La decisione di DICE di introdurre l’acquisto dei livelli nel battle pass “Road to Battlefield 6” ha scatenato forti polemiche tra i giocatori di Battlefield 2042. Molti veterani si sentono traditi da una scelta che consente ai nuovi arrivati di ottenere subito contenuti estetici che altri hanno guadagnato con ore di gioco. Sui social si è acceso il dibattito, con accuse agli sviluppatori di aver svalutato l’impegno della community più fedele.
Dopo i weekend di beta di Battlefield 6 (che promette di essere uno dei capitoli più violenti di sempre), molti appassionati hanno cercato di colmare l’attesa tornando a Battlefield 2042. Pur non essendo il capitolo più amato, resta il più recente disponibile e continua a ricevere aggiornamenti che tengono viva la community.
— Battlefield Comms (@BattlefieldComm) September 8, 2025
Per incentivare questo ritorno, DICE aveva introdotto il battle pass speciale “Road to Battlefield 6”, ricco di contenuti cosmetici trasferibili nel nuovo capitolo. Sulla carta un’idea brillante, che però si è rivelata problematica nella pratica, generando frustrazione nella base di giocatori.
Gli sviluppatori avevano già cercato di accelerare la progressione con weekend a doppia esperienza, riconoscendo di fatto che i tempi di completamento erano troppo lunghi. Nonostante ciò, la maggior parte dei giocatori non è riuscita a sbloccare tutti gli oggetti prima dell’arrivo di Battlefield 6.
Con l’ultimo aggiornamento è arrivata la svolta più discussa: la possibilità di acquistare i tier del pass, insieme alla correzione di un bug che bloccava il tracciamento delle missioni settimanali con il fucile M1 Garand in modalità All Out Warfare. Una scelta che ha segnato il punto di rottura per gran parte della community.
Le reazioni della community sono state forti e immediate, molti giocatori hanno sottolineato come la possibilità di acquistare livelli nel pass renda inutile l’impegno speso fino a quel momento, trasformando settimane di partite in un vantaggio che ora si può ottenere a pagamento.
Alcuni hanno parlato apertamente di “svalutazione del tempo investito”, altri hanno espresso amarezza per aver speso monete del gioco in contenuti che, con il nuovo sistema, perdono gran parte del loro valore. Il malumore nasce quindi sia dalla scelta in sé, sia dal momento in cui è stata introdotta, considerato troppo tardi nel ciclo del battle pass.
Nonostante il malcontento diffuso, c’è chi ha provato a mantenere un atteggiamento più disteso. Alcuni giocatori hanno ricordato che si tratta pur sempre di oggetti estetici e che non vale la pena trasformare il gioco in una corsa al completamento del pass. La priorità, secondo questa visione più equilibrata, dovrebbe restare il divertimento e non l’ansia di possedere ogni singolo cosmetico.
La vicenda mette in luce un problema più ampio dell’industria videoludica: la monetizzazione dei contenuti post-lancio, spesso in contrasto con le aspettative dei giocatori più appassionati. Per gli sviluppatori la sfida resta quella di conciliare sostenibilità economica e soddisfazione della community, senza minare la fiducia guadagnata sul campo.