genio risiedeva in un'architettura ludica semplice ma efficace: tre campagne distinte, tre prospettive radicalmente diverse, tre generi di gioco fusi in un unico, coerente universo. Funzionava benedettamente bene.
Con il marine era come giocare l'apoteosi del survival horror. Armati fino ai denti, ma molto debole dinanzi alle orde nemiche, eravamo costretti ad avanzare in corridoi metallici bui e opprimenti, dove ogni ombra poteva nascondere un simpatico Xenomorfo pronto a farci la festa.
La torcia era la nostra migliore amica, il rilevatore di movimento un po' il nostro aguzzino. In pratica, eravamo sempre la preda. Ma è questo che rendeva il gameplay così divertente.
Anche perché uno poteva pensare che il gameplay si basasse sulla potenza di fuoco e invece no, era più che altro concentrato ma sulla gestione dell'ansia, sul controllo del panico quando il "bip" si trasformava in un fischio continuo e gli Xenomorfi piovevano dalle pareti.
In effetti, Alien: Isolation ha magistralmente dimostrato quanto sia ancora potente la formula del survival horror puro nell'universo di Alien, ma AvP ci ricordava che, a volte, l'orrore è molto più divertente affrontarlo con un bel fucile a impulsi in mano, come ricorda il buon Hicks in Aliens.
Avevamo poi lo Xenomorfo. Indossare le "vesti" dell'Alien era una liberazione catartica, quella viscerale voglia di eliminare qualunque membro della Weyland Yutani.
La vulnerabilità vista con il marine svaniva, sostituita da una velocità fulminea e una letale agilità. La mappa di gioco si trasformava in un parco giochi tridimensionale.
Si correva sui soffitti, ci si nascondeva nei condotti di ventilazione, si percepiva il mondo attraverso feromoni.
La visuale distorta a grandangolo, la capacità di vedere le prede attraverso i muri, la gioia sadica di sferrare un attacco a sorpresa dal buio. In poche parole si diventava l'incubo che, pochi minuti prima, ci stava dando la caccia. Bello, no?
Infine, il caro buon vecchio Predator. Quest'ultimo rappresentava l'equilibrio perfetto: potente, ma non invincibile. Un arsenale tecnologico avanzatissimo (mimetica ottica, visione termica, cannone al plasma, disco intelligente, insomma chi più ne ha più ne metta) che però richiedeva tattica e pazienza per essere sfruttato al meglio.
Giocare come Predator significava studiare il campo di battaglia, isolare le prede, raccogliere trofei. Bisogna sempre sapersi posizionare, attaccare e ritirarsi. Forse il personaggio più difficile da sfruttare appieno.
Questa trinità asimmetrica non era solo una trovata per la campagna single-player, ma funzionava benissimo anche nel suo multiplayer.
La tempesta perfetta
Se il design originale era già quasi perfetto, la tecnologia odierna potrebbe elevarlo a un livello che sarebbe molto interessanti.
Provate anche solo a immaginare i corridoi della Sulaco o le rovine di un tempio Yautja realizzati in Unreal Engine 5. La tecnologia Lumen permetterebbe una gestione della luce e delle ombre dinamica e fotorealistica e l'esplorazione con i marine non sarebbe per nulla male.
L'audio 3D trasformerebbe il sound design già fondamentale nella serie. Basti pensare al sentire lo strisciare di un Alien in un condotto sopra la propria testa o al bip tanto amato del rilevatore di movimento.
Tra l'altro il mondo dei videogiochi sta gridando il nome di AvP senza nemmeno saperlo. Il genere survival horror sta vivendo una seconda giovinezza, con i remake di Resident Evil, Alan Wake 2 e il già citato Alien: Isolation che hanno raccolto successi stratosferici di critica e pubblico.
C'è una fame insaziabile di paura e tensione ben costruite. Volendo si potrebbe persino immaginare una modalità ispirata agli extraction shooter come Hunt: Showdown: una squadra di Marine deve infiltrarsi in un'area, recuperare dati o un manufatto e raggiungere il punto di estrazione, mentre viene braccata da giocatori che controllano Xenomorfi e un Predator solitario. Le possibilità sono infinite.
Infine bisogna anche considerare che entrambi gli universi narrativi stanno vivendo un momento di grande fermento. Al cinema, sta per arrivare Predator: Badlands e Prey ha rinvigorito il franchise del Predator, riportandolo alle sue radici di caccia intelligente e primordiale, e dimostrando che c'è ancora un forte interesse per storie ben scritte su questo personaggio.
Alien: Romulus e Alien: Earth sono stati un gradito ritorno alle atmosfere horror e claustrofobiche del capostipite e la speranza che il franchise cresca ancora c'è. In pratica le due icone sono tornate prepotentemente nell'immaginario collettivo, ma nel mondo dei videogiochi AAA manca un titolo che le celebri degnamente.
La visione
Chiaramente, un nuovo Aliens vs. Predator non dovrebbe essere un'operazione nostalgia fine a sé stessa. Dovrebbe prendere la formula sacra del passato e proiettarla nel futuro.
Una campagna single-player corposa, con tre storie interconnesse che mostrino lo stesso conflitto da tre punti di vista, ricca di tensione e fedele alla lore. E poi, un potenziale comparto multiplayer solido che affianchi alle modalità classiche queste nuove idee prese in prestito dai generi più in voga.
Chi potrebbe svilupparlo? Il cuore dei fan spera in un ritorno di Rebellion. Ma onestamente ci sono tanti team in grado di poterci riuscire.
Abbiamo sempre pensato che AvP potrebbe avere anche delle potenzialità da immersive sim e in questo i ragazzi di MachineGames (che con Wolfenstein e Indiana Jones hanno ben fatto capire di essere sia in grado di sviluppare ottimo FPS sia ottimi immersive sim), potrebbero creare una dinamica di poteri e abilità per l'Alien e il Predator molto interessante.
Ormai il tempo è maturo, il pubblico è pronto, le icone sono più vive che mai. Abbiamo bisogno di sentire di nuovo quel "bip" accelerare nel buio.
Abbiamo bisogno di provare ancora una volta il brivido di essere preda, la ferocia di essere il mostro e l'onore di essere il cacciatore. Speriamo che prima o poi SEGA ci accontenti con qualche accordo a sorpresa, magari in vista anche del ritorno al cinema di Aliens vs Predator, previsto nei prossimi anni.