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Nvidia GeForce Now rispetta i nostri acquisti ma ha un problema con l'industria – Speciale

Il servizio di streaming del gigante delle schede grafiche ha tanti alti e qualche basso dovuto alla giovane età, ma le difficoltà più grosse derivano dai rapporti con i publisher

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a cura di Paolo Sirio

Notizia di oggi – altri publisher hanno deciso di lasciare Nvidia GeForce Now, tra cui Xbox Game Studios e Warner Bros. Si tratta soltanto dell’ultimo colpo subito da questa interessante, eppur controversa, iniziativa legata al mondo dei videogiochi del gigante delle GPU, che ha lasciato la forma della beta ad inizio anno e che oggi, cogliendo al balzo la palla dello stupore per gli addii sempre più numerosi, vogliamo contribuire a farvi scoprire.

Cos’è Nvidia GeForce Now, e cos’ha di unico

GeForce Now è il servizio di gioco in streaming di Nvidia. La piattaforma permette di giocare su PC Windows, Mac, Nvidia Shield e smartphone o tablet Android titoli nativi PC senza doversi preoccupare delle specifiche della propria macchina, dal momento che questi vengono fatti girare sui potenti server della casa.

Mentre questa è una prerogativa dei servizi di cloud gaming, quello di Nvidia ha una particolarità che lo rende unico ed estremamente diverso da Google Stadia: i giocatori possono avere accesso ai giochi che già posseggono su Steam, Epic Games Store, Origin e uPlay, senza ritrovarsi costretti ad effettuare di nuovo l’acquisto solo per goderne in streaming.

Questo dettaglio è tutt’altro che di poco conto: uno dei limiti più sentiti di Stadia risiede nel fatto che i (relativamente) pochi titoli a disposizione devono essere comprati che li si abbia già o meno, e che questi debbano risiedere esclusivamente nei server di Google, una compagnia ritenuta non troppo affidabile quando si tratta di sostenere sul lungo termine i propri programmi più “esotici”; un eventuale cambio di programma di Mountain View, temono in tanti, potrebbe comportare la sparizione dei propri acquisti o comunque la loro permanenza su una piattaforma che potrebbe presto finire in disuso.

GeForce Now, al contrario, prevede che tutti gli acquisti fatti sugli store compatibili e appartenenti alla lista dei titoli supportati siano pronti a partire senza alcun prerequisito, e soprattutto – in virtù del suo sistema “ibrido” – e che la loro proprietà rimanga nei rispettivi negozi digitali e non sulle tanto temute “nuvole”.

Di fatto, l’iniziativa di GeForce Now si presenta al momento come sola alternativa reale a Project xCloud di Microsoft, se consideriamo il fatto che anche il servizio di gioco in streaming della casa di Redmond si appoggerà a Xbox Game Pass, e agli acquisti effettuati sulle console vere e proprie a marchio Xbox. Persino PlayStation Now viene ad oggi trattato come una libreria a parte, con la possibilità di fare streaming esclusivamente dei contenuti che vi risiedono e non degli acquisti effettuati su PS4.

La prova su strada

Abbiamo testato a fondo GeForce Now fin dall’uscita dalla fase di beta, con diversi titoli, diversi dispositivi e soprattutto diverse configurazioni, in modo da notare – come abbiamo fatto con Stadia, d’altronde – la tenuta della piattaforma di cloud gaming in ambienti di gioco differenti dagli uni agli altri.

I risultati sono stati abbastanza incoraggianti, anche se è evidente come la configurazione cui facevamo riferimento in alto costituisca un distinguo di non poco conto: in wi-fi, il servizio pare avere dei momenti di difficoltà nella tenuta anche in presenza di una 200Mbps come quella adoperata per il test, specialmente nell’avvio quando diverse volte viene notificato uno scarso segnale pur essendo molto vicini al router; non parliamo di difficoltà tali da impedire il gioco ma comunque di frangenti in cui compaiono micro-interruzioni e lag visibili che non rendono l’esperienza fluida come ce la saremmo aspettata.

L’applicazione per smartphone è allo stesso modo abbastanza scomoda quando si tratta di inserire ad esempio le proprie credenziali nella macchina virtuale, che viene vista come un PC a tutti gli effetti anche nel momento in cui vi si accede da telefono. Va notato che, specie quando si parla di argomenti come la stabilità, la situazione dovrebbe migliorare non appena scaduto il periodo di prova di 90 giorni – esteso fino a giugno – e quindi nel momento in cui i server sicuramente andranno incontro ad un alleggerimento del carico di utenti collegati.

Per quanto riguarda il gioco tramite ethernet, invece, su diverse connessioni in fibra non abbiamo riscontrato problemi specifici, e cimentarsi in titoli come Dark Souls III e Control – che richiedono, anche se su livelli diversi, reattività e precisione – è stato praticamente uguale alla controparte offline.

La magia del cloud gaming si perpetua su dispositivi mobile – dove, diversamente da Stadia, ha implementato in maniera nativa controlli touch (oltre ai controller tradizionali) che possono farvi rinunciare all’idea di avere un pad sempre sotto mano – e su laptop che non avrebbero in teoria la potenza di calcolo necessaria per reggere certi videogiochi: GeForce Now non costituisce da questo punto di vista un’eccezione, e finalmente rompe il giogo della macchina high-end che teneva sotto scacco la maggior parte delle produzioni tripla-A.

Un servizio simile vede la sua utilità rivelarsi anche nel momento in cui avessimo voglia di un determinato titolo e volessimo giocarci da soli o in compagnia senza avere il tempo oppure semplicemente la voglia di vedere il download e l’installazione completata; disponendo della copia digitale acquistata su uno store compatibile, tramite il servizio di Nvidia è possibile accedervi in pochi istanti e con tempi d’attesa azzerati.

Non mancano le ombre, ovviamente. Una in particolare è relativa all’applicazione di GeForce Now, che non brilla per comodità: la ricerca del titolo di proprio interesse avviene manualmente e non da una lista stilata a priori da Nvidia, probabilmente per mascherare i tanti vai e vieni dei giochi supportati, e non risultano particolarmente agevoli le trovate dei titoli messi in evidenza per alcune categorie come quelli gratis, in primo piano o in primo piano tra gli indie. Se non altro, la possibilità di aggiungerli rapidamente a “la mia libreria” consente di non dover recuperare ogni volta il gioco a cui si sia interessati e avviarlo nella velocità che si confà ad una piattaforma di cloud gaming.

Un aspetto da non sottovalutare è la differenza sostanziale tra la versione gratuita e quella in abbonamento: l’account Free è attualmente l’unico modo per poter accedere a GeForce Now, dal momento che il pacchetto Founder riservato agli early adopter è già andato esaurito e non sappiamo quando verrà rinnovato; i Free possono accedere a sessioni di appena un’ora previo esaurimento della coda trovata di volta in volta davanti a loro.

Per fortuna, una volta scaduta la sessione di un’ora è possibile tornare tutte le volte che si vorrà all’interno di un gioco, ma l’interruzione della partita – specie in prodotti coinvolgenti come uno story-driven – e il fatto che le code siano tutt’altro che brevi nelle ore di punta (la mattina non abbiamo avuto problemi di sorta, mentre di sera abbiamo avuto dei tempi d’attesa soltanto minimi sui prevedibilmente più richiesti) non rendono questa proposta entry level troppo allettante.

I fondatori hanno invece la possibilità di disporre di sei ore di gioco prima di essere forzati ad uscire dal titolo in cui le hanno spese e rimettersi in coda. Il prezzo dell’abbonamento è irrisorio, va sottolineato – parliamo di 5,49 euro al mese -, ed è incluso l’accesso al ray tracing, un’esclusiva della variante a pagamento (laddove Stadia impone Pro per il 4K, mentre qui non ci sono limitazioni di sorta alla risoluzione se non quella del vostro monitor).

Il numero ridotto di posti, non sappiamo per quanto ancora lo sarà, dipende tutto dal fatto che Nvidia ci sta come “prestando il suo PC” – de facto, la visione originale del cloud ancora valida in ambienti lavorativi – e non può garantirne più di quanti non ne abbia: una chicca rivelatrice di ciò è il requisito dell’installazione, velocissima, di un gioco non appena entriamo nella macchina virtuale dell’azienda.

Una sfumatura interessante e qualcosa su cui vi invitiamo a tenere gli occhi aperti: dal momento che stiamo usando un PC di Nvidia a tutti gli effetti e non una versione custom dei singoli giochi come avviene su Stadia, è importante andare ogni volta a sbirciare nelle impostazioni del titolo, in modo da accertarsi che non siano settate su livelli medi per ottenere un risparmio della banda messa a disposizione dal platform owner. Le macchine in questione sono piuttosto performanti, per usare una redutio, per cui se volete sfruttarle appieno dovrete ad ogni avvio andare a verificare che non siano state cancellate le vostre preferenze – cosa che ci è capitata a targhe alterne in questo periodo e potrebbe essere dettata da un errore del sistema così come da una scelta del produttore.

Un’ultima criticità è legata al fatto che non basterà possedere un particolare gioco per farlo girare su Nvidia GeForce Now: bisognerà possederne una copia sullo store supportato dal servizio. Un caso curioso è stato quello di Kingdom Come Deliverance, che ai tempi del giveaway di Epic Games Store che lo ha reso gratis era supportato esclusivamente nella sua variante Steam, e potremmo segnalare altre decine di storture simili, che vengono di tanto in tanto corrette ma nelle quali succede spesso di incappare.

Da questo punto di vista, la community è piuttosto attiva e viene anche discretamente ascoltata sui forum ufficiali, ma è naturale che – senza contare che siamo soltanto all’inizio di questo percorso – Nvidia oggi sia sotto bersaglio dell’industria e stia raccogliendo supporto un po’ alla rinfusa, e per certe problematiche non possa essere ritenuta direttamente responsabile visto che agisce in base alle richieste – e ai diktat – di sviluppatori e publisher affini o meno.

Perché sta avendo tutti questi problemi?

L’elefante è nella stanza ed è impossibile ignorarlo: Nvidia GeForce Now sta subendo le conseguenze di una strategia di lancio abbastanza contorta e una gestione alquanto leggera, che non è piaciuta particolarmente ai publisher e agli sviluppatori indipendenti.

Il servizio è stato molto a lungo in una fase di beta gratuita, durante la quale gli editori e i possessori delle proprietà intellettuali non hanno sollevato obiezioni di sorta riguardo all’accessibilità ai propri titoli dal momento che si trattava di uno stadio (al maschile singolare, stavolta) embrionale, per certi versi sperimentale e soprattutto gratuito.

Nel momento in cui Nvidia ha ritenuto di far uscire GeForce Now da questa fase iniziale, si sono verificati i primi, grossi problemi: la casa ha optato per due tier, uno gratuito come abbiamo visto e l’altro a pagamento, il che ha indispettito i creatori che vedevano una compagnia generare guadagni alle loro spalle, di fatto, senza che venisse con loro stabilito un nuovo contratto che garantisse una fetta o quantomeno li informasse di tali intenzioni.

C’è chi ha continuato comunque a supportare la piattaforma – tra cui Ubisoft ed Epic Games Store, entrambe desiderose di vedere i loro store per PC registrare nuovi accessi e gonfiarne così i numeri non esaltanti a confronto con competitor più blasonati e sulla piazza da più tempo – ma la maggior parte dei player si è ritirata in attesa che la compagnia facesse mente locale e capisse come ottenerne nuovamente il favore.

Ci sono ancora diversi big, all’infuori di quelli summenzionati, tra cui tutta la serie di Assassin’s Creed, Fortnite, Apex Legends, Darksiders III e Genesis, Nioh, World War Z, ma è chiaro che dipartite come quelle di Activision Blizzard, Bethesda (della quale rimane solo Wolfenstein Youngblood), Xbox Game Studios (che si dava per scontata, visto l’imminente arrivo di xCloud su larga scala), Warner Bros., più quelle di piccoli sviluppatori indipendenti – ormai iconico il caso di The Long Dark, al cui sviluppatore fu offerta una scheda grafica nel momento in cui notò l’inclusione involontariamente pro bono e decise di abbandonare la libreria -, ammazzerebbero sul nascere qualunque iniziativa simile da compagnie con le spalle meno grosse.

Come abbiamo osservato in alto, GeForce Now sta risultando gratuita per quanti siano saltati a bordo fin da subito come Founders, per cui tutte queste oscillazione – ingressi per forza di cose ridotti all’osso, uscite drammaticamente regolari – non stanno venendo “pagate” dai giocatori di tasca propria, e in tal senso va letta l’idea di avviare la fatturazione del canone mensile soltanto a giugno e non più a maggio. Tuttavia, una volta che la fatturazione sarà avviata, i giocatori potranno ancora essere sottoposti a questi addii repentini e unilaterali che impoveriscono sia chi paga che chi viene pagato?

Il quadro attuale di Nvidia GeForce Now è questo: una piattaforma che ha un grande potenziale nella maniera in cui tratta i propri giocatori, rispettandone tutto sommato gli acquisti pur con qualche perplessità sulla tenuta qualitativa e sulle ambiguità dei diversi store supportati, ma che ha difficoltà a rapportarsi con l’industria che legittimamente chiede conto delle entrate registrate sui propri prodotti. Nvidia ha promesso sviluppi già a partire dall’estate e, qualora ce ne dovessero essere di significativi, non mancheremo di tornare a discuterne su queste pagine.

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Il quadro attuale di Nvidia GeForce Now è questo: una piattaforma che ha un grande potenziale nella maniera in cui tratta i propri giocatori, rispettandone tutto sommato gli acquisti pur con qualche perplessità sulla tenuta qualitativa e sulle ambiguità dei diversi store supportati, ma che ha difficoltà a rapportarsi con l'industria che legittimamente chiede conto delle entrate registrate sui propri prodotti. Nvidia ha promesso sviluppi già a partire dall'estate e, qualora ce ne dovessero essere di significativi, non mancheremo di tornare a discuterne su queste pagine.