Recensione

Hitchcock: The Final Cut

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a cura di Mirai Trunks

Prendete Casanova: il Duello della Rosa Nera. Prendete Giacomo e addestratelo da investigatore privato. Prendete Venezia e trasformatela nello scuro luogo di un omicidio. Cosa otterrete? Morte a Venezia? No. Hitchcock: the Final Cut (TFC). Già perché pare che la Arxel Tribe faccia i giochi con lo stampino e seppur Casanova e TFC non siano proprio identici l’impronta è chiaramente quella di una stessa casa produttrice. Ma andiamo senz’altro a incominciare.

C’ERA UNA VOLTA…Joseph Shamley è un investigatore privato diventato nu poco pazzariello dopo la morte dei genitori, avvenuta nel giorno dei funerali di Alfred Hitchcock. Ma basta, lasciamoci il passato alle spalle e andiamo in vacanza, andiamo a pescare che ci rilassiamo un po’. E invece no. No perché un’affascinante biondona (sordomuta; nell’intro i suoi gesti sono accompagnati dalla voce dal pennuto, tanto che ho subito pensato due cose: o pronti via ero davanti ad un bug o quella donna aveva appena fatto dei gargarismi con l’acido muriatico. Non una gran partenza, anche perché subito non si è consci della presenza del volatile) ci ammaglia costringendoci ad accettare un lavoro: suo zio, tale Robert Marvin-Jordan, un magnaccio, è scomp…un attimo, no…acc…non un magnaccio! Volevo dire un magnate…mannaggia, dove ho sempre la testa…ehm…dicevo, questo magnate è scomparso insieme a tutta la sua allegra brigata mentre stava girando un film nella sua proprietà. Orbene, starà a voioi esplorare gli averi di MJ (no, non Micheal Jordan ma Marvin-Jordan, il magnate…), tra l’altro fan all’ennesima potenza di Hitchcock (chiamiamolo pure malato) e risolvere il mistero. Ad aiutarci sarà un odiosissimo pennuto alcoolizzato di color nero tristezza e di nome, indovinate un po’…Alfred. Eh beh. Se abbiamo cominciato bene, proseguiamo sempre meglio.

COMANDANTE, ASPETTO SUE DIRETTIVEIl gioco è, secondo tradizione Arxel Tribe, un mix tra avventura ed azione. Se è vero che gran parte del tempo la spenderete esplorando locazioni assortite alla ricerca di nuovi indizi, risolvendo enigmi di varia natura (mai troppo difficili, non a livelli di giochi basati interamente su enigmi come Reah, Myst, Atlantis…) e sperando che qualcuno spari al pennuto è altresì vero che capiterà d’essere coinvolti in inseguimenti (o fughe) da cardiopalma o di trovarci, come la miglior tradizione cinematografica vuole, sull’impalcatura di un palazzo a saltellare in allegria a svariate decine di metri d’altezza su barre di metallo larghe sì e no 40 centimetri. C’è da dire comunque che lo stampino Arxel Tribe sotto questo punto di vista faccia un ottimo lavoro: ancora una volta la software house francese è riuscita a trovare il mix giusto, ha imbroccato le dosi ed è riuscita a sfornare un altro prodotto degno di nota. Che forse poteva dire qualcosa di più e che come Casanova sembra quasi un must sfumato per delle idiozie, le quali lasciano basiti tanto sembrano (e sono) stupide.

MA CHE C’E’ CHE NON VA?A parte il pennuto, che non va e basta (non so perché nutro tanto odio verso quella sottospecie di corvaccio), TFC soffre ancora degli stessi difetti di Casanova, seppur in maniera più contenuta. La gestione della telecamera è nettamente migliorata, ora non avrete quasi (quasi, non sempre) mai problemi di visuale né questa cambierà in situazioni inopportune. Ma eccoci alla giocabilità…mamma mia…ragazzi ma possibile che nessuno se ne accorga? Passi per i momenti di esplorazione, ma quando io devo calibrare dei salti millimetrici ho bisogno di precisione massima! Quante volte giocando a Casanova mi sono spezzato l’osso del collo per questo? Non si contano. Così è accaduto in TFC. Perché se è vero che Joseph ha delle movenze più prevedibili e controllabili di quelle di Giacomo (se ne sono accorti eh…) è anche vero che l’imprecisione, soprattutto nel salto, è ancora eccessivamente elevata. Speriamo che questa escalation culmini con un gioco finalmente all’altezza. La longevità…come in Casanova la trama non troppo prevedibile garantisce perlomeno la spinta a continuare sino alla fine, inoltre TFC garantisce un discreto numero di ore di gioco ma ecco, non si è giunti ancora a quel punto, a quel livello per il quale io possa inserire un bel 9 alla voce longevità. Vedete, tutte cose che da sole non fanno la rovina del gioco, e a conti fatti neanche tutte messe assieme, ma non gli permettono nemmeno di elevarsi ad una categoria che pare tranquillamente alla sua portata. Peccato. Per la seconda volta peccato. Ah, ecco, dimenticavo; c’è effettivamente un difetto strutturale serio, ed è l’eccessiva dispersività dell’azione. All’inizio nessuno ci spiega chi siamo e cosa facciamo, nessuno ci dice dove andare e anche in fasi di gioco avanzate capita di vagare senza una meta pecisa alla ricerca dell’oggettoeventoindizio che sblocchi la situazione. Nulla di eccessivamente grave, ma anche questo si poteva evitare. Aripeccato.

TECNICAMENTE PARLANDO8 o 9 alla grafica? Come sempre ottimi i fondali prerenderizzati, molto dettagliati e curati, un po’ meno le texture del cielo e gli elementi poligonali, non certo il massimo al giorno d’oggi, anche dal punto di vista delle animazioni, per quanto non disastrosi. Encomiabile l’atmosfera ed il clima che si viene a creare in taluni luoghi, anche se alla fine tutto, tutte le locazioni, tutto il gioco è come pervaso da un alone di mistero, tristezza, rassegnazione. Taluni potrebbero intendere ciò come un’eccessiva monotonia cromatica; è vero che in questo caso abbiamo a che fare con cause di forza maggiore, ma la palette è veramente povera di fantasia…uno sforzo (piccolo piccolo) per rendere la situazione un po’ più varia poteva essere fatto. 8 o 9? 8 è troppo poco, 9 è troppo. Confrontiamolo con Casanova…uhm…pochi miglioramenti per strutture poligonali e animazioni ancora poco convincenti…8. Da elogiare però la presenza di diversi spezzoni di film del Maestro. Sonoro…decenti gli effetti, musiche d’atmosfera ma alquanto insipide. Odioso il verso del pennuto.

Sono presenti diversi spezzoni di film dello zio Alfred;

Buon mix di avventura e azione;

Atmosfera molto…alla Hitchcock.

IL PENNUTO! UN MITO! E’ odioso, ma si finisce per amarlo.

Il solito infimo sistema di controllo…

A volte si vaga verso una meta sconosciuta alla ricerca di non si sa cosa;

Tanti difettucci evitabili che alla fine messi insieme pesano.

8

Un buon giochino, via, che unisce sapientemente enigmi più o meno cervellotici a momenti d’intensa azione, come ormai è uso e costume della Arxel Tribe. Peccato sempre per il problema della giocabilità…possibile che nessuno se ne accorga? Anche in TFC, come in Casanova, in momenti molto caldi si rischia di morire per pura inadempienza del sistema cntrollo; frustrante. A parte questo difetto zTFC si rivela essere un buon gioco, discretamernte longevo e coinvolgente e pur non essendo un capolavoro potrà far felici molti fan della serie e non. Se avete amato Casanova o volete qualcosa di un po’ alternativo Alfred (il pennuto eh, mica Hitchcock…) è qua che vi aspetta.

Voto Recensione di Hitchcock: The Final Cut - Recensione


8