La difficoltà estrema di Hollow Knight: Silksong (qui trovate la nostra recensione) non è un difetto casuale, ma il risultato di una filosofia di design precisa che Team Cherry aveva delineato anni prima del lancio.
Gli sviluppatori australiani avevano spiegato come il sistema di doppio danno inflitto da molti nemici fosse strettamente collegato alle meccaniche di guarigione potenziate di Hornet, riflettendo non solo esigenze di bilanciamento, ma anche la personalità complessa e contrastante della protagonista.
Già nel febbraio 2021, in un’intervista concessa alla rivista Edge (numero 354), i co-direttori William Pellen e Ari Gibson avevano chiarito le scelte di bilanciamento. Pellen aveva spiegato che il sistema di cura di Hornet, capace di ripristinare tre maschere di salute contemporaneamente accumulando abbastanza seta, richiedeva un contrappeso significativo.
«Ci vuole maggior tempo per raggiungere il punto in cui puoi curarti, ma puoi curarti di più»
Aveva dichiarato, evidenziando la volontà di creare un gameplay che alternasse rapidamente momenti di piena sicurezza e situazioni di morte imminente.
Gibson aveva aggiunto che questa dinamica rispecchiava la natura del personaggio:
«È un riflesso di chi è lei (Hornet N.D.A), un personaggio fatto di estremi».
In questo modo le meccaniche di gioco diventavano coerenti con l’essenza spigolosa di Hornet, rendendo l’esperienza una sequenza di brusche transizioni emotive simili, per intensità, a quelle dei soulslike.
Ora che Silksong è finalmente disponibile, le previsioni si sono rivelate azzeccate, molti giocatori hanno riconosciuto che il sistema funziona come previsto.
Non mancano però le critiche, in particolare sui danni da contatto, percepiti come ingiusti: subire doppio danno toccando leggermente un boss stordito rompe la logica del sistema e genera frustrazione. Alcuni utenti sostengono che questa componente non rifletta davvero la filosofia pensata dagli sviluppatori.
La vera sfida per Team Cherry è quindi mantenere l’identità di un gameplay estremo senza scivolare in dinamiche che appaiano sleali. L’impianto funziona bene negli scontri frenetici, dove il controllo resta al giocatore, ma mostra debolezze nei casi in cui i danni sembrano inevitabili o arbitrari.
In ogni caso, l’approccio di Silksong segna un’evoluzione rispetto al primo Hollow Knight: Team Cherry non si è limitata a replicare la formula originale, ma ha cercato di reinventarla attorno al nuovo protagonista, dando vita a un’esperienza unica e coerente con la natura di Hornet.