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Immagine di Ori and the Will of the Wisps: la consacrazione di Moon Studios - Recensione
Recensione

Ori and the Will of the Wisps: la consacrazione di Moon Studios - Recensione

Una piccola grande perla da non lasciarsi sfuggire

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 11/03/2020 alle 10:21 - Aggiornato il 12/03/2020 alle 09:03
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  • Pro
    • Familiare, ma non privo di novità
    • 4K e HDR lo rendono magico a livello visivo
    • Maggiormente personalizzabile rispetto al primo
    • Dinamiche ruolistiche leggere ma piacevoli
    • Colonna sonora strepitosa
  • Contro
    • Qualche inciampo tecnico anche su Xbox One X e anche dopo la patch
    • Bilanciamento della difficoltà non sempre perfetto

Il Verdetto di SpazioGames

8.8

Sebbene siano sufficienti per fermare la valutazione di Ori and the Will of the Wisps ad un gradino dall'eccellenza, le incertezze del frame rate e il bilanciamento rivedibile della difficoltà del nuovo titolo Moon Studios non gli impediscono di entrare, di diritto, nella lista delle migliori esclusive console dell'intero ciclo vitale di Xbox One.

La compiutezza del level design, l'inedita vena ruolistica, il rinnovato combat system concorrono tutti a creare uno dei metroidvania più interessanti di questa generazione di console. La classica ciliegina sulla torta è rappresentata da un comparto audiovisivo strepitoso, capace di rapire i sensi ed immergere a fondo in un mondo fiabesco. La sua presenza fin dal day one nel corposo ventaglio offerto da Xbox Game Pass lo rende un must play assoluto, che non dovreste lasciarvi sfuggire per alcun motivo.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Ori and the Will of the Wisps
Ori and the Will of the Wisps
  • Sviluppatore: Moon Studios
  • Produttore: Xbox Game Studios
  • Piattaforme: PC , XONE
  • Generi: Azione
  • Data di uscita: 11 marzo 2020

Al netto dei gusti personali e di futili (e obsolete) console war, Ori and the Blind Forest può essere annoverato tra i titoli migliori della generazione che volge al termine, e di sicuro uno dei motivi d’orgoglio per tutti i possessori di macchine Microsoft, almeno fino al recente sbarco su Nintendo Switch.

Ecco perché, nonostante l’arrivo di grossi calibri a primavera, Ori and the Will of the Wisps, seguito diretto della creatura di Moon Studios, era tra i titoli che aspettavamo con maggiore trepidazione.

Se volete scoprire se le nostre speranze erano ben riposte, non dovete far altro che continuare a leggere.

La famiglia prima di tutto

Ori and the Will of the Wisps, come se non più del predecessore, porta la sua storia alle orecchie del giocatore come fosse musica, utilizzando una narrativa leggera, appena sussurrata, mostrata invece che raccontata, delicata come una brezza estiva. Una nuova vita germoglia nella grande famiglia della foresta di Nibel, dove Ori ed i suoi amici continuano a vivere nella pace ristabilita alla fine del capostipite.

Eppure, la vita sa riservare sorprese non sempre piacevoli e Ku, la gufetta che Ori stesso stringe tra le braccia durante le sequenze iniziali, sembra incapace di volare, per via di un problema all’ala destra.

L’amore incondizionato che Ori ed i suoi amici provano l’uno per l’altro li porta ad aiutarsi e a crescere nell’amicizia, ma questo non sembra bastare alla piccola gufetta, incupita dall’impossibilità di librarsi in volo.

Sono questi meccanismi narrativi a far sì, ad esempio, che una profonda sensazione di tristezza si impossessi dei giocatori più sensibili quando, non trovando Ori e Ku al calar di tono della tempesta, Naru, dopo averli cercati incessantemente nel buio e sotto la pioggia, affonda il viso nelle mani, disperato ed inconsolabile nonostante l’abbraccio di Gumo.

La tecnica narrativa del less is more, allora, torna dopo il successo del capostipite, e basta un’animazione a veicolare i sentimenti dei personaggi a schermo.

A conti fatti, non diremmo che la narrativa sia uno dei punti di forza della produzione, ma il modo in cui essa è veicolata può di certo far scuola per tutti gli studi indipendenti che intendono affacciarsi sul mercato videoludico.

C’è più di quello che si vede

Come da titolo, l’opera Moon Studios è leggibile (e giocabile) a più livelli, e ripropone la struttura base del prequel ampliando tutta una serie di concetti ludici, con il risultato di un prodotto più vasto, variegato e personalizzabile rispetto a quello che lo ha preceduto.

Come tutti i seguiti diretti, trovare il bilanciamento tra la familiarità di certi meccanismi e l’iniezione di novità per non rendere il tutto un semplice more of the same rappresenta una delle sfide più ardue, ed è proprio su questo campo che il team austriaco, ormai punta di diamante della scuderia Microsoft, ha vinto la sua scommessa.

Ogni frammento è potenziabile fino ad un livello massimo, e risulta particolarmente utile in certi frangenti: sperimentare diverse build è un piacere sconosciuto anche ai fan di Ori and the Blind Forest, e una delle migliori conquiste di Ori and the Will of the Wisps.

La spada di luce che Ori potrà equipaggiare sin dai primi istanti di gioco, che sarà poi affiancata da ulteriori strumenti di offesa tanto a corto quanto a lungo raggio, dona nuova profondità al sistema di combattimento, che, pur restando secondario rispetto alle fasi di esplorazione e platforming, riveste adesso un’importanza (ed una fisicità) decisamente superiori rispetto al recente passato.

I nemici sono leggermente aumentati di numero, con un respawn rate grossomodo in linea con quello visto nel capitolo d’esordio, ed è fondamentale imparare a riconoscerne i pattern d’attacco per non uscire malconci soprattutto dagli scontri con nemici multipli.

Questo è ancora più vero per le boss fight, altra graditissima novità: ogni macro area è presidiata da un boss di dimensioni significativamente superiori a quelle del nostro, e, proprio come nei migliori capitoli della serie Zelda (altro franchise a cui Moon Studios non ha mai fatto mistero di ispirarsi), il succo dello scontro, più che l’azione in sé, è la codifica delle movenze e dei pattern nemici, come nei migliori puzzle game.

Qui, lasciandoci alle spalle alcune missioni secondarie per ragioni di tempo, ci siamo fermati a circa ventuno ore di gioco, e non vediamo l’ora di tornare a Niwel per andare a scovare i segreti ed i potenziamenti nascosti in determinate zone della mappa.

In questo (meritatissimo) panegirico, c’è anche qualcosa che non ci ha entusiasmato?

Se di qualche piccolo inciampo tecnico parleremo nel capitolo successivo, vorremmo soffermarci sul bilanciamento generale della difficoltà, che ci è parso un po’ carente.

Durante tutta la prima parte dell’avventura, ovvero per una decina buona di ore, Ori and the Will of the Wisps si dimostra assai più accondiscendente rispetto al titolo che lo ha preceduto: pur permanendo alcune fasi platform decisamente ostiche, la frequenza dei salvataggi automatici e l’assenza di vere penalità per la morte restituiscono un prodotto adatto anche ai giocatori meno smaliziati, che faranno parecchia strada… prima di sbattere contro un muro.

A partire dalla terzultima zona esplorabile, il prodotto Moon Studios non solo si allinea all’aspro livello di sfida offerto dal predecessore, ma riesce a fare anche di peggio in certi frangenti, tra nemici che bombardano a distanza e fasi platform che richiedono una precisione a dir poco millimetrica.

Di per sé, come i nostri lettori più affezionati sapranno bene, non disdegniamo una bella sfida da un videogioco, ma un titolo che mira sin dall’inizio ad attirare nuove fasce di pubblico dovrebbe mantenere una curva di difficoltà più costante, evitando frustrazione soprattutto nei meno abili.

Temiamo che questo sbilanciamento, al netto di possibili future patch che potrebbero sistemare la questione, potrebbe scoraggiare chi non fosse già forgiato dal livello di difficoltà del franchise, con il conseguente abbandono di molti salvataggi intermedi.

Spettacolo per gli occhi

Il comparto tecnico ed artistico di Ori and the Will of the Wisps è riuscito a sorprenderci più volte, e dopo aver giocato tanto il prequel quanto la sua Definitive Edition, sinceramente, non ce lo aspettavamo: l’unico problema è che non tutte le sorprese sono state positive – ma andiamo con ordine.

La prima cosa che balza all’occhio è come il team di grafici di Moon Studios sia riuscito a superarsi ancora una volta: i magnifici scorci visti in Ori and the Blind Forest sono stati sorpassati, incredibilmente, da nuovi biomi altrettanto attraenti, ma ancora più definiti.

Acquitrini incantati, foreste silenti, picchi innevati e buie caverne sotterranee sono solamente alcuni dei paesaggi in cui saremo chiamati a muoverci, ed ognuno di essi consta di disegni sublimi, di un set di nemici specifico e di una serie di animazioni da lasciare a bocca aperta per fluidità e verosimiglianza.

ori and the will of the wisps

Purtroppo, come dicevamo, le sorprese non sono finite: dopo l’esperienza rifinita e vellutata della Definitive Edition di Ori and the Blind Forest, non ci aspettavamo di incappare in una serie di problematiche che hanno segnato le nostre ore di test e che una corposa patch day one (quasi delle stesse dimensioni del gioco stesso) sembra aver risolto per la maggior parte.

Nonostante le ore di test siano state tutte spese su Xbox One X, abbiamo riscontrato rari fenomeni di stuttering e qualche saltuario calo di framerate, che, però, in seguito al rilascio della suddetta patch, rimane ancorato ai sessanta frame per secondo nella stragrande maggioranza dei casi.

Il gioco, d’altra parte, gira su una versione customizzata dello Unity Engine che, pur essendo un motore affidabile e flessibile, ha denunciato piccole problematiche con le performance anche in altri casi, anche recenti.

Nondimeno, i dubbi che avevamo prima del rilascio della patch, e che erano alla base del nostro piccolo rinvio della pubblicazione di questa recensione, sono stati tutti fugati nelle ultime ore di gioco, quando, già dopo il rilascio della prima di due patch che saranno applicate al gioco prima del debutto, siamo tornati nelle zone che avevano dato in precedenza più problemi, senza riscontrarne alcuno.

Ad onor del vero, nessuna delle problematiche iniziali ci aveva impedito di goderci il gioco, e nessuno dei game over in cui siamo incappati era nemmeno lontanamente imputabile ad esse, ma la situazione non poteva dirsi altrettanto rosea sul modello base di Xbox e su Xbox One S.

Superate queste problematiche, allora, abbastanza comuni in questa generazione di console prima della fatidica patch day one, ciò che rimane è un metroidvania che trasuda stile e talento, e che consacra i ragazzi di Moon Studios al ruolo di una tra le migliori software house della scuderia Microsoft.

+ Familiare, ma non privo di novità

+ 4K e HDR lo rendono magico a livello visivo

+ Maggiormente personalizzabile rispetto al primo

+ Dinamiche ruolistiche leggere ma piacevoli

+ Colonna sonora strepitosa

- Qualche inciampo tecnico anche su Xbox One X e anche dopo la patch

- Bilanciamento della difficoltà non sempre perfetto

8.8

Sebbene siano sufficienti per fermare la valutazione di Ori and the Will of the Wisps ad un gradino dall’eccellenza, le incertezze del frame rate e il bilanciamento rivedibile della difficoltà del nuovo titolo Moon Studios non gli impediscono di entrare, di diritto, nella lista delle migliori esclusive console dell’intero ciclo vitale di Xbox One.

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