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I giochi dal day-one nei cataloghi? «Non ha nessun senso», per il publisher di GTA

Secondo Strauss Zelnick, presidente di Take-Two, non ha senso che i giochi vadano nei cataloghi come Game Pass fin dal day-one.

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a cura di Stefania Sperandio

Ex Editor-In-Chief

Pubblicato il 02/06/2022 alle 12:50

La strategia alla base di un servizio in abbonamento come quello di Xbox Game Pass, lo sappiamo, verte soprattutto sull'attrattiva che riscuotono i nuovi giochi che fin dal day-one finiscono in catalogo. In questo caso specifico, infatti, gli abbonati trovano come contenuti on demand anche i titoli sviluppati direttamente da Microsoft stessa e dai suoi team – come sono stati in questi mesi Halo Infinite, Forza Horizon 5, Microsoft Flight Simulator e i loro fratelli.

Quando è stata interpellata in merito, ricorderete, Sony aveva invece dichiarato che un simile modello non sarebbe «sostenibile» da un punto di vista economico, poiché non potrebbe mai proporre giochi come The Last of Us - Parte II, God of War: Ragnarok o Horizon: Forbidden West (che trovate su Amazon) come parte di un piccolo abbonamento mensile.

Al di là dei first-party, ci sono poi dei titoli di terze parti che finiscono fin dal day-one all'interno di cataloghi come Game Pass: sono giochi che cercano di costruire rapidamente una loro community, o magari dei progetti indie che hanno bisogno di visibilità e del passaparola che li aiuta a raggiungere il successo.

Ci sono, insomma, diverse strategie sul mercato dei cataloghi, dove si intrecciano interessi e necessità di grossi publisher, platform holder e sviluppatori indipendenti: il risultato è che i giocatori si trovano varie cose da giocare, pagando una quota fissa. Tuttavia, per alcuni publisher si tratta di un modello poco sensato per i propri giochi, almeno dal day-one.

Xbox Game Pass include diversi giochi dal day-one, compresi i first-party

A dichiararlo è stato nientemeno che Strauss Zelnick, CEO di Take-Two Interactive – il gigante proprietario di 2K e Rockstar Games, che di recente ha firmato le carte per l'acquisizione-record di Zynga.

Intervistato dalla testata GamesIndustry.biz e citato dai colleghi di VGC, il dirigente ha espresso tutte le sue perplessità sull'idea di lanciare dei giochi direttamente in un catalogo, rinunciando così a parte delle vendite del debutto.

Nelle parole di Zelnick:

«Abbiamo supportato vari servizi in abbonamento e siamo felici di farlo. Il nostro scetticismo riguarda il rendere dei prodotti console di prima linea disponibili simultaneamente con un abbonamento.

Per noi è una cosa che non ha nessun senso perché, da un punto di vista economico, non pensiamo che i consumatori siano pronti a pagare per questo – perché dovrebbero? Non possiamo permetterci di mettere sottosopra il nostro business in un modo che non ha senso dal punto di vista economico».

Secondo Zelnick, insomma, il consumatore non vorrebbe comprare il gioco se questo fosse disponibile dal day-one in un catalogo. Per questo motivo, «deve sempre esserci una intersezione tra quello che il consumatore vuole e quello che il publisher è in grado di fare», ha aggiunto Zelnick.

«Non ha nessun senso per le proprietà di prima linea. Penso che anche Sony la pensi come noi, perché lo hanno detto. Può essere grandioso per le proprietà di catalogo, che sono sul mercato da un po'. Se il loro prezzo si è già ridotto, allora può avere senso proporle all'interno di un abbonamento».

La sua visione, sottolinea il CEO di Take-Two, non è comunque scolpita nella pietra: se gli abbonamenti dovessero cambiare, in futuro, allora potrebbe farlo anche il suo punto di vista. «Non agiamo basandoci sull'opinione di una singola persona, nemmeno la mia, e quando avrà senso supporteremo i servizi in abbonamento. Se è lì che i consumatori vorranno essere, allora è lì che saremo».

In precedenza, Zelnick aveva fatto discutere in merito alla questione dei prezzi aumentati per i videogiochi di nuova generazione, quando aveva sottolineato la necessità di portarli ai discussi 80 euro.

Fonte dell'articolo: www.youtube.com

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