L’industria giapponese è stata scossa da un acceso dibattito che ha messo in luce filosofie di sviluppo molto diverse tra i grandi nomi del settore. Il nodo centrale riguarda la legittimità di richiedere ai programmatori l’implementazione di sistemi “solo per verificarne il funzionamento”, con conseguente aumento del carico di lavoro. Una controversia che, grazie a una testimonianza diretta, ha aperto uno squarcio sui metodi di lavoro interni a Nintendo.
Motoi Okamoto, ex direttore Nintendo oggi produttore della serie Silent Hill, ha deciso di intervenire offrendo un punto di vista privilegiato. Attraverso una serie di tweet tradotti e riportati da Automaton, l’ex sviluppatore di Pikmin, Super Mario e The Legend of Zelda ha spiegato come a Kyoto il concetto di implementazione e playtesting sia ritenuto imprescindibile, a discapito di ogni decisione presa “sulla carta”.
Secondo Okamoto, definire “incompetenti” i director che non giudicano un sistema senza prima averlo provato concretamente significa non cogliere la natura stessa dello sviluppo videoludico.
«Se sostieni di poter capire senza aver realizzato concretamente qualcosa, credo sia pura arroganza.»
Ha affermato l’ex dirigente, ribaltando i presupposti della discussione.
Dalle sue parole emerge con chiarezza la cultura aziendale di Nintendo: la sperimentazione pratica viene trattata come principio intoccabile. I programmatori che cercano di sottrarsi al processo di trial-and-error o i project manager che si appellano a scadenze e limiti di budget vengono rimossi dai team senza esitazioni.
Okamoto ha parlato anche di una «cultura dove tutti sono direttori». In questo ambiente, se un programmatore trova noiosa una specifica, ha la libertà di modificarla per renderla più interessante.
«Questo è quello che fanno i programmatori professionali di videogiochi», ha osservato, descrivendo un modello collaborativo in cui la creatività non è prerogativa esclusiva dei direttori.
Naturalmente esistono dei limiti, è mal visto chi non sa valutare l’intrattenimento di una meccanica se non supportata da grafiche sofisticate: per Nintendo è essenziale riuscire a giudicare un sistema anche con asset provvisori ed elementari. Lo stesso Okamoto riconosce però che questa filosofia non è universale, soprattutto per i titoli narrativi, dove l’utilizzo di asset costosi rischia di dover essere ripetuto più volte.
La testimonianza dell’ex dirigente svela dunque perché Nintendo continui a distinguersi per innovazione: un metodo basato sulla sperimentazione diretta, che privilegia il gioco provato sul campo rispetto a valutazioni teoriche. Un approccio che non si adatta a tutti i generi, ma che ha contribuito in modo decisivo a plasmare alcuni dei franchise più iconici della storia del medium.