L’industria videoludica sta vivendo un paradosso: mentre Take-Two Interactive registra ricavi miliardari e si prepara al lancio di quello che potrebbe diventare il videogioco più redditizio della storia, il CEO Strauss Zelnick ammette di essere preoccupato per il futuro.
Un’affermazione sorprendente, considerando che la compagnia ha appena rivisto al rialzo le previsioni per l’anno fiscale in corso, passando da 5,95-6,05 miliardi di dollari a 6,1-6,2 miliardi. Eppure la paura è reale e riguarda una questione cruciale: cosa accade se le nuove generazioni non desiderano più ciò che l’azienda sa fare meglio?
Il timore di Zelnick nasce dall’osservazione di un cambiamento profondo nei gusti della Generazione Alpha, ovvero i nati dopo il 2010. Mentre Take-Two ha costruito il proprio impero su titoli fotorealistici e simulazioni sofisticate, i più giovani passano ore su Roblox, una piattaforma che ricorda esteticamente i giochi degli anni Novanta.
«Non siamo sicuri di cosa vogliano i giovani più di qualsiasi altro segmento», ha ammesso il CEO a The Game Business, mostrando una vulnerabilità rara tra i dirigenti del settore. La filosofia che guida l’azienda sembra ispirarsi a un istinto primordiale: «Ci guardiamo alle spalle. Stiamo correndo spaventati».
Secondo Zelnick, l’arroganza è il nemico del successo continuativo. Nei prossimi anni potrebbero emergere nuovi titoli o formati capaci di riscrivere le regole del mercato, e rimanere fermi significherebbe restare indietro. Per questo la strategia dichiarata di Take-Two punta a essere “l’azienda più creativa, innovativa ed efficiente del settore”.
Il vero test arriverà dopo il lancio di GTA 6, previsto per il prossimo anno. Una volta esaurito il picco iniziale di vendite, gli investitori pretenderanno di conoscere il “prossimo grande progetto”. Sarà allora che le dichiarazioni filosofiche dovranno tradursi in prodotti in grado di conquistare anche un pubblico cresciuto con un’idea diversa di videogioco.
La sfida sarà mantenere l’identità di Take-Two adattandola a un mercato in cui anche un titolo dall’aspetto semplice può generare miliardi di interazioni, dimostrando che la vera innovazione non sempre coincide con la sola potenza tecnica.