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Recensione

Doshin the Giant

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Avatar di Yoshi

a cura di Yoshi

Pubblicato il 22/10/2002 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.5

Doshin the Giant è, fra i giochi Nintendo ad apparire per Gamecube, quello che può vantare la maggiore anzianità: si tratta in effetti della conversione di un titolo già apparso per il 66DD, lo sfortunato add-on a dischi magnetici per Nintendo 64.Il gioco originale fu uno dei pochi a essere pubblicato per il 64DD e la mancata commercializzazione della periferica in America ed Europa ha costretto il titolo al solo mercato giapponese.La decisione da parte della grande N di effettuare un porting per la sua nuova console ha suscitato la perplessità di molti, ma un merito indiscutibile di questa operazione è stato quello di portare Doshin a conoscenza del mercato europeo.

La “nuova” sfida NintendoDoshin the Giant trae ispirazione dai cosiddetti God’s game, quei titoli, nati ed evolutisi in ambiente PC, che mettono il giocatore nei panni di un’entità superiore in grado di tracciare le linee guida di sviluppo di una popolazione più o meno sottomessa. Capostipite di questo genere è l’ormai leggendario Populous, mentre l’altrettanto famoso Sim City se ne differenzia, seppur lievemente, poichè consente un controllo più diretto sullo sviluppo del mondo simulato.Come consuetudine dei titoli sviluppati da Nintendo, è possibile iniziare a giocare senza dover neppure aprire il manuale delle istruzioni, poichè i suggerimenti su come proseguire nel gioco saranno chiaramente offerti durante la partita. L’avventura ha inizio in un arcipelago di isole tropicali (nessuna citazione di Super Mario Sunshine, però, visto che questo gioco ha origini anteriori) che custodisce un’antica leggenda, quella di un gigante buono destinato ad aiutare la popolazione a crescere e svilupparsi. Puntualmente il mito si avvera e all’alba di un nuovo giorno sorge dal mare il gigante Doshin, una creatura gialla dalle fattezze alquanto caricaturali dotato di poteri magici che il giocatore dovrà imparare a sfruttare al meglio. In principio il territorio è abitato da pochi esseri umani, uno dei quali fungerà da assistente indicandovi, in modo sia scritto che parlato, le nozioni elementari su cui si basa la meccanica del gioco. Il compito principale di Doshin è quello di modellare l’ecosistema delle isole in modo da adattarlo allo sviluppo più efficiente delle popolazioni indigene. Innanzitutto i poteri del gigante gli consentono di alzare e abbassare il livello del terreno: per fare ciò è possibile servirsi di mezzi fisici (afferrando il terreno per innalzarlo o saltando sopra di esso per affondarlo) o magici (tramite pressione di opportuni tasti). Questo elemento si rivela fondamentale fin dai primi istanti del gioco, nei quali sarà necessario creare delle zone piane sopra le quali sia possibile erigere le prime costruzioni.Altro elemento essenziale è l’energia verde, fornita al terreno da piante e alberi. Questi ultimi possono essere trasportati dal gigante e posizionati nei pressi delle zone abitate dagli indigeni, in modo da favorire lo sviluppo della popolazione.Quando Doshin aiuta gli indigeni ed esaudisce i loro desideri, essi emanano energia positiva, rappresentata da cuori, di cui il gigante si nutre: i cuori raccolti sono visualizzati in una disposizione circolare e quando è stata accumulata sufficiente energia Doshin cresce in dimensioni. A ogni stadio evolutivo del gigante corrisponde lo sviluppo dei poteri, da una maggiore forza fisica alla possibilità di piallare il terreno con maggiore efficienza.La crescita ha anche conseguenze negative sul gioco: quando le dimensioni del gigante diventano eccessive, non è più possibile muoversi con disinvoltura tra i villaggi e si rischia di calpestare inavvertitamente costruzioni e individui. In questo caso è necessario attendere il termine del giorno (della durata di circa mezz’ora reale). Al tramonto infatti verranno raccolte le statistiche sull’operato di Doshin, che ricomparirà all’alba successiva con le sue dimensioni originali.Lo scopo finale del gioco è quello di portare la popolazione a erigere 16 monumenti in onore di Doshin: per fare questo è necessario favorire gli scambi culturali tra gli elementi indigeni, che in origine sono divisi in quattro tribù. I primi quattro monumenti corrispondono infatti alle tribù, ma per rendere possibile la costruzione dei successivi Doshin dovrà raccogliere elementi di tribù diverse e riunirli in un unico luogo causando la nascita di un nuovo villaggio “meticcio”.Una delle caratteristiche più innovative del gioco Nintendo è indubbiamente la possibilità di trasformare il buon Doshin nella sua nemesi malvagia, chiamata Jashin. Tramite la semplice pressione del pulsante L il gigante giallo muterà aspetto divenendo una creatura demoniaca di colore rosso. Secondo il classico principio dello Yin/Yang, laddove Doshin aiuta gli indigeni a svilupparsi e prosperare, Jashin porta distruzione e terrore nei villaggi. Inoltre, esso si ciba dei sentimenti di odio degli essere umani, in modo duale a quanto Doshin fa di quelli d’amore. Jashin non può trasportare alcunché, ma in compenso è in grado di scagliare distruttrici sfere di fuoco e abbattere le costruzioni a manate.Una delle chiavi del successo nel gioco è quella di sfruttare in modo bilanciato le due facce del protagonista, agendo sui fattori costruttivi e distruttivi in modo da mantenere un equilibrio dinamico.Per spiegare meglio questo fattore portiamo ad esempio il caso della costruzione dei monumenti: affinché un edificio di questo genere sia completato in modo corretto, è necessario fornire alla popolazione un fiore con il quale adornare la costruzione. Il fiore deve essere “coltivato” concentrando la già citata energia verde in un preciso punto (ovvero raggruppando diversi alberi in quella zona): se il fiore non sarà fornito ai costruttori prima del completamento dell’edificio, esso risulterà un elemento inutile. Ebbene, in quest’ultimo caso sarà compito di Jashin distruggere l’edificio per far spazio a un nuovo monumento. Altre funzioni del gigante dell’odio sono legate alla disciplina delle tribù, come nel caso di individui dediti al gioco anziché al lavoro.A completare il quadro degli elementi di gioco vi sono le calamità naturali che colpiscono i villaggi in modo casuale e che il giocatore deve contrastare con l’ausilio dei due giganti.

L’Nesimo capolavoro?Doshin the Giant è un gioco sicuramente originale e coraggioso, ma alcuni difetti realizzativi impediscono alla magia Nintendo di emergere completamente da questo prodotto. Lo spunto su cui il titolo si basa è indubbiamente interessante, in particolar modo l’idea della doppia identità del gigante che deve essere gestita in modo equilibrato per poter portar a termine la sfida. D’altro canto la simulazione della civiltà umana è abbastanza semplificata, soprattutto se paragonata all’ultima generazione di titoli strategici di questo genere presenti nel mercato dei personal computer: le azioni da eseguire non sono poi molte, e il ritmo del gioco è lento. Se da un lato questo pone l’enfasi sulle atmosfere e sull’osservazione dei progressi delle popolazioni, dall’altra limita l’azione vera e propria ai minimi termini.Alcuni problemi possono poi essere individuati nel sistema di controllo di Doshin e nelle telecamere. In primo luogo, quando le dimensioni del gigante diventano molto rilevanti le inquadrature non sono in grado neppure di visualizzare la figura intera della creatura, creando un senso di smarrimento nel giocatore che non riesce a rendersi conto della esatta posizione nei confronti dell’isola e dei villaggi. I controlli sono buoni, ma non eccellenti come consuetudine Nintendo; in questo senso emerge probabilmente la natura di conversione da Nintendo 64 affidata a uno staff secondario e non curata nei minimi dettagli: la risposta dei giganti non è sempre precisa (è ad esempio difficile farli sedere per un riposo), mentre la soluzione adottata per il movimento non è delle più felici: Doshin, per girarsi, deve compiere dei piccoli percorsi circolari e non può cambiare direzione immediatamente. Se anche questi aspetti fossero voluti, per simulare la natura “goffa” del gigante, ci sono sembrati eccessivi. Discutibile infine la gestione delle telecamere attraverso sia la croce direzionale digitale che il gruppo analogico C, che costringe all’utilizzo di entrambe le mani per cambiare la posizione della camera.

Grafica e sonoroGraficamente parlando, Doshin mostra tutta la sua natura di conversione da Nintendo 64: il numero di poligoni utilizzato è molto basso, soprattutto per quanto riguarda le costruzioni e gli indigeni, e le texture, seppur di risoluzione maggiore rispetto alla versione 64DD, non fanno gridare al miracolo. Ben fatti al contrario gli effetti di illuminazione e la riproduzione del passaggio dall’alba al tramonto, insieme all’acqua, elemento con il quale il Gamecube ha già dimostrato ripetutamente di sentirsi a suo agio. La grafica serve comunque ottimamente allo scopo: i mutamenti morfologici sono riprodotti in modo dettagliato, così come la concentrazione dell’elemento di energia verde, rappresentato da texture opportune che ricordano da vicino quelle viste in Pikmin.Di buona fattura, a nostro parere, il sonoro: gli effetti riproducono al meglio i suoni di un’isola tropicale, dallo sgorgare dell’acqua al canto dei gabbiani, dal fruscio delle foglie al tam-tam dei villaggi. Tutto questo, unito a un evocativo tema musicale, costituisce un tappeto sonoro ideale per ricreare l’atmosfera rilassata del gioco.Da segnalare infine il completo doppiaggio in Italiano della guida interattiva, rappresentata dal capo tribù degli indigeni

Originale l’interazione dei due giganti

Atmosfere ben caratterizzate

Sonoro particolarmente curato

Grafica datata

Problemi di controllo e telecamera

Non per tutti

6.5

I difetti su cui ci siamo soffermati in sede di recensione non devono trarre in inganno: Doshin the Giant costituisce l’ennesima dimostrazione del coraggio Nintendo nel promuovere titoli originali e fuori dagli schemi classici. Questo non è però automaticamente sinonimo di capolavoro, e nel caso di Doshin alcune lacune strutturali e tecniche limitano il risultato finale al rango di semplice buon gioco. Valutate attentamente l’acquisto: mai come in questo caso siamo di fronte a un titolo non per tutti, ma indirizzato a chi accetti il ritmo lento e contemplativo scelto da Nintendo.

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