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Watch Dogs

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a cura di LoreSka

Pubblicato il 08/03/2014 alle 00:00

Il 4 giugno del 2012 venne annunciato Watch Dogs. E, in tutta sincerità, non ce lo aspettavamo. Con quell’annuncio Ubisoft spiazzò la stampa, destò un interesse enorme e vinse a man bassa l’immaginaria sfida tra le migliori conferenze stampa dell’E3 2012. Nintendo a parte, quell’anno fu segnato dai fail più o meno marcati di Sony, Microsoft e EA: Ubisoft aveva buoni motivi per gongolarsi. I loro prodotti erano freschi, interessanti e, soprattutto, divertenti.
Poi passarono i mesi, e vennero finalmente annunciate le nuove console. Era evidente che Watch Dogs avrebbe dovuto cogliere al volo l’opportunità di sbarcare sulle nuove piattaforme, e il gioco venne marchiato quale titolo di lancio per Xbox One e Playstation 4. Eravamo felici: la line-up della next gen avrebbe avuto uno dei giochi più attesi, nonché un franchise completamente nuovo. Ma, purtroppo, le cose non erano destinate ad andare così.
Le complesse logiche di mercato
Un giorno, mentre volavamo sopra l’Europa per provare un nuovo gioco, ci capitò di chiacchierare con un PR di una nota azienda americana. Si parlava della questione delle “finestre di lancio”, periodi di tempo entro cui i produttori di videogiochi collocano le uscite dei loro prodotti. La decisione della finestra di lancio di ciascun prodotto, ci spiegava il nostro amico, dipende da vari fattori. Il più ovvio riguarda la completezza del gioco: è evidente che la finestra di lancio deve essere collocata in modo tale da consentire agli sviluppatori di ultimare il prodotto. Talvolta questo non avviene, con risultati spesso disastrosi.
Il secondo elemento da tenere in considerazione riguarda la tipologia del prodotto. Vi sono giochi che debbono essere rilasciati in periodi più o meno standardizzati, in particolare quando si tratta di franchise annuali, di giochi sportivi o legati al cinema.
In terzo luogo, è necessario considerare il periodo dell’anno. È evidente che vi sono momenti strategici per rilasciare un gioco: novembre è il mese ideale per rilasciare i giochi che copriranno il periodo natalizio, marzo è un buon mese per far ripartire il mercato con titoli importanti, eccetera. Nessuno sviluppatore sano di mente collocherebbe la finestra di uscita di un gioco tripla A a gennaio, per esempio.
Infine, vi è la questione più spinosa: la concorrenza. Rilasciare un gioco in sovrapposizione a un titolo di genere e target simile può generare dei problemi piuttosto gravi: il gioco potrebbe venire schiacciato dal concorrente, o potrebbe spaccare in due il pubblico creando dei danni ad entrambi i produttori. Il nostro amico PR ci disse che, nel caso di GTA V, tutti dovettero decidere la finestra di uscita in base a quanto annunciato da Rockstar. Fu un caso raro in cui il mercato dovette piegarsi alle decisioni di un’unica azienda.
Come avrete intuito, le questioni che spingono i produttori a scegliere la data di uscita del proprio gioco sono piuttosto intricate e difficili da decifrare. Ciò non toglie che possiamo quantomeno ipotizzare quali siano le ragioni che hanno spinto Ubisoft a rimandare più volte l’uscita di Watch Dogs, e quali siano le conseguenze di questa scelta.
Un gioco incompleto?
I comunicati ufficiali dichiarano che Watch Dogs è stato rimandato per ragioni legate allo sviluppo. In breve, se il gioco fosse uscito nell’autunno del 2013 avremmo avuto fra le mani un prodotto non completo. Il punto è che Ubisoft ci mostrò il gioco più volte da quel lontano giugno del 2012, e tutte le volte ci sembrò di avere a che fare con un gioco che si trovava già nella sua fase finale di sviluppo. Siamo convinti che i mesi extra decisi da Ubisoft siano effettivamente serviti a rifinire il prodotto, ma le entità di queste rifiniture potrebbero essere messe in discussione al momento dell’uscita. Sei mesi sono pochi per stravolgere le sorti di un titolo, e non crediamo che il gioco che vedemmo a Parigi lo scorso settembre potrà essere molto diverso da quello che vedremo il prossimo 27 maggio. 
La tipologia del prodotto, con ogni probabilità, non ha determinato la scelta della data di uscita: Watch Dogs non è (ancora) un franchise annuale, ed è completamente slegato da altri marchi. Più probabili, invece, sono le ragioni correlate al terzo punto di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo: il periodo dell’anno. Se Watch Dogs fosse uscito lo scorso novembre, avrebbe intercettato la finestra di uscita natalizia, solitamente molto profittevole. Nel momento in cui si salta tale finestra, i produttori sono costretti a mettere il gioco nel congelatore fino alla finestra successiva, che si apre a marzo. E questo, volente o nolente, ci porta al quarto punto: la concorrenza.
Sarebbe fin troppo facile ammettere che Watch Dogs sia stato rimandato a causa di GTA V. In effetti il titolo Rockstar ha monopolizzato le classifiche di vendita per alcune settimane, e qualunque videogioco avrebbe risentito del colossale titolo ambientato a Los Santos se rilasciato nel medesimo periodo. Non crediamo, però, che sia questo il caso di Watch Dogs. Semmai, a nostro avviso, ci troviamo di fronte a un caso di concorrenza interna. Watch Dogs sarebbe dovuto uscire assieme a un altro titolo tripla A a marchio Ubisoft: Assassin’s Creed IV: Black Flag, con il rischio di creare una situazione alquanto spiacevole. Il marchio Assassin’s Creed è un marchio stanco, spremuto come un pompelmo con una valanga di titoli spalmati su più piattaforme e usciti in una manciata di anni, tutti con gameplay sempre molto simili tra loro. Ma, soprattutto, Assassin’s Creed usciva dalla spiacevole esperienza del terzo episodio, su cui buona parte della critica – compresa quella rappresentata da questa testata – sbagliò il giudizio. Il pubblico era rimasto deluso dal terzo episodio, e l’uscita di un franchise fresco come Watch Dogs in concomitanza con il quarto episodio dell’affannato AC avrebbe portato a risultati apocalittici per lo storico marchio. A poco sarebbero servite le meritatissime critiche positive ricevute effettivamente da Black Flag: Watch Dogs avrebbe comunque rubato la scena.
Detto ciò, non è nostra intenzione affermare che Watch Dogs uscirà il 27 maggio per un unico motivo (e, per questa ragione, non crediamo nemmeno alla spiegazione data da Ubisoft sul ritardo). Siamo convinti, piuttosto, che l’uscita di Watch Dogs sia stata posticipata per una serie di concause, che spaziano dall’effettiva necessità di polishing fino all’evidente e inconfutabile caso di concorrenza interna. Dunque, alla domanda “era necessario spostare l’uscita di Watch Dogs?” rispondiamo di sì. Lo spostamento era inevitabile, ma le conseguenze potrebbero rivelarsi molto gravi.
La curva dell’hype
Supponiamo di tracciare un grafico, con il tempo nell’asse X e l’hype dei giocatori nell’asse Y. Ogni volta che viene annunciato un nuovo gioco, si può ipotizzare un determinato livello di hype. Con lo scorrere del tempo, un certo calo di interesse da parte dei giocatori diventa fisiologico: il grafico dell’hype inizia a tracciare una curva discendente, ed è compito di chi si occupa del marketing e delle PR di questo gioco mantenere questa curva al livello più alto possibile. È questa la ragione che spinge i produttori a rilasciare trailer, immagini, ad organizzare anteprime per i giornalisti e a investire in campagne pubblicitarie: tutto mira a tenere alta l’attenzione nei confronti del gioco, e a farlo in modo tale che si mantenga elevata l’attesa (cioè, a far crescere la curva dell’hype). Perché maggiore sarà l’attesa al momento del lancio, maggiori saranno i preordini e quindi le vendite del prodotto.
Quando, però, l’attenzione nei confronti del gioco non arriva dagli uffici marketing e di pubbliche relazioni ma dalle “cattive notizie”, l’hype inizia a scendere in maniera vistosa, molto più rapidamente del normale calo fisiologico dovuto al tempo. Dopo gli Ubisoft Digital Days dello scorso settembre – dove ci mostrarono una build vecchia di almeno 3 mesi – l’azienda francese smise di rilasciare comunicati su Watch Dogs. Il titolo era ancora segnalato come gioco di lancio per PS4 e Xbox One, ma l’assenza di notizie lasciava presagire il peggio. Il 15 ottobre si confermò l’arrivo del gioco in primavera, quindi non emersero più comunicati fino a ieri, 5 marzo, quando è stata confermata l’uscita per il 27 di maggio.
In questo gioco di silenzi, dubbi e improbabili voci di corridoio mai smentite, Ubisoft ha lasciato che la curva dell’hype colasse a picco come la Costa Concordia al Giglio. Sarebbero bastate alcune informazioni, qualche comunicato ufficiale, qualche annuncio estemporaneo e qualche bell’evento di preview per fare in modo che il mondo continuasse a pensare bene di Watch Dogs. Il cane da guardia di Ubisoft è stato abbandonato sul ciglio dell’autostrada dal proprio padrone per mesi, e spera di ritrovarlo vivo e vegeto a maggio. Anche noi, in fondo, lo speriamo. Ma siamo disposti a crederci ancora?

Non abbiamo perso le speranze per Watch Dogs. Anzi, siamo convinti che il gioco abbia ancora delle enormi potenzialità. Ubisoft ha pochi mesi per correggere il tiro, e in parte lo sta già facendo con gli eventi di anteprima attesi nel prossimo futuro e che dovrebbero riportare i riflettori dell’attenzione mediatica sul gioco. L’uscita non è lontana, ma il tempo per recuperare c’è e francamente crediamo che ne valga davvero la pena. Ora tocca a Ubisoft dimostrarci che è valsa la pena attendere così tanto, con la speranza che il gioco sappia sorprenderci il 27 maggio così come lo fece il 4 giugno di due anni fa.

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