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Return to Monkey Island | Recensione - Il ritorno del temibile pirata

Abbiamo giocato Return to Monkey Island, ultimo capitolo della storica saga di Ron Gilbert: leggi la recensione!

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Informazioni sul prodotto

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Return to Monkey Island
  • Sviluppatore: Terrible Toybox
  • Produttore: Devolver Digital, Lucasfilm Games
  • Distributore: Devolver Digital, Lucasfilm Games
  • Piattaforme: PC , SWITCH , PS5 , XSX , MOBILE
  • Generi: Avventura grafica
  • Data di uscita: 19 settembre 2022 (PC, Switch) - 8 novembre 2022 (PS5, XSX) - 27 luglio 2023 (mobile)

Ci sono serie in grado di fare la storia, saghe che con la sola forza del loro nome riescono a smuovere gli animi e i cuori di migliaia di videogiocatori in tutto il mondo. Ron Gilbert, con la serie di Monkey Island, ci è senza dubbio riuscito.

Dopo anni di silenzio, e con un annuncio che ha sicuramente lasciato un segno, Gilbert ha quindi deciso di tirare a lucido la saga di avventure punta e clicca con un gioco che si è prefissato da subito un doppio obiettivo: farsi amare dalle passate generazioni di giocatori (ormai ultratrentenni), facendosi piacere allo stesso tempo anche da chi magari si avvicina al genere per la prima volta. E, da un certo punto di vista, Return to Monkey Island può essere riassunto in questa semplicistica frase: prendere o lasciare.

Facendo un piccolo passo indietro, l'avventura prenderà il via dal parco giochi dove si era concluso l'ormai mitico secondo capitolo, un modo piuttosto intelligente per fare impratichire il giocatore con il sistema di controllo, facendo al contempo un bel riassunto delle puntate precedenti.

Return to Monkey Island è, poco sorprendentemente, un'avventura punta e clicca di stampo classico, in cui incontreremo nuovamente il protagonista storico della serie, Guybrush Threepwood, tornato ancora una volta per cercare di mettere le mani sul segreto di Monkey Island.

Trama e giocabilità di Return to Monkey Island

Questa volta saremo però chiamati a sbrogliare la matassa da Mêlée Island, luogo nel quale il temerario Threepwood è intento a reclutare una nuova ciurma di scalmanati (e, ovviamente, mettere le mani anche su una nuova nave) prima di partire alla volta di questa grande avventura.

Tuttavia, le autorità piratesche del posto ovviamente non aiuteranno il non più giovane pirata – com'è giusto che sia – ragion per cui il buon Guybrush sceglierà una tattica tanto rischiosa quanto potenzialmente risolutiva, che non vogliamo anticiparvi in questa sede.

Meglio specificarlo subito: il nuovo Monkey Island è un'avventura punta e clicca nel senso più puro del termine. Le meccaniche di gioco così come l'interfaccia sono un vero e proprio tuffo nel passato, andando ad incastonare Return to Monkey Island nella tradizione della serie, né più né meno.

I movimenti di Guybrush vanno di pari passo a un sistema punta e clicca che sembra uscito dagli anni d'oro di LucasArts, incluso ovviamente tutto ciò che concerne la ricerca di indizi od oggetti chiave all'interno dei vari scenari che andremo a visitare. Potremo quindi esaminare (o combinare) oggetti raccolti sul posto, oppure fare caso a elementi interattivi utili a risolvere tutta una serie di enigmi ambientali più o meno complessi.

Qui entra però in campo una problematica (se così possiamo definirla) che a dire il vero abbraccia quasi tutte le produzioni moderne, anche quelle ispirate a classici del passato: Return to Monkey Island è fin troppo facile. L'avventura di Gilbert ha infatti dalla sua un gran numero di semplificazioni strutturali e non, come ad esempio il tasto per visualizzare tutti gli oggetti interattivi presenti nello scenario. Ciò vanifica il senso di esplorazione e scoperta, considerando anche che gran parte dell'enigmistica non impensierirà più di tanto il giocatore smaliziato.

Return of Monkey Island non vuole quindi frustrare in alcun modo il giocatore e per raggiungere l'obiettivo utilizza due stratagemmi specifici. Il primo è il cosiddetto libro dei consigli, ossia un volume che contiene di fatto la soluzione dell'avventura sotto forma di suggerimenti spesso generici ma che, a ogni richiesta del giocatore, possono diventare sempre più precisi e rivelatori.

Il secondo è la presenza di una modalità semplificata, la quale consente di seguire la storia senza preoccuparsi troppo dell'enigmistica generale. Il consiglio, ovviamente, è di giocare l'avventura optando per la classica modalità completa, nella quale saremo chiamati a risolvere i puzzle da avventura grafica nella maniera più tradizionale possibile.

La possibilità di saltare i dialoghi, o di rileggerli in caso di necessità, dimostrano che la ricerca di indizi – specie quando parleremo coi numerosi NPC che incontreremo sul nostro cammino – è sempre e comunque uno dei pilastri dell'intera avventura.

Com'è la grafica del nuovo Monkey Island?

C'è poi quello che può essere considerato come l'aspetto più controverso della produzione, quello che ha dato voce alle solite polemiche spicciole che hanno anche costretto Gilbert ad allontanarsi dal web, stanco degli attacchi dei fan tossici (ve ne abbiamo del resto dato conto anche su queste stesse pagine). Stiamo ovviamente parlando del comparto grafico ed estetico del gioco. Meglio quindi dirlo chiaramente e senza troppi giri di parole: Return to Monkey Island è una delizia da vedere.

Tutti i fondamentalisti della pixel art è meglio che si mettano l'anima in pace, quindi: il ritorno di Guybrush è uno spettacolo per gli occhi, grazie ai colori vividi, alle animazioni e alle espressioni dei personaggi e ad alcuni fondali ricchi di dettagli e sempre dotati di un'impronta estetica unica e facilmente riconoscibile.

The Secret of Monkey Island e Monkey Island 2 LeChuck’s Revenge erano belli da vedere se inquadrati nella loro epoca, ragion per cui l'unico modo per svecchiare una saga di oltre trent'anni era ammodernare un comparto grafico che non poteva – né doveva – puzzare di vecchio (per i nostalgici incalliti c'è sempre Amazon).

Anche per quanto riguarda il doppiaggio, il compito portato a termine è pressoché inattaccabile: il cast ha svolto un lavoro davvero magnifico nel dare una forte personalità ai protagonisti e ai comprimari, così come le musiche – alcune delle quali facilmente riconoscibili da chi mastica la serie da generazioni – si legheranno sempre a ciò che vedremo a schermo.

La qualità dei dialoghi – presenti ovviamente anche in lingua italiana, a differenza del doppiaggio disponibile solo in inglese – è ciò che ci saremmo aspettati di trovare da un prodotto di Gilbert, che già aveva dimostrato di non aver perso la sua verve creativa con il bellissimo Thimbleweed Park.

Vero anche che con Return to Monkey Island l'asticella è stata alzata ancora di più, ponendosi come la prima, grande vera avventura grafica di nuova generazione che non rinnega il passato, bensì abbraccia il presente con vigore e sincerità.

Infine, c'è anche una domanda a cui è meglio rispondere, per capire ancora meglio la portata di questa produzione: è consigliabile giocare Return to Monkey Island anche senza aver giocato i suoi predecessori? La risposta è sì, ma con un "ma" da tenere in forte considerazione. Se i primi due capitoli non fanno parte del vostro bagaglio videoludico, rischiate infatti di perdere per strada una mole realmente impressionante di citazioni, battute ed easter egg, inclusa la presenza di personaggi che richiamano obbligatoriamente gli storici Monkey Island del passato.

Certo, chiunque voglia godersi un bel riassunto delle puntate precedenti può sempre approfittare di un ottimo 'album dei ricordi' in grado di riepilogare per sommi capi tutto ciò che è accaduto in precedenza, anche se aver vissuto i vecchi giochi in prima persona è sicuramente una marcia in più.

Return to Monkey Island è quindi il grande ritorno di una saga che ha fatto la storia del genere di appartenenza, uscito in un momento storico il cui il videogioco sembra voler riscoprire generi che si pensavano persi per sempre. La speranza, tuttavia, è che non si tratti di un fuoco di paglia, bensì di un nuovo inizio che vedrà il ritorno di altri grandi e graditi classici del passato (qualcuno ha forse detto Maniac Mansion?). Nel mentre, «barista, riempimi di grog!».

Versione testata: PC

Voto Recensione di Return to Monkey Island - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Il vero, grande ritorno a Monkey Island

  • Comparto grafico ed estetico colorato e vibrante

  • Ottime meccaniche di gioco...

Contro

  • ... anche se fin troppo semplificate

Commento

Return to Monkey Island è innanzitutto un omaggio a un genere – quello delle avventure grafiche – che ha fatto la gioia di chi è cresciuto nei gloriosi anni '90. L'opera di Ron Gilbert è però anche l'unico modo per svecchiare una saga storica proponendola alle nuove generazioni di videogiocatori, senza dimenticare anche quella fetta di fan storici irreprensibili, i quali devono accettare il fatto che l'unico modo per rivivere le avventure di Guybrush Threepwood al loro massimo splendore era passare anche per un totale restyling grafico, senza sacrificarne l'essenza. Così facendo, c'è da essere grati a giochi come Return to Monkey Island.
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