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Recensione

Warhammer 40.000: Space Marine

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Avatar di drleto

a cura di drleto

Pubblicato il 13/09/2011 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Si ringrazia Shop-Zone.it per la copia recensibile di Warhammer 40.000: Space Marine

Cominciammo a trattare Warhammer 40.000: Space Marine più di un anno fa, quando fummo invitati, dalla defunta THQ Italia, direttamente negli studi Relic Entertainment di Vancouver, per visionare di persona i primi istanti di gioco. Qui gli sviluppatori ci avevano rivelato come il gioco fosse un primo, deciso tentativo di esportare il marchio Games Workshop al di fuori del mercato Personal Computer, ovvero dove la trasposizione videoludica, grazie ad una serie di eccezionali strategici creati dallo stesso sviluppatore canadese, prospera e può contare su di una nutrita cerchia di fan.La ricetta per compiere questo passaggio è semplice: occorre prendere uno dei personaggi più carismatici dell’intero universo e costruirgli intorno un titolo action dal forte retrogusto gore e dall’alto tasso testosteronico.

Io sono guerraLe vicende si aprono con un dispaccio imperiale che comunica un attacco da parte dei soliti Orki ad un Mondo Forgia, pianeta-fabbrica dedito alla produzione di quei macchinari da guerra che consentono alla razza umana di sopravvivere agli infiniti attacchi avversari. La flotta imperiale è in colpevole ritardo e perdere una risorsa così importante potrebbe essere fatale per le sorti della guerra. Per questo motivo sul posto viene dislocata una manciata di Ultramarines capitanati da Titus, con l’ordine di mettere al sicuro le risorse strategiche più sensibili, in attesa dell’arrivo dei rinforzi. Nonostante la situazione si rivelerà ben presto più complessa e pericolosa di quanto si potesse immaginare, questo gruppo di soldati sarà più che sufficiente per intralciare i piani dei verdi bipedi, oltre che per mettere in piedi una campagna singolo giocatore. Circa una decina di ore durante le quali procederete spediti per la vostra strada, sterminando qualsiasi cosa si frapponga tra voi e l’obiettivo.

Ultramarine Un Ultramarine non si nasconde, non ha paura, non indietreggia e, a ben vedere, nemmeno si piega. Con questi dettami in mente i ragazzi di Relic Entertainment hanno dovuto costruire un titolo dalla forte impronta action, che sappia unire meccaniche da sparatutto in terza persona con fasi all’arma bianca, nelle quali fare letteralmente a fette gli avversari. Come impostazione di gioco, ad una superficiale occhiata, Warhammer 40.000: Space Marine potrebbe assomigliare a Gears of War: telecamera posizionata alle spalle dell’enorme protagonista, protetto da un pesante carapace ed armato fino ai denti. Nonostante Titus condivida con Marcus il linguaggio forbito ed un certo gusto per le frasi ad effetto, l’Ultramarine vince la gara di testosterone per via della sua incapacità di ripararsi dietro le sporgenze o sparare alla cieca oltre lo spigolo di un muro. Senza considerare che l’unico modo in cui il protagonista potrà recuperare energia sarà quello di terminare con una finisher i malcapitati, precedentemente storditi, cosa che rende i soldati dell’impero delle macchine da guerra senza pari. Ludicamente parlando, questo spinge il giocatore a mantenere un atteggiamento costantemente aggressivo, basato sull’utilizzo della Spada a Catena (o dei suoi potenziamenti) necessaria per tenere sempre a portata di mano un avversario col quale rimpinguare la propria energia, relegando in questo modo la fase shooting a ruolo di comprimaria. Il sistema di controllo è alquanto semplice, ma riesce a garantire una discreta profondità proprio sfruttando questa meccanica di rigenerazione. Avrete a disposizione, infatti, una sola tipologia di attacco ed un colpo stordente. Se concatenando queste due mosse l’avversario si ritroverà con poca energia, apparirà un indicatore sulla sua testa che segnalerà la possibilità di effettuare una cruenta e sanguinolenta finisher. Il livello del nemico terminato differenzierà il quantitativo di energia recuperato: i Kapi ad esempio ripristineranno completamente le vostre energie, mentre orki di basso rango solo una frazione. A completare le mosse a vostra disposizione vi sarà una schivata, la possibilità di dare una possente spallata in corsa o la capacità di lanciare granate. Dopo un certo numero di attacchi compiuti si riempirà la barra della furia, modalità nella quale Titus recupererà velocemente le energie, oltre che sarà capace di infliggere danni ancora più ingenti. Da un certo punto in avanti sarà possibile sfruttare questa abilità per rallentare il tempo, entrando in modalità miraGrazie anche a quattro tipologie di armi da fuoco differenti ed a tre armi bianche il gameplay sarà molto divertente e viscerale, in grado di farvi sentire una vera e propria macchina da guerra, arrabbiata ed inarrestabile; sfortunatamente già ad un terzo della campagna avrete sperimentato tutte le tipologie di strumenti di morte a disposizione, rendendo in questo modo i combattimenti successivi decisamente più monotoni di quanto una migliore programmazione degli upgrade avrebbe potuto consentire. A poco servono per spezzare una linearità ed una uniformità di fondo le fasi col jetpack o la breve sezione a bordo di velivoli. Questa sensazione è inoltre accentuata da un level design piatto e poco ispirato, ambientazioni troppo simili tra di loro, un po’ di backtracking ed una storia che tende e diluire eccessivamente i momenti topici della narrazione. Sarebbe bastata dunque un po’ più di cura e rifinitura di tutti questi aspetti per rendere Warhammer 40.000: Space Marine un prodotto divertente ed imperdibile non solo per i fan della serie Games Workshop, ma anche per tutti coloro alla ricerca di un buon action col quale impratichirsi in attesa dei blockbuster natalizi. Così com’è il prodotto THQ risente troppo della mancata pulizia di molti aspetti del gameplay e dello scarso bilanciamento generale, che a volte porta a morire in maniera arbitraria, causando un po’ di frustrazione. Capita infatti che le combo, a volte molto lunghe, siano impossibili da fermare: alcuni colpi nemici toglieranno energia durante queste animazioni, portandovi a morire durante una sequenza troppo lunga senza poter far nulla. L’impossibilità di parare i colpi dei mostri o recuperare energia se non sfruttando le finisher impedisce oltretutto di avere un approccio più ragionato, soprattutto nelle fasi finali, nelle quali decine di adepti del Kaos vi circonderanno contemporaneamente.

Meglio soli che mal accompagnatiSembra proprio che un moderno action  non possa fare a meno di una modalità multigiocatore, nonostante questa rischi di affossare ulteriormente il giudizio del gioco, drenando risorse e tempo alla realizzazione della campagna principale. Ma tant’è, Warhammer 40.000: Space Marine presenta una discreta, almeno sulla carta, modalità competitiva che permetterà ad un massimo di 16 Space Marine di confrontarsi in un Team Deathmach (Annientamento) o Conquista (Cattura dell’obiettivo). Con tre differenti classi, sbloccabili e livelli d’esperienza, il prodotto Relic Entertainment potrebbe riservare diverse ore di divertimento. Peccato che il netcode non consenta di trovare partite e giocare in maniera agevole, con gravi fenomeni di latenza, oltre che diversi minuti spesi alla ricerca di una sessione adatta.Tra qualche settimana dovrebbe essere rilasciato un DLC gratuito, destinato ad aggiungere una sorta di modalità Orda alla componente multigiocatore.

Requiem D’assaltoSotto il profilo tecnico il lavoro svolto da Relic Entertainment è davvero ottimo, soprattutto per quanto riguarda i modelli poligonali del protagonista e dei suoi avversari, estremamente definiti e ricchi di dettagli, oltre che graziati da un buon parco animazioni. Peccato per una telecamera non proprio agile, che durante i combattimenti all’arma bianca tende a perdere gli avversari o ad incastrarsi con le ambientazioni, e per qualche compenetrazione di troppo, piuttosto grave durante le finisher. Buoni anche i vari livelli, sebbene troppo limitati e simili tra di loro. La mancanza di originalità dei nemici potrebbe essere correlata al voler rimanere fedeli alla licenza originale, ma sterminare oltre 2500 avversari (testimoniati dall’obiettivo annesso) divisi in una decina di classi differenti crea una sensazione di monotonia troppo accentuata. Ottimo il design dei vari boss da affrontare, salvo quello finale davvero sottotono, così come i quick time event, rovinati da icone davvero troppo piccole.Dal punto di vista sonoro si possono sottolineare le ottime musiche, oltre che il buon doppiaggio in italiano, rovinato da una sincronizzazione con le scene filmate che, a fasi alterne, parte con qualche secondo di inspiegabile e colpevole ritardo.Discreta la longevità: sono necessarie circa dieci ore per terminare la campagna a livello normale (nonostante l’estrema linearità potrebbe disincentivare una seconda partita) e una componente multigiocatore nella media potrebbe regalare momenti di svago se sfruttata con altri giocatori italiani, con i quali fenomeni di latenza potrebbero essere meno impattanti e frequenti.

– Sistema di combattimento divertente, spettacolare e viscerale

– Buon comparto tecnico

– Lineare

– Dopo un po’ diventa monotono

– Multiplayer falcidiato dalla latenza

7.0

Warhammer 40.000: Space Marine è un’occasione sprecata. Sarebbe bastata infatti un po’ più di cura nel rifinire il gameplay o approfondire alcuni aspetti, come la storia e il design delle ambientazioni, per rendere il titolo Relic un prodotto imprescindibile per chiunque fosse alla ricerca di un titolo adrenalinico e divertente, con protagonisti duri ed implacabili. Così com’è, il gioco THQ rimane un prodotto divertente anche se, alla lunga, la monotonia si farà sentire, soprattutto tra coloro che non sono grandi fan del brand Games Workshop. Questi ultimi possono tranquillamente aggiungere un punto abbondante alla valutazione finale, dato che la fedeltà con la quale gli Ultramarine sono stati riprodotti è elevatissima, e sterminare Orki non è mai stato così viscerale e soddisfacente.

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