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Recensione

The Legend of Zelda: Oracle of Seasons

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Avatar di Fatum92

a cura di Fatum92

Pubblicato il 05/06/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

9

La serie di The Legend of Zelda vanta alcuni capitoli che rimarranno per sempre nel cuore e nel ricordo degli appassionati come opere e capolavori imprescindibili. Soprattutto gli episodi principali apparsi su console casalinghe hanno permesso alla saga di mostrare al meglio il suo enorme potenziale. Tuttavia, sono altresì importanti anche i titoli di Zelda che hanno visto la luce sulle piattaforme portatili, i quali hanno avuto l’onere di continuare a tramandare l’anima 2D della serie. In occasione del suo rilascio sulla virtual console di Nintendo 3DS, quest’oggi parleremo di The Legend od Zelda: Oracle of Seasons, produzione datata 2001 affidata a Capcom e sviluppata da Flagship. Nonostante la realizzazione a cura di un team esterno a Nintendo, Oracle of Seasons e il suo gemello Oracle of Ages, si dimostrarono due titoli di ottima qualità. E lo si dimostrano tuttora.

Quando le stagioni impazzisconoLa trama di Oracle of Seasons vede Link nel mondo di Holodrum, gettato nel caos dal generale Onox, un malefico individuo che rapisce l’Oracolo delle Stagioni, la giovane Din. Una volta recuperato lo Scettro delle Stagioni, il nostro eroe parte alla ricerca di otto essenze per tentare di riportare la pace nel regno.Ovviamente, a livello narrativo ci troviamo dinnanzi a una progressione molto semplice e banale. Come da tradizione, l’esperienza è tutta incentrata sul gameplay. Essendo una conversione virtual console non sono presenti differenze rispetto alla controparte originale. Il gioco, insomma, è identico a come ce lo ricordavamo. Per chi già lo possiede, quindi, non vi è alcun motivo di procedere all’acquisto.Per tutti gli altri, invece, si tratta di un’ottima occasione per mettere le mani su un episodio indubbiamente valido e molto godibile ancora oggi.Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la serie di Zelda, si ritroverà subito a proprio agio: le meccaniche alla base della giocabilità sono quelle che tutti conosciamo e funzionano sempre alla grande. Di particolare c’è che è possibile modificare le Stagioni (tramite lo scettro). Proseguendo nell’avventura, infatti, sarà necessario più volte passare da primavera a inverno, da estate ad autunno (o viceversa) nel giro di pochi istanti. Camminare su un lago ghiacciato, per esempio, sarà possibile solo in inverno, così come sfruttare lo sboccio primaverile di particolari fiori che, lanciando Link in aria, consentono di superare determinati ostacoli. Alternare le stagioni, dunque, si rivela fondamentale, anche se è una dinamica forse non sfruttata al cento per cento del suo potenziale, in quanto meno libera di come potrebbe sembrare inizialmente e abbastanza guidata nel corso della storia. In ogni caso, l’idea risulta tuttora affascinante e i continui cambiamenti di clima che avvengono automaticamente passando da una zona all’altra si riflettono leggermente sul gameplay.

Tra enigmi e combattimentiInteressante è anche la complementarietà con Oracle of Ages, che garantisce piccoli extra grazie a un sistema di password. Più di ogni altra cosa, però, giocare entrambi i titoli rende accessibile il vero scontro finale dell’avventura, fornendo, soprattutto dal lato narrativo, maggior “senso” alle epopee vissute.Per il resto, The Legend of Zelda: Oracle of Seasons è un episodio abbastanza classico, malgrado sviluppato da una software house di Capcom. I ragazzi del team hanno mantenuto intatto lo spirito della saga, preferendo, saggiamente, non arrischiarsi ad apporre modifiche alla formula dei giochi di Zelda. Nonostante un certo citazionismo, sia negli aspetti di gameplay che di trama (che comunque non manca nemmeno nei capitoli sviluppati da Nintendo), il risultato è assolutamente soddisfacente. Oracle of Seasons è un’esperienza completa, divertente e appassionante, oggi come allora. Sicuramente, col tempo, le solite meccaniche che caratterizzano il brand hanno iniziato a cedere il fianco a una certa ripetitività e mancanza di freschezza. Un fattore che, considerando l’età, colpisce anche questo spin-off. Ma lamentarsi risulta davvero arduo. In fondo, si tratta sempre di Zelda: simpatiche quest secondarie, dungeon ricchi di enigmi, un mondo da esplorare, tanti nemici da affrontare e strumenti da utilizzare. C’è tutto ciò che un fan può desiderare. E i dungeon non deludono, nonostante il riciclo di alcuni enigmi ormai ben noti agli appassionati, la struttura di questi labirinti costringe a un minuzioso studio di ogni angolo delle stanze, farciti di puzzle appaganti che spesso chiamano in causa i tanti accessori che si recupereranno procedendo nella storyline (dalla classica fionda al boomerang, fino a dei semi speciali che conferiscono abilità specifiche). Tra chiavi da raccogliere, scrigni da aprire e nemici da affrontare, annoiarsi risulta difficile. I combattimenti, così come tutto il resto, seguono la scia degli episodi 2D, mantenendone l’immediatezza, ma anche il buon grado di sfida. Anche le boss-fight appaiono coinvolgenti e ben strutturate. E c’è di che divertirsi, visto che l’avventura vanta una longevità superiore alla media dei titoli odierni, non solo per una minor accessibilità (a causa di una difficoltà meno tollerante dei giochi attuali), ma anche per le molte cose da fare. Ovviamente, la parte più corposa rimane la storia principale. Complessivamente, trascorrere più di venti ore di gioco su Oracle of Seasons sarà del tutto normale.

Un fascino intramontabileCome tutto il resto della produzione, anche il comparto audio-visivo si presenta identico all’originale. Nonostante gli anni trascorsi, The Legend of Zelda: Oracle of Seasons non mostra particolari segni di invecchiamento. D’altronde, rispetto al 3D (che invecchia piuttosto male), il 2D permette a giochi molto datati di risultare gradevoli anche nel 2013. Il colpo d’occhio, in sostanza, fa il suo lavoro: i colori sono accesi, le animazioni minimaliste, ma funzionali; mentre le musiche e gli effetti sonori ripescano dal repertorio della serie in modo efficace. Vero, alla lunga potrebbero annoiare e mostrare il fianco a una certa ripetitività, tuttavia, in ambito di titoli 2D, l’operato di Flagship e Capcom è più che buono.Sarebbe stato bello se Nintendo avesse implementato l’effetto 3D stereoscopico. Purtroppo, però, essendo una semplice conversione dalla virtual console, il 3D non è compatibile con tale software.Buono il lavoro di traduzione in italiano, con testi a schermo completamente localizzati nel nostro idioma.

– E’ Zelda

– Divertente e appassionante ancora oggi

– Ottimo level-design

– Longevo

– Ha perso un po’ di freschezza

9.0

The Legend of Zelda: Oracle of Seasons è un ottimo capitolo della serie. Lo dimostra con vigore questa versione per Nintendo 3DS che, essendo disponibile sulla virtual console, si ripresenta in tutto e per tutto identica all’originale. I felici possessori del gioco, quindi, non hanno alcun motivo di procedere all’acquisto, mentre tutti gli altri, appassionati della serie o semplicemente dei titoli di avventura, hanno l’occasione di recuperare un’opera divertente, coinvolgente e longeva. Insieme a Oracle of Ages (di cui vi proporremo presto la recensione), Oracle of Seasons, benché sviluppato da un team esterno a Nintendo, mantiene intatto lo spirito della saga di The Legend of Zelda, proponendo un’impostazione sì classica, ma vincente ancora oggi. Nonostante un’ovvia mancanza di freschezza, percepibile perlopiù dai fan della serie, le idee di gameplay si rivelano tuttora riuscite, con dungeon strutturati ottimamente, enigmi appaganti e una difficoltà generale equilibrata. Considerando anche il prezzo per nulla proibitivo, si tratta di un’esperienza che, insieme al fratello Oracle of Ages, sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire.

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