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VIDEO RECENSIONE

Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1 | Recensione - Can't say goodbye to yesterday

Il Vol. 1 della Master Collection di Metal Gear Solid è diviso tra la conservazione dei capolavori che include e la pigrizia con cui sono riproposti.

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Avatar di Stefania Sperandio

a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Pubblicato il 23/10/2023 alle 09:02
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In sintesi

  • Un cofanetto pieno di capolavori, esattamente come li ricordavate
  • È un'operazione che forza ad andare a braccetto conservazione e monetizzazione, considerando che nei giochi non è stata toccata una virgola
  • Belle la presenza di minuscoli bonus da consultare e la possibilità di scaricare le opere singolarmente
  • Pro
    • Finalmente possiamo rigiocare tre capolavori
    • In MGS2 e MGS3 si può abbassare l'arma senza i livelli di pressione
    • Bella la presenza delle versioni internazionali
    • Carina l'idea di includere dei bonus da consultare...
  • Contro
    • ... ma nei fatti sono orpelli dimenticabili
    • Il prezzo di lancio è eccessivo rispetto agli interventi operati (ossia nessuno)
    • Su MGS1, fermo al 1999, la pigrizia dell'operazione si nota di più
    • Difficile che possa avvicinare nuove persone alla saga

Il Verdetto di SpazioGames

7
Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1 è diviso in due anime, che hanno entrambe un peso fondamentale: la prima è il valore indiscutibile delle opere che include, in molti aspetti tutt'oggi ineguagliate e imperdibili per comprendere la forza comunicativa del videogioco. All'altro lato della medaglia, e assolutamente non all'altezza, troviamo invece l'opera di riproposizione effettuata per questo cofanetto, che si limita al compitino, quasi come se dover mettere mano a questi giochi fosse una scocciatura da sbrigare il prima possibile e con il minimo sforzo. Il risultato è una raccolta che strizza l'occhio a chi Metal Gear Solid lo amava già, che difficilmente riuscirà a far scoprire la saga a nuovi appassionati perché non fa nessuno sforzo in quella direzione, parzialmente impreziosita da bonus comunque dimenticabili. Se questo sarà il modus operandi previsto anche per i cofanetti futuri, prezzi compresi, le cose potrebbero farsi più spinose, perché – al di là forse di Metal Gear Solid 4, tutt'oggi confinato su PS3 – né l'ottimo Peace Walker né MGSV godono della forza trainante della straordinaria trilogia originale. E se è vero che non si può mai dire addio a ieri, e Konami lo sa benissimo, in questo caso sarebbe difficile pensare che il meglio debba ancora venire.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1
Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1
  • Sviluppatore: Konami
  • Produttore: Konami
  • Distributore: Konami
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS5 , XSX , SWITCH , PC , PS4
  • Generi: Stealth game
  • Data di uscita: 24 ottobre 2023

Steam su instantgaming

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Dentro a quella scatola di cartone, ci siamo nascosti un po' tutti. Che fosse per lasciar passare una sentinella infreddolita in Alaska, per celarci alla vista mentre i nastri trasportatori del supporto E della Big Shell correvano o per non farci notare da una fin troppo zelante guardia sovietica nelle foreste di Tselinoyarsk, ci sono cose che, per quanto virtuali siano, potresti sempre chiamare casa. Per moltissime persone, Metal Gear Solid è una di queste.

La saga di Konami nata dalla mente di Hideo Kojima nel 1987 ha avuto degli anni recenti travagliati: dopo il divorzio dall'autore in seguito a The Phantom Pain e spin-off più o meno da dimenticare, nel 2021 siamo arrivati alla rimozione dagli store di Metal Gear Solid 2 e Metal Gear Solid 3, a causa di problemi di licenze scadute. E, in un'industria che ha già un macroscopico problema di conservazione del suo passato, questo non faceva affatto ben sperare.

Poi, finalmente, Konami si è accorta di ciò che dicevamo da anni: di sonnecchiare con sotto una montagna d'oro. Ed eccoci, quindi, all'estremo opposto: Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1 fa battere forte il cuore dei fan storici della saga, riproponendo in un unico cofanetto gli episodi capostipiti della saga di Solid Snake e Big Boss. Lo fa, però, confermandosi quell'operazione commerciale pigra (pigrissima, diremmo) che sembrava fin da quando sono emersi i primi dettagli.

Il valore dei giochi, però, rimane – ed è di quelli assoluti, che tracciano un prima e un dopo nella storia del medium. Ciò che è importante, da qui in poi, è che se ne ricordi e ne sia consapevole anche Konami, che in questo Vol. 1 ha cercato di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo proprio grazie alla forza della sua IP. Una IP che, però, meriterebbe di essere trattata con la stessa eccellenza e i medesimi guanti bianchi che ha sempre riservato a chi ama il videogioco.

"I cimiteri sono pieni di uomini indispensabili"

I giochi inclusi nel cofanetto sono di quelli da leccarsi i baffi e li elencheremo di seguito per comodità di chi consulterà questa recensione:

  • Metal Gear Solid (compresi Special Missions, Integral, VR Missions e versioni regionali come quelle europee, americana e giapponese);
  • Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (nell'edizione della HD Collection del 2012);
  • Metal Gear Solid 3: Snake Eater (nell'edizione della HD Collection del 2012);
  • Metal Gear (ripreso da MGS3: Subsistence nella HD Collection del 2012);
  • Metal Gear 2: Solid Snake (ripreso da MGS3: Subsistence nella HD Collection del 2012);
  • Metal Gear: Snake's Revenge

A questi titoli giocabili si sommano alcuni bonus, come i due Metal Gear Solid: Digital Graphic Novel (che raccontano l'epopea di Solid Snake in un fumetto interattivo disegnato da Ashley Wood, usciti nell'epoca di PSP). È inoltre presente una sparuta e francamente deludente selezione di brani dalle diverse colonne sonore – purtroppo davvero pochissimi – da ascoltare attraverso un apposito launcher per i contenuti bonus del cofanetto, che crea un'icona preposta nella dashboard della vostra console.

Immagine id 5694
Ognuno dei tre giochi principali ha un suo launcher da cui accedere ai diversi contenuti: nel caso di MGS1, sono presenti diverse edizioni.

Infine, sono presenti per ognuno degli episodi principali un libro digitale con l'intera sceneggiatura – in inglese, battuta per battuta, con sullo sfondo nelle pagine gli artwork di Yoji Shinkawa che si ripetono – e un Master Book. Si tratta di un volume enciclopedico che, se nella prima metà si ripete uguale per ogni gioco, nella seconda propone le schede dei personaggi e alcune curiosità dalla trama e dai giochi, come una sorta di guida ufficiale.

La Master Collection Vol. 1 è letteralmente un archivio di capolavori che hanno fatto la storia del medium.
Niente di eccezionale e, anzi, su console questi volumi sono tremendamente scomodi da consultare: belle però l'impaginazione e la cura, sebbene i testi siano solo in inglese, che facendo il punto su fatti e protagonisti richiamano un po' il maldestro tentativo fatto dal Metal Gear Solid Database arrivato ai tempi di PlayStation 3 – per chi ha abbastanza capelli bianchi da ricordarlo.

Sul fronte dei contenuti, insomma, le punte di diamante sono ovviamente i giochi: i bonus, per quanto apprezzabili, sono più un orpello che altro e dopo una prima sfogliata è difficile immaginare di intrattenersi davvero a leggere le intere sceneggiature dei diversi capitoli parola per parola, su un libro virtuale dove bisogna fare continuamente zoom in e zoom out per muoversi tra le battute.

Il valore di quanto contenuto risiede nella conservazione pura. Master Collection Vol. 1 è letteralmente un archivio di capolavori che hanno fatto la storia del medium, come dicevamo in apertura: ritrovarsi nella dashboard di una console di ultima generazione un'icona che permette di lanciarli uno a uno fa sicuramente bene al cuore di chi ha amato queste opere a loro tempo e vuole continuare a viverle e riviverle.

Peccato, allora, per quella sensazione di "massimo risultato con il minimo sforzo" che permea l'intero cofanetto...

Leggi anche La retrospettiva di Metal Gear: il viaggio nella serie di Hideo Kojima

"Passano gli anni, ma tu resti sempre uguale"

Avviare il primo Metal Gear Solid ha sempre il potere di infilarti in una macchina del tempo e farla partire. Ogni volta che il jingle di Policenauts accompagna la comparsa del logo di Konami, sembra che ogni singola cosa si rimetta lì, esattamente dove era nel 1999. In questo caso, letteralmente.

Il videogioco che ha consacrato Solid Snake e Hideo Kojima è, infatti, quello su cui sarebbe stato opportuno lavorare un po' di più, quantomeno per ripulire l'immagine o eventualmente offrire un minimo di opzioni grafiche. Il gioco gira alla risoluzione nativa upscalata a 1080p su PS5 (unica versione disponibile pre-lancio per la recensione) e ovviamente con i mezzi contemporanei, considerando che abbiamo giocato su un LG OLED C3 4K da 42", il risultato è quello che è. 

Immagine id 5692
Shadow Moses è sempre come tornare a casa

Per tenere i 4:3 originali ed evitare di spalmare l'immagine sugli odierni supporti a 16:9, Konami ha previsto la presenza di due corpose bande nere laterali durante l'esecuzione del gioco, che possono essere anche vivacizzate con alcuni sfondi tra cui scegliere nelle opzioni. Francamente, li abbiamo trovati più che altro fastidiosi e abbiamo preferito giocare con le bande nere.

Per il resto, gli unici interventi che si notano sono quelli che rimandano alla pressione del touchpad anziché all'oggi inesistente tasto Select: Metal Gear Solid è esattamente se stesso, perfino nei refusi rimasti immacolati (dai numerosi «qual'è» alla tuta da infiltrazione che protegge «dall'ipoderma»).

Per simulare le feature della prima PlayStation, indispensabili in alcuni punti del gioco, è possibile aprire uno specifico menù da cui accedere a delle opzioni simili a quelle degli emulatori, dove si può verificare la memory card o cambiare la porta del controller. È anche presente una voce per vedere il retro della copertina fisica del gioco – sappiamo tutti perché, ma non lo spoilereremo ai novizi.

Il risultato che ne emerge nel complesso, però, è praticamente inferiore a quello che chi possiede già una copia del gioco originale otterrebbe emulandolo, anche a livello di definizione e pulizia dell'immagine.

Due momenti che ricordiamo tutti molto molto bene.

E questo è effettivamente un peccato, perché una piccola ripulita alla risoluzione del gioco avrebbe magari incoraggiato anche qualche curioso, che così già al colpo d'occhio non può non rendersi conto sia degli anni che Metal Gear Solid ha – pur essendo tutt'oggi più moderno, intelligente e dinamico di stealth che sono ancora ancorati ai suoi canoni e incapaci di inventare qualsiasi altra cosa, ventiquattro anni dopo – sia del fatto che Konami si sia limitata a prenderlo e infilarlo nella Master Collection, vendendolo però a un prezzo doppio rispetto a quelli oggi previsti per i classici della sua generazione.

Ricordiamo, infatti, che è possibile acquistare Master Collection in un'unica soluzione a 59,99 euro oppure, come ci ha anticipato Konami, si può scegliere di comprare MGS1, MGS2 o MGS3 a 19,99 euro ciascuno.

Di recente, stiamo vedendo i classici della generazione PSOne venire venduti a 9,99 euro standalone, e anche la (pessima, va detto) versione PC che era arrivata su GOG aveva un prezzo che oscillava tra i 6 e i 10 euro a seconda delle promozioni. A proposito di PC, evidenziamo che non abbiamo potuto testare la versione Steam del gioco, ma segnaliamo che non supporta tastiera e mouse.

"Possiamo lasciare molto più del nostro DNA"

Il discorso legato a Metal Gear Solid 2 e a Metal Gear Solid 3 è, a suo modo, molto più semplice: si tratta, senza giri di parole, degli esatti giochi che avevamo visto nel 2012 venire inclusi nella HD Collection. Entrambi girano a 1080p e 60 fps su PS5, privi delle fastidiose bande nere orizzontali per i sottotitoli che avevamo visto nelle release originali a inizio anni Duemila.

Nel caso di MGS2, sono presenti le missioni VR e le Snake Tales, non c'è il mini-gioco dello skate che era, in realtà, una demo di Evolution Skateboarding e che venne proposta nella riedizione Substance.

Nel caso di MGS3, invece, non è presente nessun tipo di modalità bonus, compreso il mini-gioco ispirato ad Ape Escape che era arrivato nella riedizione Subsistence.

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Premendo lo stick sinistro si può mirare e abbassare l'arma, senza più il problema dei livelli di pressione

La buona notizia è che, comunque, è stato integrato un modo per abbassare le armi dopo averle puntate, considerando che con l'addio ai livelli di pressione del controller di PlayStation 2 la cosa ha sempre rischiato di rappresentare un grattacapo. Ora, insomma, potremo far alzare le mani alle guardie – o interrogare quelle di Snake Eater – senza compiere stragi non volute: basterà premere lo stick analogico sinistro.

Se Snake's Revenge è stato incluso più che altro per completezza (ma non fa parte del canon e anzi è un figlio illegittimo della saga), Metal Gear e Metal Gear 2: Solid Snake sono retrogaming purissimo e, piacevolmente in italiano, si giocano come all'epoca della loro inclusione in Metal Gear Solid 3: Subsistence, ai cui menù infatti ancora si rifanno per le operazioni di salvataggio.

"Costruire il futuro e tenere in vita il passato sono la stessa cosa"

All'infuori delle dovute riflessioni sull'operazione di monetizzazione, discutere dell'originale Metal Gear Solid in sé, in quanto opera, è quasi superfluo: tolti alcuni aspetti figli della sua epoca nel modo di scherzare proposto, il lavoro di Hideo Kojima risulta oggi più attuale che mai, nelle sue riflessioni su deterrenza e distruzione mutua assicurata, e rimane una tappa fondamentale per chiunque voglia comprendere il potenziale ancor inespresso sia dal videogioco come mezzo narrativo, sia dalla rimediazione che può originarsi mescolando videogame e linguaggio filmico.

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MGS2 e MGS3, ripresi di peso dalla HD Collection, fanno comunque la loro figura

Parlando di attualità, guardare a Metal Gear Solid 2 come opera, oggi, risulta assolutamente inquietante. Il gioco, che giocava l'utente fin dal momento della pubblicazione dei suoi trailer, risulta ancora una straordinaria riflessione sul potere dell'informazione – fondata o malevola che sia – permettendo di farsi più di qualche domanda sulla comunicazione ai tempi dei social, piegata da algoritmi che offrono all'utente ciò che vuole leggere e da verità che possono cavalcare il mondo intero e polarizzarlo prima ancora di venire verificate.

I temi di Metal Gear Solid 3, dall'assenza di confini sulla Terra vista dallo spazio all'arbitrarietà con cui nonostante la nostra astrale insignificanza definiamo cosa sia Est, Ovest, ci diamo un contesto e decidiamo quindi quale sia il nemico, in settimane come queste si fanno ancora più pesanti.

Va da sé, allora, che il valore seminale di queste tre opere sia completamente al di sopra di ogni disquisizione. E, come dicevamo, questo lo sa bene anche Konami, che ha agito di conseguenza.

È vero, dopotutto, che costruire il futuro e tenere in vita il passato sono la stessa cosa e che questo è, in un certo senso, il lascito della saga Metal Gear: qualcosa di troppo prezioso perché possa finire di nuovo nel dimenticatoio. Peccato, però, per quella che soprattutto per il primo episodio suona più come un'occasione persa per pura pigrizia che altro.

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